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Vi aspetto!

mercoledì 8 luglio 2009

Arrivederci alla fine di agosto!

Ebbene sì, sono cominciate le cacanze anche per noi
La parola "cacanze" non è un refuso ma un'invenzione (geniale) della mia amica Jolanda Restano e indica quel periodo di tempo fuori città che le mamme (più che i papà) passano con i propri bimbi. Le cacanze sono fantastiche perché si sta coi Pupi full time. Il tempo per sé è limitato alla notte (fortunato chi la passa dormendo ininterrottamente); il massimo che una neomamma riesce a leggere di solito sono i fustini del detersivo in bagno. Io ho inaugurato le mie cacanze con una bizzarra intervista in radio (Rai RadioUno) con Maurizio Costanzo! L'uomo della notte (questo il titolo della sua trasmissione, in onda a un'ora improbabile per una neomamma, ma per fortuna l'abbiamo registrata) mi ha chiesto, per tutta la durata dell'intervista: "Ma davvero lei pensa che sarebbe meglio sapere prima come sarà avere un figlio?". Ho cercato di spiegargli che l'obbiettivo del mio libro non è quello (fantasmagorico) di insegnare alle donne come si diventa mamme, ma condividere emozioni + paure e sdrammatizzarle un po', ma non credo di esserci riuscita. Il Baffo non perdona. L'ho salutato dopo dieci minuti di domande incalzanti che ruotavano attorno allo stesso interrogativo ("Ma è sicura?"; "Ma lo pensa davvero?"), un po' depressa, e per fortuna che c'era la Pupa a consolarmi:
"Mamma, tiprometto" (trad.: mi prometti) "che domani andiamo al mare?"
"Sì, Pupa, te lo prometto".
"Vabèngono". (trad.: va bene, ma al plurale. Una cosa "va bene", due cose "vabèngono", voi "vabenghète")
"Pupa, al mare faremo cento bagni".
"Sì, ma speriamo che il tempo essa bello" (dopo il fortunale che ha investito Milano).
"Essa bello, Pupa, essa bello. Tiprometto anche questo, valà".

Cari amici (e soprattutto care amiche) del web, grazie di averci seguito fin qui. Grazie dell'affetto che ci avete dimostrato. Se durante le vostre cacanze riuscirete a leggere il mio libro, sarò felice. Viprometto che alla fine di agosto saremo di nuovo con voi. Vi penseremo. Fate tanti castelli di sabbia, nuotate, tuffi. Ascoltate una canzone che vi piace. Bevetevi un mojito se potete. Se siete neomamme, non fate caso alla nuova forma del vostro ombelico. Ecco una cosa che non viprometto: che tornerà come prima. Ma è bello anche così. Siete belle anche così. Anzi, siete più belle. Nonostante la stanchezza. Parola di bravamamma, e naturalmente di Pupi.

venerdì 3 luglio 2009

Perché è importante gattonare

Finalmente ho capito le ragioni per cui non sono mai riuscita a seguire una lezione di aerobica
Dicono i dati che il 12 percento circa dei bambini non ha mai gattonato. Io faccio parte di questo 12 percento. Nell'età in cui la maggior parte dei miei coetanei opponevano graziosamente gambe e braccia, alternandole, per muoversi qua e là per casa in cerca di nuovi guai in cui cacciarsi, io - da seduta - strisciavo sul pavimento usando una sola gamba come timone. Pensate che al gattonamento sono state associate 25 posture diverse; evidentemente, da anticonformista e anarchica qual ero fin da neonata, non ne ho trovata nemmeno una che mi piacesse.
Mia mamma ha sempre raccontato quest'aneddoto come se fosse una cosa divertente. Anch'io lo trovavo divertente. Pochi giorni fa però ho appreso che gattonare non serve solo a spostarsi e a rafforzare i muscoli e il carattere del bambino (che per imparare deve affrontare una serie di frustrazioni). Nonnò, signori e signore.
Gattonare, mi hanno svelato pediatra e osteopata, è importante perché aumenta la coordinazione degli arti e la propriocezione, termine bizzarro che indica la capacità di percepire la posizione del proprio corpo nello spazio e lo stato di contrazione dei propri muscoli, anche senza il supporto della vista.

Ecco perché a ballare ho sempre fatto schifo. Le mie compagnucce, a scuola, imparavano in cinque minuti il moonwalk ispirandosi a Thriller (scusate ma sentivo di dover rendere omaggio in qualche modo a Michael Jackson, pace all'anima sua), io mi disperavo perché per mettere in fila due passi mi ci volevano cinque mesi. Sono arrivata al punto da preferire una versione di greco al posto dei balletti durante l'ora di ginnastica.
In palestra, alle lezioni di aerobica e step stavo sempre in ultima fila, ma anche così l'istruttore mi beccava: "Ehi, tu, treccina! Possibile che non ne azzecchi una? Ahahahahah!". Più che umiliante, era noioso.
Per anni ho detestato andare in discoteca. Le altre cuccavano, io inanellavo una figuraccia dietro l'altra.
Adesso scopro che è perché non ho gattonato.
Ora che lo so, obbligherò il Pupo - che ha appena cominciato a strisciare, la fase preliminare al gattonamento - a farlo.
E la Pupa? Anche lei ha gattonato poco. Bene, per (ri)cominciare non è mai tardi. D'ora in poi, a casa mia, si gira solo carponi. Fa niente se dovremo lavare per terra due volte al giorno, fa niente se ci verranno le vesciche sulle mani e i lividi sulle ginocchia: quest'estate voglio ballare Spalma la crema, Betobahia, Chuchu Mama e pure Papaya Dance.

(se avete esperienze a sostegno della mia teoria o anche in contrasto con essa e volete condividerle, mi fa molto piacere)