Ho traslocato su erounabravamamma.it

Vi aspetto!

martedì 29 dicembre 2009

I Pupi a Golume Zero

Ora che il capodanno si avvicina, siamo inseguiti dalle muffe

Altro che Natale: la vita nella casa-cantiere ci regala sorprese ogni giorno. Il nostro problema attuale sono i cosiddetti "ponti termici": una massa d'aria calda (proveniente dal basso, cioè dal riscaldamento a pavimento) che si scontra con una massa d'aria fredda (proveniente dall'alto, cioè dai giganteschi lucernari nelle camere in mansarda). Per un problema di isolamento degli infissi, nelle stanze si forma una cappa di condensa e umidità che nemmeno al bagno turco, con la differenza che questa è gelida, e sulle pareti è tutto un fiorire di muffe.
Io e Mike Delfino ormai giriamo per casa armati di spugnette intrise di candeggina: la muffa genera muffa e va tolta al più presto, come la gramigna, in attesa che ai primi di gennaio il nostro esimio costruttore risolva definitivamente la questione. Col tempo stiamo diventando degli esperti. Per esempio: sapevate che la muffa rosa è la più facile da eliminare? E comunque, sin dal principio ha una sfumatura più gradevole di quella nero-verdastra.
I bambini seguono le nostre attività con interesse scarso o nullo. La Pupa una volta ha commentato le nostre imprese coniando ad hoc l'espressione colloquiale "Qui ci vuole coraggio e gesso".
Il Pupo ha cercato in un paio di occasioni di inghiottire i cristalli di sale degli inutili deumidificatori a vaschetta che abbiamo piazzato qua e là come trappole per topi.
Posto che va sempre guardato a vista, sta facendo grandi progressi nella crescita e nell'autonomia. Spesso, essendo fermamente convinto che si tratti di un telefono, impugna il telecomando e portandoselo all'orecchio esclama: "Nenna! Nenna!", che è il suo modo di dire "Nonna".
Ogni mattina appena sveglio, dopo i due biberon di latte e biscotti (= 500 ml.) che si ciuccia, corre alla porta-finestra affacciata sul giardino per salutare gli operai. Se i disgraziati non gli prestano la dovuta attenzione lui si offende e li insulta nell'unico modo che conosce: agitando minaccioso la manina urla "Lelalelalela!" che credo voglia dire "Peste vi colga". Per il resto il suo vocabolario resta limitato. Come ho già scritto chiama tutti "Mamma", con l'eccezione di "Babba" (= sorellina) e "Lalalelale-pa" ( =lampadina), e schifa qualunque altra forma di espressione verbale: niente versi degli animali, niente "Papà", persino un evergreen come "Pappa" è messo al bando.
Mi sono convinta che la responsabilità sia della tata peruviana, anche detta Mamacita, che lo intrattiene in spagnolo dalle nove alle sedici, e si sa che i pupi bilingue parlano più tardi degli altri. A intermittenza mi viene in mente la figlia di certi miei amici che a dodici mesi spaccati batteva le manine esclamando "Ta-ia, Ta-ia", per incitare l'Italia che giocava ai Mondiali, ma per lo più me ne frego e mi godo i Pupi, che siano parlanti o muti.
L'altro giorno poi ho provato a guardarli senza audio, ovvero mentre ascoltavo la musica in cuffia. E' un esperimento che vi consiglio perché fa proprio un bell'effetto, specie scegliendo la giusta colonna sonora (provate con la canzone della Coca Cola: vorrei cantare insieme a voi in magica armonia eccetera). I bambini a Golume Zero sono meravigliosi: eliminati gli strilli, ogni loro gesto sembra delicato e pieno di senso, i loro passi si fanno simili a una danza. Una mamma romantica può anche commuoversi. E infatti ero lì tutta lacrimella e amorosa quando, a un certo punto, il Pupo si è tirato addosso tutto l'albero di Natale. Ma lasciate che ve lo dica: ero stordita come dopo una dose eccessiva di Prozac, il sorriso fisso e gli occhi sintonizzati al bello, e anziché schizzare a soccorrerlo sono rimasta immobile, calma, fino all'arrivo di Mike Delfino. Tanti auguri a tutti!

lunedì 14 dicembre 2009

Mamme e papà crescono

Noi genitori siamo sottoposti a stimoli continui
Si sente dire che i bambini di oggi sono sottoposti a stimoli continui. Ma secondo me a volte i più bombardati siamo noi genitori. Questo mese di dicembre è una vera corsa a ostacoli, per svariati motivi.
1. I bambini alternano malattie a rotazione. La Pupa è curiosamente astenica, soprattutto nei giorni feriali; pallida, lamenta "brividi alle braccia" e "male al centro della lingua" la mattina prima di uscire di casa, e continua a ripetere che tornerebbe a letto volentieri. Il Pupo, ancora incapace di strategie tanto elaborate, si è fatto venire (davvero) la congiuntivite e ha gli occhi cisposi da vecchio. Del resto già prima sembrava un anziano, per via del modo di camminare, gambe traballone e braccia rigide, e di un certo cardigan a scacchi acquistato da me e da suo padre col 70 percento di sconto da H&M's.
2. La Pupa conia vocaboli nuovi, non sempre di immediata comprensione. Io non glieli correggo perché mi fanno tenerezza e perché capire quel che dice è un esercizio di prevenzione dell'Alzheimer, più efficace delle parole crociate senza schema della Settimana Enigmistica. L'ultimo termine in ordine di apparizione è stato "sterodàzzilo", termine un po' criptico che diventa però limpido appena contestualizzato in mezzo agli amici brontosauri. Il Pupo, per converso, non dice niente. Chiama tutti "mamma", compreso Mike Delfino, le due tate ed Emilio, l'uomo tuttofare della casa-cantiere.
3. Nella casa-cantiere abbiamo trascorso parte della domenica pomeriggio dedicandoci a un laboratorio di decorazioni di Natale. Una di quelle cose che non avrei mai fatto se non avessi avuto figli. Nella stanza in cui ci siamo riuniti c'era un nugolo di bambini vocianti, tutti intenti a spalmarsi vinavil tra i capelli, a farsi male con le forbici a punta tonda e a infrangere sotto i piedi delicate palline di plastica trasparente. Un discreto casino, e a un certo punto Mike Delfino mi ha lasciato anche il Pupo, il più piccolo del gruppo, che ha deflagrato come una bomba atomica. Tra le sue attività del pomeriggio: buttarsi oltre lo schienale di un divano credendo che dall'altra parte ci fosse un altro divano (falso), tentare di infilare alberelli glitter delle dimensioni di un centimetro nello scarico del bidet (parzialmente riuscito), mangiare palline di polistirolo (fermato a un pelo dall'ingestione), leccare colla Pritt come fosse burro cacao (missione compiuta). Un massacro, anche se alla fine le decorazioni son venute bene. Alla fine del pomeriggio ho desiderato infilare per qualche istante la testa nel water per rinfrescarmi un po'.

martedì 1 dicembre 2009

Gli orari della scuola materna

Tardi. Sempre più tardi
Poiché la Pupa, in quattro anni di vita, ha già cambiato casa quattro volte, quando la scorsa estate abbiamo traslocato abbiamo deciso di tenerla nella stessa scuola materna di prima. In effetti a) l'anno scorso ci andava sempre piangendo, e ha cominciato ad abituarsi solo verso fine maggio, ricominciare da capo sarebbe stato un suicidio e b) l'asilo è bellissimo, monosezione, con pochi bambini e ampi spazi, e in più le maestre, due donne illuminate, usano il metodo di Bruno Munari.
Il problema è che la casa-cantiere in cui stiamo ora è piuttosto lontana da lì. I mezzi per arrivarci non mancano, basta essere un po' creativi. Si può scegliere:

a) la bicicletta, mia soluzione preferita anche perché viene guidata da Mike Delfino, tempo di percorrenza 12 minuti. Pro: velocità, contro: la Pupa arriva all'asilo conciata come un puré.

b) la macchina, tempo di percorrenza tra i 20 e i 45 (!) minuti. Pro: comodità della Pupa, che piantata sul seggiolino mi chiede di ascoltare in loop cantanti di nicchia come Regina Spektor, i Baustelle o Geoffrey Gurrumul Yunupingu. Contro: la lunghezza del viaggio e la mancanza di parcheggio nei dintorni dell'asilo, anche se ormai sono in ottimi rapporti con i portieri dell'Ata Hotel Executive, che mi lasciano parcheggiare lì davanti ("Sìsìsìtornosubitoiltempodilasciarlaesonodavoi").

c) il mitologico Passante Ferroviario, che nelle menti dei nostri illuminati amministratori rappresenta "una valida alternativa alla metropolitana". Ieri pioveva, a Mike Delfino serviva la macchina, e così io e la Pupa abbiamo deciso di servircene.
Se è vero che il tempo di percorrenza effettivo è di soli 7 minuti da stazione a stazione, va anche detto che il treno viaggia al livello -30 sottoterra e una volta sbarcati a destinazione nelle viscere della città si impiegano circa 18 minuti per risalire in superficie. Inoltre dalle parti dell'asilo della Pupa è in corso una gigantesca opera di ristrutturazione del quartiere e molte uscite della metropolitana (tutte quelle dalla parte che servirebbe a noi, ovviamente) sono chiuse.
A questo va aggiunto il fatto che prendere il Passante non è così facile. Forse lo è per i cittadini normodotati, ma io al mattino presto ho la reattività di una scimmia di mare. Così ieri mattina mi sono messa la Pupa al collo (per fortuna pesa solo 16 chili e riesco ancora a farlo) e l'ho portata in braccio da casa alla Stazione; il suo compito era tenere aperto l'ombrello. Una volta passati i tornelli mi è sembrato di vedere sul tabellone che il nostro treno stava per partire dal binario 6. Mi sono trascinata dietro la Pupa che si è messa a piangere dopo un metro: correvo troppo velocemente, lei aveva ancora l'ombrello aperto e ha pure sfregato la manina contro un muro, procurandosi una microscopica sbucciatura. Siamo balzate a bordo nel momento stesso in cui le porte emettevano il loro sconfortante "Pii-pii-pii" di chiusura. Sembrava uno di quei film in cui gli eroi sono inseguiti dai cattivi e si salvano per un pelo: ho lanciato in avanti la Pupa, qualcuno dei passeggeri l'ha afferrata, poi sono entrata io, passando in mezzo alle porte, con l'ombrello ancora aperto. La Pupa frignava per via della sbucciatura, per il caldo e lo sconcerto.
Dopo tre minuti mi sono accorta che avevamo sbagliato treno. Mi è venuto da piangere. Siamo scese alla stazione successiva e abbiamo preso la metropolitana (quella vera) fino all'asilo. Credo di aver camminato con la Pupa in braccio per circa due chilometri. Se mia nonna che sta lassù in cielo ieri mattina ha guardato giù si sarà messa le mani nei capelli pensando che sua nipote è rimbambita e avrà fatto qualche commento in biscegliese, tipo "ma se pote sapè ce ccose stà a fàsce?" (= si può sapere cosa combini?).
L'orario di ingresso all'asilo è dalle 8 alle 9. Siamo arrivate alle 9.12. Ogni giorno facciamo tardi per qualche motivo, ma ieri era quel tardi da porte sprangate, quel tardi in cui bisogna citofonare e dire il proprio nome e sottoporsi all'umiliazione di ripeterlo più volte perché la segretaria fa finta di non sentirlo, quel tardi in cui fatti i dieci gradini del vialetto d'accesso ti si para davanti la bidella e nemmeno ti sgrida, ma si limita a fare "grunt" come la bestia più brutta del cartone animato Monsters&co. e poi corregge vistosamente il numero dei pasti che ha segnato sul foglio della mensa. Ieri era così tardi che persino la porta dell'aula era già chiusa, l'ho aperta il tempo di buttarci dentro la Pupa come un panno sporco nel cesto della biancheria sperando che la maestra non se ne accorgesse, ma lei ha urlato subito "Mamma, mamma!" e tutti i bambini si sono girati, e l'ultima cosa che ho visto prima di richiudere è stato un occhio della maestra (uno solo, nello spiraglio della porta) e quest'occhio aveva un'aria riprovevole.
Ieri era così tardi che una volta gettata la Pupa in classe ho bloccato, da fuori, la maniglia con la mano. Lei ha cominciato a fare leva smanettando per uscire, pregandomi poverina di darle un ultimo bacio, ma io pur con il cuore a pezzi e fradicia di sudore ho resistito fin quando non ho capito che aveva mollato e si era rassegnata a passare la mattinata costruendo utili segnalibri natalizi assieme agli altri.

mercoledì 18 novembre 2009

Venire al mondo (con il cesareo)

Quando sei nato

(Ah che meraviglia, che supremo godimento avere un'amica ancora solo virtuale che ogni tanto mi regala quel che scrive. Eccolo. Grazie, Irene)

Quando sei nato eri tutto bianco e ti stropicciavi gli occhietti.
L'anestesista che mi stava accanto mi aveva detto: "Ecco, signora, adesso sta uscendo il sederino". Io avevo iniziato a tremare e poi a battere i denti. Quando ti ho visto ho sentito scendere qualche lacrima e ti ho detto: "Ciao". Ho chiesto: "Perché non piange?", e il medico mi ha detto: "Signora, stava dormendo".
Poi ti hanno lavato e quando sei tornato, in braccio all'ostetrica, allora sì che piangevi. Ti ho detto: "Non piangere" e volevo toccarti ma ero legata al lettino della sala operatoria e con una sensazione di impotenza ho cercato di accarezzarti con il naso ma non ci sono riuscita.
Mentre mi ricucivano ti hanno portato via, per scaldarti e farti tutti i controlli di rito.
Poi mi hanno portato fuori, in una stanza dove c'era Massimo con una bella felpa calda e rassicurante come il suo viso, mentre io ancora tremavo. Lo hanno chiamato, dopo poco è tornato tenendo tutto impacciato una coperta, con dentro te.
Ero sdraiata e potevo muovere solo le braccia. Ti hanno poggiato sulla mia pancia e hai cominciato a muoverti come un ragnetto.
Così è iniziata la nostra splendida, faticosa avventura.

martedì 17 novembre 2009

Bambini untori e allarmi antincendio

Il giorno che il Pupo ha premuto un bottone, e

Lo scorso weekend è stato abbastanza animato. Premessa: giovedì la Pupa si è ammalata. Prima ha "gomitato, gomitato, gomitato", poi si è trascinata fino a casa dall'asilo e ha cominciato a spargere virus. I virus sono rimasti silenti per un po'. Venerdì pomeriggio suo fratello si è sdraiatosopra di lei. I due sacripanti trovavano la cosa molto divertente e si sbavavano addosso a vicenda per la felicità.
Nelle ore successive il virus, abbandonato il corpicino della Pupa, non ha dato alcun segno di sé.
Così venerdì sera siamo partiti per Treviso, per andare a trovare la mamma di Mike Delfino.
Ora, attenzione al susseguirsi cronologico degli eventi: sabato a pranzo io e Mike Delfino da soli ci siamo diretti alla Biennale di Venezia.
Cinque minuti prima che uscissimo il Pupo ha gomitato mezzo piatto di pappa, ma siccome poi ha ripreso a mangiare senza batter ciglio abbiamo ignorato l'episodio e con voluta superficialità siamo partiti. Tornati, a sera, felici per esserci bevuti anche un paio di spriz lungo la strada, abbiamo appreso dalla mamma di Mike Delfino che il Pupo aveva "gomitato, gomitato, gomitato" tutto il pomeriggio, e che insomma si era proprio preso il dannato virus da sua sorella.
Domenica mattina Mike Delfino dormiva. La mamma di Mike Delfino era uscita. All'improvviso un campanello si è messo a suonare. Non capivo cosa fosse (avrei scoperto dopo che si trattava di uno di quei campanelli con cordicella da tirare quando si è sotto la doccia, oppure a letto, e ci si sente male; il villano si era incastrato tra federe e cuscini e aveva cominciato a spernacchiare, prrrrrrr, fastidioso e irritante).
Così sono andata davanti al pannello del sistema antifurto domestico per studiarlo - mi son detta, magari è questo.
Naturalmente avevo il Pupo in braccio. Con riflesso fulmineo, sebbene avesse passato il pomeriggio precedente a gomitare, il brigante ha premuto uno dei bottoni del pannello. Sul display è comparsa una scritta: "Avete 29 secondi per inserire il vostro pin e disattivare l'allarme". Mi sono sentita come in uno di quei film in cui sta per scoppiare una bomba che distruggerà il mondo. Però, a differenza degli eroi del cinematografo, non sono riuscita a impedire che... buum! Altro che campanello fastidioso. Mille sirene diverse hanno cominciato a suonare. Il Pupo era stordito, io lo guardavo in cagnesco. Mike Delfino è sceso al piano terra e mi ha detto: "Che modo carino di svegliare una persona, grazie!". Ho guardato in cagnesco pure lui e gli ho detto: "Orsù, bando alle ciance, e procurati il pin!".
La mamma di Mike (custode del Sacro Pin) non rispondeva, era a messa. La sorella di Mike neppure. Grazie al cielo abbiamo beccato suo fratello, anche detto Zio Enrì, durante unbuen retiro romantico dalle parti di Trapani. Il sant'uomo ha risposto snocciolando cifre, le abbiamo inserite e la casa è tornata nel silenzio. Poi abbiamo chiamato i carabinieri. "Buongiorno, siamo noi, volevamo avvisare che l'allarme l'abbiamo fatto partire per sbaglio, perciò non vi preoccupate". "Non vi preoccupate voi. Non ci è arrivata nessuna segnalazione, perciò non ci stavamo preoccupando". "Ah, bòn, ciò", ha detto Mike Delfino ricordandosi di essere in Veneto.
Poi la sera siamo rientrati a Milano e la mamma di Mike ci ha scritto un sms in cui diceva che aveva cominciato a gomitare pure lei. Purtroppo niente febbre, perciò non è suina - almeno ci saremmo tolti il pensiero. Ieri ho incontrato un vicino-amico della casa cantiere e mi ha detto che il virus gomitone aveva colpito anche lui. "Ma come, non ci siamo nemmeno visti". "Sì invece. Venerdì pomeriggio sono venuto a salutare i bambini per dieci minuti, non ti ricordi?". Oh, yes.

mercoledì 11 novembre 2009

Mamme lavoratrici

Oggi il Pupo compie un anno, e ieri io non l'ho neanche visto

Ieri misteriosamente il Pupo - anche detto Pulce, Folpis, Crocchetta, Bagigio: è ora che vi sveli alcuni dei suoi soprannomi - si è svegliato una sola volta alle 6.45 e poi, travasato con il sistema dei vasi comunicanti in dieci secondi il contenuto del biberon nel suo stomaco, ha ripreso a dormire. Un'ora dopo sono uscita a portare la Pupa - anche detta Pulce, Cito, il Vecchio, Maestro, Lady, Topina, Bagigia - all'asilo. Il Pupo dormiva ancora.
Ieri sera avevo appuntamento nel solito notissimo e lussuosissimo hotel del centro di Milano per un'intervista con Mariah Carey alle 19, che è già un orario surreale per chiunque abbia famiglia. In più, siccome Mariah ha sentito l'improvviso e insopprimibile bisogno di
a) mangiare una caprese suddivisa in bocconi di un micron di spessore
b) rifarsi il trucco 16/18 volte
c) andare in bagno facendo il gesto della "v" con la mano e miagolando "baaaathroom"

e altre amenità che non siamo riusciti a capire tanto bene, quando è arrivato il mio turno di intervistarla erano le 21.30. Sono tornata a casa alle 22, invero abbastanza soddisfatta dell'intervista in cui Mariah mi ha confidato che "l'angelo imperfetto" cui fa riferimento il titolo del suo ultimo album è lei stessa, e molte altre cose che presto scriverò in un articolo compreso il fatto che il suo cane fa il bagno nell'acqua minerale. Ma (a questo punto ci vuole un ma) ero a pezzi per la stanchezza, e pure un po' depressa perché i bambini ovviamente dormivano e insomma ieri non li ho visti quasi per niente. Alla Pupa, già grandicella, è stato spiegato che ero fuori per lavoro, e quindi nessun problema. Ma il Pupo?
Mike Delfino mi ha raccontato che al momento di andare a letto continuava a guardarsi attorno cercando di capire se sarei spuntata da qualche angolo della sua stanza, tipo da sotto il cavallo a dondolo, dal materasso del suo lettino, dai dinosauri-adesivi appesi alle pareti. Poi finalmente si è tranquillizzato, Mike ha spento la luce, gli ha dato quattro baci e gli ha detto la stessa frase che gli dico io tutte le sere tirandogli su la coperta, prima di uscire dalla stanza: "Adesso, amore, fai la nanna col tuo coniglietto".
II Pupo è rimasto un istante in silenzio. Poi nella quiete della casa ormai buia, con gli occhietti ancora aperti, ha guardato il suo papà e gli ha detto, rassegnato e cristallino: "Mamma".

Stamattina si è svegliato tutto eccitato. Era molto contento di vedere i dinosauri, e anche me. Gli ho fatto gli auguri per il suo primo compleanno. Stasera per fortuna torno a casa presto, anche perché durante la festa di domenica le foto in cui lui soffia sulla candelina non sono venute, e così mi tocca comprare un'altra torta e riallestire l'intero set.

giovedì 5 novembre 2009

Bilancio d'autunno con bambini

Mentre nessuno di noi ancora si è ammalato
Già mentre scrivo queste righe sento che succederà presto. Spero soltanto che non sia prima di domenica, giorno in cui il Pupo festeggia il suo primo compleanno. In realtà siamo un po' in anticipo (la data giusta è l'11 novembre, mercoledì) e sì, lo so che sarebbe meglio, per ragioni scaramantiche, fare la festa il weekend successivo, ma diversi esponenti della famiglia Mao-Bau sono impossibilitati a presenziare e dunque eccoci qua. A un passo dal baratro, ovvero dal giorno in cui il fatellino non avrà più "zero anni", ma uno.
Piccolo bilancio provvisorio fin qui: il Pupo pesa come un bambino di 18 mesi ed è alto come un bambino di due. Sembra molto più grande della sua età e quindi vagamente ritardato. Sulla scheda della dottoressa ziaBubu compaiono le notazioni: "comprensione ottima" e "primi bisillabi". Che la sua comprensione sia ottima si evince dal fatto che capisce perfettamente quando gli si dice "Ora metti giù il solvente per unghie", "Non buttare nel bidet il rotolo fradicio di carta igienica" e "Vieni via da lì che se no la sorellina ti tira una centra". In casi simili fa un mezzo sorriso, interrompe per un attimo quel che stava facendo, ti dà l'illusione di ascoltare e, dopo pochi secondi, ricomincia i suoi loschi traffici. Tra le occupazioni principali del Pupo, oltre a quelle già citate, ci sono: staccare la spina dell'aspirapolvere acceso; arrampicarsi su poltrone e divani posti in mezzo al grande living della casa-cantiere per gettarsi senza preavviso oltre lo schienale; riempirsi la bocca di biscotto, fingere di volerlo inghiottire e poi sputare il blob sul copriletto appena cambiato; azzannare all'improvviso, tipo squalo, l'aspiratore nasale o la mascherina dell'aerosol procurando loro danni permanenti; tirare velocissimamente la lingua fuori e dentro dalla bocca producendo una cantilena tipo "alallah, lallah, lala, allah", come un muezzin ubriaco. Sono questi i "primi bisillabi" della scheda della dottoressa.
La Pupa nel frattempo tiene orgogliosamente botta. A quattro anni e mezzo è alta e pesa come una bambina di quattro anni e mezzo. E' molto vanitosa (da me non ha preso), pretende smalto madreperla e "luccicante" per capelli. Al lato frivolo accosta attitudini da scienziato-naturalista: sul suo bellissimo letto, che è come questo qui, appende a rotazione a testa in giù tutti i suoi personaggi, Pisney e non, perché adesso è nella fase "tutti, al mondo, sono pipistrelli". La sua migliore amica si chiama Olivia, la sua maestra preferita Ester, e riempie pagine di cuori colorati e dei loro nomi ripetuti all'infinito. In questo momento si identifica con Lady Oscar - all'asilo ascoltano di continuo una vecchia cassetta con la colonna sonora del cartone animato - e sogna, un giorno, di castigare i "tre briganti con spada e con lancia" che tendono l'agguato a Sua Maestà. Oggi in bagno, a seguito di una misteriosa colluttazione, ho trovato il Pupo sdraiato per terra sulle piastrelle, lo sguardo rivolto al soffitto, immobile. Non piangeva, non diceva niente. Pur conoscendolo molto bene anche a me è venuto il dubbio che fosse vagamente ritardato. Ho chiesto alla Pupa, che lo scrutava dall'alto, cosa fosse successo. Mi ha detto: "E' caduto ma gli ho fatto scudo col mio corpo. Mi sono buttata anch'io per difenderlo. Non l'ho spinto io, mamma. Quando ha battuto la testa l'ho rassicurato. Qualcuno voleva obliterarlo, ma tipromètto che non ci è riuscito". Le ho risposto, "Per fortuna, Lady Oscar. Ma tu, se tornano gli obliteratori, colpiscili col fioretto".

domenica 25 ottobre 2009

Prima di avere figli

Una volta, a Londra, nella mia vita precedente

Non ve l'ho mai detto, ma nella mia vita precedente mi è capitato di frequentare delle rockstar. Dieci anni fa uno di loro mi ospitava a Londra, e una sera mi ha portato in con sé in un locale semibuio di Chelsea. Niente di trasgressivo, anzi: i presenti sedevano tutti attorno a un tavolo con l'aria depressa, sorseggiando roba triste come succhi di mango o ananas. All'epoca i "rehab" per la disintossicazione non erano tanto di moda, ma gli Alcolisti Anonimi esistevano eccome: il mio amico ne faceva parte, ed ecco perché siamo finiti lì.
Il mio amico mi ha presentato il tizio che mi sedeva accanto. "Paola, Nick. Nick, this is Paola", "Nice to meet you", eccetera. Dopo i convenevoli il tizio se ne è rimasto lì in un angolo, pallido e ingobbito, a biascicare frasi di circostanza a voce bassa. E io nella penombra a pensare che era orribilmente noioso, e a pregare che arrivasse qualcuno a salvarmi, finché il mio amico, quello che mi ospitava, mi ha chiesto: "Ma Paola, Nick è famoso anche da voi in Italia?" e in quel momento, folgorazione, mi sono data dell'idiota. Gli ho parlato per un'ora e non ho capito che era Nick Cave.

In tutti questi anni mi è capitato di ripensare, ridendo, alla mia stoltezza. Poi l'altra mattina ho incontrato di nuovo Nick Cave, che non vedevo da allora. Era di passaggio a Milano per un concerto e un reading, e l'ho intervistato per tre quarti d'ora nelle viscere ovattate di un hotel di lusso. Ha scritto un libro molto bello (La morte di Bunny Munro), e abbiamo parlato a lungo di quello, e poi dei bambini - il protagonista del suo romanzo ha 9 anni - e poi anche dei figli, miei e suoi. Proprio quella mattina, la Pupa mi aveva dipinto le mani di stelle, cuori e soli color fuzzia. "Those homemade tattoos are very nice", mi ha detto Nick. L'ho ringraziato da parte della Pupa, poi tra me e me ho considerato che avevo cambiato idea su di lui, e che non è orribilmente noioso, anzi. Ho considerato anche che le cose in un locale semibuio di Chelsea sembrano diverse da quello che sono in realtà, e poi che avere dei bambini ti cambia la prospettiva; io per esempio a volte provo nostalgia per quei tristi succhi di mango e per ciò che rappresentavano, e chissà se anche Nick Cave.

mercoledì 21 ottobre 2009

Dialoghi mattutini

Mi dispiace, devo andare

"Buongiorno, Pupa. Ti ho portato il lattino. Hai fatto una bella nanna?"
"Sì, ho sognato che andavamo a Treviso a casa di Bau" (Mike Delfino) "e c'era nonna Giunilde, anche detta Mamma di Bau, e lo zio Enrico, anche detto Enrì, e Giàina, anche detta sorella di Bau. La casa di Treviso mi fa andare giù con la testa".
"E cosa facevamo a Treviso?"
"Andaviamo tutto il tempo in altalena e se pioveva stavamo in casa e saltaviamo dal divano al tavolo".
"Che bello. Chissà com'era contenta la Mamma di Bau. E c'era anche il fratellino?"
"Sì, ma era un lemure di Madadascar e si chiamava Mortino".
"Lo menavi anche nel sogno?"
"No, però gli faceviamo tutto il tempo CiccioPernacchia. E lui rideva come Pippo: gosh, gosh, gosh".
"Mi sembra un sogno bellissimo. Speriamo che quello della prossima notte sia altrettanto bello".
"Sì, ma io vado a dormire dalla Nonna Mao, quindi lo racconto a lei".
"Ah, vai a dormire dalla Nonna Mao?"
"Sì, mi sono già messa d'accordo. Ci resto DUE giorni" (facendo il segno di "tre" con le dita della mano).
"Ah cavoli, Pupa, ci resti tanto tempo. Ma sei sicura che la Nonna Mao lo sa? Perché vedi, io non lo sapevo".
"Sì, Mamma Mao, l'ho già avvisata."
"Ah. Che bambina indipendente. E non sentirai la mia mancanza?"
"Eh, stavolta no. Qualche volta anche i bambini devono andare lontani dalle loro mamme. E poi, anche la casa della Nonna Mao mi fa andare giù con la testa. Adesso scusami, ma devo fare un fiume di pipì".

venerdì 16 ottobre 2009

Bambini e primi freddi

Anche gli scaldasalviette hanno un cuore

Tutte le sere prima di crollare priva di sensi penso con una punta di rammarico che avrei dovuto/voluto aggiornare il blog e che un'altra giornata è passata. Ieri sera l'ho pensato più intensamente del solito e ho giurato a me stessa, al pupazzo di Barbottina e alla Pupa addormentata che oggi avrei posto rimedio alla cosa, ed eccomi qua - peraltro con nuovo, inaspettato materiale.
Ieri sera Mike Delfino era via per lavoro. Va in trasferta più o meno due volte all'anno e ogni volta succede qualcosa. Non pensiate che non partiamo preparati: per l'occasione arruoliamo la Nonna Mao, che viene a dormire nel letto della Pupa (che è come questo qua). Il Pupo, poveretto, resta da solo nella sua stanza e io mi infilo la Pupa nel lettone. Piace a lei ma soprattutto a me posarle la mano, durante la notte, sul minuscolo e morbido fianco e mantenere il contatto più a lungo possibile.
Peccato che ieri si siano verificati due problemi:
1) il riscaldamento nella casa-cantiere non è partito.
La palazzina è nuova di pacca, ci sono i pannelli solari e un sistema fichissimo, autonomo, di nuova generazione, efficace, efficiente, dai consumi ridotti. Coi primi freddi ho invocato a gran voce il volonteroso Riccardo, l'Idraulico del Cantiere, che è rimasto da noi fino alle otto e mezza di sera, poi si è dichiarato soddisfatto: "Ciao, signora, ci vediamo domani". "Grazie Riccardo, gentilissimo. Allora è tutto a posto?". "Sì, non ti preoccupare". "Ma perché lo scaldasalviette del bagno arancione pompa come un dannato nonostante io abbia abbassato il termostato?". "Perché non se n'è ancora accorto". "Ma chi? Lo scaldasalviette?". "Sissignora, che ti credi. Pure loro ci mettono un po' a capire le cose".
Alle undici, poco prima di andare a letto, ho realizzato che lo scaldasalviette era ancora rovente. Roventi pure le mattonelle del bagno arancione. Nel resto della casa tutto taceva (per una volta, bambini compresi).
Durante una delle numerose sveglie notturne (cfr. punto 2) ho realizzato che anche nel bagno blu, quello del piano di sopra, sembrava di stare in una sauna. A spanne ho calcolato che tra toilette di sopra e di sotto solo un diciassettesimo della casa era riscaldato, e mi son detta: buttasse male, metterò i bambini a dormire nella vasca.

2) La Pupa si è ammalata! Stavo giusto considerando che quest'anno, all'asilo, non aveva ancora preso neanche il raffr... e ieri sera, ecciù. Arcisorbole, ho pensato, con tutto l'Oscillococcinum che ingurgitiamo spero almeno che guarisca in fretta. Ma la notte scorsa mi ha preso a botte tutto il tempo, girandosi e rigirandosi come un involtino nel letto durante il suo agitatissimo sonno. Pim! Pum! Patapàm! Stamattina mi sono alzata pesta, e non era solo stanchezza. "Pupa, oggi niente asilo. Sei malata". "Evviva!". "Però non devi menare il fratellino". "No, mamma, lo tempesto di baci". "Ok. Non troppo, però, che hai il raffreddore". "Sì, ma non ti preoccupare. Con i muscoli che ho, ce la faccio lo stesso. Tipromètto che non mi stanco, di baciarlo".
Quando il Pupo ha starnutito la prima volta stavo uscendo per venire al lavoro. Non mi sono voltata.

martedì 6 ottobre 2009

Non ci posso credere!

Ristampano il mio libro!
Scusate per l'abuso di punti esclamativi, di solito non ne uso, ma questa volta mi sembravano azzeccati. Mi hanno appena comunicato che ristampano il mio libro! Sono felicissima! E' una notizia meravigliosa! Evviva! Per l'occasione, eccovi il testo di una canzoncina che piace molto al Pupo:
"Battiam battiam le mani/ Arriva il direttore, battiam battiam le mani/ All'uomo di valore, gettiamo tulipani/ E un mazzolin di fior, cantiamo tutti in coro, evviva evviva/ ed un topino d'oro doniamo al vincitor".
In realtà l'originale (si tratta di un brano di Gino Latilla, del 1954) recita "Ed unacoppa d'oro doniamo al direttor", ma la Pupa ha voluto modificare il testo per il suo fatellino. Purtroppo su internet non ho trovato link per farvene sentire l'audio, ma spero che alcuni di voi la conoscano: è una canzoncina che mette sempre di buon umore sia i Pupi che i genitori, e che canterò di qui a sera, per festeggiare! Evviva, evviva, e grazie a tutti per il sostegno!

mercoledì 30 settembre 2009

Uscire la sera quando si hanno dei figli

Non è un paese per vecchi
(Sorella di Mike Delfino, anche detta Giàina): "Ma allora tu e Mike Delfino giovedì volete andarci, al cinema, oppure no? Aspettavo una tua telefonata di conferma ieri sera ma poi non ti ho più sentito. Se vi serve vi faccio da baby sitter, altrimenti esco con un'amica che avevo conosciuto nel 2003. Insomma, muoviti a farmelo sapere".
(Io): "Sì, scusa Giàina, è vero, dovevo chiamarti, poi ieri sera sono crollata alle dieci, anche perché i vicini-amici della casa-cantiere mi hanno offerto sette milligrammi di rum della nota marca Pampero. E siccome, pensa un po', proprio dal 2003 non bevo superalcolici, mi sono anche vagamente ubriacata".
(Giàina): "Tra te e Mike Delfino mi fate ridere, entrambi alle 22 crollate... Vabbe', riderò meno quando sarà il mio turno, comunque facciamo così: alle 19.30 circa sono lì, mangiamo qualcosa e poi voi ve ne andate e io me ne sto".

La mia prima reazione è: evviva, finalmente un'occasione per uscire (escluso il viaggio a Parigi, l'ultima volta era stata il 20 agosto), poi il mio cervellino iperattivo inanella le seguenti considerazioni:
1) non facciamo in tempo ad andare al cinema al primo spettacolo, e il secondo inizia alle 22.30. La domanda è, come si fa a restare svegli fino a mezzanotte passata? Voi ci riuscite? Se sì, che sostanze assumete per restare in piedi il giorno dopo?
2) in effetti Mike Delfino vorrebbe portarmi a vedere "Drag me to hell", davanti al quale immagino sia difficile cadere vittima di un colpo di sonno. La domanda in questo caso è, ma se guardo un horror fino a tarda ora, una volta tornata a casa come farò ad addormentarmi? Voi ci riuscite? Specifico che sono un tipo estremamente suggestionabile (l'anno scorso ho visto "Riflessi di paura", poi per mesi ho evitato di guardarmi allo specchio perché ero sicura che prima o poi ne sarebbe uscita una creatura diabolica; ancora oggi non sono del tutto tranquilla). 

Mentre rifletto su queste difficoltà, ecco arrivare una mail di Giàina:
"Però ora che ci penso, sai che ho avuto quella crisi d'asma, se è una cosa virale non vorrei attaccare qualcosa ai Pupi, anche se comunque sono dotata di mascherina. O mi tengo a 1,5 metri di distanza da loro oppure la indosso, che dici?"

Dico che sono felicissima dei miei bambini ma che a volte, anche se so che è un'utopia, vorrei poter uscire senza programmarlo con otto settimane d'anticipo e senza incastrare orribilmente orari e persone in funzione di quel che devo fare. 
Che poi per un motivo o per l'altro, che sia la pandemia di suina o un semplice fatto di logistica estremamente sconveniente, finisce sempre che mi lascio sopraffare dalla stanchezza. Così rinuncio e resto nel cortile della casa-cantiere, tra betoniere e carriole, a fare quattro parole con i vicini-amici anch'essi orribilmente incastrati dai figli. Una volta su due, per giunta, nella penombra tendo a impantanarmi nel cemento fresco, azione cui preludono le imprecazioni degli operai la mattina dopo: "Ma  chi c***z* è lo scemo che ha camminato ancora qui sopra?", esclamano i galantuomini nel chiarore dell'alba del nuovo giorno. 


martedì 22 settembre 2009

Ah, come sono distratte le mamme

Io, che mi ero dimenticata di me
Lo scorso weekend sono stata a Parigi. A trovare un'amica. Da sola.
E' la prima volta che vado via da sola in quattro anni, se si eccettuano le occasionali brevissime trasferte lavorative.
Vorrei poter dire che me la sono cavata benissimo, ma non è così.
(Alle partenze di Linate, con tono vagamente piccato): "Signora dell'ufficio informazioni, mi scusi, ho un volo per Parigi ma al check-in della Easy Jet non c'è nessuno".
(Signora gentile): "Mi fa vedere la sua prenotazione?"
(Io): "Certo. Eccola".
(Lei, sospirando): "Signora, il suo volo è da Malpensa. A quest'ora ci vuole più di un'ora ad arrivarci. Non ce la farà mai":
(Io, fingendo indifferenza): "Bene. Mi dica allora, cosa vola su Parigi da qui?"
"A quest'ora della sera solo Alitalia. Ma non so se trova posto, sa, è venerdì. Vanno tutti a Parigi al venerdì".
"Certo. E' naturale, tutti vanno a Parigi il venerdì".

(Alla biglietteria Alitalia, tra il riso e il pianto): "Signora, cosa costa il biglietto per Parigi?"
"Solo andata o andata e ritorno?"
"Il ritorno ce lo avrei già".
"Sì, ma solo andata le posso dare unicamente la business. Fanno... 850 euro".
(A questo punto mi veniva proprio un po' da piangere. Ho attivato il pensiero laterale, ho riflettuto sulle soluzioni alternative e): "E se allora proviamo a cercare una tariffa andata e ritorno promozionale, con un ritorno a caso, per trovare l'offerta più bassa?"
"Aspetti, mi faccia vedere. Dunque... ecco, in effetti se prendiamo un ritorno il 18 ottobre ho una promo a 214 euro, più 30 di diritti d'agenzia, che fanno..."
"... 244?"
"Brava. Vede, è conveniente".
"Eh certo. Soprattutto contando che l'andata ce l'avevo già".
"...?"
"Sì, vede, ho sbagliato aeroporto. Non mi guardi come se fossi scema. Ho due figli piccoli, il minore ha 10 mesi e ancora non dorme la notte."
"Ah. E riesce anche ad andare via?"
"Cos'è, mi vuol fare sentire in colpa?"
"Macché. La invidio. Io, per dire, non riesco neanche ad andare a un concerto all'hangar di Linate".

A Parigi, come succede una volta ogni millennio, la metropolitana era bloccata per via di un incidente. Mentre percorrevo in taxi la strada tra l'aeroporto e l'albergo mi sforzavo di pensare a quanto shopping avrei dovuto evitare di fare per riparare al danno economico. Poi il weekend è stato bellissimo: con la mia amica sono andata all'hammam della Moschea, un'esperienza rigenerante anche se mentre una donna araba mi massaggiava mi sono resa conto che non ero più padrona dei contorni di me.
Un po' come scriveva Irene nel post precedente: quando diventi mamma la prospettiva sulle cose cambia talmente che non riesci nemmeno più bene a capire come occupare lo spazio, come riempire i silenzi, come tenere impegnato il tempo che da troppo tempo non è più tuo. Nella microscopica camera d'albergo affacciata su un cavedio e sui fumi di un ristorante ho avuto persino modo, tra una cosa e l'altra, di provare tutti i getti idromassaggio della doccia, pulire gli stivali, trastullarmi con un giochino elettronico sul cellulare. Roba che neanche alle medie. Non ho messo piede nemmeno in un negozio (per i noti motivi) ma ho mangiato cus cus e formaggi francesi, bevuto vino rosso con l'accento sull'ultima sillaba, camminato fino ad avere male ai piedi, spedito una cartolina a Mike Delfino, una al Pupo, una alla Pupa. A lei, scrivendo in stampatello e con le lacrime agli occhi per la commozione: "sei il mio amore", pensando che sarà la prima cartolina che leggerà da sola (quante prime volte ci sono, coi bambini).

Tornata nella casa/cantiere ho trovato: un discreto disordine, il frigo vuoto, Mike Delfino con la bava alla bocca per aver badato, pur volentieri, al Pupo durante il weekend (la Pupa era sistemata altrimenti). Dopo due notti di sonni interrotti Mike era veramente provato. E' andato a letto alle 20.30, prima dei Pupi, blaterando frasi sconnesse.
Messi a nanna i bambini mi sono trovata di nuovo immersa nel silenzio e nella quiete e ho pensato, io erano quattro anni che non dormivo come ho fatto in questi due giorni.
E poi ho pensato: che vita vuota sarebbe, senza i bambini e senza Mike. Ma come sarebbero puliti i miei stivali, e quanti record batterei con quel giochino, e forse mi farei pure la vasca da bagno con la cromoterapia.
E poi ho pensato che Parigi è proprio bella, e poi che ci tornerei domani.

sabato 12 settembre 2009

Il corpo delle mamme

Se una tua amica virtuale scrive cose bellissime come questa, succede che le pubblichi sul tuo blog (grazie Irene)

Inizia quando resti incinta. Il tuo corpo non è più tuo. Non puoi mangiare quello che vuoi, e soprattutto, non puoi curare i tuoi piccoli o grandi mali come faresti se quell’esserino non fosse dentro di te, minuscolo e importantissimo. Poi cominciano le visite mediche, e la cosiddetta privacy esce dal tuo modo di pensare. Ciò che era più intimamente tuo non è più tuo. Vogliamo parlare della discrezione e dell’intimità, ad esempio, di una bella ecografia vaginale? “Signora, per favore mi faccia un goccino di pipì in questo bicchierino” ti chiede la segretaria della ginecologa mentre aspetti il tuo turno. “Oh caspita, la faccio in continuazione, quasi non riesco a tenerla, ma l’ho appena fatta e adesso non mi viene, mi dà qualche minuto? Posso bere un bicchiere d’acqua?” – non hai più remore a raccontare nulla.

Poi arriva il momento fatidico, e vai in ospedale. Lì ti visitano in cinquecento, e la faccia più o meno simpatica dell’ostetrica non è mai la stessa della volta prima, perché com’è giusto ognuno ha i suoi orari e turni. E tutti si portano dietro l’apprendista, per cui è un continuo “vedi qui, guarda qua, questo si fa così”. Prego. Prego, fate pure, non c’è problema, tutti devono imparare. Anche quello/a che ti fa un male bestia perché è ancora inesperto, o la ragazzina che al primo giorno di lavoro è più agitata di te, e se non fosse che ti trovi già in pieno baby blues ti verrebbe da rassicurarla. E infatti le scoppi a piangere in faccia senza vergogna, a una cui pochi anni fa avresti potuto dare ripetizioni per aiuto compiti, e lei imbarazzatissima a dirti ”signora non faccia così”.

C’è il delicatissimo momento dell’allattamento, c’è chi ci riesce e chi no: io no. Nei miei ricordi confusissimi, rivedo un sacco di mani sulle mie tette, e dato che proprio non ci riuscivo e lui strillava come un’aquila dalla fame, perfino quelle dei parenti della mia vicina di letto, non so davvero se solo donne o anche uomini.

Perdi ogni senso del pudore, a casa te ne vai in giro mezza nuda, coi capelli sporchi e il seno cascante.

Ti rendi conto che il tuo corpo è suo, ed è come il suo. Anche tu profumi di latte, rigurgitino e cacchina. Mentre lo guardi in quegli occhi dal colore indefinito e di una profondità mai sperimentata, senti che che la sua pelle è la tua pelle, perché lo hai fatto tu, perché è sempre appiccicato a te, perché avete lo stesso odore. Quando lo cambi capita che ti arrivi una gioiosa cascata di pipì in fronte, e non ti fa nemmeno un po’ schifo. Lo vigili, ormai grandino, mentre fa il bagno e ti compiaci per come ti sia venuto bene, proporzionato e bello, con due gambette belle proprio come le tue, quando erano belle.

Comincia a crescere e a camminare, ti usa come appiglio, sei sempre lì, sei sua. E mentre ti adatti all’idea che mai più il tuo corpo ritornerà come prima, che ormai per sempre dovrai indossare scarpe di una misura di più e abiti di due taglie in più, lui ti pesta i piedi per saltarti in braccio o si attacca alla tua manica per usarla come asciugamano o come fazzoletto.

Quando è malato ti usa come letto, cuscino, riparo, conforto. Ti porti dietro l’odore di acetone, quando miracolosamente riesci a staccarti da lui per fare una corsa in farmacia, talvolta anche quello di vomito.

Qualche volta ci provi, a dissimulare quelle brutte macchie brune ormai indelebili, con un po’ di fondotinta. Arriva lui tutto contento, mamma faccio io, ti spatacca la spugnetta dappertutto anche sui capelli e ti dice mamma sei proprio bella. Perché per lui SEI bella. La mamma è bella, belli i suoi capelli, non più così folti come quando era ragazza, fatti per giocare e per aggrapparcisi quando si fanno i capricci. Ti pettina, ti riempie la testa di curiose mollette, ti prepara fantasiose collane, prova perfino a limarti le unghie (mai farsi sorpendere in questa del resto rarissima attività: ti rubano l’attrezzo e ti fanno un male cane). E sai che questo durerà poco, che un giorno ti guarderà con un certo preadolescenziale fastidio, perchè lui fai presto a crescere quanto tu sei lenta a renderti conto che non puoi più chiamare la mamma, perchè la Mamma sei tu.

Anche il tuo cervello non è più lo stesso. Ci impieghi mezz’ora ad imbroccare un indirizzo e-mail, i trattini, le chioccioline, i puntonet, puntoit, puntocom continuano a confondersi e a sbagliare posizione. Ma ti tornano alla memoria canzoncine sentite più di trent’anni fa, e il polo della creatività incomincia improvvisamente a lavorare: ti scopri capace di improvvisare storielle assurde e rime improbabili, sequenze di parole inventate che lo fanno ridere di quella stupenda risata primordiale dei bimbi. Leggi le storie ad alta voce, alternando silenzi, ritmi accavallati, modulando le voci dei personaggi, quasi fossi uscita or ora da un corso di recitazione.

Lo hai contenuto quando cresceva dentro di te, ora devi contenere i suoi capricci, le sue paure, i suoi racconti, le canzoncine imparate all’asilo, perché poi te le devi ricordare. Contenere le sue crisi di rabbia perché non si faccia male. (La pediatra: non si preoccupi, è una fase che attraversano tutti i bambini, è fondamentale per la costruzione della loro personalità. – Lui ha di certo costruito la sua identità ma io mi sono distrutta la schiena!). Contieni la sua stanchezza del venerdì pomeriggio, quando dopo una settimana di asilo non ce la fa a camminare e te lo devi portare a casa in braccio. Devi affrontare i suoi dubbi e le sue curiosità, trovare spiegazioni ai suoi perché anche quando nemmeno tu te li sai spiegare.

Forse è perché devi contenere tutte queste cose che il tuo corpo è diventato così grosso e forte anche se pieno di acciacchi. Gli addominali, mai stati scolpiti in verità, sono del tutto scomparsi per far posto ad un ventre da matrona, hai braccie nerborute e muscolose che mai avrebbero potuto appartenere alla ragazza sottopeso che sei stata.

Questo è il periodo degli incubi e della paura dei mostri. Mille volte al giorno cerca le mie mani. Per addormentarsi ha bisogno di taaante coccole come fanno i Teletubbies. Nella notte urla perché ha sognato “qualquosa di spaventoso” e sono io a correre perché so che è me che vuole, il mio odore, il mio corpo che lui ha reso ampio e morbido. So cosa lo rassicura: devo sdraiarmi su un fianco accanto a lui, e non importa che sia quello dolorante. Devo posargli una mano sulla pancia e aspettare che si tranquillizzi. Penso a quanto possa essere triste un bimbo senza mamma o una mamma senza bimbo. E mentre torno nel mio letto mi sento stanca ma vorrei anche che tutto questo fosse eterno.

martedì 8 settembre 2009

Primogeniti & secondogeniti

Bisogna pur passare il tempo, bisogna pur che il corpo esulti
Secondo l'American Time Use Survey, un'ampia indagine sul tempo libero dei cittadini statunitensi, i genitori dedicano ai secondogeniti mezz'ora di coccole in meno al giorno rispetto ai primogeniti. Fosse (anche a cicche e spanne) vero, fanno 3mila ore (o 125 giorni) di attenzioni in meno nell'arco dell'intera infanzia. Ovvio, non è una questione di preferenze ma di tempo e di energie disponibili, ma resta il fatto che i secondi (e terzi, e quarti...) figli tendono ad arrangiarsi come possono. 
Per contro, sono molto svegli anche perché cominciano prestissimo a imitare i fratelli maggiori, in adorazione dei quali - di solito - vivono.
Il Pupo, per esempio, che ha quasi 10 mesi, osserva da tempo gli usi e costumi della Pupa, e progressivamente si sforza di farli suoi. Ciò suscita nella sua mamma (cioè in me) molta tenerezza.
L'altro giorno ero lì a disfare scatoloni (ricorderete che abbiamo appena traslocato) quando ho sentito un rumore di acqua corrente. Mi sono voltata: il Pupo era sparito. Ma come? Mi son detta, era qui un attimo fa. E' pur vero che i bambini in età da gattonamento sono inclini a subitanee sparizioni, ma in questo caso lo scrosciare dell'acqua mi ha condotto subito alla meta: il bagno.
Il Pupo era in piedi, appoggiato al bidet. A dire il vero, in punta di piedi, con le sue gambotte storte tutte tese. Era riuscito ad aprire l'acqua e la stava bevendo. Per meglio dire, si stava strozzando: non è ancora molto bravo a sorseggiare liquidi che non provengano da un biberon. Però insisteva. Gorgogliava, tossicchiava, sputava e rideva, facendosi anche la doccia nel frattempo. Che l'acqua sapesse di morchia (l'impianto della casa è nuovo) non lo disturbava. Era lì, tutto contento e trionfante: ce l'aveva fatta. Beveva dal bidet come la Pupa, sua sorella. 
Che figli intelligenti che ho, mi sono inorgoglita. E che impeccabili maniere, che eleganza sopraffina.





mercoledì 2 settembre 2009

Vita in cantiere

E' bello vivere finalmente nella casa nuova, ma

Ore 21.25
"AAAAH! Eeeeh! Aaaah! Yuuuuuuuuh!" (La Pupa)
"Ueeeeeeee! Yeeeeeeeh!! Aaaaah! Guuuuuuuu! Uuuuuuh!" (Il Pupo)

Nel post precedente ho accennato che abbiamo traslocato. Viviamo in una casa in cohousing: abitazioni private e tanti spazi comuni, tra cui una gigantesca terrazza con piscina, un salone per feste e cene, un locale hobby, una lavanderia, un giardino.
Fico, direte voi.
Peccato che al momento solo sei appartamenti (su 32) siano abitati e che i suddetti spazi comuni siano un cantiere. Dalle 7 del mattino alle 19 qui fuori sembra di stare a Kabul. All'alba mette piede in quello che un giorno sarà un giardino e che ora è un ammasso di macerie il tuttofare Emilio, carpentiere-muratore-fabbro-falegname con un timbro di voce più possente di quello della buon'anima di Pavarotti. "Buongiorno," tuona rivolto alla betoniera, strappandoti al sonno, e per un attimo gli auguri di raggiungere il Grande Tenore nei pascoli del cielo. Poi inizia a trapanare non si capisce bene cosa. I Pupi, quella mattina su 10 che ancora dormono, si svegliano all'istante.
"Mammaaaaaaa!" (La Pupa, dalla stanza a Ovest)
"Ogggggggrrrr! Eeell!" (Il Pupo, dalla stanza a Est).
Io e Mike Delfino scattiamo in piedi come dei soldatini.

Poi vado a riposarmi un po' al lavoro (i bambini restano con la tata Julia e con l'eroica Nonna Mao - mia mamma, non dal nome del leader cinese ma dal verso del gatto). Quando torno, sfatta dal caldo e per essermi persa più volte nell'ancora misterioso tragitto redazione-abitazione, comincia la routine intrattieni Pupi-prepara pappa-lava Pupo caduto nel cemento fresco-dai pappa- fai giro del cantiere che alla Pupa piace tanto (quarantesima volta)-rilava Pupo caduto nello stucco in polvere-spiega alla Pupa che la betoniera è amica di Emilio ma non sua e che no, buttarci dentro i personaggi Pisney non è una buona idea-tenta di mettere a letto i Pupi.

La vita del cantiere per i bambini da 0 a 4 anni è spossante. Arrivano a sera esausti e sordi. Oggi, dopo averli lavati con l'acqua oliosa dell'impianto "non ancora entrato a regime ma non dovesse esserci problema, signò, tempo due settimane e sarà perfetto" (parole dell'idraulico) i Pupi sono come impazziti e hanno cominciato a urlare. Isterici.
Io e Mike Delfino li abbiamo separati tenendoli chiusi a strepitare ciascuno nella sua stanzetta. Culla di qua, ninna di là, dopo alcuni interminabili minuti sono crollati. Strabica per la stanchezza sono scesa al piano di sotto e ho cominciato a leggere il giornale. Tra un articolo e l'altro meditavo di chiudere il blog, di licenziarmi, di separarmi dai bambini e magari anche da me stessa.
Poi è sceso Mike Delfino - lui ha pescato la pagliuzza più corta, cioè il Pupo, e ci ha messo più di me. Si è guardato attorno, nel silenzio irreale nel cantiere ormai arreso all'oscurità. "What a quiet night", ha commentato, ed è andato a lavarsi i denti.

lunedì 31 agosto 2009

Elvis the Pelvis

Siamo tornati e il Pupo ha cominciato a dare spettacolo
Siamo tornati! Grazie a tutti per i messaggi affettuosi degli ultimi due mesi. Siamo sopravvissuti a un gigantesco trasloco e ora abitiamo in una casa bellissima, che però ha l'inconveniente di essere disposta su tre piani: con due bambini, è un po' faticoso fare su e giù quelle settanta/settantacinque volte al dì trasportando oggetti vari e un Pupo di 9 mesi x 11 chili (credo che dedicherò un post specifico all'argomento). Per fortuna sono rientrata anche al lavoro e questo significa che posso riposarmi un po', interrompendo per qualche ora al giorno le attività di cui sopra.
La Pupa è felicissima della casa nuova. Per qualche strana ragione è convinta che sia Disneylànd (notare l'accento sulla "a". Una scelta precisa della Pupa) e di conseguenza pretende di indossare ininterrottamente un tutù bianco, che nella sua testa credo corrisponda a un costume di scena. Poiché la casa nuova è veramente nuova, subito fuori dalla porta c'è un cantiere ancora aperto. La quantità di polvere in circolazione è impressionante e il tutù non è proprio pulitissimo, ma lei non se ne cura - e chi sono io per guastarle la festa?
Il Pupo non dice quasi nulla. Del resto per ora il suo vocabolario consta di due parole: "Eéll" (significato indecifrabile) e "Mamma", che attribuisce indifferentemente a me, a Mike Delfino, alla Pupa e all'idraulico della casa-cantiere. Sembra contento, però. E io sono contenta di lui, che tra l'altro negli ultimi tempi ha sviluppato una sua routine per addormentarsi da solo, anche se non è del tutto ortodossa. Consiste in questo: dopo il bagnetto, il biberon serale di latte e una raffica di baci lo piazzo nel lettino. Lui si guarda attorno per qualche istante, poi afferra con decisione il peluche "Minnen Ratta", quello prodotto da Ikea in milioni di esemplari, al momento il suo pupazzo preferito. Prima se lo passa con voluttà in faccia, poi comincia a strofinarselo su tutto il corpo. Quando arriva all'inguine, ci si sdraia sopra - a pancia in giù - e gli dà quattro bottarelle, simulando i movimenti di Elvis Presley in concerto. Tempo trenta secondi e si addormenta soddisfatto.
Ebbene sì. Non mi preoccupo perché so che l'autoerotismo neonatale è un'attività spontanea del tutto normale: la naturale stimolazione di una parte del corpo che risponde con percezioni particolarmente intense e piacevoli. Certo, la scelta del partner - il ratto, intendo - mi lascia un po' perplessa, ma il Pupo, che Dio lo benedica, ha tutta la vita davanti per affinare i suoi gusti.

mercoledì 8 luglio 2009

Arrivederci alla fine di agosto!

Ebbene sì, sono cominciate le cacanze anche per noi
La parola "cacanze" non è un refuso ma un'invenzione (geniale) della mia amica Jolanda Restano e indica quel periodo di tempo fuori città che le mamme (più che i papà) passano con i propri bimbi. Le cacanze sono fantastiche perché si sta coi Pupi full time. Il tempo per sé è limitato alla notte (fortunato chi la passa dormendo ininterrottamente); il massimo che una neomamma riesce a leggere di solito sono i fustini del detersivo in bagno. Io ho inaugurato le mie cacanze con una bizzarra intervista in radio (Rai RadioUno) con Maurizio Costanzo! L'uomo della notte (questo il titolo della sua trasmissione, in onda a un'ora improbabile per una neomamma, ma per fortuna l'abbiamo registrata) mi ha chiesto, per tutta la durata dell'intervista: "Ma davvero lei pensa che sarebbe meglio sapere prima come sarà avere un figlio?". Ho cercato di spiegargli che l'obbiettivo del mio libro non è quello (fantasmagorico) di insegnare alle donne come si diventa mamme, ma condividere emozioni + paure e sdrammatizzarle un po', ma non credo di esserci riuscita. Il Baffo non perdona. L'ho salutato dopo dieci minuti di domande incalzanti che ruotavano attorno allo stesso interrogativo ("Ma è sicura?"; "Ma lo pensa davvero?"), un po' depressa, e per fortuna che c'era la Pupa a consolarmi:
"Mamma, tiprometto" (trad.: mi prometti) "che domani andiamo al mare?"
"Sì, Pupa, te lo prometto".
"Vabèngono". (trad.: va bene, ma al plurale. Una cosa "va bene", due cose "vabèngono", voi "vabenghète")
"Pupa, al mare faremo cento bagni".
"Sì, ma speriamo che il tempo essa bello" (dopo il fortunale che ha investito Milano).
"Essa bello, Pupa, essa bello. Tiprometto anche questo, valà".

Cari amici (e soprattutto care amiche) del web, grazie di averci seguito fin qui. Grazie dell'affetto che ci avete dimostrato. Se durante le vostre cacanze riuscirete a leggere il mio libro, sarò felice. Viprometto che alla fine di agosto saremo di nuovo con voi. Vi penseremo. Fate tanti castelli di sabbia, nuotate, tuffi. Ascoltate una canzone che vi piace. Bevetevi un mojito se potete. Se siete neomamme, non fate caso alla nuova forma del vostro ombelico. Ecco una cosa che non viprometto: che tornerà come prima. Ma è bello anche così. Siete belle anche così. Anzi, siete più belle. Nonostante la stanchezza. Parola di bravamamma, e naturalmente di Pupi.

venerdì 3 luglio 2009

Perché è importante gattonare

Finalmente ho capito le ragioni per cui non sono mai riuscita a seguire una lezione di aerobica
Dicono i dati che il 12 percento circa dei bambini non ha mai gattonato. Io faccio parte di questo 12 percento. Nell'età in cui la maggior parte dei miei coetanei opponevano graziosamente gambe e braccia, alternandole, per muoversi qua e là per casa in cerca di nuovi guai in cui cacciarsi, io - da seduta - strisciavo sul pavimento usando una sola gamba come timone. Pensate che al gattonamento sono state associate 25 posture diverse; evidentemente, da anticonformista e anarchica qual ero fin da neonata, non ne ho trovata nemmeno una che mi piacesse.
Mia mamma ha sempre raccontato quest'aneddoto come se fosse una cosa divertente. Anch'io lo trovavo divertente. Pochi giorni fa però ho appreso che gattonare non serve solo a spostarsi e a rafforzare i muscoli e il carattere del bambino (che per imparare deve affrontare una serie di frustrazioni). Nonnò, signori e signore.
Gattonare, mi hanno svelato pediatra e osteopata, è importante perché aumenta la coordinazione degli arti e la propriocezione, termine bizzarro che indica la capacità di percepire la posizione del proprio corpo nello spazio e lo stato di contrazione dei propri muscoli, anche senza il supporto della vista.

Ecco perché a ballare ho sempre fatto schifo. Le mie compagnucce, a scuola, imparavano in cinque minuti il moonwalk ispirandosi a Thriller (scusate ma sentivo di dover rendere omaggio in qualche modo a Michael Jackson, pace all'anima sua), io mi disperavo perché per mettere in fila due passi mi ci volevano cinque mesi. Sono arrivata al punto da preferire una versione di greco al posto dei balletti durante l'ora di ginnastica.
In palestra, alle lezioni di aerobica e step stavo sempre in ultima fila, ma anche così l'istruttore mi beccava: "Ehi, tu, treccina! Possibile che non ne azzecchi una? Ahahahahah!". Più che umiliante, era noioso.
Per anni ho detestato andare in discoteca. Le altre cuccavano, io inanellavo una figuraccia dietro l'altra.
Adesso scopro che è perché non ho gattonato.
Ora che lo so, obbligherò il Pupo - che ha appena cominciato a strisciare, la fase preliminare al gattonamento - a farlo.
E la Pupa? Anche lei ha gattonato poco. Bene, per (ri)cominciare non è mai tardi. D'ora in poi, a casa mia, si gira solo carponi. Fa niente se dovremo lavare per terra due volte al giorno, fa niente se ci verranno le vesciche sulle mani e i lividi sulle ginocchia: quest'estate voglio ballare Spalma la crema, Betobahia, Chuchu Mama e pure Papaya Dance.

(se avete esperienze a sostegno della mia teoria o anche in contrasto con essa e volete condividerle, mi fa molto piacere)

lunedì 29 giugno 2009

On the road - Dialoghi dell'assurdo

Cosa dice la gente quando ti vede a spasso col Pupo
Signora con una cofana di capelli cotonati, un po' dura d'orecchio
"Che bel bambino! E' il primo?"
"No, il secondo".
"Eh, allora bisogna dargli presto un fratellino".
"Ce l'ha già. Anzi, una sorellina".
"No, perché se crescono figli unici poi si viziano".
"E' il secondo."
"Non aspetti troppo per farne un altro, mi raccomando".
"..."

Signora elegantissima e tutta ingioiellata
"Che bel bambino! E' un maschietto?"
"Sì, un maschietto".
"Ah, mi ricorda tanto il mio Tobias. E' il mio nipotino, sa?"
"Ah che bello."
"Sì, ma non me lo fanno mai vedere. Posso prendere in braccio il suo?"
"Prego, prego".
(Lei, sollevando il Pupo): "Mannaggia, ma quanto pesa questo? Sarà venti chili, vero?"
(Io, riflettendo sui motivi per cui a questa nonna viene impedito di vedere il suo nipotino): "No, signora, è pesantuccio ma non arriva a dieci."
"Stia attenta a non prenderlo in braccio troppo. Io i miei figli infatti li facevo sollevare dalla tata. Poi se no mi veniva mal di schiena".

Maschio tamarro desideroso di far colpo, in un negozio
"Aò, bello il Pupo. Che, la mangia la carne?"
"Sì, la mangia".
"E bravo Pupo. Se vieni da me ti dò la fiorentina. C'ho un locale sui Navigli, venite che siete miei ospiti".
"Okay, magari quando il Pupo compie diciott'anni veniamo".
"Ma quanto c'ha? Che c'ha, due, tre mesi?"
"No, sette".
"Ma come, e sta ancora in braccio? Ma non dovrebbe camminare già?"

Signora indelicata
"Che bel bambino. E' bellissimo! Ma è suo?"
"Sì, signora"
(Lei, spostando sospettosa lo sguardo da me al Pupo): "Ma che, davvero?"

E per finire, un grande classico (la festa dei luoghi comuni)
"Ah signora, che bel bambino. I bambini sono una gioia, vero?"
"Eh, sì".
"Certo i primi anni si fa fatica".
(Io, col sorriso): "Sissignora".
"Però non si lamenti, eh? Che ce n'è tanti che li vorrebbero ma non possono."
(Rassicurandola): "No, non mi lamento."
"Dorme la notte?"
(Io, non sapendo quale sia la risposta giusta): "Sni".
"Eh, i bambini sono così. L'importante è che sian sani. Lo allatta ancora?"
"No, ho smesso poco fa".
"Eh certo. Dopo un po' il latte diventa acqua. Comunque guardi, mia figlia è venuta su benissimo col biberon".
"Parole sante, signora".
"E' il suo primo bimbo?"
"No, il secondo."
"E il primo è un maschio?"
(Io, sospirando): "No, una femmina."
"Che meraviglia! Ha fatto la coppietta. Così è sistemata, eh, signora?"
(E mo' basta, però): "No, ne voglio altri cinque. Anzi sono già incinta. Di due gemelli, ma il padre stavolta è l'idraulico".



martedì 23 giugno 2009

Ho visto cose che voi umani non potreste neanche immaginare

Voi forse pensavate che tutti i latti artificiali fossero uguali
Io certamente lo credevo, e vorrei capire anche qual è la vostra esperienza sull'argomento. E' andata così: quando il Pupo - mostrando il suo carattere fermo e determinato - ha deciso di smettere di farsi allattare da me, più o meno al compimento del settimo mese, mi sono rivolta con fiducia, per questioni ideologiche oltre che economiche, al più "alternativo" dei latti formulati. Quello che è stato immesso sul mercato da una grande catena commerciale a un prezzo di rottura, circa la metà degli altri. Quello reclamizzato con lo slogan "nuova formula" e la confezione arancione.
Il Pupo non ha mai mostrato di apprezzarlo particolarmente. Un giorno poi gliel'abbiamo servito forse un po' troppo caldo, o forse l'ha bevuto troppo in fretta, e a fine poppata l'ha gomitato. Da allora associa l'odore di quel latte al vomito, e appena lo vede strilla. 
La pediatra, la dottoressa ZiaBubu, mi ha consigliato: "Finché non trovi quello giusto, sostituisci con lo yogurt. Prova le altre marche, vedrai che prima o poi si dimentica dell'esperienza sgradevole e si riaffeziona al biberon".
Non so, forse il Pupo è uno che se la lega al dito. Sta di fatto che li ho provati tutti: quello della marca X, "arricchito con prebiotici". Poi quello della marca Y, "preparato con una speciale formulazione e arricchito con speciali integrazioni". Poi quello della marca Z, "appositamente studiato per soddisfare le esigenze nutrizionali del lattante". Naturalmente ho tentato anche con la marca H, "il latte garantito biologico e arricchito con ferro". 
Lasciamo stare il fatto che l'esborso economico è notevole. Si tratta di una questione secondaria. No, il problema non è questo. Quel che davvero mi brucia è che dopo tanto peregrinare siamo arrivati all'Innominabile, prodotto dalla ditta che personalmente boicotto da vent'anni perché con le sue sciagurate azioni di promozione del latte artificiale nei paesi in via di sviluppo mette in pericolo la vita dei bambini, che in Africa e dintorni se la cavano molto meglio se vengono allattati al seno. Per sovrannumero nel 2005 l'Innominabile è anche stato condannato, in Italia, dal temuto Tribunale di Giarre perché nelle confezioni di latte a un certo punto hanno trovato tracce di inchiostro. 
Io detesto l'Innominabile. Per carità: so che le altre multinazionali tanto innocenti non saranno, ma insomma, l'Innominabile ha compiuto svariate imprese discutibili e assai documentate. Pensate che ho proibito persino alla Pupa di mangiare i noti formaggini quadrati a marchio Innominabile, nonostante fossero i suoi preferiti.
Ebbene. Accostate le sante labbra a un biberon ricolmo di latte artificiale Innominabile, il Pupo, ha immediatamente aperto la boccuccia e dopo giorni di sciopero della sete ha cominciato a ciucciare. Al termine della poppata ha espresso un ruttino simile a un boato e si è addormentato pacifico, finalmente soddisfatto.

martedì 16 giugno 2009

Siamo in vacanza!

Tutti al mare, tutti al mare, a mostrar le chiappe chiare
Siamo in vacanza e torniamo tra una settimana. In questi giorni non ho accesso al blog, ma lasciatemi commenti numerosi! Vi risponderò appena torno. 

sabato 13 giugno 2009

Quella bischera della Pupa

La mia è una famiglia di buontemponi
Da domenica scorsa, da quando cioè siamo andati in visita al Podere Bernardi per una giornata a porte aperte organizzata dai produttori di alimenti biologici della Ecor, quando la sera metto a letto la Pupa e le chiedo "Che cosa sognerai stanotte?", lei mi risponde: "Le mucche". Mi chiedo se e quando smetterà di farlo, visto che il colpo d'occhio era notevole: sessanta vacche, o giù di lì, ciascuna amorevolmente accudita dai proprietari dell'azienda agricola che le hanno persino battezzate una a una.
(Io): "Pupa, te li ricordi i nomi?"
(Pupa): "Mimì, Lulù, Birra, Betulla, Maya, Charlot anche detta Charlie, Abubucaco, Cacca, Cacco e Cacca Molle" (ricordate che la Pupa è nella Fase Cacca).
(Io): "Che differenza c'è tra Cacca e Cacca Molle?"
(Pupa): "Cacca Molle è più ingigottita".
(Io): "Pupa, cosa ti è piaciuto di più della visita?"
(Pupa): "Le piante di lavanda, il fatellino e la cacca. Cacca! Abubucaco! Ahahahah".

In questi giorni il Pupo ha quotazioni insospettabilmente alte nella classifica personale della Pupa, che gli passa persino alcuni dei suoi giocattoli verificando prima che non siano troppo piccoli per lui. Temo che non durerà a lungo ma mi godo la tregua. Peraltro il poveretto al Podere Bernardi si è comportato benissimo: a sette mesi ha pure gustato un pezzo di cotoletta di seitan (i proprietari sono vegetariani, amano moltissimo gli animali, accudiscono le proprie bestie fino alla vecchiaia, anche quando non sono più produttive) e si è mangiato un discreto tot di ciuffi d'erba (biologica) senza nemmeno gomitare. Purtroppo abbiamo calcolato male i tempi: il Podere è in un posto incantevole sui colli bolognesi, però da Milano, a causa delle pause-pupi e della lentezza della nostra auto - una Fiat Doblò che la Pupa chiama il càmionne - ci abbiamo messo tre ore e mezza ad andare e quasi quattro al ritorno. 
Il che ci ha ricordato quel che, ahinoi, avevamo dimenticato: con i bambini si può pure andare in un posto infame, l'importante è che il viaggio sia breve. Esci dalla città, dopo venti minuti ti fermi in una piazzola di sosta in tangenziale, ti metti a tirar sassi ai barattoli e a saltare nelle pozzanghere e loro sono contenti. Viceversa, se la meta è un Eden ma la distanza troppo lunga qualunque vacanza potenzialmente diventa un incubo. Abbiamo passato tutto il viaggio di ritorno con il Pupo impegnato a esprimere smodato disappunto e la Pupa che urlava "Ué, Mangüsta, ti güsta la pizza?" (la responsabilità è di Mike Delfino. La frase è una sua invenzione) a qualunque essere umano o animale riuscisse a scorgere dal finestrino. A un certo punto si è messa a urlare "Mangüsta" alla Freccia Rossa che percorre la Milano-Bologna.

In ogni caso, per chi abita dalla parte giusta dell'Italia, il Podere Bernardi è un posto stupendo. Ho anche conosciuto le blogger Mamma Giramondo e Kosenfuru Mama, in visita nello stesso luogo con le loro famiglie. A differenza di me loro hanno pubblicato esaurienti resoconti della giornata già poche ore dopo essere tornate a casa. A mia parziale giustificazione devo dire che da domenica scorsa ho un filo di mal di testa fisso e, giuro che non lo dico per lamentarmi, una crescente polsite (infiammazione del polso) a causa del peso eccessivo di quel villano del mio secondogenito, il che mi rende disagevole persino il normalmente allegro ticchettìo sulla tastiera. 
In più - e questa è l'ultima che vi racconto - mercoledì il Pupo si è fatto venire una malattia infettiva non meglio identificata. L'unica cosa certa era la febbre. Oggi c'era il suo battesimo, impossibile da spostare visto che non ci ricordavamo più nemmeno chi avevamo invitato, e abbiamo dovuto cambiare in corsa la madrina: essendo quella designata in gravidanza, c'era il rischio di un contagio (di che cosa, ancora non sappiamo) per il feto. Giornata bellissima, amici meravigliosi e numerosi, fantastica la madrina sostitutiva a cui comunque avrei chiesto di prestare la sua opera per il mio terzo figlio (quello che spero, nonostante tutto, di avere un giorno). 
Ma quando, all'ingresso in chiesa, Mike Delfino mi ha chiesto a voce stentorea: "Stella, che mano uso per il segno della croce?" e tutti si sono voltati a guardarci ho ripensato alla Freccia Rossa e ho tanto, tanto desiderato teletrasportarmi - da sola - su quel treno.

giovedì 11 giugno 2009

Assenze giustificate

Con quelli come il Pupo non ci si annoia mai
Prima di tutto: grazie per il vostro sostegno, in momenti come quello che stiamo attraversando è fondamentale. Come vedete ci sono riuscita: una settimana esatta senza scrivere niente sul blog, per colpa soprattutto delle notti insonni. Il Pupo continua a svegliarsi parecchio, ma siccome non è un tipo noioso ogni volta lo fa per un motivo - e con modalità - diverse. Prevedere tutte le variabili è impossibile.
Può capitare che abbia freddo.
Può capitare che abbia caldo.
Può capitare che perda il ciuccio.
Che si faccia la (ehm, scusate) cacca addosso.
Stamani all'alba, erano le cinque, si è molto eccitato al canto degli uccellini. La notte fin lì era andata bene, poi si è sparato un biberon di lattino e anziché riassopirsi ha cominciato a trovare estremamente interessante il cinguettio che proveniva da fuori. Si è riaddormentato alle sei. Noi no. Ora aspettiamo che la Pupa trascorra una notte fuori casa per tentare una terapia d'urto col Pupo (= lasciarlo piangere. L'alternativa è il sonnifero).
Il nostro ménage risente, almeno in parte, di questa costante privazione del sonno. Ieri ho presentato il libro con la maglietta al contrario. Le piante di casa hanno sete. Prendo appuntamenti con amici e amiche e poi li disdico: sono troppo stanca. Se avessimo un gatto, lo trascureremmo in modo orribile.
In una famiglia, il frigorifero dice molto di come vanno le cose. Il nostro attualmente ospita: acciughe coi capperi, la codina di un salame di cioccolato scaduto, ravioli rinsecchiti, tre sottilette, un melone troppo maturo, un marshmallows di Hello Kitty.
L'altra mattina dovevo mettere le scarpe alla Pupa; sono andata a cercarle nell'armadio, ne sono uscita tenendo in mano un Pampers del Pupo. Poi sono rimasta interdetta a spostare lo sguardo dal pannolino ai piedi della Pupa, senza capire cosa avessero a che fare l'uno con gli altri.
Ho capito che siamo messi davvero maluccio quando, sempre l'altra mattina, Mike Delfino si è messo in tasca un piccolo termometro digitale al posto del cellulare. Ieri sera, invece, ha cercato di telefonarmi con la carta di credito.

giovedì 4 giugno 2009

Stanchezza

Mi guardo intorno e sono tutti migliori di me
Sono in equilibrio precario. Mi fanno male gli occhi, la vita è una corsa continua, Mike Delfino continua a non sentire suo figlio quando si sveglia di notte. Il Pupo ha antipatie altalenanti: per il seno quando vorrei dargli il seno, per il biberon quando gli propongo il biberon. La Pupa manifesta invece uniforme dissenso. Contro il mondo, contro la vita, contro di me. Mi picchia, mi morde, mi graffia e poi, pentita, col labbro tremulo mi sfida: "Questo ti piace, mamma?", e ho capito che è il suo modo per testare i confini e capire fin dove può arrivare ma fa male, ed è frustrante.
Gli altri blog sono costantemente aggiornati, io fatico a inserire tre post alla settimana.
Le altre mamme sono tutte amiche, linkate tra loro, ospiti le une delle altre in mirabolanti convegni (reali) e rubriche (virtuali). Io, in questi giorni, anche qui sul web mi sento come quando vado al parco, o all'asilo a portare la Pupa: alla periferia dell'impero.
Mercoledì 10 Jolanda Restano di FattoreMamma presenta il mio libro alla Rizzoli di Galleria Vittorio Emanuele, a Milano (ore 18), e ancora non ho avuto tempo di invitare tutti. Flavia di VereMamme aspetta un mio post da giorni (domani lo scrivo. Giuro). Il mio sondaggio "I vostri figli dormono?" ha avuto come unico risultato quello di deprimermi ulteriormente: gli unici bambini col sonno a intermittenza come le lucine dell'albero di Natale sono i miei. L'altra notte la Pupa è addirittura caduta dal letto. Ha pianto e poi, mezza addormentata, mi ha spiegato che sognava di essere Peter Pan.
Vorrei tornare alla sua età. Non per la pelle liscia e splendente ma per avere qualcuno che mi lava con dolcezza, passandomi la spugna su tutto il corpo. Qualcuno che mi prepara il lattino caldo prima della nanna, che mi tiene la mano quando attraverso, che mi pettina piano i capelli al mattino sforzandosi pure di disporre simmetricamente le mollettine colorate. Vorrei qualcuno che mi sbuccia la frutta, che mi tiene in serbo i bocconi migliori, che mi porta in braccio su su per le scale, fino alla porta di casa.
A pensarci bene, Mike Delfino faceva tutto questo per me. Poi sono arrivati i Pupi.

martedì 2 giugno 2009

1, 2, 3... bordetto!

Qui ogni giorno se ne impara una nuova
(Pupa, a 10 centimetri dalla faccia del Pupo): "Fatellìno, sei brutto e prepotente. Ambubucàco bubucàco caccone piscione puzzone" (la Pupa è in piena Fase Cacca. La Fase Cacca è contagiosa - gli asili ne sono un focolaio pazzesco - e fa molto ridere i bambini. In alcuni casi si protrae per oltre un anno).
(Io): "Pupa, perché dici così al fratellino? Non è vero che è brutto e prepotente. E' carino, gentile e ti adora fino ai limiti del servilismo".
(Pupa): "Lo so, ma vorrei darlo a quàqque altra famiglia".
(Io): "Con tutta la fatica che ho fatto per farlo?"
(Pupa): "Eh, lo so. Ma ora voglio la sorellina".
(Io): "Pupa. A prescindere dal fatto che 1) non si può scegliere quel che arriva, 2) è presto per parlare di mettere altri semini nella pancia della mamma, nel caso un giorno arrivasse una sorellina potremmo tenere anche il fratellino".
(Pupa): "Ah".
(Io): "Non lo sapevi?"
(Pupa): "Ma così saremmo... 1, 2, 3. Tre! Be', potremmo fare un bel bordetto".
(Io): "Bordetto?"
(Pupa, con fare alla Devoto-Oli): "Significa confusione, baccano".
(Io): "Ah".
(Pupa): "Non lo sapevi?"

sabato 30 maggio 2009

Smettere di allattare

E i vostri nati torcano il viso da voi
Di recente su questo blog ho avuto un proficuo scambio con altre mamme a proposito dell'allattamento al seno, con cui ho sempre avuto un rapporto conflittuale. E' vero che il latte materno è l'alimento ideale per il bambino perché fornisce tutti i nutrimenti di cui ha bisogno nella prima fase della vita, ed è vero che fa bene anche alle donne: tutto spiegato con grande chiarezza qui. Sull'argomento sono stati scritti interi libri, e noi mamme del terzo millennio non osiamo nemmeno pensare che allattare non sia sacrosanto. Però, soprattutto con il Pupo, ho fatto una grande fatica. Fisica, prima di tutto. Essendo il delizioso infante assai vorace, a ogni poppata restavo spremuta come un tubetto di dentifricio usato da un'intera caserma, e per reintegrare le energie (e il latte) sono arrivata a bere sei litri di liquidi (tra cui circa sei centilitri di alcolici) al giorno, senza contare gli integratori vitaminici e i magnesi e i potassi che neanche uno scalatore del Nanga Parbat. E così ho salutato con giubilo l'ora delle pappe, e della mia ritrovata - ancorché estremamente parziale - indipendenza. Ora, dovete sapere che il Pupo mangerebbe anche l'asfalto. Gli piace tutto. Potrei scommettere che da adulto farà parte del 3 percento della popolazione che ama alla follia persino rognone, trippa e cervella.
Voi, amiche del gruppo di Feisbuk "Baciarsi i gomiti", ora mi direte: devi baciarti i gomiti, per una volta, un Pupo che mangia senza fare storie. E avete ragione: il problema è che negli ultimi giorni, arrivato a regime - due pappe quotidiane, frutta, yogurt - il Pupo non vuole più il seno. Volta la testa dall'altra parte quand'è il momento della poppata di colazione. Volta la testa pure a merenda. Se voglio allattarlo devo coglierlo di sorpresa, durante la notte. Il mio latte, come è naturale che sia, è in costante diminuzione. Ieri sera gli abbiamo dato un biberon di latte artificiale. Ha ciucciato 210 ml in 4 minuti, felice e soddisfatto. "Si sta svezzando da solo", mi ha scritto saggiamente la mia amica Luisa. Già.
Dovrei essere contenta.
Già.
Eppure.
(La verità è che sono vagamente depressa e lo scrivo in piccolo perché questo è un blog dai contenuti lievi, il cui primo obiettivo è quello di sdrammatizzare situazioni drammatiche e non viceversa. Sto anche pensando di farmi una grappa, per consolarmi. In fondo sono, dunque, 9 mesi + quasi 7 = 16 mesi che non ne tocco una)

giovedì 28 maggio 2009

Auguri alla mia bambina

Auguri, Pupa che oggi compi quattro anni
e che della vita sai già un sacco di cose, per fortuna quasi tutte belle.
Auguri perché il tuo passo sia il più possibile lieve, perché tu non abbia mai paura, perché tu non senta mai troppo freddo o troppa fame. Auguri a te che spesso, dopo aver combinato un pasticcio, mi guardi con la testa inclinata di lato e mi chiedi sorridendo: "Sono stata brava?". A te che da quando sei piccolissima vuoi bere l'acqua con le bolle (fino all'altroieri la chiamavi "acquagàs"). A te che dicevi "ùmpio" al posto di ultimo, "sollècoto" al posto di solletico, "elàscoto" al posto di elastico. A te che l'altra mattina mi hai portato a letto un groviglio di personaggetti e mi hai detto, "Mamma, guarda questo meraviglioso ambarabàm di amici". Per te in effetti sono tutti amici, da sempre: amiche le piante, amici gli insetti, amici persino i topini che minacciano i tuoi denti se non te li lavi, amica la Talpa Zaboski (che poi è Grabowski, ma non te lo svelerò mai, e spero che tu non lo scopra), amico anche il Sindaco che tu t'immagini come uno sceriffo buono intento a vegliare sui nostri sonni (la realtà è un po' diversa).
Auguri per quando vorrai imparare ad andare in bicicletta senza rotelle, a spingerti da sola in altalena, a bere dalla tazza anziché dal biberon, auguri per quando deciderai di abbandonare per sempre il ciuccio cui già ora ti affidi solo pochi minuti al giorno. Auguri perché queste cose succedano presto ma non troppo, e perché tu possa tenerti addosso gli ultimi scampoli della tua primissima infanzia ancora per un po'.
Auguri perché tu continui a disegnare quei bei soli caldi, pieni di raggi, e perché tu vada avanti ad amare la vita in modo selvaggio, proprio come fai ora. Auguri perché ti restino sempre le stelle negli occhi, auguri ai riccetti chiari e scomposti che hai in testa; auguri alla mia bambina, alla mia prima grande gioia, al mio cielo senza nuvole.

lunedì 25 maggio 2009

Che afa fa

Oggi faceva così caldo, che
Oggi faceva così caldo che il Pupo, anche se girava per casa nudo (nudo per quanto è possibile esserlo alla sua età - cioè col pannolino), ha sudato come un pazzo. A un certo punto mi sono accorta che per il sudore gli si era appiccicata sulla schiena una figurina di Hello Kitty della Pupa, su cui si era incidentalmente appoggiato. L'effetto complessivo era divertente: una grondante banana alla Elvis in testa e un gattino sorridente proprio sotto le spalle.
Oggi faceva così caldo che la Pupa si è messa a riempire un foglio di soli. Colorati, variopinti, pieni di raggi, e poi ha detto: "Li ho messi tutti sulla carta, così quello che c'è in cielo la smette di scottare, e amel". (Sarebbe "Amen", ma non la correggiamo).
Di solito, prima di addormentarsi, dice: "Mamma, stanotte voglio sognare te". Stasera ha detto: "Mamma, stanotte mi sogno una nuvola bella fresca di pioggia", e come darle torto, e poi ha aggiunto: "Mamma, è probabile che per il mio compleanno" (tra tre giorni) "questo caldaccio cattivo se ne vada?". A parte che non so come abbia fatto a imparare la parola "probabile", non sapevo cosa risponderle. Però mi è spiaciuto per i Pupi, a cui evidentemente l'afa dà fastidio quanto a noi.
Oggi faceva così caldo che ho girato per blog ammirando chi è riuscito a inserire post pieni di significato e di spessore. A me viene in mente solo che scotta pure la tastiera. Così me ne vado anch'io a letto a sognare una nuvola bella fresca di pioggia, e mi chiedo e vi chiedo come stanno i vostri pupi, se moltiplicano i risvegli notturni come fanno i miei, e soprattutto come state voi. E se avete l'ardire di abitare sopra i 1000 metri d'altezza, dedicate un breve pensiero a noi, orrendamente infossati nella nostra giungla rovente. Vi prego: per oggi almeno, cessate di invidiare le mostre cittadine e tutte le meravigliose opportunità che una metropoli offre (di cui comunque la neomamma media non può approfittare), e godetevi la brezza.