Ho traslocato su erounabravamamma.it

Vi aspetto!

lunedì 27 giugno 2011

L'estate sta iniziando

E così abbiamo affittato una "baracchina"
Siamo stati una settimana a Follonica, in una casina piccina picciò direttamente sulla spiaggia. Genere da evitare se siete sabbia-fobici, ma ideale se amate le stelle e la ninna nanna delle onde del mare. In un posto così i bambini, ovviamente, sbiellano dalla felicità.
La routine famigliare è sempre la stessa. Si comincia con la sveglia del Pupo, tutte le mattine alle 7, con lo stesso vocino-vocione che avete sentito nell'audio del post precedente: "Mi sono svegliatoooo!".
3 secondi dopo, imperioso: "Scéndereeee!". 6 secondi dopo, se nessuno si presenta al suo cospetto, a 130 decibel: "Mi sono magnato i pantaloni!" ("Magnato" sta per bagnato. Sappiate che non è mai vero. È la classica balla del Pupo per attirare l'attenzione).
9 secondi dopo, in ginocchio da lui, che ha ogni volta l'aria sorpresa come se non mi avesse mai visto prima: "Aaaah! Ciao, mamma. Posso andare a giocare con la sabbia?".
Alcuni numeri della settimana
1 il dentino perso dalla Pupa (era il primo). 2 gli euro arrivati in dono dalla Fatina dei denti (1 ce l'ho messo io, 1 Mike Delfino che non ha resistito alla tentazione di fare il raddoppio).
900 grammi l'aumento di peso della Pupa (misurata prima e dopo - in effetti mi sembrava mangiasse come un vitello, nonostante il dente, etc)
500 grammi l'aumento di peso del Pupo (già un toro di suo)
almeno 50 le mappine tirate senza motivo dal Pupo alla Pupa (che sta lì a prenderle perché è troppo buona)
4 i pisolini pomeridiani miei
5 le volte che sono andata a correre
26 circa i bagni in mare
5 i libri letti (tutti thriller/noir, uno più bello dell'altro)
21 (considerando una media di 3 al giorno) le volte che ho spazzato il pavimento
8 i gettoni delle macchinine acquistati per i Pupi
2 i barattoli di Nutella (grandi) spazzolati.
Un piccolo ricordo della mia nonna
Di mia nonna pugliese forse vi ho parlato in un post in cui vi raccontavo della parola "aggigghio" (una sorta di follia improvvisa che colpisce a volte i miei figli e non solo loro, sospetto) e di altri pittoreschi epiteti che usava rivolgerci.
La nonna era del 1913; è morta nel 2004, di Alzheimer, dopo anni di doloroso tormento suo e nostro. L'aspetto folcloristico era che col passare del tempo e con la perdita dei freni inibitori i suoi insulti si facevano via via più vivaci, inaspettati e gratuiti. Le passavi davanti e lei all'improvviso ti urlava "Carnevale!" (giullare, buffone) oppure "Svituprato!" (senza spina dorsale), "Va à scàzze le rìzze c'ù cùle" (vai a schiacciare i ricci di mare col sedere), "Lampasciuni!" (bambascione) e, da ultimo, un bel Vaffangule.
Poi si fissava con alcune persone, senza motivo. Una mia amica, Leonora (che lei insisteva a chiamare "Leonice") era "la figlia della fattucchiera". Un altro amico, Stefano detto Jimmy, "un barbone che vive nelle scatole dietro la Stazione Centrale".
A raccontarlo oggi fa ridere. In effetti riuscivamo a riderne anche allora.
Negli ultimi anni, d'estate, durante il giorno portavamo la nonna in un hospice per anziani dove abbiamo la nostra casa in Liguria. La lasciavamo lì al mattino - come all'asilo - e la riprendevamo al pomeriggio, tornati dalla spiaggia che lei non sopportava più. Villa Rosa, così si chiama, è un bel posto e mia nonna aveva pure un corteggiatore. Un altro signore, in Alzheimer come lei, con cui passava ore a girare in tondo in giardino, a braccetto. Erano molto teneri, tutti e due eleganti e ben pettinati e completamente fuori di testa.
Un giorno andiamo a prenderla e la troviamo senza dentiera. Tipico suo: amava togliersela e tenersela in mano. So che alcuni diranno "bleah" ma vi assicuro che questo è uno dei risvolti meno schifosi dell'Alzheimer. Così andiamo a casa, lei con la dentiera stretta tra le nocche. Insistiamo un po' perché la molli e la rimetta in bocca, altrimenti come farà a cenare? Lei resiste più del solito (immaginatevi i capricci di un bambino). Proviamo a metterle la dentiera. Non entra. Non calza. Accidenti, com'è possibile?
Mistero svelato la mattina dopo: era del suo corteggiatore. Era un pegno d'amore. C'è chi si scambia gli anelli e chi le dentiere. Abbiamo riso molto, e anche un po' pianto. Ci penso tutte le volte che, come ieri sera tornando dalla Liguria dove ho lasciato i Pupi, passo davanti a Villa Rosa.


venerdì 17 giugno 2011

I pupi registrati di nascosto

Ce l'ho fatta! Sono una mamma tecnologica pur'io
Non riesco a dirvi quanto sono fiera di me: sono riuscita a caricare su Youtube un file audio con le voci dei Pupi.
Piccola premessa necessaria: quella che spero vivamente ascolterete (non foss'altro perché ci ho messo un pomeriggio a capire come si faceva l'upload) è una registrazione fatta di nascosto. Dovete sapere che i Pupi la sera si buttano nel lettone per farsi leggere una storia da noi, ma prima, spesso, la Pupa si diletta a illustrare a suo modo il libro al fratellino. Lei indica i disegni e dice cosa rappresentano, e lui ripete tutto - parola per parola, come sentirete.

Istruzioni per l'uso - svariati motivi per cui questo file fa ridere
1. la pronuncia. Il Pupo sembra il solito gentleman inglese, ma anche la Pupa non scherza. Vedi all'inizio quando dice "coccorn" al posto di popcorn (e lui risponde qualcosa tipo "noncorn"). Oppure "dejidije" ("devi dire")
2. a un certo punto la Pupa, tra le lenzuola, non capisce di chi sono le gambe che spuntano, se sue o del fratello
3. la ripetitività. Se nella pagina del libro ci sono 20 coniglietti con altrettanti nasi, lei dirà 20 volte "naso", indicandolo col ditino. E lui ripeterà altrettante volte (salvo ogni tanto, come sentirete, spazientirsi).
4. Perché certe parole non esistono. Secondo la Pupa, il coniglietto mamma ha i dentoni, e il coniglietto bimbo ha i "dentonini".
Be', che dire: a. divertitevi - dura un minuto e 49, mica troppo. b. Sono felice di avercela fatta. c. Sto andando in vacanza, torno lunedì 27. Eccovi il link. Come sempre, tengo molto alla vostra opinione.

lunedì 13 giugno 2011

Quel che si può imparare da un bambino di due anni/2

La sera che al Pupo cadde la mano
Il Pupo ha una pronuncia bizzarra, come e più di altri suoi coetanei: sembra un gentleman inglese a cui ogni tanto scappa qualche parolaccia.
Fiino a ieri non apriva bocca, oggi chiacchiera come un pazzo alternando racconti di risse a osservazioni da sofisticato etologo ("Quetta è una beccaccia. Ah no: un beccaccino"), racconti apocalittici che cominciano sempre con la frase "C'è paura" ("C'è paura: è il babbagianni!". O: "C'è paura: sono gli occhi del gufo!"), confessioni non richieste.

"Ti coddi?"
"Che cosa mi dovrei ricordare, amore mio puposo?"
"Quando ho picchiato Mattìno".
"Martino il tuo migliore amico dell'asilo? E perché l'avresti picchiato, amore gattino?"
"Pecché mi ha mosso. Qui" (indica il classico segno da "morso a orologio" sul braccio).
"Be', se non altro ha cominciato lui. E tu cosa gli hai fatto?"
"Yo dato botta in tetta. Fottissimo!"
(...)
"Alice è allabbiata con me" (Alice è la sua maestra, ndr).
"Perché mai, dolcissimo amore?"
"Pecché le ho tilato una tettata".
"Le hai fatto male?"
"Le ho fatto un male gigantone!" (allargando le braccia e facendo il vocione).
(...)
Soprattutto, cambia la grammatica italiana.
"Non gli piace!" dice, scuotendo la testa e restituendomi un biberon bevuto a metà.
"Cosa non gli piace, bel gattino?"
"Il latte!"
"A chi non piace, amore? Non capisco."
"A io!"
Oppure: "Vojo acqua".
"Non si dice voglio, Pupo. Si dice vorrei!"
"Vollesti acqua".
(...)
Il Pupo le tenta tutte per attirare la nostra attenzione. Ieri sera in macchina, tornavamo da Treviso a Milano, è rimasto sveglio per l'80% del viaggio. Sparava una cartuccia dietro l'altra, sempre con voce stentorea, come se facesse un proclama: "Ho fame!", "Ho sete!", "Ho mal di pancia!". Vicino a Bergamo, non avendo raggiunto il suo obiettivo (=farsi slegare dal seggiolino e vagare libero per tutta la macchina), ha giocato l'ultima carta: "Mi è caduta la mano!"

venerdì 10 giugno 2011

Cercasi tata disperatamente

Non per me, ma per l'amica Jules
Alias Giulia, la quale dice che abbisogna: da adesso alla fine di luglio. A Milano. Per info e dettagli scrivete qui oppure a: giuliafae@yahoo.it
Scusate per questo breve post di servizio. Grazie! Solidarietà tra mamme rules.

lunedì 6 giugno 2011

Quel che si può imparare da un bambino di due anni

Un gioco snervante e orribile
Sono distrutta da un giga-raffreddore con complicanze tipo febbre, mal di gola, male alle orecchie e persino ai denti. Motivo per cui negli ultimi giorni ho latitato. Non so se vi è mai capitato di pensare "Io sono il mio raffreddore", cioè che il raffreddore non lasci spazio a nessun altro pensiero. Ecco, mi sento un po' così. La narice destra in particolare mi fa impazzire. Sono talmente presa dal raffreddore che ho smesso persino di mangiarmi le unghie. E in più piove.
Grazie al cielo io e il Pupo di recente abbiamo inventato un gioco snervante e orribile ma che ci dà la giusta carica di tensione e adrenalina. Funziona così:
- entrambi sdraiati sul letto, sul fianco, uno di fronte all'altra
- il Pupo mi afferra una mano e se la porta alla bocca, tentando di morderla
- un attimo prima che la infili tra i suoi dentini aguzzi io la sottraggo, e con un rapido giro di polso gli metto in bocca la sua!
- a quel punto lui dev'essere prontissimo di riflessi, se non vuole mordersi da solo.

Come vedete è un gioco molto semplice ma che rende benissimo. Siamo diventati talmente bravi che possiamo andare avanti mezz'ora, senza farci male o quasi, e sghignazzando ve lo giuro come dei pazzi: avete presente quando qualcuno vi immobilizza e qualcun altro vi minaccia di farvi il solletico e voi morite dal ridere ancora prima di essere sfiorati con un dito? Ecco il meccanismo è esattamente identico, ma l'interazione tra due persone lo rende perfettamente paritario.
Ho provato anche con la Pupa ma l'atteggiamento demente del Pupo lo rende l'avversario ideale, senza contare che l'inventore di questo mirabolante intrattenimento è lui.

Fatemi sapere che ne pensate. Sia del raffreddore che del gioco snervante e orribile.