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Vi aspetto!

mercoledì 23 febbraio 2011

La raffinata arte di pirlare in giro (con un concorso!)

Che poi non so se la parola "pirlare" sia universalmente comprensibile
O se magari è troppo lumbard. Oggetto di questo post, in ogni caso, è ancora una volta la tanto decantata capacità della donna-mamma di tenere tutto assieme: bambini, vita professionale, bambini, vita di coppia (ehm), svago (ah-ah), bambini, cultura (ah-ah-ah), cura di sè (seeeh!), amicizie, bambini (ok, forse mi sto ripetendo).
So di aver già parlato dell'illuminante saggio Il cervello delle mamme. Ma siccome per fortuna questo blog non è una rivista con precise regole editoriali, mi concedo il lusso di ripetermi (vedi sopra).
Il libro mi ha molto colpita, già a partire dalla presentazione: "Da quando sei rimasta incinta ti senti un po’ tra le nuvole (fai fatica a ricordarti dove hai parcheggiato la macchina, oppure hai messo le chiavi di casa in frigorifero)... ma il tuo cervello si sta preparando a un grande cambiamento, completamente positivo. Diventare mamma ti renderà più intelligente, brillante, attenta, sensibile e decisa, ed è merito di madre natura che prepara il tuo corpo e la tua testa ad affrontare il compito magnifico di crescere un figlio".
Bene, bene. Nei giorni sì, è una tesi che condivido appieno. Nei giorni no (o nei periodi no, come questo) mi chiedo: in che modo esattamente secondo loro sarei diventata più "intelligente, brillante, attenta, sensibile e decisa"? No, perché di recente mi sembra di non arrivare in fondo a niente; di perdere tempo pirlando in giro, appunto, e poco altro.
Certo: in parte, è il mondo stesso a mettersi di traverso. Mi capitano infatti cose come:
- Prenotare con largo anticipo una fantastica vacanza di 5 giorni a Marrakech per me e Mike Delfino, lasciando i bimbi dagli eroici nonni. Avremmo dovuto partire sabato, ma... come forse avete sentito, i tafferugli politici sono esplosi anche in Marocco. Quindi annulliamo (e perderemo pure i soldi del biglietto, perché la fetente compagnia aerea a cui ci siamo rivolti rende di fatto impossibili le richieste di modifica dei voli).
- Andare all'anagrafe, trovarla chiusa per agitazione sindacale. Dire "Vabbè, allora intanto vado in posta a pagare quel bollettino". Andare in posta, trovare 40 persone in fila. Dire "Vabbè, allora intanto vado al laboratorio di analisi chimiche a consegnare la pipì della Pupa". Arrivarci un minuto prima della chiusura ("Ma come, non era alle 10?" "No signora, 9.30, se si spiccia a darmi il barattolo poi riesco ad andare a casa"), per l'agitazione rovesciarsi addosso un po' di pipì santa perché il contenitore non era chiuso bene, simulare indifferenza ("No vabbè, tanto non è neanche la prima volta").
- Non ricevere posta desiderata (il bollino dell'ordine dei giornalisti, i bollettini per pagare l'assicurazione medica ai Pupi). Ricevere posta indesiderata (le continue richieste di abbonamento alla Rai non avendo in casa neanche l'antenna tv, le condizioni economiche di una carta di credito prepagata mai richiesta).
- Andare al supermercato a cercare i pannolini in offerta, trovare l'ultimo bipack, farlo cadere a terra squarciandolo in due, comprarlo lo stesso perché è l'ultimo ("Signora, lo vuole cambiare?" "No vabbè non si preoccupi, tanto poi a casa lo aprirei comunque").
- Nel corso della stessa spesa, cioè ieri mattina: schiantare a terra un vasetto di salsa cantonese appena prima della cassa e farsi sfanculare (sempre in cantonese) dall'addetto alle pulizie; rompere tre uova biologiche, da allevamento nel parco naturale dell'Adamello, appena dopo la cassa; dimenticare i lamponi in borsa per tutto il giorno, e immaginate voi il resto; lasciare il carrello abbandonato in mezzo al parcheggio omettendo di riporlo e perdendo così la moneta da 1 euro; comprare una piccola primula in vaso e scordarla, infine, nel carrello abbandonato.
- Nello stesso parcheggio del supermercato, mettere in moto la macchina senza schiacciare la frizione, fare il classico balzo in avanti da principiante, spegnere la macchina sotto gli sguardi di compatimento dei parcheggiatori, per il contraccolpo perdere il cellulare all'interno dell'abitacolo e non ritrovarlo che nel tardo pomeriggio.
- Avere sempre un carciofo in testa, nonostante il costoso taglio presso il parrucchiere consigliatomi da due amiche che vivono a Lisbona e Parigi ma vengono apposta a Milano per farsi i capelli.
- Comporre il numero di un amico e ridurmi a chiedergli "chi sei" quando risponde, avendo dimenticato nel frattempo a chi volevo telefonare.
- Lavare finalmente la giacca grigia, che dopo un inverno camminava da sola; partire all'alba alla volta di Trieste per intervistare Margherita Hack in compagnia dei pierre di una nota tv; accorgersi nell'ancora più noto piazzale risorgimentale intitolato all'Unità d'Italia che la giacca in questione è piena di chiazze chiare, curiosamente simili a liquido seminale (in realtà è detersivo, ma i pierre non ci credono).

Ecco, mi capitano cose così. Il che, unito a un cospicuo spleen esistenziale, mi fa dire che Il cervello delle mamme in questo momento non fotografa affatto la mia vita. Poiché però mi è piaciuto molto e vorrei che lo leggeste anche voi, le due autrici che lasceranno i commenti più spiritosi (in tema con questo post) ne riceveranno una copia a casa. A presto!

giovedì 17 febbraio 2011

Piccolo intermezzo ludico

Chi l'avrebbe detto, che saremmo diventati nonni così presto
(Il Pupo, una sera mentre lo metto a letto, con aria estremamente seria, corrugando le sopracciglia e battendosi il petto): "Yödo".
(Io, incuriosita): "E chi sarebbe Yödo, Pupo bello?"
"I-yo".
"Proprio tu, amorino? Vuoi dire che è il tuo nuovo nome?"
"Ssì" (entrambi i miei figli hanno la "esse" di Jovanotti).
"E quel micro-Cicciobello nudo che tieni in mano chi è?"
"Bimbo. Iyo-papà".
"Ah, tu sei suo padre? Bravo. E la madre chi è?"
"Yöda".
"Ovvero?"
"Ci-to".
"Ah, la sorellina? Bravi bambini, così piccoli e già diventate genitori. Mi raccomando non fargli prender freddo".
"Noh. Tu patata. Cocò, paù-ah?".
"Amorino, a) non sono una patata e b) il galletto di cui ultimamente dici di aver paura non c'è. Te lo prometto. Ora però fai la nanna, che è tardi. Ciao amore, ciao".
(Esco dalla stanza. Il tempo di chiudere la porta, e arriva il richiamo): "Nönna?"
(Io, tornando dentro):"Topino, la nonna non c'è, è a casa sua a quest'ora".
"Noh. Ci-to: Yöda, mamma. Iyo: Yödo, papà. Tu: nönna. Papà: nönno."
(Io, sgusciando fuori dalla stanza e richiudendo la porta): "Ah. Ineccepibile. Se tu e la sorellina siete i genitori, noi siamo i nonni".
(Pupo, da dietro la porta, in loop per alcuni minuti): "Bimbo: bimbo. Tu: nönna. Papà: nönno. Ci-to: Yöda, mamma. Iyo: Yödo, papà. Bimbo..."

lunedì 14 febbraio 2011

Come scegliere la scuola per i pupi

Camminiamo su quella sottile linea rossa
Ogni volta che vado in piscina, il dilemma: meglio mettere gli occhialini e, all'uscita, trovarsi due trincee attorno agli occhi, sembrando per il resto della giornata più vecchia di 15 anni - oppure non metterli, e sembrare invece una tossica (senza contare il bruciore)? Alcune questioni sono davvero difficili da risolvere.
Adesso per esempio è venuto il momento di iscrivere i Pupi a scuola. Possibili alternative:
- scuola A, non "di bacino". Elementare + materna a modino, senza infamia né lode, con un bel giardino fuori, struttura anni 70 con palestrina sfigata (soffitti bassi e colonne in mezzo); all'interno, in generale, un po' scasciata, con quel senso di generale trascuratezza che ti danno gli stabilimenti balneari a fine stagione, avete presente? Utenza: media (40% circa di bambini stranieri). Non mi ha portato via il cuore.
- scuola B, "di bacino". Cioè quella che ci spetta di diritto: elementare e materna su due lati diversi dello stesso isolato. Struttura primi 900, spazi ampi, soffitti alti, finestre enormi, luminosissima, palestra gigante, alle elementari tanti laboratori. Alla materna, in questo caso, i bimbi stranieri sono più del 70%. Alle elementari, il 55% circa.
In questa scuola B sono entrata in segreteria e ho detto: "Buongiorno, dovrei iscrivere mia figlia in prima". Risposta, con sorrisone: "E noi l'accogliamo a braccia aperte". Io: "Però in realtà sto pensando all'eventualità di trasferirla nella scuola A, dove vanno anche i figli dei miei vicini di casa".
Alla segretaria è caduta la mascella.
Ho preso i moduli.
Sono andata a casa.
Ci ho ragionato per giorni.
Poi con Mike Delfino abbiamo iniziato a fare dei giretti in incognito, attorno e dentro entrambe le scuole. Saremo andati almeno quattro volte a ritirare i moduli. Per entrare nella scuola A, quella non "di bacino", abbiamo dichiarato il falso ("Sì sì, abitiamo proprio qui dietro") e siamo stati sgamati ("Signora, il suo nome non è in elenco") e abbiamo peggiorato le cose ("Abbiamo appena cambiato casa, si vede che ancora non risulta") e siamo stati guardati con compatimento ("Sì, vabbè").
Poi ho fatto una specie di inchiesta, parlando con maestre, bidelle, mamme che avevano i figli qui e lì, eccetera.
Quel che ne ho cavato è che - dicono - alle elementari il problema della lingua non si pone. "Sono più bravi i bimbi stranieri dei nostri; questa poi è un'immigrazione di seconda generazione; a sei anni, l'italiano l'hanno imparato alla perfezione; poi non hanno la Playstation in mano tutto il tempo, non sono viziati; i bambini peruviani hanno grafie bellissime, armoniose, un'attenzione commovente per il segno-scrittura, i bambini cinesi invece si fatica a fargli fare l'intervallo perché nella loro operosità esistenziale temono, giocando, di perdere tempo." Quel che ho sentito mi è sembrato bello; bellissimo che i nostri piccoli possano crescere confrontandosi con altre culture, abitudini, lingue - è come avere il mondo in casa.
Ma poi ci siamo chiesti: e la materna? 70% di stranieri, a tre anni: come fanno le maestre a gestire pupi di tanti paesi e tante lingue (nonché culture) diverse senza impazzire, e facendo pure divertire i bambini? La Pupa è cresciuta, fin qui, nell'ambiente protetto del suo asilo del centro città (dove abitavamo prima), e ha avuto un'esperienza bellissima. Ha lavorato la creta, la pasta di sale, il das, il pongo e il didò; padroneggia matite, pastelli, pennelli, acquarelli, colori a olio, a dita, tempere, carboncino, antico damasco, stucco veneziano. Fa inglese, ginnastica, frequenta la biblioteca interna, utilizza materiali di riciclo, costruisce micro-serre sostenibili, fa il compost, simula eruzioni vulcaniche con bicarbonato, limone e coloranti alimentari. Adesso, a suo fratello, che succederà?
Ce lo siamo chiesti.
Poi abbiamo avuto paura (soprattutto io).
Poi abbiamo avuto paura delle nostre paure (sempre io).
Poi abbiamo deciso.
Abbiamo fatto una mossa un po' kombat, e li abbiamo messi nella scuola di bacino. Quella dove gli italiani sono in minoranza.

(È chiaro che mi interessa moltissimo conoscere le vostre esperienze in merito)

mercoledì 9 febbraio 2011

Notti insonni

Col Pupo ci sentivamo sicuri del fatto nostro, e invece
Prima di tutto due piccoli aggiornamenti: 1. a destra, fotina di Mamma Maila con pupo e pupazzo (sono i vincitori dell'ultimo Quaquerello che però purtroppo non canta più - ma a loro, dice Mamma M, piace lo stesso). 2. l'inchiesta "Sono incinta - come lo dico al capo" è al momento in stand by, quindi grazie mille a tutte per le numerose adesioni, ma al momento non serve più... conservo i vostri indirizzi per il futuro, che non si sa mai.
Terzo aggiornamento un po' più corposo: il Pupo, che per due anni e due mesi ha sempre dormito senza difficoltà, da due notti ha cominciato a pazziare. So che chi ha bambini insonni da sempre metterebbe la firma per essere al posto mio, però... è una cosa talmente inaspettata da lasciarci sconcertati - oltre che assonnati - e soprattutto non sappiamo come regolarci. Vi riporto lo schema della scorsa notte:
(Ore 2.30): "Uaaargh. Mamma. Mamma. Mamma. Bau?" ("Bau" è Mike Delfino, ndr).
Noi facciamo finta di niente. Conosciamo il Pupo: più provi a calmarlo, più si stizzisce, meglio lasciare che si riaddormenti da solo. Ma stavolta lui va avanti, e avanti, e avanti, fino a che...
(Io, zombielike, ore 2.40 - almeno credo, entrando in camera sua): "Amore. Amorino. Fai la nanna, cosa c'è? Perché non fai la nanna?"
(Pupo): "Ogno. Agno".
(Io): "Hai fatto un brutto sogno? C'era un ragno? Ma non ti preoccupare amorino, ora dormi, è passato, smack smack pciù tivogliobeneciaoamore).
(Ore 3): "Uaaargh. Cuccu! Cuccu!".
(Mike Delfino): "Ha perso il ciuccio".
(Io): "Mblurgh, be', sì, e che facciamo?"
(Mike): "Non fare come ieri che lo lasci piangere e poi lo trovo fradicio. Aveva il maglione fradicio di lacrime, gliel'ho dovuto togliere per quanto era bagnato, vuoi farlo morire di polmonite quel bambino".
(Io): "Sei stato davvero squisito, grazie per avergli salvato la vita, peccato che poi alle 3 l'hai portato al piano di sotto e hai cominciato a fargli il latte pensando che fosse mattina. È chiaro che ora non dorme: si è convinto che di notte qui si balla".
(Mike): "Non è colpa mia se ho guardato fuori e ho visto la luce. Mi sono sbagliato, va bene? Comunque la prossima volta me li metto io, i tappi nelle orecchie. E prendo quelle droghe che ti spari ogni sera, così vediamo".
(Io): "Non sono droghe, è melatonina. E non metterla giù tanto dura, che è una vita che mi alzo la notte nonostante i tappi".
(Pupo): "Uaaargh. Pla! Pla!"
(Mike): "Ora vuole l'acqua, avrà sete, o mal di gola".
(Io, dopo aver sbattuto nel solito stipite): "Amorino, fai la nanna che se no svegli la sorellina. Tieni il bibe con un po' d'acqua. Tieni lo sciroppo per la tosse. Tieni un cuccu, anzi aspetta, te ne metto nel letto diciannove".
(Ore 3.40, avete presente quando hai appena ricominciato a dormire e stai sognando una cosa bella? Io stavo sognando un chiringuito sulla spiaggia, ve lo giuro) "Uaaargh. Mamma. MAMMAAAAAAH!"
(Io, avvertendo il senso d'urgenza nella voce del Pupo): "Amorino ti prego dorm... ma dove sei? Oddio! Fermo!"
Il Pupo ha scavalcato il lettino e si è arrampicato non so assolutamente come su un armadietto alto circa 150 centimetri, vicino al lettino stesso ma non adiacente; e proprio sopra quell'armadietto l'ho trovato, accovacciato come un ranocchio e comprensibilmente spaventato.
Che ha fatto? Come è stato possibile? Ha volato nel sonno? So solo che, spaventata a mia volta, me lo sono a malincuore portata nel lettone pensando "Damn. Questo qui ora non me lo tolgo più fino ai 18 anni", ma lui anziché dormire ha cominciato a lavorare suo padre ai fianchi con spiritose provocazioni, sussurrandogli in tono accattivante "Bujo", "Nüdo", "Mejo" e altre paroline dolci. Perciò, dopo estenuante trattativa siamo riusciti a convincerlo, attorno alle 4.15, a tornare nel suo lettino. Dove è rimasto, bontà sua, fino alle 8.
Stamani ovviamente era tutto meoso ("meoso" è una parola che abbiamo inventato, o almeno credo - vuol dire "noiosetto, un po' inverso") per la stanchezza. Con l'intento di chiarirgli le idee ho cominciato a dirgli:
"Pupo, ripeti con me. Di notte si fa la..."
E lui: "Lotta!"
(Non sapevo neanche che conoscesse il significato della parola)
(Ogni suggerimento è bene accetto per mantenere, di qui in poi, il Pupo sulla retta via)
(Aiuto!)

mercoledì 2 febbraio 2011

A.A.A. Volontarie cercasi per intervista. Urgente!

Sono incinta: come lo dico in ufficio?
Help! Accorato appello a tutte le mie lettrici: chi di voi ha voglia di farsi intervistare per un giornale di cui in seguito vi dirò il nome, sul tema "aiuto, sono incinta e non so come dirlo in ufficio"?
Sto cercando di dare una mano a un'amica che prepara un'inchiesta e non riesce a trovare volontarie che rispondano ai seguenti requisiti:
- aver avuto qualche difficoltà sul lavoro nel momento di annunciare la gravidanza, per svariati motivi: capo-negriero, contratto che scade e non sarà rinnovato, invidie tra colleghi/e, paura di demansionamenti e/o mobbing al rientro, vi hanno assunto da 2 giorni, avete fatto 3 bambini in 3 anni... cose così.
- che abbiano voglia di mandarmi una propria foto carina, in cui sono sorridenti, e che abbiano max 35 anni. anche meglio se più piccole, perché le lettrici del giornale sono 20enni! (ho leggermente modificato queste due righe, per essere più chiara e non dare adito a fraintendimenti). ps: la foto verrà pubblicata, e con essa nome, cognome e occupazione dell'intervistata (oltre che le sue dichiarazioni!)

Avete voglia di aiutarmi? Se sì, scrivetemi anche in privato a pmaraone@gmail.com
Se invece volete solo commentare... accomodatevi: avete vissuto personalmente quest'esperienza? Come ve la siete cavata? Avete dei "trucchi" da consigliare? Mosse da fare/mosse da non fare, strategie possibilmente non suicide, suggerimenti brillanti?
Vorrei quasi rimettere in palio un Quaquerello ma non ce l'ho... pensate che quello che ho spedito a MammaMaila, vincitrice dell'ultimo concorso, non funziona (pile ossidate e contatti rovinati). Non riesco a capire perché - quando l'ho inscatolato era perfetto - ma ammesso che la sorte benigna me ne faccia trovare un altro prima o poi, avverto l'obbligo morale di rispedirlo a lei.

martedì 1 febbraio 2011

Il cervello delle mamme

Credevate che con la maternità diventasse un avogado, e invece
A quanto pare, certi miti sono fatti per essere sfatati. Io che pensavo per esempio di aver perso una bella fetta della mia memoria con la maternità, sbagliavo. Sembra sia una condizione solo transitoria: potete legittimamente sentirvi sciroccatine e svampitelle nel periodo in cui la vostra panza è smaccatamente simile a un'anguria, ma pochi mesi dopo il parto tornerete come nuove. Anzi meglio.
Lo dice un libro scritto con il cuore (oltre che con il cervello, ahahah) da Katherine Ellison, giornalista e mamma di due pupi, che ha lavorato anni per documentarsi sul tema. Non mi dilungo troppo, ma se siete curiose Il cervello delle mamme ha anche una pagina Facebook che trovate qui.
Vi dirò che a tratti, per esempio quando come l'altra sera ho messo il dentifricio in frigorifero, o quando ho infilato al Pupo due calze sullo stesso piede lasciando l'altro nudo, continuo ad avere dei dubbi. Mi è chiaro che dobbiamo arrenderci al progredire della scienza e alle nuove, prodigiose teorie, ma sarei tuttavia lieta di conoscere le vostre defaillance verbali e comportamentali attribuibili, secondo voi, alla maternità.
A proposito di Pupo e di nudità, ieri sera i due tamarri stavano facendo il bagno (=tuffandosi ripetutamente per ingollare acqua saponata calda e sputarsela addosso) mentre io chiacchieravo amabilmente a pochi centimetri di distanza (= facendo a mia volta la doccia, però da vestita) con la mia amica-vicina Micaela. Trovo che sia molto bello condividere di tanto in tanto queste esperienze formative, intime e significative del rapporto madre-bambino con qualche altro adulto, e per fortuna la vita nella casa-cantiere ce lo permette. Ebbene, eravamo lì a chiederci come si preparino le melanzane e i peperoni sottaceto (se qualcuna, possibilmente di origine pugliese, ha la ricetta è pregata di mandarmela) quando abbiamo sentito il Pupo urlare:
"Lello! Lello! Lello!".
Mi sono girata, ho visto la sua espressione estremamente preoccupata, ho abbassato gli occhi e... ho visto che sua sorella gli si era appesa con la manina al bagigio! Bontà bambina, ho esclamato. Per fortuna il peso del corpo della sventurata, immersa nell'acqua, era evidentemente scarso o nullo. Altrimenti altro che "Lello!" avrebbe urlato, il Pupo.
Domanda. Ma voi, che cosa avreste fatto al posto mio? No, perché io ho preso la Pupa per i capelli, le ho sibilato un secco "Ma sei scema?" e l'ho teletrasportata all'istante dall'altra parte della vasca. Non avevo mai reagito così, e in seguito ho pure riflettuto sul mio comportamento - conclusione provvisoria: diseducativo, ma istintivo. D'altro canto i tamarri, nel giro di zero secondi, hanno dimenticato l'incidente e hanno ripreso allegri a sputazzarsi addosso.