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mercoledì 23 novembre 2011

Sono una cucù sono una cucù sono una cucù

In questo caso veramente mi interesserebbe un parere spassionato
Il Pupo ieri alla scuola materna giocando ha spinto un bambino - il povero Lorenfo - il quale è scivolato e si è spaccato un labbro. È stato sgridato, ha pianto, ci ha pure raccontato che a pranzo le maestre gli avevano negato "l'acqua, perché ero stato brutto con Lorenfo". Oddio, la privazione dell'acqua più che un castigo è una forma di tortura, abbiamo pensato. Stamani Mike Delfino col capo cosparso di cenere ha chiesto chiarimenti e la verità è venuta a galla: a tavola, sovreccitato e adrenalinico per l'incidente con il suo amichetto, come sempre accade ha dato il peggio di sé e ha cominciato a voler bere da tutti i bicchieri dei suoi compagni fin quando le maestre han detto stop. In tutto ciò mi fa ridere Mike Delfino che prima del colloquio era agitatissimo: se ai tre anni del Pupo siamo messi così, chissà a quindici.
Mi fa meno ridere invece la mia mamacita, la tata peruviana con noi da sei anni, quella che ho assunto - regolarizzato - aiutato a ricongiungersi con i quattro figli - seguito in ogni necessità. Mamacita ha fatto venire dal Perù, quindici giorni fa, una giovane nipote del tutto inetta, che mi ha portato in casa per mostrarle come si lavora e che, oltre a non parlare una parola di italiano, ha in più modi evidenziato la sua incapacità a fare alcunché. Per esempio cercava di pulire il piano della cucina con uno Scottex asciutto, e vi assicuro che non sto scherzando. Ebbene ieri incontro mamacita che mi dice:
"Pensavo di andarmene. Ho trovato lavoro da una signora, quattro ore al giorno" (da me ne fa sei). "In cambio, ti lascio mia nipote, così tu l'assumi".
"Ma, mamacita, io conosco te, i bambini ti sono affezionati, ti ho lasciato la mia casa, ci troviamo bene, tua nipote non sa fare niente e non parla neanche l'italiano".
"Lo so, è un po' lenta, infatti l'altra signora non la vuole".
"Ah, bene, certo, ho capito, e quindi perché dovrei prenderla io?"
"Perché tu ci aiuti".
Ora, a quel punto mi sono cadute le braccia. Perché mamacita mi considera così gonza? Perché dovrei prendere in casa una che l'altro giorno si è messa ad accarezzare i cuscini del divano - immagino credesse di pulirli - con un fazzoletto di seta? Ovviamente non manca il risvolto-psicodramma: la nipote inetta ha lasciato in Perù una figlia di due anni, che spera di far venire in Italia al più presto, cioè quando avrà trovato lavoro e sarà in grado di mantenerla. Ma io dico: uno per trovare lavoro non dovrebbe prima imparare a lavorare? Cosa devo fare? Nella mia infinita gonzaggine mi è venuto in mente di dire a mamacita: ok, ora tu fai un addestramento di un mese (tutto dicembre) alla tua nipotina, poi da gennaio me la molli - anche se io, ricordiamolo, non la voglio - e vai dall'altra signora. La quale nel frattempo dovrebbe essere così gentile da aspettare.
E ora suggeritemi, vi prego, una strategia.

lunedì 21 novembre 2011

Settimana di molti malanni, pochi balocchi, pensieri sparsi

Come Quando Fuori Piove
Vi ricordate quel trucchetto che si insegnava ai bambini per tenere a mente i semi delle carte da gioco, Cuori Quadri Fiori Picche? Mi è venuto in mente stamattina, mentre nuotavo. A ogni bracciata è un po' come quando sei in auto e fai andare il tergicristalli, un attimo dopo il vetro è di nuovo bagnato: lo stesso avviene ogni volta che immergi la mano in acqua, ruoti la spalla, fai forza coi bicipiti, sfrutti lo scivolo e ti sposti in avanti di qualche centimetro. Il nuoto è uno sport rassicurante perché sempre uguale a se stesso, almeno per me, e infatti mi rifiuto pure di comprarmi quegli aggeggi per sentire la musica in acqua, preferisco annoiarmi. Che poi prima di entrare ci metto ogni volta almeno cinque minuti, mi accoccolo sul bordo della vasca con le gambe incrociate, penso che vorrei essere già dentro ma esito, mi dò della smidollata e della vigliacca, mi rammarico di non essere mia figlia che si butta senza esitazioni, poi mi rammarico di non essermi iscritta ad acquagym ché l'acqua di quella vasca è più calda, poi mi ricordo che l'acquagym mi fa schifo ed è questo il motivo per cui non mi sono iscritta, infine mi chiedo perché gli altri ci riescano, a buttarsi, e io invece no, allora immergo le dita dei piedi, inutile e stupida mossa di transizione, rabbrividisco, disprezzo i nuotatori aggressivi che schiaffeggiano l'acqua schizzandomi e formulo pensieri cattivi nei loro confronti, poi dico a me stessa: dai, buttati, dopo la prima vasca sarà tutto finito, sarai già oltre, libera da questa orribile esitazione. E in effetti è così: nei metri che seguono il tuffo mi sento come se stessi strisciando sul ghiaccio, allora vado veloce veloce e quando tocco la sponda dall'altra parte il Grande Freddo è già passato. Anche se le prime dieci vasche sono un tedio insopportabile, durante le successive tutto acquista un senso, arrivo a quaranta che vorrei farne ancora ma l'orologio mi dice che è ora di andare.
Mentre nuoto penso: al lavoro che mi aspetta, agli amici che non ci sono più, ai progetti ancora da realizzare, ai sogni interrotti, a mia nonna e alle imprecazioni in pugliese, alle prossime vacanze, all'iscrizione al sito di Scambiocasa che non ho mai usato e chissà se prima o poi ce la faccio, a una tizia che mi ha mandato una mail sull'homeschooling, mica in Germania ma dalle parti di Trento; a Fabio Volo che mi propone un'intervista al telefono, dannazione, mentre vorrei incontrarlo di persona; al fatto che uscita di qui avrò fame, alla Pupa che la settimana scorsa ha avuto la gastroenterite e alle notti di sonno interrotto, al Pupo che stamattina mentre mi cambiavo si è messo a ridacchiare compiaciuto perché è riuscito a sbirciarmi senza reggiseno e io mi chiedo: possibile che i maschi già a tre anni pensino a queste cose? E la risposta è, evidentemente sì.
Mi sento fortunata ad avere quest'area di decompressione e mi è venuta la curiosità di sapere qual è la vostra, e che pensieri ci infilate.

venerdì 11 novembre 2011

Scuola: primo colloquio

Gli ittici si comportano bene, mia figlia a quanto pare, non sempre
A casa, nell'acquario, mi pare ci sia ormai un certo equilibrio. I pesci chiamati Sofia e Mosè sono grassi proprio come i gatti di mia madre (che si chiamano anch'essi Sofia e Mosè). Il pesce cieco è piccolo perché mangia meno degli altri, però sopravvive. Uno dei sei è particolarmente molesto, dà piccoli colpi con le labbra - avranno le labbra, i pesci? - agli altri con l'unico scopo di dare fastidio, ma al momento non si segnalano incidenti di rilievo.
A scuola, primo colloquio con gli insegnanti: mia figlia è stata benevolmente declassata da "bambina straordinaria", come appariva nei primissimi giorni, a "bambina positiva". A inficiare la valutazione non già il rendimento scolastico, che come dimostrano i voti è perfetto, quanto il comportamento.
(Maestra Rosanna) "Signora, sua figlia è simpaticissima, si prodiga con tutti, sta bene con i maschi e con le femmine, coi cinesi e con gli arabi..."
(Io) "Però?"
(Lei) "Però cosa?"
(Io) "A una tale sequenza di elogi di solito segue la mazzata".
(Lei) "Nooo, è che..."
(Io) "Coraggio".
(Lei) "Ok. A proprio voler sottolineare una cosa, c'è che non sta mai zitta".
"Ah".
"A me piacciono le bambine chiacchierone, non mi fraintenda. È che lei parte a macchinetta e ha sempre una storia da raccontare su tutto, perciò a volte mi diventa difficile occuparmi degli altri 18 bambini".
"Beh..."
"Poi ha sempre mille iniziative".
"Carino, no?"
"Sì. Diciamo che non riesce a finire un'attività, e subito ne vuol cominciare un'altra. Funziona così: di solito raduna un manipolo di seguaci, cinque o sei bambini disposti a seguire le sue orme, e li coinvolge".
"Una trascinatrice".
"Per esempio ieri all'intervallo si è messa in testa che doveva creare un calendario. Con tutti i giorni e i mesi dell'anno. Si è messa a frantumare il maestro Enzo chiedendogli di continuo: 'Ma dopo febbraio cosa c'è? Quanti mesi ha gennaio? Dopo il sabato viene la domenica?', cose così".
"Riesco a immaginare la scena".
"I suoi schiavi, cioè, i suoi scribi si erano presi un mese a testa ed erano chini sui fogli a riempirli di numeri del Demonio, ha presente? Tutti scritti al contrario e infarciti di strani simboli. Ma dopo un po'... sua figlia..."
"Non mi tenga sulle spine. Che ha fatto?"
"Si è rotta le scatole, ha mollato tutto ed è andata a fare un puzzle. E i discepoli erano lì smarriti, in attesa di istruzioni".
"Capisco".
"Poi dopo l'intervallo la vedo con la testa accasciata sul banco. 'Pupa', le dico, 'ora che c'è?'. E lei mi risponde: 'sono distrutta. Quel calendario mi ha ucciso'."
P.S. Oggi, invece, il Pupo compie 3 anni.

lunedì 7 novembre 2011

Ma come fa a far tutto?

Settimana in salita
In effetti il libro mi era piaciuto un sacco, mentre il film con Sarah Jessica Parker non l'ho ancora visto, e voi? Comunque, mai come in questi giorni mi sento affine alla protagonista - descrizione in sintesi: madre incasinata di due nani piccoli, donna si fa per dire in carriera, fatica bestiale a conciliare lavoro e famiglia. Venerdì 11.11.11 è il terzo compleanno del Pupo ed esattamente quel giorno io parto per un viaggio di lavoro irrimandabile a Londra, per tornare a Milano domenica mattina, in tempo per la sua festa che si terrà al pomeriggio.
In questo momento la madre di tutte le domande è: e se ci fosse qualche problema con l'aereo? Mi si affollano in testa scenari apocalittici, tipo
1. A causa di uno sciopero a singhiozzo dei controllori di volo riesco finalmente ad atterrare a Orio al Serio, dopo 6 scali, solo alle 21.40 di domenica sera. Mike Delfino non riesce a perdonarmi e non mi viene nemmeno a prendere. Vittima dei sensi di colpa, ricomincio a fumare, mi mangio le unghie fino all'osso e prendo in lacrime l'orrido e lentissimo shuttle che, a mezzanotte, mi ricondurrà finalmente a casa, dove nel frattempo Mike Delfino ha cambiato la serratura. Dormo in garage.
2. Non chiudo occhio per tutta la notte tra sabato e domenica per il terrore di non sentire la sveglia. Verso mattina, esausta, cado addormentata e in effetti non sento la sveglia. Perdo l'aereo. Vedi scenario 1.
3. L'aereo ha un guasto. Mentre precipitiamo, mi assale la fulminea ma schiacciante consapevolezza che la festa di mio figlio andrà comunque a carte quarantotto.
4. (Un po' meno grave) L'aereo è in ritardo ma riesco ad essere a casa per le 18. In aeroporto mi hanno perso il bagaglio con il classico orsetto Paddington, costosissimo regalo last minute per il Pupo che comunque non l'avrebbe degnato di uno sguardo. Mio figlio ha già soffiato sulle candeline, appena mi vede si mette a piangere. A Mike Delfino nel frattempo la situazione è sfuggita di mano: i bambini hanno spalmato tutti i muri di cioccolato, infilato muffins sotto i cuscini del divano e Didò nel bidet, alcuni minorenni bevono alcolici, altri succhiano con la cannuccia l'acqua della vasca dei pesci. Mia suocera, che per il lieto evento ha appositamente affrontato il lungo viaggio da Treviso, ha due sparachiodi al posto degli occhi e mi appiccica al muro appena entro. Nelle foto del compleanno, io non compaio.

A tutto ciò aggiungete che, in ordine sparso: a) mi si è rotta la macchina b) oggi c'è lo sciopero dei mezzi c) piove, governo ladro, non solo fuori ma anche in casa, da un lucernario d) ho dimenticato di dare da mangiare ai pesci e) i genitori dei compagni di classe di mia figlia faticano a darmi i 10 euro che, in qualità di rappresentante di classe, sto cercando di raccogliere per l'assicurazione infortuni f) devo ancora comprare i vaccini per l'antinfluenzale che i Pupi faranno domani g) Mike Delfino va ad Amsterdam e sta via tre giorni h) ieri sera ho visto un film dell'orrore, poi ho lasciato per sbaglio la luce accesa in una camera, poi mi sono convinta che la casa fosse infestata e ho coinvolto Mike Delfino in improbabili esplorazioni notturne in cerca di Poltergeist.
In questo momento, a ben pensarci, quel che più mi preoccupa sono i pesci.

mercoledì 2 novembre 2011

Invertiamo la rotta

Ecco il ritratto della fiducia
Bene, credo sia la prima volta (e magari sarà anche l'ultima) che scrivo due volte in un giorno. Però il post precedente è troppo triste, così ho pensato di distrarmi/vi un po' con una foto del Pupo su un trattore. Il Pupo va pazzo per escavatori, ruspe, e altri aggeggi agricolo/industriali. Quando siamo per strada è tutto un enfatico declamare: "Uàdda! Una luspa, una betoniela, un tlattole". Ieri siamo andati in gita al lago d'Orta e sul ciglio di una strada c'era questo, e... hop! lui ci è balzato sopra. La sua espressione è quanto di più vicino al concetto di felicità mi venga in mente in questo momento. Mi ha fatto ridere anche la Pupa: siamo andati a vedere una casina di sassi, due stanze più cucina senza riscaldamento in mezzo ai boschi, che ci piacerebbe prendere in affitto per qualche weekend primaverile o estivo di fuga dalla città. Lei a un certo punto è scoppiata a piangere come un bebé (e ha sei anni e mezzo). Piangeva rumorosamente, senza spiegare perché. Dopo un po' sono riuscita a calmarla e le ho chiesto: "Pupa, ma che cos'hai?". Lei mi ha risposto: "Ma perché cambiamo casa, così, senza avvertimento? Dove andrò a scuola? E poi: qui farà sempre così freddo?". Che tenerezza.

Nell'acquario c'è un pesce cieco

Vorrei dirne di cose, se qualcuno dall'altra parte ascoltasse
Da settimane non parlo con mio fratello. Mio fratello ha una gemella, cioè mia sorella, con cui invece per fortuna parlo - e che a sua volta non gli parla. Al momento quel che hanno in comune è, direi, una certa quantità di patrimonio genetico e l'iscrizione al Registro Nazionale dei Gemelli, roba per cui l'Istituto Superiore della Sanità chiede periodicamente a entrambi di sputare in una provetta e di mandarla a un certo indirizzo per studiare le ramificazioni della saliva - affrancatura a carico del destinatario.
Mio fratello voi non lo conoscete, ma in famiglia è universalmente noto per la erre moscia e per i ravioli fatti a mano a Natale - eredità raccolta dalla nonna pugliese che quando è mancata gli ha lasciato lo stampo e quella scomoda macchinetta da agganciare a un lato di un tavolone tutto infarinato.
È anche noto, uhm, vediamo... perché novanta su cento salta le feste di compleanno dei miei figli. Perché se non lo chiami tu puoi anche crepare, mentre aspetti una sua telefonata. Perché è fondamentalmente un nichilista e il massimo del buonumore per lui è dire "Bof, è un periodo bigio, che vuoi farci". Una volta suonava musica balcanica in un gruppo ma poi si è stufato e allora non lo fa più.
Ogni tanto mio fratello viene a casa mia. Succede quando lo invito tre, quattro volte di fila: ecco che il suo nichilismo s'incrina e allora dice ok, passo, perché quella sera lì alle 21 ho un impegno proprio in zona tua e allora posso stare da te diciamo dalle 19.50 alle 20.55. Cose così.
Mio fratello, il nichilista, è anche un tipo buonissimo. Si commuove per niente. Quando mia nonna moriva lui l'ha accudita cullandola come fosse sua figlia. Ora, è successo che un nostro amico si è rotto il femore cadendo in moto. Stamani sono passata a portargli una brioche e il giornale e mi ha detto: "Tuo fratello mi chiama spessissimo e viene a trovarmi appena può. Prima invece, quando non stavo male, non rispondeva neanche al telefono". Cosa vuol dire questo? Forse che, per esserci, deve avvertire un senso d'urgenza?
(Sempre il mio amico del femore rotto mi ha fatto ridere: "Quando mi han ricoverato in ospedale spiegandomi che dovevo essere operato, ho chiesto subito due cose: 1) potrò ancora avere figli e 2) mi dareste della morfina?". E poi ha aggiunto: "Mentre mi operavano ero sveglio, sotto anestesia spinale, e sentivo tutto. Nessun dolore, però i colpi sì, e poi tutto quel ravanare. Mi sembrava di essere un letto Ikea quando viene montato").
Tornando a mio fratello, invece. Ci siamo scritti un paio di mail di recente, poi più nulla. Gli ho fatto qualche precisa domanda ma non mi ha più risposto. So da mia madre che parte venerdì per il Brasile e quindi anche quest'anno salta il compleanno del Pupo. Quand'eravamo piccoli era un bambino affettuosissimo e mi chiamava "Paolincia". Ogni tanto guardo i miei figli giocare e mi viene una fitta allo stomaco perché penso che magari, quando saranno grandi, uno di loro si comporterà come mio fratello e l'altro starà male come un cane. Al momento nulla mi rende più triste di questo, nemmeno il pesce cieco che abita il mio acquario assieme agli altri cinque ed è più piccolo e più magro di tutti perché poverino non vede il cibo, e si becca solo le briciole.

Post scriptum (martedì 3 novembre, mattina). Mio fratello mi ha chiamato ieri sera, probabilmente sfinito da mia madre. Forse - ma non posso giurarci - di sua iniziativa.