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mercoledì 29 settembre 2010

I bambini regalano momenti di benessere assoluto

Ma voi l'avevate visto The Antichrist?
Quell'horror terribile di Lars von Trier, dell'anno scorso? Non c'entra nulla con la trama (anche se nel film c'è un bimbo), ma a volte mi metto in mente che il Pupo sia l'Anticristo, o meglio, una sua goffa parodia. È capace di trasfigurarsi in un istante: negli occhi gli guizza un lampo feroce, la bocca gli si contorce in un ghigno, e in zero minuti è un altro bambino.
Se si cala nei panni dell'Anticristo, una delle sue attività favorite è piantare in testa a sua sorella i Duplo (quelli di plastica dura, non gli snack al cioccolato, purtroppo per lei), con il chiaro intento di imprimerle nel cranio il segno delle sporgenze rotonde poste sulla parte superiore dei mattoncini. La Pupa piange e strilla: "Che pacco!", e trovo che abbia ragione.
Quando il Pupo è Anticristo, tra l'altro, gli piace:
1. scagliare a terra oggetti infrangibili cercando di romperli ugualmente (percentuale di successo: 90%)
2. strapparsi di dosso il pannolino come se stesse andando a fuoco, urlare "cacca! Cacca!" e correre a sedersi sul vasino. Restare sul vasino 30 secondi, poi alzarsi gridando "no! No!" e scuotendo la testa in modo forsennato. Immediatamente dopo, farsela addosso.
2a. Una variante consiste nel mettere i piedi nelle deiezioni appena prodotte e/o scivolare sulla pipì, di schiena.
3. Spostare il seggiolone fino a un luogo X, scalarlo, cominciare a basculare pericolosamente avanti e indietro sfruttando tutta la potenza del suo corpaccione, per sfidare l'irribaltabilità dichiarata dai produttori di seggioloni.
4. Rubare dal bancone della cucina (su cui qualcuno sta preparando la cena) bottiglie contenenti liquidi, possibilmente olio, per scagliarle a terra.
5. Convincere l'ignaro interlocutore (ragazza alla pari/amico di passaggio) che ormai ha imparato a sfogliare i libri senza danneggiarli. Fare l'angioletto con libri di poco conto, trattando le pagine con delicatezza, come fossero codici miniati di scuola bizantina. A quel punto, chiedere con insistenza, urlando "Là! Là!", i più fragili pop-up della collezione privata della Pupa. Una volta avutili, strappare rapidamente con le manine a pinza, come fossero erbacce del prato, quante più possibili graziose figurine.

Prima che me lo domandiate: il Pupo fa queste cose con la velocità di una saetta, prima che sia possibile fermarlo, e con chiaro intento distruttore. Non per sbaglio.
So che c'è di peggio: il figlio di una coppia di amici nostri, tal Paolino, 2 anni, giorni fa ha rubato un cacciavite e l'ha usato per trafiggere il parquet (hanno contato più di cento incisioni), poi l'ha usato per scardinare la cornice in legno di una porta e parte degli zoccolini del soggiorno. Tutto mentre sua madre era in bagno. Sempre Paolino si diverte a lanciare ogni genere di oggetto dal terrazzo; quei disgraziati dei genitori si consolano dicendo, "Per fortuna il posto auto sottostante è proprio il nostro. Almeno non devasta le macchine dei vicini".

Detto questo, mi piacerebbe che il Pupo la piantasse. Avete consigli da darmi?

martedì 21 settembre 2010

Come addormentare i bambini dolcemente

Ovvero, corso espresso di trenino autocico (notare il delicato gioco di parole)
Ancora stamattina mi ha scritto Nives (nome di fantasia) per confidarmi disperata che le occorrono più di due ore ogni sera per addormentare sua figlia Porzia (nome di fantasia), 4 anni.
Poiché dunque da più parti mi giunge, sempre garbatissima, la richiesta di rivelare su questo blog tutti i segreti del "trenino autocico" - che è il modo in cui la Pupa chiama il training autogeno - eccomi a voi con qualche rapido consiglio.
Piccola premessa necessaria: il training autogeno è una nota tecnica di rilassamento che serve a controllare gli stati d'ansia (quindi, è utile anche durante la vita diurna) e pure l'insonnia. Stiamo parlando di una tecnica applicata agli adulti, che per essere appresa necessita dell'aiuto e della guida di un terapeuta serio, anche se alla fine il soggetto/paziente diventa autonomo.

Ma nella nostra versione redux e un po' tamarra, io e Mike Delfino, ovvero i titolari del marchio, ci sentiamo di condividere con voi alcuni consigli volti principalmente a:
- ridurre sensibilmente i tempi dell'addormentamento del bambino
- rilassarsi un po' a fine giornata
- eccetera.

Materiale necessario:
- un bambino difficile da addormentare, di almeno 3 anni (prima è difficile che apprezzi le sfumature del trenino autocico. Ma potete provarci, non ci sono controindicazioni)
- un letto grande, in cui accanto al pupo si possa sdraiare anche un genitore
- un genitore (appunto)
- una stanza buia o semibuia (spegnete quelle abat-jour! Sono ammesse le lucine di cortesia)

Per spiegarvi lo svolgimento vi racconto paro-paro quel che diciamo alla Pupa.
"Pupa, dove vuoi andare stasera, sul prato, nel boschetto o sulla spiaggia?"
"Sulla fpiaggia".
(Voce suadentissima e dolcissima, tipo maestro Zen): "Benissimo, Pupa. Allora sdraiati da brava, supina".
"Qui non c'è neffuna Pina" (battuta vecchiotta ma lei la fa sempre volentieri).
"Ok Pupa, volevo dire sulla schiena. Guarda il soffitto, rilassati, stai immobile. Ora chiudi gli occhi. Non strizzarli: fai riposare le palpebre.
Rilassa le palpebre.
Adesso, Pupa, andiamo sulla spiaggia.
Vieni con me su quella bella spiaggia di Cagliari, dove la sabbia è morbida morbida. Immagina che la sabbia sia calda, come sono caldi i raggi del sole. Sono caldi ma non scottano. Sei sdraiata sulla sabbia vicino a me, e attorno a noi non c'è nessuno.
Non si sente nessun rumore, solo quello delle onde, che sono piccole piccole e arrivano piano, piano, sul bagnasciuga.
Tu sei ferma su questa bella spiaggia, sdraiata, con gli occhi chiusi. Senti i granelli di sabbia che ti accarezzano la schiena.
Ora cominciamo con il rilassare i piedi. Senti come pesano? Sembra che vogliano affondare nella sabbia. Piano, piano, stanno sprofondando. Sono pesanti. Pesanti.
Rilassa tutte le dita dei piedi. Respira profondamente e rilassa le dita.
Una a una, le devi rilassare. La sabbia è calda, tu sei tranquilla, la tua mamma è vicino a te e ti fa le coccole con la voce.
Ora saliamo verso le gambe. Rilassiamo i polpacci, che sono la parte inferiore delle gambe" (se il bambino non capisce si può toccare la parte interessata, via via).
"È come se i tuoi polpacci stessero scomparendo nella sabbia. È una vacanza bellissima, fa caldo e siamo sulla tua spiaggia preferita. Ci rilassiamo, i tuoi piedi sono immobili, la parte inferiore delle gambe è immobile e pesante. E tu. Respiri. Profondamente."

Salendo molto lentamente e invitando periodicamente il bambino a respirare profondamente, rilassarsi e godersi la bellezza del luogo, si arriva (se necessario) fino alla testa. Dopo la parte superiore delle gambe si rilassa la pancia, poi le braccia con ciascuna mano, una alla volta, e tutte le dita, nominandole e rilassandole una a una, facendole inghiottire dalla sabbia (o dal prato, o dall'erba) con tutta calma. La Pupa si addormenta, di solito, alla fine delle gambe (tempo necessario: 8/10 minuti).

Per fare rilassare tutto il corpo potrebbero volerci 15/20 minuti al massimo, ma è proprio raro che si arrivi fin lì. Qualche consiglio lampo:
- La voce dev'essere davvero suadente, il tono un po' strascicato
- I concetti vanno ripetuti: uno dei punti di forza dell'esercizio è proprio la ripetizione
- Anche le parole vanno ripetute: caldo, comodo, morbido, pesante, sprofondare...
- Non dite mai nulla in tono minaccioso: si tratta di uno sprofondare dolcissimo e avvolgente, come un abbraccio della terra (o del prato)
- Parlate lentamente
- Mai fare domande a cui il bambino debba rispondere (non dire: "Ti ricordi la spiaggia di Cagliari?" ma "Andiamo sulla nostra bella spiaggia di Cagliari)
- Se vi accorgete che il bambino tiene gli occhi aperti, invitatelo dolcemente a richiuderli
- Credeteci.

Se anche il bambino non dovesse prender sonno, perlomeno sarà più rilassato di prima (e quindi sarà più facile e più veloce mettere in atto le altre strategie tradizionali per addormentarlo). L'esercizio potrebbe non riuscire la prima sera: se non avete mai fatto cose di questo tipo, magari avrete bisogno di qualche giorno per prendere un po' di dimestichezza con la pratica.
Il trenino autocico non presenta controindicazioni, e tra l'altro, ve lo prometto, rilasserà anche voi.
Mentre vi scrivevo ho mangiato due barrette di cioccolato con la mou prese alla macchinetta e ora mi sento orribilmente in colpa.
Scatenatevi nei commenti se avete dubbi o curiosità (non sul cioccolato). Spero che questo post sia utile!

mercoledì 15 settembre 2010

Amore di Pupo

Dovete tener conto che comunque sono pazza di lui
Evoluzione del linguaggio del Pupo: zero. Livello di tracotanza e arroganza: in crescita esponenziale. Grado di adorabilità: comunque, elevatissimo. Riporto un esempio di conversazione avvenuta stamane:
(Pupo, puntando il ditino, in tono interrogativo): "Llà?"
(Io, in tono condiscendente): "Piede. Sì, mi sono presa una storta e quindi porto una benda. Ricordi? Sono 10 giorni che mi chiedi la stessa cosa ogni mattina".
"Ahi! Ahi! Llà?"
"Avambraccio. Sì, qui è dove mi hai morso tu l'altro giorno, non fare il finto tonto. Devi smetterla con i dispetti. Sei un prepotente. Sappi una cosa: anche se
a) nel mio ruolo di genitore irreprensibile io non posso certo mollarti una mappina in testa,
b) tua sorella teoricamente potrebbe (io farei anche finta di non vedere, come i poliziotti corrotti), ma è troppo buona e non reagisce,
c) di sicuro prima o poi qualche altro bambino che te le ridà lo incontri. Perciò ti converrebbe smetterla, non credi?".
"Smack. Mcciuck. Mmuà".
"Ipocrita. È inutile che adesso tu venga a darmi i bacini, visto che fino a cinque minuti fa mi tiravi i capelli. Ok, li accetto, ma solo perché sei irresistibile. Vieni qua, porco, fatti baciare".
"LLà? Crà-crà?"
"No, ho detto porco, non rana. Ah, quello? Quello è l'attaccapanni. Ora, dovresti spiegarmi come fai a dire che assomiglia a una rana. Curioso, perché ho appena letto un post di Machedavvero e secondo sua figlia, che più o meno ha la tua età, l'attaccapanni sembra un cavallo".
"Llà?"
"Scopino del gabinetto. Non un oggetto particolarmente affascinante. Lascia stare. Lascia stare. LASCIA ST..." (segue colluttazione).
"Uaaaaaaaaaaaaah".
"Dai, piantala. Lo scopino del gabinetto deve stare al suo posto, ma non ce l'ho con te. Ti sto solo dicendo che va lasciato dov'era, tutto qua. Dai, giochiamo con qualcos'altro. Su, non fare così, non hai subìto nessun torto, smettila di piangere, amore vieni in braccio che ti faccio le coccole".
"Llà! Llà!"
"Sì, sì, in braccio. Vieni dalla mamma, patata. Ammappàlo, quanto pesi. Ma lo sai che pesi quasi come tua sorella? Sei proprio bello stagno. Vieni qua, piombino, che la mamma ti dà i bacin... ma che cos'è 'sta roba? Aiuto! Ma è saliva? Ma mi stai sbavando di proposito? Non ci posso credere! Pupo, questo è troppo, io ti assegno a un'altra famiglia!"
(indicando col ditino fuori dalla finestra): "Llà! Llà!"
"Sì, quella è la casa di Pietro. Ah, vuoi andare a vivere a casa di Pietro? Allora avevo ragione. Sei un porco, e anche un ingrato".
Si allontana, lasciandomi un'abbondante striscia di bava sulla maglietta. Va a prendere le scarpe e lotta per infilarsele da solo, mentre ripete tra sé e sé: "No, no!" scuotendo la testa. Ha 22 mesi. Cosa farà a 22 anni?

giovedì 9 settembre 2010

Scampoli d'estate


Non so come stanno le cose da voi, ma

C'è molto di crudele nell'estate che scappa. Uno ce la mette tutta per inventarsi ogni giorno qualcosa di nuovo e prolungare l'illusione, ma la rugiada sul prato è ogni mattino più tenace del mattino precedente. L'aria fresca ti morde e lascia il segno dei denti, ogni nuovo temporale ti rovescia addosso il terrore che sia davvero finita. I bambini per primi combattono per non arrendersi: si infilano da soli i sandali - e chissenefrega se sbagliano piede e misura - poi corrono fuori di casa con la maglietta troppo corta e quella pancia scoperta che preoccupa tanto le mamme. Il Pupo ieri pomeriggio ha pucciato i piedi in piscina con indosso le scarpe nuove che gli ha regalato la zia, poi sorpreso dalla strana sensazione - acqua freddissima, scarpe e calze zuppe - ha esclamato scuotendo la testa: "Ahi ahi, la pla". Pla è l'acqua, da "splash".
Se non diluvia, la sera prima di andare a letto bevono il lattino sdraiati sul prato. La Pupa, 5 anni, non molla il biberon perché desiderosa di sentirsi in comunione con suo fratello. Mi domando: se uno avesse figli a catena, il maggiore si arrenderebbe al bicchiere solo nel momento in cui anche l'ultimo nato lo fa?
In questi giorni sono a casa per via della storta a un piede. Dovrei tenerlo a riposo, anche se con i Pupi in giro è difficile. Anch'io non voglio che l'estate finisca, sogno di tornare in vacanza domani, di camminare a piedi nudi tutto l'anno. I bambini vivono un momento di grazia, stare con loro è uno spasso. Abbiamo trovato un sistema per mettere a letto in fretta la Pupa: l'addormentiamo col training autogeno (lei lo chiama "trenino autocico"). Avete mai provato? In tre minuti già russa.
Il Pupo ancora non parla propriamente, ma è il re delle onomatopee. Il verso dell'asino è una cosa, quello del cavallo un'altra. Lo sbuffo e il nitrito distano intere galassie. Il gabbiano è in assoluto la sua migliore interpretazione: a un "Ah! Ah!" acuto e stridente si accompagna il ritmico ondeggiare delle braccia. Anche questo mi fa venire in mente la spiaggia. Non voglio adattarmi ai nuovi ritmi, il che mi rende più distratta del solito. Ieri mattina sono entrata nella doccia con il cordless in mano. Parlavo al telefono con mia mamma e non so perché non mi è venuto in mente di interrompere la conversazione prima di buttarmi sotto il possente getto del nostro super, super soffione.

venerdì 3 settembre 2010

Voi, che vivete sicuri nelle vostre tiepide case (2)

Mi fanno notare che ho usato l'attacco di una poesia molto seria
Per intitolare un post giocoso, e allora ve la posto qui integralmente, perché è sempre bello rileggerla (è una delle mie preferite) (magari un giorno parliamo anche di poesia?)
Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per un pezzo di pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.
(Primo Levi)

Nella sua drammaticità, la mia preferita è, da sempre, l'immagine
dell'ultima riga. Da quando ho figli, ancora di più.
E: già che siam qua a parlare di Primo Levi mi permetto di consigliarvi
un suo libro che non è tra i più noti, ma vale davvero la pena: si intitola
"Il sistema periodico".