Ho traslocato su erounabravamamma.it

Vi aspetto!

mercoledì 26 maggio 2010

Tutto quello che so della vita l'ho imparato da Sex and the City


E' uscito! Da oggi in libreria il mio figlioletto più giovane

Vi faccio alcuni esempi di quel che ho capito io guardando ossessivamente, per mesi, la serie in tv:
- Che ogni cuore spezzato prima o poi trova la sua colla
- Che quando arriva un bambino qualcos'altro se ne va
- Che con quello che ho nell'armadio potevo comprare casa
- Che almeno una volta nella vita bisogna fare sesso con un deficiente
- Che non si possono avere 35 anni per sempre
- Che per far spazio ai suoi scatoloni, a qualcuno dei tuoi vestiti devi rinunciare
(...)
Se siete curiose di sapere come ho argomentato le tesi di cui sopra - e da quale delle protagoniste, Carrie Charlotte Miranda o Samantha, ho tratto ispirazione - potete leggere il mio libro, che è in vendita da oggi. A proposito: ieri sera sono stata all'anteprima di Sex and the City 2 (il film). Ne parleremo prestissimo, appena lo vedete anche voi.
E ora, la seconda parte del concorso:
Quali sono le cose importanti della vita che avete imparato voi da Sex and the City, da un'altra serie, da un film oppure da un libro?
Avete tempo per rispondere fino a venerdì! In palio due copie del mio nuovo libro.
PS La saga Briatore mi appassiona assai (vedi mio commento al post precedente).


martedì 25 maggio 2010

Briatore, la saga continua (piccola parentesi)

Lontano dal nostro yacht, il piccolo Nathan Falco non è più sereno

Scusate ma devo assolutamente dedicare un altro po' di spazio a uno dei nostri "garbati vaff", quello dedicato alla famiglia Briatore. Sì, lo so, li avevamo già presi di mira, ma questa notizia è irresistibile. Copio e incollo dal sito del Corriere.it:

«Da quando siamo stati costretti ad abbandonare il nostro yacht il piccolo Nathan Falco piange spesso, non è più tranquillo e sereno come prima». Elisabetta Gregoraci, in un'intervista al settimanale Diva e donna, parla di quello che definisce un «terribile incubo» vissuto dopo il sequestro da parte della Guardia di finanza dello yacht "Force Blue" sul quale viveva con il figlio di due mesi e il marito Flavio Briatore, ora indagato per contrabbando e frode fiscale.

NOSTALGIA - «Il nostro bambino è quello che ha risentito di più di questa situazione, di questo brusco cambiamento - spiega la ex showgirl -. Da quando siamo usciti dalla clinica di Nizza dove ho partorito, ha vissuto a bordo dello yacht: ora non è più tranquillo e sereno come prima, sente la mancanza della sua cameretta bianca, dei suoi spazi, che lo hanno protetto fin dai primi giorni».

lunedì 24 maggio 2010

And the winner is...


Sono molto tecnologica e ho usato la tecnica della pesca dei bigliettini

First things first: per estrarre le vincitrici del concorso ho scritto tutti i nomi su un foglietto e poi ho fatto la pesca. So che su internet esistono programmi fichissimi di estrazione casuale, tipo il "Random qualchecòsa" ma io, che con la tecnologia ho un rapporto da Amish, ho deciso di fare ricorso a un metodo vecchio ma affidabile (nella foto, le mie mani). Non ho modo di provarvi scientificamente che sto dicendo la verità perciò dovete fidarvi della mia parola. Ebbene, sono state estratte:
* La Laura
* Nadiola

Complimenti! ora dovete solo mandarmi i vostri indirizzi, potete farlo anche in privato alla mia mail pmaraone@gmail.com.

In ogni caso, più commentate e più mi piacete. Seriamente: avete un autentico talento comico e una qualità di scrittura altissima. Ok, ora la smetto con le lodi, e reduce da un tranquillo weekend di paura con Pupo + Mike Delfino affetti da virus gastrointestinale, ne approfitto per condividere un paio di riflessioni:
- gli uomini e i bambini malati si comportano più o meno allo stesso modo, non c'è scampo. Mike Delfino, tra gli uomini, non è nemmeno della peggior specie, cioè non è il tipo che ulula "Sto morendouohuoh" ogni quattro minuti, ma tende ad affievolirsi e ad autoestinguersi in un cantuccio per TUTTA la durata della malattia. Questo significa perderlo al primo starnuto (o in questo caso crampo allo stomaco) e rivederlo solo quando ha perfettamente ripristinato il suo equilibrio fisiologico. Te ne fai una ragione, e vai avanti anche da sola, pur riflettendo sul fatto che alle donne tocca "stare sul pezzo" e sgobbare anche se affette da Ebola.
- Cambiando argomento, dai vostri commenti che sto pensando sempre più seriamente di raccogliere (in un libro? in un diario? in un sexy-calendario?) emerge che noi donne ameremmo occupare i nostri 23 minuti di tempo libero (se li avessimo) nei seguenti modi:
* Dormire
* Fare la doccia
* Stendere la biancheria ammuffita
* Depilare una gamba (almeno una)
* Studiarsi la ricrescita davanti allo specchio
* Smadonnare per via della ricrescita
* Perdersi nei meandri del web per farsi poi assalire dai sensi di colpa
* Tentare di fare sesso
* Ricamare/cucire/stirare (sindrome di Cenerentola)
* Pirlare su Facebook contrassegnando con "Mi piace" tutte le attività recenti di un amico/a
* Passare lo straccio, caricare la lavastoviglie, spazzare il pavimento (Cenerentola 2)
* Iniziare 7 cose senza finirne nessuna
* Bersi una birra con ruttino, anche in solitaria
L'elenco non è esaustivo (per quello potete riguardarvi i commenti) ma mi sembra dia conto del clima generale. Per curiosità, in quante delle attività succitate vi siete riconosciute?
PS. Una mia amica ha messo in piedi su Facebook una pagina che si chiama come il titolo del mio libro! Se vi va, fateci un giro.

mercoledì 19 maggio 2010

Oh gioia, oh gaudio, tra 7 giorni esce il mio libro!

Tutto quello che so della vita l'ho imparato
da Sex and the City


Non potevo aspettare oltre per dirvelo: tra una settimana sarà in libreria il mio nuovo figlioletto di carta, in squisita contemporanea con l'uscita del film Sex and the City - 2. Il nuovo pupo è discreto, educato, molto più quieto dei miei bimbi di carne, fa ridere e soprattutto risponde a una serie di domande fondamentali, come: "perché un uomo che credevo intelligente mi ha lasciato via post-it?", "perché non è mai facile distinguere un rospo da un principe azzurro?", "perché non devi mai dare le chiavi di casa a tua suocera?".
Piccolo antefatto che troverete anche nell'introduzione: per circa un decennio ho attraversato la vita facendo a meno di Sex and the City. Mi avevano anche prestato il cofanetto, ma l'ho ignorato per anni. Ogni tanto sentivo qualcuno dire: Sex and the City è per le donne quel che il calcio è per gli uomini. Per reazione mi veniva un pensiero-pernacchia: tanto, se fossi un maschio, allo stadio non ci andrei.
Poi i 25 minuti mi hanno fregato.
25 minuti è la durata media di una puntata.
A schiacciare l'avanti veloce durante la sigla, puoi scendere a 23.
Ragazze, 23 minuti è la durata media del pisolino di un neonato (chissene, se i manuali dicono che dovrebbe dormire tre ore di fila. Non è quasi mai vero). In 23 minuti non si riesce a far niente, o quasi. Una doccia con shampoo ma senza il balsamo che devi lasciare in posa, telefonare a un'amica non troppo chiacchierona, impostare una torta salata.

Io di fronte alle alternative possibili ho cominciato a guardare Sex and the City, e non ho più smesso. Certi episodi li ho rivisti tre volte. Ho preso appunti, ho riso, ho sussultato, ho ricacciato indietro l'occasionale lacrimuccia. E ho capito che tutto quel che avevo fatto e vissuto - gli amori, i viaggi, il lavoro, la famiglia e pure le amicizie - coincideva quasi perfettamente con tutto quel che avevano fatto e vissuto Carrie, Miranda, Charlotte e Samantha.

Bene. Questo post inaugurale serve a rispondere alle vostre curiosità sul libro (ammesso che ne abbiate) e per chiedervi di partecipare a un gioco, se vi piace l'idea: a voi, cosa piace fare quando - e se - avete 23 minuti liberi? Dai commenti più creativi (=non terrò conto delle risposte a monosillabi), lunedì estrarrò due vincitrici che riceveranno a casa una copia del mio libro. Ed è solo l'inizio! (Sì, lo so, suona minaccioso)

lunedì 17 maggio 2010

Che bello, il cacaìtto maìno

Ci sono cose che dovremmo scrivere, prima che il tempo se le porti via

La mia amica Luana mi ha fatto venire in mente una cosa. Lei, che ha un bimbo di sei anni, un giorno era appena uscita dalla doccia quando lui le ha detto: "Mamma, che belle sisette!" (loro sono di Roma). E lei, intenerita: "Grazie! Come sei gentile". Lui: "Ma guarda, e hanno pure il nasino!". Lei: "Sì, anche se non è più alla francese".
Spero che mi abbiate seguito fin qui, perché lo scambio secondo me merita molto (se poi Luana si arrabbia perché l'ho pubblicato, lo censuro all'istante). Ed è ancora una volta rivelatore di tutte le battute che i nostri figli si inventano: comicità di altissimo livello, gratuita e terapeutica.
Mentre, in anteprima assoluta, vi mostro una chiara immagine dei Pupi intenti ad architettare una delle loro porcatine, vorrei condividere con voi alcune perle linguistiche della Pupa - l'unica minorenne in grado di parlare, al momento, in casa nostra - e vi invito a partecipare, se vi va, con le graziose vaccate che dicono i vostri figli. Altrimenti poi ce le dimentichiamo, e sarebbe un peccato.
* La Pupa, che per molti versi si esprime come il linguista Tullio De Mauro, fa degli scivoloni improvvisi quando meno te l'aspetti. Per esempio sbaglia tutte le prime persone plurali degli imperfetti, in modo piuttosto creativo: "Eraviamo", "Andaviamo", fino all'elaborato "Stavaviamo" (per "Stavamo"). C'è un che di lussurioso nel modo in cui pronuncia i verbi.
* "Clessiva" al posto di "Clessidra"
* "Erbivoli", "Carnivoli" (dei dinosauri)
* "Eglaciale" al posto di "Era glaciale"
* "Tricioperàtoro" e "Esterodazzino" (quest'ultimo ve l'avevo già detto)
* "Mamma, hai fatto la multa?" quando mi metto una di quelle maschere per il contorno occhi che si lasciano seccare nottetempo e si eliminano lavandole la mattina. "Fare la multa" (alias "la muta", come i serpenti) è una delle cose che affascinano di più la Pupa, che poi pretende e ottiene di togliermi la "vecchia pelle" con le sue manine a pinza.
Poi mi verrà in mente altro ma per ora mi fermo qui, e vi passo la palla.

martedì 11 maggio 2010

Garbati Wafer - parte seconda e ultima

A grande richiesta, e poi cambiamo argomento

Riassumo qui i"wafer" (espressione coniata da Nanna, che ringrazio) più rappresentativi dell'ultima tornata. Vi ringrazio anche, tutte, per i commenti sempre intelligenti e quasi sempre garbati (anche se alcune birichine usano un linguaggio un po' colorito), poi voglio tornare a scrivervi un po' dei Pupi. A proposito: oggi Limonazio compie un anno e mezzo. Per festeggiare, ha trascorso buona parte della mattina cercando di mangiare la terra dei vasi.
Dunque, dicevamo:
"Vaff"...
* alle amiche che non ti invitano più, ma anche a quelle che continuano a invitarti insistentemente, non capendo perché tu non te la senti di fare le 5 del mattino di giovedì, e poi dicono in giro che non sei più la stessa, e che forse hai una depressione post parto, e che non ti fai mai sentire nonostante loro cerchino in tutti i modi di starti vicine.
* ai padri che non hanno capito che il figlio è anche loro al 50 percento, e considerano l'occuparsene occasionalmente una magnanima concessione. E alle nonne e alle suocere che lo incoraggiano facendolo sentire Usama (o anche Obama) ogni volta che cambia un pannolino.
a quelli che "No, di figli non ne ho. Però ho appena preso un cane... e credo che sia più o meno lo stesso!". Variante con animali: “Non sarai mica una che si fa condizionare dai bambini, vero?”. “E da chi se no, dal gatto?”
* alle mamme vip: la Marcuzzi, che anni fa disse di essere ritornata in super-forma dopo il parto "per merito di mio figlio che non sta mai fermo". A quelle con stuoli di tate che dicono, “Il mio bambino? Be', praticamente lo cresco da sola”. Alla Carfagna, senza nessun motivo specifico. Alla Gelmini, non solo per le sue dichiarazioni post-parto, ma anche per i tagli alla scuola (tanto a lei che importa? I suoi figli andranno alla privata).
* alle esperte in litanie tipo “Poverina, ha le manine gelate” e “Oddio, ma la porti in giro con i piedini nudi?”. (unica risposta possibile: “Lo so, si toglie le calze. Che devo fare per evitarlo, tassellargliele?”).
* ai datori di lavoro maschi: che quando vai a fare il colloquio per un nuovo impiego (quello che avevi prima l'hai perso perché sei rimasta incinta) e specifichi che hai un figlio e che non sei disposta a stare al lavoro "sine orario", ti dicono: non si preoccupi, ci siamo passati tutti... con l'aria comprensiva e di chi capisce esattamente cosa significa. Peccato che i figli non li hanno certamente cresciuti loro, ma le mogli, e quindi non hanno la minima idea di cosa significhi. La riprova ce l'hai la prima volta che chiami dicendo che non vai perché la pupa ha la febbre a 40, e il commento è “Ah, queste mamme” (strategia da adottare: la volta successiva ho detto che ero IO, quella con la febbre a 40). Alle datrici di lavoro femmine che magari i figli li hanno anche avuti ma poi si sono dimenticate tutto.
* ai Comuni che tagliano i posti negli asili nido, alle rette altissime nonostante gli stipendi stiano a zero (o quasi), mentre in Germania per un mese di nido si pagano 50 euro.
a quelli che ti chiedono “A quando il secondo?” come se fosse scontato che una possa/riesca ad averne altri. A quelli che dopo il terzo ti dicono “Ora basta, però, vero?” come se dovessero allattarli/sfamarli/occuparsene loro.
* a quelli che quando sei incinta ti dicono “ma che bella pancia, a che settimana sei, ventottesima?” e quando tu rispondi “No, trentaseiesima” gli cade la mascella e fanno, “Ah. Ma non è un po' piccola?” e tu di lì al parto continui a fare incubi in cui partorisci un nano o una Polly Pocket.
* alla pediatra che, alla prima visita in ospedale a 4 giorni dal parto (e non 7 come di solito) mi ha detto gelida: il bambino non è cresciuto. Se non prende xx grammi tra 7 giorni prenderemo provvedimenti. Punto. Senza darmi spiegazioni né soluzioni e scatenando all'istante una cascata di lacrime (provvedimenti? Che provvedimenti? L'affidamento? Il carcere?) che ricorderò come il big bang del mio post partum. Per la cronaca: l'astuta pediatra aveva sbagliato il calcolo del peso, era convinta che fossimo già al settimo giorno dalla nascita... ora che ci ripenso merita un altro vaff!
* un vaff amorevole a mio padre che è andato a prendere mio figlio Tito all'asilo perché io non potevo e mi ha portato il suo primo "lavoretto" per la festa della mamma! Un'emozione che non vi dico: un vasetto di vetro, bellissimo, con dentro paletta e cucchiaio di legno. In allegato un bigliettino: "per te mamma, tanti auguri. FABRIZIO". Fabrizio?! Fabrizio??!!?
* a tutti quelli che ti dicono: "sei di nuovo incinta?". "No, str***o/a. Mi è rimasta la panza"."Be', devi fare gli addominali". “Ma vaff!”
* alla nonna del parco che sgrida i figli altrui perché corrono e urlano e monopolizza le giostre. A chi non vuole che i bambini salgano dallo scivolo al contrario. A chi dice orripilato “Bleah! Non toccare questo. È cacca” qualunque cosa prendano in mano. Infatti stamani, a Limonazio, io più correttamente segnalavo: “Non mangiare questo. È terra”.

martedì 4 maggio 2010

Garbati "vaff"

E ora qualcosa di completamente diverso

A grande richiesta, un post sui "vaff" e sui !*§&%$!! che vorremmo tirare a chi, per un motivo o per l'altro, infastidisce noi mamme.

"Vaff" a...
* Gisele Bundchen, a detta sua tornata più magra di prima a soli quattro mesi dal parto, sostiene di non aver provato grandi dolori durante il travaglio perché... troppo emozionata all'idea di vedere suo figlio. A nostra parziale consolazione: Gisele sarà anche in forma smagliante ma, come mostrano chiaramente le foto di Vanity Fair che l'ha intervistata, è pure un po'... smagliata. Ahahahah!
* Mariastella Gelmini, che dopo aver dato seri scossoni al sistema-scuola ora tenta di distruggere l'autostima delle donne comuni sostenendo che ogni mamma, come lei, dovrebbe tornare al lavoro a pochi giorni dal parto. Non accanitevi contro di lei perché ci penserà la sorte a punirla, come mostra la storia di... (vedi sotto)
* ... Rachida Dati, ex ministra francese poi caduta in disgrazia. Destò scalpore, poco più di un anno fa, per esser tornata in Parlamento a cinque giorni dalla nascita della Pupa (e dal cesareo), per giunta indossando un tacco 5.
* La mitica Elisabettona Gregoraci, invero già colpita dal fato: pur avendo messo al mondo il delfino di Briatore, è bella gonfia come tutte le neomamme.
* Briatore medesimo, che sei anni fa ha avuto una bimba da Heidi Klum e non ha voluto saperne nulla. Per fortuna, Heidi Klum è una tipa in gamba e ha poi sposato un uomo-roccia come Seal, ora papà a tutti gli effetti della piccola. A proposito di facce di gesso: a voi, negli ultimi mesi, non facevano uno strano effetto le interviste a Briatore che diceva "Sarò un padre fantastico"? Briatore, ma !*§&%$!!
* Tutti quelli che ti chiedono "Come va" e poi, quando gli riassumi in 2 parole il tuo fine settimana tra congiuntivite, febbre, cacca ecc. ecc., ti guardano con sufficienza e poi dicono "Eh cara, ci siamo passati tutti". Ma allora cosa me lo domandi a fare?
* Quelli senza figli che se per avventura ti capita di dirgli che sei stanco rispondono: "Ah, guarda, non ho dormito nulla neanch'io; sai, ho fatto le cinque l'altra sera e avevo bevuto un po' troppo"
* Quelli (con o senza figli) che passano il tempo a dirti: "Ti limiti troppo, è il bambino che deve adattarsi alle tue esigenze e non tu alle sue; non esci più... dovresti dedicare del tempo a te stessa"
* Le colleghe che ti rubano la scrivania e quando rientri ti dicono "Se ti interessava tanto il tuo ruolo dovevi portarti il pc in maternità". Certo, e magari lo tenevo anche in equilibrio sulla testa mentre con una mano cambiavo il bambino, con l'altra reggevo la tetta mentre lo allattavo e, per ritrovare la linea perduta, saltellavo la corda canticchiando spensierata dopo una nottataccia di sveglie continue tra rigurgiti e pianti strazianti
* Quelli che per strada non si fanno i fatti loro, come la sconosciuta senza il minimo tatto che ti suggerisce di mettere alla bambina una cuffietta per tenere le orecchie a posto e vuole spingerti subito all'interno di un negozio di ortopedia
* Chi non capisce che un bimbo può anche essere stanco e si stupisce se piange quando lo prende in braccio e ce lo vuol tenere per forza; chi non si fa più sentire e non ti invita più perché "tanto col pargolo non puoi uscire"; chi è convinto che "allora se dorme la notte per te è una passeggiata"; e anche a chi dice "Ah bene, ora è tranquillo, ma fa sempre in tempo a cambiare: vedrai che con i dentini avrai problemi".

Grazie a tutte le collaboratrici: Didò, Marina, Micol, Typing Mummy, Francesca, Jane, C., Claudia, Chiara & le altre... e vi prego, andate avanti, perché mi diverto un sacco. Tra l'altro trovo che questo blog sia frequentato da persone molto intelligenti e con un grande senso dell'umorismo. Ve l'avevo già detto?

domenica 2 maggio 2010

Essere mamma è rock

Ci sono delle volte in cui dici: e io che credevo, e invece

L'altro giorno ero a Roma, a intervistare Elisa, e mentre mi raccontava del suo travaglio di quaranta ore e del metodo, ehm, bizzarro di alcune ostetriche per incoraggiarla ("Qui non tira aria di parto" e "Non sei abbastanza combattiva") un emisfero del mio cervello era solidale con lei, l'altro - quello razionale - rifletteva su una cosa: i dolori del parto sono uguali per tutte. A meno di non essere in America, dove il 99% delle vip (ma anche molte donne normali) fanno il cesareo, qui da noi quella deliziosa esperienza extraterrestre ti tocca comunque, che tu abbia vinto Sanremo o che lavori in un call center.
Sempre Elisa (se vi fa piacere troverete l'intervista su Gioia, il 6 maggio) mi ha fornito inconsapevolmente un altro spunto di riflessione: chi dice - e sono ancora tanti, ne abbiamo parlato anche su questo blog, per esempio qui - che una mamma farebbe meglio a starsene a casa a occuparsi dei bambini si sbaglia di grosso. Lei per esempio, avendo partorito in squisita contemporanea un disco e una bambina, a sei mesi dalla doppia nascita ora è in tour.
Con la pupa al seguito. "Certo, andiamo più lenti, ma facciamo le cose bene, anche meglio di prima: è un ottimo passo indietro per tutti." A immaginarsi la sua band che mette da parte birra e sigarette per tentare le prime pappe e cullare, a turno, la neonata viene da un po' da sorridere, ma in fondo, perché no? Basta avere alcune accortezze. Per esempio, come mi ha detto Elisa, "Non allattarla dopo un concerto, altrimenti le passo l'adrenalina e non dorme più".
P.S. Prometto di tornare a scrivere presto, perché vi devo raccontare di come il Pupo è stato ribattezzato Limonazio.