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giovedì 5 giugno 2014

Alla vigilia di un viaggio (con bambini)

Mai indossare calze di collant subito prima di un viaggio
Ore 21.02 «Mamma, ti sei fatta male o ti sei solo spaventata?» mi ha chiesto l'altra sera il Pupo, osservandomi accasciata, immobile ai piedi dei due gradini che, in casa nostra, separano la cosidetta «stanza segreta» (un ripostiglio che contiene soprattutto giochi, nda) dalla zona soppalco.
In effetti ci ho messo qualche istante a rispondere, stringendo i denti e piangendo in silenzio mentre davo a me stessa dell'idiota.
Rewind. Ore 21.01 Stavo per l'appunto uscendo dalla stanza segreta, quando, avendo ai piedi due sottili calzini di collant, sono scivolata e caduta, andando a sbattere sul parquet prima con entrambe le ginocchia - sulle quali ora si stagliano ben visibili i due lividi di riferimento - e immediatamente dopo, per par condicio, con entrambi i polsi, nell'istintivo quanto inutile gesto che il 98% della popolazione mondiale compie per proteggersi il volto e la testa in caso di capitomboli. «Idiota idiota idiota», mi sono ripetuta 15/16.000 volte.
Perciò ho esitato Soffermandomi qualche istante a valutare i danni prima di rispondere al Pupo. Per fortuna ho presto capito di non essermi fatta (quasi) niente. Del resto è solo da una settimana che sono senza gesso: sarebbe stato paradossale rompermi subito un altro osso. Qualcuno nei commenti a questo blog mi aveva parlato del senso di liberazione che si prova quando, dopo aver perso per un mese l'uso di un arto (nel mio caso, il braccio destro) all'improvviso lo si riacquista. In effetti, a me la liberazione l'hanno fatta proprio sudare.
Una mattina di fine maggio, all'ospedale Galeazzi Mi sono presentata garrula e speranzosa all'accettazione, con 55 minuti d'anticipo rispetto al mio appuntamento.
(Io, 54 minuti dopo, al banco informazioni) «Mi scusi, secondo quanto c'è scritto qua tra un minuto sarei attesa in sala raggi. Ma pur essendo arrivata presto, allo sportello ho ancora ventordici persone davanti, è mai possibile? Come faccio adesso?»
(Addetta) «Abbia pazienza, è che l'età media dei pazienti è un po' alta, gli anziani fanno fatica in sede di accettazione. Non si preoccupi, non la rimandano a casa con il gesso».
(27 minuti dopo, finalmente all'accettazione, dopo aver pagato il ticket) «Benissimo cara, ora attenda che chiamino il suo numero. Quando sentirà il suo numero vada in fondo a questo corridoio a destra, al presidio infermieri, e mostri queste carte. Sapranno indirizzarla».
How soon is now? 14 minuti dopo, con 45 minuti di ritardo rispetto al mio appuntamento, mi sono consegnata spontaneamente al presidio infermieri.
(Infermiera brusca) «Abbiamo chiamato il suo numero?»
«Sì».
«È sicura?»
(Senza esitazione) «Sì».
«Uhm... strano, qui non risulta. Vabbe' vabbe' dia qua. Ok, mi faccia vedere... Bene, deve andare al primo piano e chiedere della dottoressa R».
«È lei che mi farà la lastra?»
«No. La dottoressa R deve solo firmare e timbrare questo foglio. Poi con il foglio lei andrà al piano -1, in sala raggi».
«Ah».
Officina ortopedica Di fronte agli occhi del visitatore, al primo piano, si staglia la scritta della speranza: «Officina ortopedica». Vien da pensare che qui si crei, si ripari, si rimonti con grazia ciò che è stato smontato. Però in corridoio, di fronte allo studio della dottoressa Romanò, ci sono sei sette persone in attesa. «Scusate, voi state aspettando...». La risposta è un coro all'unisono: «La dottoressa R. Però sta  v i s i t a n d o».
«Potrei secondo voi velocemente intrufolarmi, farle firmare codesto foglio e nello spazio di 30 secondi togliere il disturbo?»
È come se gli occhi dei pazienti in attesa fossero campioni di nuoto sincronizzato. S'alzano al cielo perfettamente coordinati, poi uno bofonchia: «Mmmm ooocchei, se proprio deve».
Le sudate carte Qualche minuto dopo vittoriosa fuggo verso il piano -1. Prendo l'ascensore sbagliato, finisco davanti alla sala operatoria, fingo indifferenza, salto sull'ascensore giusto, ed eccomi finalmente in sala raggi.
(Infermiere brusco): «Qui manca un foglio».
«Quale foglio?»
«La fotocopia di quest'altro».
«Eh».
«Senza la fotocopia non può fare i raggi. Dovevano fargliela in accettazione».
«Sì, ma non me l'hanno fatta».
«Adesso è un problema».
(Io, paziente) «Vuole che torni su? Magari rifaccio la coda, poi tra un 75/90 minuti ci vediamo qui con la fotocopia».
(Voltandosi verso una fotocopiatrice già accesa): «Ooocchei, gliela faccio io». 
Sicura di non essere incinta? 30 minuti dopo, in sala raggi. La radiologa è un tipo ansioso e mi chiede quattro/sei volte se sono sicura di non essere in gravidanza. Le dico che sto allattando una neonata e lei mi snocciola le decine di casi di sue conoscenti rimaste incinte dopo una settimana dal parto. Le dico un po' secca che, a parte questo, non deve preoccuparsi: non c'è nessuna possibilità che io sia incinta. «Ooocchei, la mia era solo una domanda». Fortunatamente la lastra va bene. «E adesso cosa faccio?»
«Torni al primo piano, dalla dottoressa R. È lei che toglie i gessi».
Un po' penso a uno scherzo, un po' mi viene da piangere. L'ascensore non funziona. Salgo a piedi, lentamente: piano terra, primo piano. Per fortuna davanti a me, all'officina ortopedica, non c'è più nessuno. I pazienti in attesa si sono come dissolti. Mi cade l'occhio su una finestra che qualcuno ha lasciata aperta e penso che si siano tutti buttati di sotto, per l'esasperazione.
I bet you look good on a dance floor Busso, ma nessuno risponde. Riprovo a bussare, poi entro. La dottoressa R è al telefono: sta parlando con qualcuno dell'organizzazione di una festa. È seccata perché un amico comune porta sempre vino scadente. Ormai ho perso ogni ritegno, le agito il gesso davanti al naso per farmi notare. L'assalto olfattivo funziona: dopo meno di un minuto chiude la telefonata. Per scalpellarmi via il gesso chiama uno specializzando, che si gode il delicato bouquet floreale emanato dal mio braccio dopo un mese di costrizione ma mi usa la gentilezza di fingere indifferenza. Una volta libera corro in bagno. Stranamente il dispenser non è rotto e contiene anche il sapone, così mi prendo il lusso di passare 10 minuti d'orologio a strofinarmi e sciacquarmi.
Esco dall'ospedale con due ore di ritardo, la Piccolissima a casa avrà certamente fame, il braccio è debole e lo sento strano: però sono di buonumore, pazienza, tutto passerà. Nelle ore immediatamente successive stringo mani, tocco persone e batto cinque come neanche Matteo Renzi in visita nelle scuole, carezzo bambini, firmo documenti, mi lavo i denti, scolo la pasta, taglio la carne, mi faccio pure giocosamente mordere la mano da Laccio («il cane che ti rompe un braccio» ©).
Good vibrations Pensieri sparsi nelle notti che seguono:
1. È proprio vero. Quando vieni privato di qualcosa, la gioia che provi nel tornarne in possesso è indescrivibile.
2. È proprio vero. I meccanismi secondo i quali funziona, in Italia, la sanità sono spesso farraginosi, inutilmente faticosi (avete aneddoti in merito? Se sì, mi divertirebbe molto leggerli).
3. È proprio vero: alla vigilia di un viaggio bisognerebbe più che mai stare attenti a non finire in pericolo. Domattina se il cielo ci assiste partiamo per una settimana di mare. Non devo non devo non devo indossare più i collant, non devo scivolare. Non devo rompermi un altro polso.
4. (ultimo) È proprio vero: mi riduco sempre all'ultimo momento. Ore 15.56: devo fare le valigie, un poco di spesa, partecipare a una festa di bambini, portare a scuola i regali per le maestre, istruire il vicepadre di Laccio,  un amico che starà a casa nostra con lui durante la nostra settimana di vacanza, sul da farsi.
Voi ci riuscite, a organizzarvi in anticipo? Se sì: come? Quali sono i segreti? Io non ne sono mai stata capace. E così, in queste ore, un'ansia sottile mi pervade. Però senza gesso la vita mi sorride. Ho due braccia. La lavanda nel mio patio è sfacciatamente in fiore. Ooocchei, lo dico: sono felice.

Soundtrack: Rewind
How soon is now?
I bet you look good on a dance floor
Good vibrations




17 commenti:

  1. E' ufficiale, i pazienti della dottoressa R. si sono buttati dalla finestra a causa della telefonata della suddetta.
    E come ti invidio la lavanda, a me secca sempre!
    P.S.
    Sull'organizzazione, per quanto cerchi di fare le cose in anticipo c'è sempre qualcosa che mi sfugge. Forse lo faccio apposta. Comunque buone vacanze!

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  2. Non posso aiutarti per quanto riguarda le valigie all'ultimo minuto: la mia ormai e' cronica!! :-) le faccio talmente veloce che PUNTUALMENTE scordo qualcosa...e con gli anni,per non sentir brontolare la mia " dolce" meta' durante tutta la vacanza,inconsciamente riesco a lasciare a casa SEMPRE qualcosa x me!!! Ultimo breve viaggetto di tre giorni a fine Aprile: sono riuscita a partire con la mia magliettina FINA e basta pur sapendo dalle previsioni che sarebbe piovuto molto e le temperature non sarebbero state estive!!! Ovviamente marito e pargoli avevevano tutte le " gradazioni" di giubbetti!! I miei erano rimasti tutti appoggiati sul letto..:-) buona vacanza e...brava che non ti porti Laccio altrimenti chissa' cosa ti avrebbe rotto!!! :-) Pamela

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  3. Ti prego dimmi che non abiti a Milano...

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  4. Io parto sempre con buonissimi propositi e piani di azione...poi mi riduco sempre all'ultimo secondo disorganizzatissima...e di mestiere faccio la project manager

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  5. Quando ero nei lupetti ci avevano insegnato a fare la lista delle cose da mettere nello zaino per il campo, ovviamente ben divise: per mangiare, per dormire, per lavarsi, per il caldo/ freddo...............
    Così la mia è una organizzazione sopratutto mentale nel senso che la valigia la faccio poco prima di partire ma nei giorni precedenti inzio a scrivere su un foglio la listona di cose da portare e poi, man mano che metto dentro..depenno!!!
    Buona vacanza, sei sempre qui in liguria???

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  6. Circa un anno e mezzo fa mi sento un dolore cattivo al fianco destro, sembra sopportabile. Nel giro di due ore il dolore si sposta dal fianco alla parte superiore dell'addome, è talmente forte che non riesco a stare in piedi: ambulanza, Pronto Soccorso. Accettazione, mi fanno sedere su una sedia a rotelle e -miracolo!- il dolore è passato. Il medico mi fa un terapia antiqualcosa e mi rimanda a casa. "Domani, però, mi raccomando, si presenta in radiologia che facciamo un'ecografia dell'addome completo."
    La mattina dopo mi presento in radiologia, mostro foglio all'impiegata dello sportello. Quella mi guarda "molto bene, adesso lei si accomodi lì, io avviso il medico che ha il suo nominativo che è arrivata e poi la chiamano."
    Mi siedo e comincio a leggere. Un libro molto interessante, infatti quando guardo l'orologio vedo che è passata un'ora e mezza e nessuno mi ha filato o mi fila di striscio. Arriva mia madre, che ha fatto in tempo ad andare dal parrucchiere a farsi taglio piega e colore. Nessuna chiamata.
    Nel frattempo, nella stanza delle ecografie capita di tutto: gente che vomita, attacchi di panico perché la stanza è al chiuso e al buio, vecchietti che svengono. Dopo due ore e mezza, stremata, torno allo sportello: "senta, lo so che avete una mattinata difficile, ma devo aspettare ancora molto?"
    "Ma lei chi è?"
    "Quella mandata qui dal Pronto Soccorso."
    "Ma io non ho la carta del PS"
    "Mi ha detto di tenerla e che ci pensava lei a farmi chiamare."
    "O mamma! Ma davvero lei è qui da due ore e mezza? Ma io proprio non l'ho vista!"

    Dunque, io sono abbondantemente sovrappeso. Ho i capelli ricci che mi fanno il cespuglio tipo Diana Ross mezza giornata dopo averli lavati. Era inverno e portavo un cappotto rosso fuoco. Mi ero seduta esattamente di fronte al suo sportello.

    E quella diceva di non riuscire a vedermi!!!!!!!

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  7. Anche io ho la lista delle cose da mettere in valigia. E da quando c'è la pupa, inizio giorni e giorni prima a imbastire i bagagli. Ma com'è come non è, mi riduco sempre all'ultimo secondo. E non mi aiuta il mio Mike Delfino, che di valigia fa solo la sua (nel senso che butta dentro delle cose a caso in 5 minuti, circa un quarto d'ora prima della partenza), ma che mi guarda con vago sguardo inquisitorio.

    Per il resto: non ho terrificanti aneddoti sulla sanità lombarda, però posso raccontarti di un mio conoscente all'uscita della sala gessi, dopo aver tolto l'ambaradan al braccio, è caduto e si è rotto lo stesso braccio. Lo hanno sfottuto per un'eternità.

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  8. Oh povera cocca, l'odissea del gesso. Smettila di scivolare però. Bonnes vacances!!!

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  9. La cosa migliore è fare una lista delle cose da portare via per ogni occasione (mare, montagna, estate, inverno) e salvarla al computer e poi alla bisogna stamparla e depennare man mano che metti via. Portarla con se la prima volta ed eventualmente aggiornarla e/o aggiustarla.
    Fatta una volta devi solo fare la valigia e non pensare ad altro. A quel punto la valigia la prepari in 10 minuti.

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  10. Io parto per il mare domani per una settimana di vacanza. Ho iniziato a fare le valige una settimana fa per cercare di ridurre i fattori di stress da partenza.
    Non è che sia servito molto. E ci credo : in una settimana si sono susseguite 2 feste di fine anno scuola, 2 feste di compleanni (di cui una declinata ma con aggiunta di senso di colpa) , 1 corso di nuoto, 1 seduta di rieducazione alla scrittura, 6 lavatrici, di cui due per cambio completo di letto del marmocchio, compreso materasso (e si purtroppo capita ancora che di notte bagni il letto…posso suggerirlo come argomento per un tuo post? Giusto per avere un confronto e un conforto in merito), e successive sessioni di stiratura, e tutto questo lavorando e tentando di mantenere una parvenza di ordine e pulizia in casa e dei pasti decenti. Si lo so che sono tutti argomenti triti e ritriti, banali e scontati, ma concedetemi lo sfogo. Posso dire che sono stanca e che la prospettiva di una settimana di vacanza non è che un’illusoria consolazione? Posso però dire anche che anche io sono felice anche se a volte sono troppo stanca per accorgermene.

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  11. Sei fantastica. E ora occhio a dove metti i piedi.

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  12. E in tutto questo sei riuscita anche a scrivere un post sul blog??? Grande!

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  13. Certo Paola che tu sempre in grande stile eh?
    Cioè non ti accontenti di romperti un polso in modo banale, ma te lo fai rompere da Laccio; te lo fai ingessare da un otorino (si era uno scherzo ma fantastico!); te lo fai liberare da una dottoressa simpaticissima dopo aver superato le famose 12 fatiche...
    Chissà al mare che ci combini!!!
    Non vediamo l'ora di saperlo!

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  14. Malasanità? pronti!!
    Successo ad un amico:
    Pronto Soccorso per forte dissenteria da tre giorni con sospetta disidratazione.(poverino, non stava in piedi)
    Diagnosi: Stipsi cronica
    Cura: purgante
    No comment
    La vicenda è ovviamente finita in tribunale.
    Buone vacanze Paola!!

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  15. anche io preparo le valigie il pomeriggio o la sera prima di partire. quello che dimentico lo comprerò sul posto, non andiamo mai nel deserto. semmai siamo all'estero dove però gli abitanti sopravvivono ugualmente.

    aneddoti sulla sanità lombarda, grazie al cielo niente di male. una volta mi sono spaccata una vertebra in bici, quello che mi ha fatto il gesso sembrava effettivamente uscito da un'officina, era enorme e aveva delle mani grandissime. mi hanno appeso ad una specie di impalcatura in orizzontale tipo salame e mi hanno ingessato tipo tutankhamen. un caldo boia a luglio e poi anche un mega-phon per asciugare il gesso (l'ho odiato a lungo). però mi hanno salvato la schiena.

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