Anestesia o eutanasia
Alcune amiche mi avevano raccontato la loro esperienza. “All’inizio del travaglio, prima di andare in ospedale, ho addobbato l’albero di Natale”. “Io ho lavato le tazze della colazione”. “Io ho pagato online i conti del mese”. “Io sono andata a fare una passeggiata con il cane”. Prima della nascita della Pupa, la mia primogenita, in quei momenti convulsi in cui non riuscivo nemmeno a formulare una frase di senso compiuto l’unica cosa che mi veniva in mente era: io non ce l’ho avuto, l’inizio del travaglio. Sono partita subito dalla fine.
Per fortuna l’ostetrica, Giuliana, era bravissima. Nei pochi secondi di intervallo tra le contrazioni leggevo il suo nome sul cartellino che portava appeso al camice. Per ingraziarmela lo scandivo a voce alta: “Giu-lia-na. Che bel nome che hai, Giuliana”. Poi sentivo il dolore aumentare e ricominciavo a urlare: “Fammelanascerefammelanascere!”. Mia sorella leggeva sul tocografo l’intensità delle contrazioni con un anticipo di qualche istante rispetto al loro arrivo. Quelle particolarmente potenti le commentava come allo stadio: “Però! Vai così! Uuh, guarda questa!”. Poi mi stringeva forte e mi avvicinava un asciugamano perché lo mordessi al posto del suo braccio.
Poco dopo le cinque del pomeriggio Giuliana mi ha rotto le acque. Il liquido era tinto, mi hanno fatto una flebo di antibiotico nel braccio. Non ho sentito l’ago. “Puoi spingere”, mi hanno incoraggiato. Ho urlato ancora: “Mammamammamamma!”. Mia madre, che era fuori in sala d’aspetto, pur avendo un deficit d’udito è riuscita a sentirmi. E dribblando non so come ostetriche, ginecologi e infermiere ha attraversato tre stanze, un corridoio e mi ha raggiunto in quattro secondi netti. “Mi cercavi?”, mi ha chiesto, affacciandosi sorridente alla sala travaglio. “Era un’invocazione generica”, ho precisato cacciandola. Poi ho pensato: adesso chiedo un cesareo, o l’eutanasia.
Ho traslocato su erounabravamamma.it
Vi aspetto!
mercoledì 18 marzo 2009
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Anc'io ho sentito di donne che, prima di andare in ospedale, hanno la forza di fare le faccende domestiche, finire la valigia, magari farsi anche una doccia, vestirsi di tutto punto e andare tranquillamente in ospedale, come se stessero andando a fare shopping!
RispondiEliminaIo, alle 6 di mattina, quando finalmente mi sono decisa ad andare in ospedale dopo una notte di contrazioni, non avevo nemmeno la forza di andare in bagno a fare la pipì e mi sono fatta aiutare da mia madre per vestirmi: in pratica io ero un manichino e ha fatto tutto lei!!
Complimenti a tutte quelle più forti di me! (Ma esistono davvero??)
Anche io sono partita dalla fine!!!
RispondiEliminaSolo che la mia fine è stata tanto lunga... circa 11 ore di travaglio e poi ti dicono che è la gioia più grande! E che i dolori si dimenticano subito: ho continuato ad avere incubi per mesi!
Ho urlato ininterrottamente per tutto il giorno NONCELAFACCIOPIU'.
E anche io ho letto il cartellino dell'ostetrica, Grazia, quella santissima donna che mi ha sopportato, aiutato e incoraggiato.
Sono in ritardo di quasi tre anni...ma leggere il tuo parto mi ha fatto ridere con le lacrime agli occhi...ma quanto mi ricorda il mio!
RispondiEliminaSolo che sì...io ho iniziato il travaglio...e ho cenato, fatto la doccia, guardato la tv, preparato la borsa! Ma qui...molte barano! Io ho rotto le acque (e quindi tecnicamente il travaglio era iniziato) ma non avevo UNA contrazione...facile così no? Però da quando sono partite...è andato tutto veloce! Secondo me mio figlio ha preso la rincorsa...