Il Pupo, 4 mesi per 8 chili, è uscito indenne dalla sua prima lezione di acquaticità. Di qui ai tuffi di testa il passo è breveDopo i 3 mesi - cioè, dopo le prime vaccinazioni, che vengono richieste da qualunque struttura sportiva - i bambini possono cominciare a frequentare un corso di nuoto. Meglio sarebbe dire di "acquaticità", nel senso che il nuoto vero e proprio si impara dai 3 anni in poi; ma è utile cominciare da neonati, soprattutto perché il ricordo della vita prenatale (= nel liquido) è ancora vivido, e poi perché per un neonato andare in apnea è più facile che per un adulto. Fino all'anno di vita, infatti, quando il bambino mette la testa sott'acqua chiude automaticamente l'epiglottide e interrompe la respirazione, tornando a comportarsi come quand'era nella pancia della mamma, anche se solo per pochi secondi.
Quindi, non beve (o beve meno).
I corsi di acquaticità coi bambini (noti anche come aqua-baby) rappresentano anche, per le mamme, un ottimo metodo per smaltire i chili in eccesso, poiché il dispendio di energie che richiedono è paragonabile a quella di una giornata di speleologia o sci di fondo (scegliete lo sport che vi sembra più faticoso e immaginatevi di praticarlo per otto ore di fila). Anche se la lezione in sé dura solo mezz'ora, il prima e il dopo sono laboriosissimi.
Intanto dovete arrivare alla piscina.
Se come me avete ciccato i tempi della prenotazione, l'unico
slot rimasto disponibile è quello delle 9.30: per una neomamma, praticamente l'alba. Se
prima di avere un figlio impiegavate circa 30 minuti per uscire di casa, ora dovete moltiplicare i tempi più o meno per 4. Anche le operazioni più semplici diventano faticosissime. Se avete due figli, moltiplicate per 8.
La sera prima del corso andate a letto alle 20, "per essere riposate". Con l'ora legale c'è ancora luce fuori, ma voi non ci fate caso. Nonostante vi siate ripromesse di preparare la borsa con tutto l'occorrente per voi e per il bambino in anticipo, alla fine per qualche ragione misteriosa non l'avete fatto. A letto non riuscite a prendere sonno, un po' perché persino le galline del pollaio del proverbio sono ancora sveglie a quest'ora, un po' perché siete in pensiero per la borsa (ma la pigrizia vi impedisce di alzarvi per prepararla). All'una finalmente vi addormentate.
La mattina dopo, nell'ordine: 1. Saltate la colazione. In piscina ci sono i distributori automatici, pensate - che c'è di meglio di un bel caffé alla macchinetta per cominciare la giornata?
2. Non vi lavate. In piscina finirete comunque in acqua, pensate - che c'è di meglio di un tuffo nel cloro per rinvigorirvi e idratare la pelle?
3. Infilate direttamente il costume sotto i vestiti. Questo vi farà risparmiare tempo negli spogliatoi, pensate - (provato per voi: una volta ho dimenticato di mettere in borsa la biancheria intima, e uscita dalla piscina sono andata in giro senza mutande per tutto il giorno).
Ieri mattina, dopo aver compiuto queste operazioni, ho affidato a Mike Delfino, perché la portasse all'asilo, una Pupa particolarmente recriminatoria. Si era svegliata facendo uno dei suoi annunci: "Mamma, non solo voglio stare nella stessa stanza in cui sei tu. Voglio essere
nel punto esatto in cui sei tu.
Sempre". Mike Delfino, con maschia ma garbata risolutezza, grazie alla forza di venti braccia mi ha strappato la Pupa di dosso. A quel punto avevo già perso 2.000 kilocalorie (più o meno il fabbisogno giornaliero di un essere umano adulto). Copiosamente sudata nonostante la giornata fosse freddina, mi sono gettata il Pupo in spalla e sono corsa in strada, dove mi aspettavo che mi aspettassero (perdonate il bisticcio) due amici con relativo neonato, come me iscritti al corso. Sono rimasta lì per un quarto d'ora meditando sui casi della vita e sul fatto che a sapere che erano in ritardo avrei anche potuto fare colazione. Al loro arrivo non ho detto nulla, da vera signora. Del resto erano trafelatissimi e ho immaginato che avessero i loro motivi.
Siamo arrivati in piscina alle 9.43.
Alle 9.48 avevamo: perfezionato l'iscrizione (pagato e consegnato documenti. Io avevo dimenticato tutti i certificati di vaccinazione, buona salute eccetera). Cambiato i bambini vestendoli con gli appositi pannolini "swimmers" (operazione simile a quella di infilare un polipo vivo in un sacco). Indossato ciabattine (rischiato di scivolare più volte nel viscido tragitto tra spogliatoio e piscina). Pensato che forse ci saremmo fatte la pipì addosso in vasca, come da bambine, perché non avevamo avuto il tempo di andare in bagno (rischio evitato per un pelo).
E poi, finalmente, tutti in acqua.
Il Pupo non ha mai pianto. Si è divertito tantissimo. Ha anche fatto la sua prima immersione con la testa sotto. La maestra si complimentava. Gli altri frignavano, lui rideva. Ha riso per tutto il tempo. All'uscita, nello spogliatoio, una scolaresca (bambini delle elementari) in transito ha espresso un rumore pari a 140 decibel accanto alle orecchie dei neonati. I piccoli comprensibilmente si sono agitati, alcuni disperandosi un po'. Il Pupo continuava a ridere e faceva l'involtino (da supino a prono, e viceversa), come rigirandosi allegramente su un grill, nel box in cui l'avevo adagiato. E rideva, e rideva. La maestra mi ha detto: "Sei una brava mamma, si vede che il tuo bambino è sereno perché tu sei serena. Non sente la tensione, perché non c'è tensione. Vedi com'è tranquillo?"
Uscita di lì sono riuscita a prendere il famoso caffè al distributore automatico. Sorseggiandolo e ustionandomi la lingua mi sono fatta l'appunto mentale di indire un referendum per l'abolizione dei distributori automatici e delle loro brodose, insulse bevande. Mentre mi avviavo verso l'auto dei miei amici con il solito Pupo buttato sulla spalla, ho sentito che avevo le gambe molli e mi tremava leggermente l'occhio destro. Non ho detto nulla, e ho continuato a camminare sperando che i miei amici non lo notassero.