Tutto abbastanza tranquillo qui nel Bovisashire. Oggi la Pupa compie 9 anni e non passa giorno senza che io ringrazi il cielo per averla avuta. Il suo ingresso nel decimo anno di vita avviene peraltro nel segno di una certa instabilità, in coincidenza perfetta con l'arrivo imminente del suo terzo fratello. L'altro giorno tornando da scuola siamo passate davanti alla chiesa del nostro quartiere e abbiamo incontrato per caso il sacerdote: under 40, gentile, kid-friendly. «Buongiorno, don G», l'ho salutato. «Nel vederla approfitto per chiederle se conosce le date dei battesimi di settembre. Volevo organizzare quello della Piccolissima adesso, a maggio, ma poi mi è occorso questo incidente», ho detto indicandomi il polso gessato.
La pazienza non cresce in una notte «Deve avere un po' di pazienza», ha risposto don G. «Come saprà stiamo per nominare il nuovo parroco, tante cose stanno accadendo nella nostra chiesa. Dobbiamo riaggiornarci a metà giugno. Sarete a Milano per allora?». «Certo che sì», è intervenuta garrula la Pupa. «Alla fine della scuola andremo al mare ma poi torniamo, sa com'è, sta per nascere il mio fratellino». Al prete prima sono caduti gli occhi sul mio addome (quasi) piatto, poi è franata la mascella. «Eh?». «Sì, don G, vede, ecco, noi... io e il padre della bambina siamo divorziati». «Eh?». «Siamo divorziati». «Cooosaaah?». «Siamo divorziati. Il fratellino di cui parla mia figlia, eeeh... viene dalla parte del papà. Per parte nostra, cioè mia, la sorellina l'abbiamo già avuta. È nata lo scorso dicembre. È lei che battezziamo».
(Lui): «Aaah. Benissimo».
(Io): «Bene».
(Lui): «Perfetto. Perfetto. Bene. Benissimo».
(Pupa): «È una bellissima notizia, vero?»
Siamo fatti in modo terribile e prodigioso (Salmi 139:14) «Pupa, perché devi sputtanarmi davanti al prete? Ti ho già spiegato che non è obbligatorio raccontare sempre a tutti, nel dettaglio, la nostra situazione famigliare». «Mamma, e tu perché usi questa parola? Non l'ho mai sentita, dunque penso che è una parolaccia». «Penso che sia. Quando finirà, la tua guerra ai congiuntivi?». «Perché cambi discorso? Perché dici parolacce?». «Hai ragione. Ora respira profondamente e ripeti con me: "Mamma, mi spiace di averti sputtanato davanti al prete"». «Non posso, è una parolaccia. Comunque sei stata tu, a raccontare tutto al prete. Io, io gli ho solo detto che stava per nascermi un fratellino».
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Quanta pazienza. |
La pazienza non cresce in una notte/3 Quanta pazienza devo avere, quando prendo la Piccolissima e lei mi vomita addosso per la terza volta in un giorno, e il vomito per una volta non mi finisce sui vestiti ma con misteriosa diabolica precisione scivola giù giù nella scarpa destra, nella stretta intercapedine tra il piede e l'interno della calzatura, di modo che debbo poi andarmene in giro per un bel pezzo facendo scic-sciac, prima di tornare a casa e finalmente cambiarmi. Quanta pazienza ci vuole a stare con qualcuno, a starci davvero intendo, a tenere assieme - in piedi - una casa che non sia solo solida ma anche luminosa. Per fortuna succedono anche cose che ci fanno ridere, e tanto. Come quando l'altra mattina Mike Delfino si è svegliato alle sei pensando che fossero le sette e mezza. Non trovava il cellulare, era convinto fosse tardissimo. Io dormivo beata, lui rimbambito com'era è andato a guardare l'ora sul termostato. Ha letto 23, ha pensato fossero le 11 di sera. Si è stupito per tutta quella luce. Nel dubbio ha deciso di svegliare Baracca e Burattini, li ha portati al piano di sotto, ha ignorato l'orologio a muro e anche quello del forno, li ha fatti vestire, ha scaldato il latte, si è preparato a sua volta. Alle sette del mattino erano tutti pronti a uscire, un po' pallidi e smarriti. «Sono fatto così», mi ha spiegato poi la sera esausto, tra gli sbadigli. «Quando parto, parto. Ormai mi ero alzato, il meccanismo era avviato», si è giustificato. Questa è la nostra vita: meccanismi che si avviano, che arrestare è difficile. Questa è la nostra famiglia: diciamo ai preti quel che non si deve. Facciamo figli. Cerchiamo di tirarli grandi al meglio, festeggiamo compleanni. Tanti auguri, Pupa, scusa se pubblico solo ora questo post. Grazie perché mi hai fatto diventare mamma; grazie perché ancora non dici i congiuntivi, e perché mi spingi fuori dai binari di continuo. Non uso più quell'altra parola che a te non piace, quella che non ripeteresti.