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mercoledì 28 maggio 2014

Buon compleanno, Pupa

Epic fail
Tutto abbastanza tranquillo qui nel Bovisashire. Oggi la Pupa compie 9 anni e non passa giorno senza che io ringrazi il cielo per averla avuta. Il suo ingresso nel decimo anno di vita avviene peraltro nel segno di una certa instabilità, in coincidenza perfetta con l'arrivo imminente del suo terzo fratello. L'altro giorno tornando da scuola siamo passate davanti alla chiesa del nostro quartiere e abbiamo incontrato per caso il sacerdote: under 40, gentile, kid-friendly. «Buongiorno, don G», l'ho salutato. «Nel vederla approfitto per chiederle se conosce le date dei battesimi di settembre. Volevo organizzare quello della Piccolissima adesso, a maggio, ma poi mi è occorso questo incidente», ho detto indicandomi il polso gessato.
La pazienza non cresce in una notte «Deve avere un po' di pazienza», ha risposto don G. «Come saprà stiamo per nominare il nuovo parroco, tante cose stanno accadendo nella nostra chiesa. Dobbiamo riaggiornarci a metà giugno. Sarete a Milano per allora?». «Certo che sì», è intervenuta garrula la Pupa. «Alla fine della scuola andremo al mare ma poi torniamo, sa com'è, sta per nascere il mio fratellino». Al prete prima sono caduti gli occhi sul mio addome (quasi) piatto, poi è franata la mascella. «Eh?». «Sì, don G, vede, ecco, noi... io e il padre della bambina siamo divorziati». «Eh?». «Siamo divorziati». «Cooosaaah?». «Siamo divorziati. Il fratellino di cui parla mia figlia, eeeh... viene dalla parte del papà. Per parte nostra, cioè mia, la sorellina l'abbiamo già avuta. È nata lo scorso dicembre. È lei che battezziamo».
(Lui): «Aaah. Benissimo».
(Io): «Bene».
(Lui): «Perfetto. Perfetto. Bene. Benissimo».
(Pupa): «È una bellissima notizia, vero?»
Siamo fatti in modo terribile e prodigioso (Salmi 139:14) «Pupa, perché devi sputtanarmi davanti al prete? Ti ho già spiegato che non è obbligatorio raccontare sempre a tutti, nel dettaglio, la nostra situazione famigliare». «Mamma, e tu perché usi questa parola? Non l'ho mai sentita, dunque penso che è una parolaccia». «Penso che sia. Quando finirà, la tua guerra ai congiuntivi?». «Perché cambi discorso? Perché dici parolacce?». «Hai ragione. Ora respira profondamente e ripeti con me: "Mamma, mi spiace di averti sputtanato davanti al prete"». «Non posso, è una parolaccia. Comunque sei stata tu, a raccontare tutto al prete. Io, io gli ho solo detto che stava per nascermi un fratellino».

Quanta pazienza.
La pazienza non cresce in una notte/2 Ah, quanta pazienza devo avere. Quanta pazienza, quando chiedo a Mike Delfino di tenere la Piccolissima per mezz'ora in modo da lasciarmi concludere questo post - l'ho cominciato stamani, chissà se riuscirò a metterlo online entro mezzanotte - e lui comincia a roteare per la stanza tipo avvoltoio, ad attendere che io finisca con la bambina in braccio, girandomi attorno in cerchi sempre più stretti mentre lei gracida stanca e stridula, e quando gli chiedo «Puoi andare di sopra un pochino, per piacere», mi risponde stizzito, dopo aver avuto tutta la giornata per sé e per il suo lavoro, «Aaaah, ti piace la vita comoda, vero?».
La pazienza non cresce in una notte/3 Quanta pazienza devo avere, quando prendo la Piccolissima e lei mi vomita addosso per la terza volta in un giorno, e il vomito per una volta non mi finisce sui vestiti ma con misteriosa diabolica precisione scivola giù giù nella scarpa destra, nella stretta intercapedine tra il piede e l'interno della calzatura, di modo che debbo poi andarmene in giro per un bel pezzo facendo scic-sciac, prima di tornare a casa e finalmente cambiarmi. Quanta pazienza ci vuole a stare con qualcuno, a starci davvero intendo, a tenere assieme - in piedi - una casa che non sia solo solida ma anche luminosa. Per fortuna succedono anche cose che ci fanno ridere, e tanto. Come quando l'altra mattina Mike Delfino si è svegliato alle sei pensando che fossero le sette e mezza. Non trovava il cellulare, era convinto fosse tardissimo. Io dormivo beata, lui rimbambito com'era è andato a guardare l'ora sul termostato. Ha letto 23, ha pensato fossero le 11 di sera. Si è stupito per tutta quella luce. Nel dubbio ha deciso di svegliare Baracca e Burattini, li ha portati al piano di sotto, ha ignorato l'orologio a muro e anche quello del forno, li ha fatti vestire, ha scaldato il latte, si è preparato a sua volta. Alle sette del mattino erano tutti pronti a uscire, un po' pallidi e smarriti. «Sono fatto così», mi ha spiegato poi la sera esausto, tra gli sbadigli. «Quando parto, parto. Ormai mi ero alzato, il meccanismo era avviato», si è giustificato. Questa è la nostra vita: meccanismi che si avviano, che arrestare è difficile. Questa è la nostra famiglia: diciamo ai preti quel che non si deve. Facciamo figli. Cerchiamo di tirarli grandi al meglio, festeggiamo compleanni. Tanti auguri, Pupa, scusa se pubblico solo ora questo post. Grazie perché mi hai fatto diventare mamma; grazie perché ancora non dici i congiuntivi, e perché mi spingi fuori dai binari di continuo. Non uso più quell'altra parola che a te non piace, quella che non ripeteresti.

domenica 18 maggio 2014

Non si uccidono così anche i pidocchi?

Stavolta niente musica, perché
La casa è all'improvviso quieta, la Pupa a una festa, i maschi di casa - cane compreso - al parco. La Piccolissima dorme nella culla, non si sa per quanto. Io, polso rotto, bestiale raffreddore e un giro di domopak in testa, scrivo. Un antico interrogativo riecheggia nella mia mente e tra queste pareti: esiste un modo per liberarsi definitivamente dai pidocchi?
Scuole del centro vs scuole di periferia Nei tre anni in cui la Pupa ha frequentato la scuola materna posh, in casa non se n'è mai visto uno. Invece quella del Pupo, qui nel Bovisashire, ne è piena. «Da noi sono endemici», si stringono nelle spalle le maestre. Qui vige la regola severissima per cui ogni bimbo pizzicato anche solo con un singolo ovetto debba starsene a casa fin quando non supera l'esame di riammissione alla Asl. Di solito è Mike Delfino a portarci il Pupo. Indossa la camicia buona e fa grandi sorrisi alle dottoresse per ingraziarsele, sperando che guardino più lui negli occhi che il bambino dietro le orecchie.
Vivo, morto o X Il fatto è che vige pure la crudele regola che per essere riammesso il bambino non debba avere in testa una sola lendine; poco importa che sia viva, morta o chissà, quelli sono capaci di rimandarti a casa anche solo per un granello di forfora sospetto. Tantissimi dubbi mi attanagliano. Perché il Pupo prende sempre i pidocchi? È vero che i capelli biondi li attirano più di quelli scuri? Ho lavato a 60 gradi tutte le lenzuola e anche le federe, basterà o devo lavare anche i cuscini? Non è una notizia davvero curiosa che il tennista Roger Federer abbia avuto due coppie di gemelli una di seguito all'altra? Come facciamo a dormire senza cuscini?
Altre domande Qualche giorno fa ho chiesto a mia madre di portare il Pupo dal parrucchiere. «Solo una spuntatina per piacere. Soprattutto, non fargli tagliare i capelli sulla nuca. Mi raccomando, lo sai che, per quanto bellissimo, il nostro principino ha una lieve asimmetria del cranio». «Tranquilla. Per chi mi prendi?». Il Pupo è tornato a casa che sembrava un ciddone. Diciamo una specie di improbabile calippo, una cosa che non si può guardare, un taglio disgraziato, i capelli cortissimi soprattutto sulla nuca. Lato positivo della faccenda: le lendini si vedono meglio, e ieri ho beccato pure qualche vivace animaletto.
In caso di denuncia Ed ecco che tutta la famiglia tranne la Piccolissima ha fatto due trattamenti, uno ieri mattina e l'altro oggi, perché ho visto ancora un paio di bestioline in giro per la testa del Pupo. Se domani da scuola me lo rimandano a casa saprò che è stato uno di voi a denunciarmi, non fatelo per piacere, dopo due ore di schiuma mortifera e domopak voglio ben sperare che non ci sia più nulla di vivo tra i nostri capelli. Il domopak lo aggiungo perché mi sono convinta che così le bestie soffochino meglio.
Ancora domande Del resto avevo preannunciato, questo è un post pieno di dubbi. Esiste su internet un sito che promette l'eradicazione totale e definitiva dei pidocchi «con un rimedio da 3 euro al supermercato», voi sapete cos'è? Il sito propone di acquistare un corso a 37 euro ma la cosa mi fa innervosire. Detto sito sostiene anche che i rimedi che ci mettiamo in testa siano «tossici e portino al cancro e alla morte», anche questo mi fa innervosire. Io ho provato anche un pettinino elettrico che promette di bruciare vive le bestiole un po' con lo stesso principio della racchetta antizanzare, ma l'unico effetto è stato procurare una quantità di segni rossi sulla cute dei bambini. Mia zia usava allo stesso scopo la piastra per lisciare i capelli ma mi pare che anche quella sia ad alto rischio ustioni.
Verità e leggende A voler essere ottimisti qui direi che si fanno dagli otto ai dieci trattamenti all'anno (ogni volta almeno doppi, a distanza di sette giorni l'uno dall'altro). Durante questi tranquilli weekend di paura vagoliamo per casa per ore, nervosi e irritabili, con i nostri preservativi di pellicola cacciati sul capo. Ognuno ha le sue teorie: Mike Delfino per esempio sostiene di essere il meno aggredito della famiglia perché «il cloro della piscina infastidisce i pidocchi», la Pupa che la sua compagna Y «ha avuto i pidocchi per tutto l'anno senza mai smettere», io che i capelli colorati respingano le bestie dannate - i miei non li ho mai tinti ma forse dovrei cominciare, vi risulta funzioni? Sui pidocchi circolano verità e leggende. Una mia amica dice di spruzzare un misto di lavanda, timo e bergamotto (credo) sulla nuca dei bambini. Un tizio che conoscevo ha fatto un incidente in moto, si è rialzato in piedi da solo dicendo «Non è nulla», poi si è tolto il casco e gli è caduta la testa. Un'altra amica lava i capelli suoi e dei figli con acqua e aceto, ne sapete qualcosa? Aiuto. Alla Pupa stamani sono venute le guance rosse perché le era colato un po' di prodotto sul volto, lei sopporta stoica ma così tutta a chiazze, poveretta, faceva impressione.


mercoledì 7 maggio 2014

Sempre più difficile

Se ti tagliassero a pezzetti
Si è poi rivelata davvero brillante l'idea di caricare Baracca e Burattini e partire giovedì scorso per l'ultimo ponte, alla volta del caratteristico borgo ligure tutto salitine e discesine che ospita una suggestiva casa di famiglia, nonostante il meteo avverso. Come ha suggerito Mike Delfino: «Andiamo lì e ci rilassiamo un po'. Anzi, sai come si dice in questi casi: stacchiamo. E se fa freddo o piove, che problema c'è? Vorrà dire che accenderemo il caminetto». In trasferta abbiamo conseguito un un duplice obbiettivo: il Pupo ha fatto il primo bagno di stagione - temperatura acqua 5 gradi, aria 10 gradi - e io mi sono rotta il primo polso della mia vita. In effetti, spero anche l'ultimo.
Laccio, il cane che ti spacca il braccio Eccomi dunque a scrivere questo post indossando il grazioso guanto di gesso che vedete nella foto sopra. Se per caso ve lo state chiedendo: è scomodo, fastidioso e anche doloroso. Per la precisione mi sono sfracellata al suolo venerdì sera, inseguendo il cane che era scappato di casa contestualmente conquistando il titolo di Idiota dell'Anno. Ho scoperto che non è per nulla difficile, scivolare sotto la pioggia battente su una delle salitine/discesine del caratteristico borgo. Stavo cadendo di chiappa - il che sarebbe stato perfetto - ma all'ultimo momento l'istinto fallace mi ha spinto a poggiare la mano a terra. Trovandomi giusto all'inizio di maggio, aka il mese mariano, ho trovato particolarmente appropriato invocare la Madonna e tutti i santi.
E guarirai da tutte le malattie «Non è niente di grave», ho poi rassicurato gli amici del caratteristico borgo che ci aspettavano a cena. «Niente di grave», ho ripetuto andando a letto, verso le 23, con tre tachipirine in corpo e qualche vago sospetto. «Mi fa un male atroce. Mi accompagni al pronto soccorso?» ho scritto alle 2 di notte alla mia amica del caratteristico borgo. Lei ovviamente dormiva, e così in ospedale ci siamo arrivate solo al sabato mattina. «Signora, è un'infrazione del piramidale. Nell'ambito delle fratture polso/mano, poteva andarle molto peggio», mi ha fatto notare dopo quattro ore d'attesa e tre lastre il medico dell'ospedale di Sarzana, strana città di confine tra Liguria e Toscana. «Se lo dice lei, che ne ha visti tanti». «Veramente sono otorino, è il primo gesso che faccio». «Ah, fantastico». «Non sia negativa. Se con lei mi va bene, avrò avuto il 100% di successi». «Ha ragione, ma sa com'è. Anche per me è il primo gesso, sono un po' apprensiva». «Maremma, qui non si può più nemmeno scherzare. Suvvia, sono ortopedico».
Dove sarò domani, che ne sarà dei miei sogni infranti, dei miei piani Una delle idee forti di questo periodo (l'originale, peraltro, non è di Chiara Gamberale) è che valga la pena di provare ogni giorno a fare qualcosa di diverso dal solito, anche solo per pochi minuti. A voler guardare il lato positivo della faccenda, il braccio rotto mi permette di sperimentare attività del tutto inedite. Per esempio non posso più prendere in braccio la neonata normalmente, ma devo triangolarmela addosso con uno scatto del basso addominale seguito da un rapido quanto preciso movimento del polso (il sinistro, quello sano), lanciandomela tra petto e spalla come fosse una sciarpina. Lei ha pianto solo le prime volte, ora si limita a sbattere le ciglia per la sorpresa.
Ma sono lacrime Per pulirmi ho bisogno di Mike Delfino. Se la cava bene ma tende a strofinarmi con troppo vigore, a tratti quasi con rabbia. Ho calcolato che di qui al giorno della rimozione del gesso - sperabilmente il 28 maggio, la data esatta del compleanno della Pupa - dovrà farmi almeno 11 docce,  una ogni 48 ore. So che carezza l'idea di cominciare a lavarmi con l'idropulitrice, acquisto collettivo dei miei vicini della casa-cantiere: «Basta regolare la pressione al minimo. Sarà come portarti all'autolavaggio».
Dammi quel che vuoi, io quel che posso Ora ditemi sinceramente secondo voi quanto sono sfigata da 1 a 10. Bambini + cane + pesci di cui uno psicotico = ci mancava solo il polso rotto. Per forza di cose Baracca (la Pupa, se non l'aveste capito) e Burattini (suo fratello) sono dovuti entrare nel circuito del lavoro minorile. «Bambini, io non ce la faccio. D'ora in poi dovrete aiutarmi in tutto. Per esempio a caricare la lavastoviglie, a stendere i panni, ad apparecchiare. Vi vestirete da soli, smetterete di menarvi, farete i rutti in silenzio, tu Pupo ti addormenterai senza pretendere che restiamo sdraiati al tuo fianco per 40 minuti. Fate conto che per questo mese io divento la bambina e voi gli adulti». «Allora dobbiamo aiutarti anche a lavarti il culetto?». «No, Pupo. Sperabilmente quello, in qualche modo, continuerò a farlo da sola».

Soundtrack: Domani
L'ultimo bacio
La cura
Se ti tagliassero a pezzetti