E così abbiamo affittato una "baracchina"
Siamo stati una settimana a Follonica, in una casina piccina picciò direttamente sulla spiaggia. Genere da evitare se siete sabbia-fobici, ma ideale se amate le stelle e la ninna nanna delle onde del mare. In un posto così i bambini, ovviamente, sbiellano dalla felicità.
La routine famigliare è sempre la stessa. Si comincia con la sveglia del Pupo, tutte le mattine alle 7, con lo stesso vocino-vocione che avete sentito nell'audio del post precedente: "Mi sono svegliatoooo!".
3 secondi dopo, imperioso: "Scéndereeee!". 6 secondi dopo, se nessuno si presenta al suo cospetto, a 130 decibel: "Mi sono magnato i pantaloni!" ("Magnato" sta per bagnato. Sappiate che non è mai vero. È la classica balla del Pupo per attirare l'attenzione).
9 secondi dopo, in ginocchio da lui, che ha ogni volta l'aria sorpresa come se non mi avesse mai visto prima: "Aaaah! Ciao, mamma. Posso andare a giocare con la sabbia?".
Alcuni numeri della settimana
1 il dentino perso dalla Pupa (era il primo). 2 gli euro arrivati in dono dalla Fatina dei denti (1 ce l'ho messo io, 1 Mike Delfino che non ha resistito alla tentazione di fare il raddoppio).
900 grammi l'aumento di peso della Pupa (misurata prima e dopo - in effetti mi sembrava mangiasse come un vitello, nonostante il dente, etc)
500 grammi l'aumento di peso del Pupo (già un toro di suo)
almeno 50 le mappine tirate senza motivo dal Pupo alla Pupa (che sta lì a prenderle perché è troppo buona)
4 i pisolini pomeridiani miei
5 le volte che sono andata a correre
26 circa i bagni in mare
5 i libri letti (tutti thriller/noir, uno più bello dell'altro)
21 (considerando una media di 3 al giorno) le volte che ho spazzato il pavimento
8 i gettoni delle macchinine acquistati per i Pupi
2 i barattoli di Nutella (grandi) spazzolati.
Un piccolo ricordo della mia nonna
Di mia nonna pugliese forse vi ho parlato in un post in cui vi raccontavo della parola "aggigghio" (una sorta di follia improvvisa che colpisce a volte i miei figli e non solo loro, sospetto) e di altri pittoreschi epiteti che usava rivolgerci.
La nonna era del 1913; è morta nel 2004, di Alzheimer, dopo anni di doloroso tormento suo e nostro. L'aspetto folcloristico era che col passare del tempo e con la perdita dei freni inibitori i suoi insulti si facevano via via più vivaci, inaspettati e gratuiti. Le passavi davanti e lei all'improvviso ti urlava "Carnevale!" (giullare, buffone) oppure "Svituprato!" (senza spina dorsale), "Va à scàzze le rìzze c'ù cùle" (vai a schiacciare i ricci di mare col sedere), "Lampasciuni!" (bambascione) e, da ultimo, un bel Vaffangule.
Poi si fissava con alcune persone, senza motivo. Una mia amica, Leonora (che lei insisteva a chiamare "Leonice") era "la figlia della fattucchiera". Un altro amico, Stefano detto Jimmy, "un barbone che vive nelle scatole dietro la Stazione Centrale".
A raccontarlo oggi fa ridere. In effetti riuscivamo a riderne anche allora.
Negli ultimi anni, d'estate, durante il giorno portavamo la nonna in un hospice per anziani dove abbiamo la nostra casa in Liguria. La lasciavamo lì al mattino - come all'asilo - e la riprendevamo al pomeriggio, tornati dalla spiaggia che lei non sopportava più. Villa Rosa, così si chiama, è un bel posto e mia nonna aveva pure un corteggiatore. Un altro signore, in Alzheimer come lei, con cui passava ore a girare in tondo in giardino, a braccetto. Erano molto teneri, tutti e due eleganti e ben pettinati e completamente fuori di testa.
Un giorno andiamo a prenderla e la troviamo senza dentiera. Tipico suo: amava togliersela e tenersela in mano. So che alcuni diranno "bleah" ma vi assicuro che questo è uno dei risvolti meno schifosi dell'Alzheimer. Così andiamo a casa, lei con la dentiera stretta tra le nocche. Insistiamo un po' perché la molli e la rimetta in bocca, altrimenti come farà a cenare? Lei resiste più del solito (immaginatevi i capricci di un bambino). Proviamo a metterle la dentiera. Non entra. Non calza. Accidenti, com'è possibile?
Mistero svelato la mattina dopo: era del suo corteggiatore. Era un pegno d'amore. C'è chi si scambia gli anelli e chi le dentiere. Abbiamo riso molto, e anche un po' pianto. Ci penso tutte le volte che, come ieri sera tornando dalla Liguria dove ho lasciato i Pupi, passo davanti a Villa Rosa.
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