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martedì 31 marzo 2015

Vaccinare, dimenticare, partire

Ma che piccola storia ignobile mi tocca raccontare 
(Disclaimer: questo post non fa ridere. O quasi) Nel frattempo è successo che sono andata e tornata da Barcellona proprio nei giorni in cui il mondo si interrogava con orrore su quell'aereo caduto e su quelle povere persone. La cosa agghiacciante è stata che abbiamo tutti - io, e i miei compagni di viaggio - tirato un sospiro di sollievo quando abbiamo saputo che era successo per via del maledetto pilota. E da allora ci penso e non riesco a ricacciare indietro un senso di disagio misto a colpa e imbarazzo e gratitudine perché a me non è toccato.
Che non merita nemmeno due colonne su un giornale Stamattina come tante mattine ero davanti a scuola a chiacchierare e qualcuno ha detto: «Occhio che ci sono in giro gli orecchioni». Una mamma: «Speriamo che mio figlio li prenda prima di diventare grande, ché altrimenti diventa una malattia pericolosa». Io: «Ma per la parotite (nome scientifico degli orecchioni, ndr) ci si vaccina». Lei: «Ma io sono contraria ai vaccini. Cioè, non a tutti. I vaccini vanno bene per le malattie gravi tipo meningite. Per orecchioni e morbillo invece no. Queste sono malattie che ci sono sempre state, dunque vuol dire che farle ha senso».
Se tu te la sei voluta allora non importa niente Fino al 1980, quando si è diffusa la vaccinazione contro il morbillo, la malattia uccideva una media di 2 milioni e mezzo di bambini ogni anno (la fonte diretta è Wikipedia ma tutti gli studi scientifici confermano questo dato). Nel 2012 il morbillo ha ucciso 122.000 persone in tutto il mondo. Prevalentemente bambini sotto i cinque anni. Purtroppo è in aumento il numero di chi decide di non vaccinare i figli. È un trend. Una moda. In che senso fare il morbillo ha senso?
Ma se tuo padre lo sapesse qual è stata la tua colpa Un vero legame diretto tra vaccini e malattie come l'autismo non è stato mai dimostrato. Molti genitori di bambini autistici affermano che lo sviluppo dei loro figli era normale finché non hanno fatto i vaccini all'età di circa 18 mesi. Il punto è che l'autismo in genere insorge a quell'età. Proprio poco dopo l'inoculazione dei vaccini. Si tratta di una concomitanza temporale, non di un rapporto causa-effetto. Ma molte persone, come la mamma di stamattina, sono convinte del contrario, anche per colpa di uno studio famoso (Wakefield) che poi fu dimostrato falso.
Lui, che quando tu sei nata mise via quella bottiglia Se vi state annoiando, sappiate che vorrei poter dire altrettanto. Invece mi arrabbio moltissimo, soprattutto perché so che non riuscirò mai a convincere le mamme come quella che ho incontrato stamattina. Noi in casa siamo dei vaccinisti sfrenati. E mentre ero a Barcellona la Piccolissima ha ricevuto l'ultima dose dell'esavalente. Mike Delfino mi ha raccontato che ha riconosciuto il Centro vaccinale fin dalla strada, e che per farle l'iniezione hanno dovuto tenerla in tre. Un effetto collaterale c'è stato: non ha rivolto la parola a suo padre per più di un'ora, fin quando cioè lui non l'ha lasciata al nido, tra le braccia amorevoli delle maestre.
Se solo immaginasse la vergogna Quel che non vi ho ancora detto è che mi sono iscritta all'università. Un altro piccolo impegno che si somma a un lavoro (ancora) a tempo pieno, alla cura della casa, dei figli, ogni tanto anche di Mike Delfino. In attesa che mi stampino al primo esame (tra un paio di settimane circa) mi barcameno come posso. Studio nei ritagli di tempo, rinuncio al riposo, dimentico appuntamenti dal dentista. Per fare prima andiamo a scuola in bicicletta: oggi ho investito il polpaccio di un cinese che mi ha tagliato la strada scendendo all'improvviso dal marciapiede. «Ti ha detto una cosa che credo significhi "imbecille"», mi ha spiegato la Pupa, didascalica.
Era fiero di sua figlia Sono intanto orribilmente orgogliosa dei bambini. Il Pupo e la Pupa crescono e mi sono vicini, complici. Mike Delfino queste sere sta facendo tardissimo al lavoro e loro si mettono a letto quasi da soli. Vi ho già detto che il Pupo ha paura: dei mostri, del buio, dei mostri, del buio. Ieri allora li ho baciati a lungo e poi, mentre uscivo dalla stanza, ho sentito la Pupa che gli diceva: «Guarda che se vuoi c'è la mano» (lui ambisce a tenergliela stretta per addormentarsi, nell'oscurità). Gliel'ha sussurrato con un tono tenero e caldo, dentro le sue parole non c'era giudizio ma solo amore e comprensione. Ho pensato che era come se gli stesse dicendo: «Ehi, guarda che c'è l'autobus per il mondo dei sogni». Ho pensato che davvero sarei disposta a ipotecare casa se qualcuno mi dicesse che anche da grandi saranno così. Molto forti, incredibilmente vicini.

Soundtrack: È stata la mia carissima amica - colei che mi ha aiutato a far nascere la Piccolissima, sempre sia lodata - tramite un suo recente post, a farmi ricordare Piccola storia ignobile, questa bellissima canzone di Guccini a cui non pensavo da un po'. Ce n'è una versione rimasterizzata meravigliosa su Spotify. Ma potete sentirla anche su YouTube. Mi piacciono tanto, tanto, le storie intrecciate di padri, figlie e drammi - al punto che forse ci scriverò un romanzo. Allora prendetevi il lusso di ascoltarla in cuffia più e più volte, ad alto volume, soprattutto la frase in cui dice "Se solo immaginasse la vergogna". Poi provate a dirmi che non vien voglia di cantarla ad alta voce senza tema di rendersi ridicoli, come fece Julia Roberts - Pretty Woman in quella vasca da bagno che spero ricordiate, con Richard Gere, all'epoca fichissimo, nell'altra stanza ad ascoltare incredulo e poi aprirsi in un sorriso.

venerdì 20 marzo 2015

Quando una mamma si ammala

Di Pupi, Gormiti, amiche, e a volte anche papà
Trova le differenze
Ogni volta che mi sembra di avere trovato la quadra - nel caso specifico: lavoro ok, bambini sani, tata vecchia licenziata, nuova tata (forse) trovata - ecco che irrompe la vita, villana, a scombinare tutto. E mi ammalo.
Sai com'è l'amore, spietato inseguitore Scivolano via i giorni, non riesco a scrivere sul blog, un senso di angoscia crescente mi assale. Mi seguiranno ancora i miei lettori? mi chiedo, vittima dell'incertezza che sempre accompagna la malattia, la gola in fiamme, la testa che gira, il paracetamolo in dose doppia inefficace contro questa febbre maledetta.
(Come nella Settimana Enigmistica)
Nascondo le mie tracce ma sento già ansimare Quando una vita fa ho pubblicato l'amato Ero una brava mamma prima di avere figli - senza il quale non saremmo qui, oggi, a sollazzarci con piacevoli corbellerie - avevo dedicato un paragrafetto ai Gormiti, gloriosi pupazzini alti da tre a cinque centimetri, che sentivo spesso nominare ma ancora non conoscevo direttamente (il Pupo aveva pochi mesi, troppo pochi per apprezzarli). La settimana scorsa ha dormito da noi una mia cara collega romana, Alessandra, che ce ne ha portati una schiera (in origine appartenuta al suo primogenito, ormai dodicenne) in dono. Le foto che pubblico qui sono molto simili ma differiscono per un particolare essenziale: il Gormito più a sinistra, quel bel cicciottone grigio e zamputo, nella seconda immagine ha una piccola automobilina in bocca (è in grado di inghiottirla completamente e poi risputarla. Guardatela bene, perché è bellissima). 
Non posso riposare Come ogni maschio medio di sei anni il Pupo adora i Gormiti, e quando ha visto il regalo di Alessandra ha brevemente perso i sensi. Riavutosi, ha cominciato a giocarci e da allora non ha più smesso. Per loro ha reinventato il duale: «Un solo Gormito, beh, si dice Gormito. Due, Gormita. Da tre in su, mamma, è da tre in su che diventano Gormiti, con la i».
Mette mano e scompiglia i capelli Mentre la madre affonda, il figlio vive momenti di gloria alternati a dannazione. Sul suo diario l'altroieri ho letto: «Esposizione orale di un capitolo del libro I gatti di Copenaghen: molto, molto bene :-)». La maestra aveva messo anche lo smile. Sono rimasta gonfia d'orgoglio fino a sera, fin quando la rappresentante di classe mi ha telefonato: «Oggi ero a scuola e casualmente ho assistito allo show di tuo figlio. Si è completamente inventato la storia dei Gatti di Copenaghen. La maestra forse era distratta e non se n'è accorta, ma io sì. Ha raccontato che il poliziotto si ubriacava di birra e veniva inseguito dai topi. Sai, io quel libro ce l'ho a casa, e nella storia originale non ce n'è traccia. Tuo figlio è fantastico». Non ho ancora capito se fosse divertita o infastidita. In ogni caso oggi il Pupo ha compensato, tornando a casa con la seguente nota: «Il bambino, in classe, ha rovinato il suo astuccio». L'ho guardato e ho visto che uno degli elastici in cui normalmente si infilano le matite era smollato. E mi sono chiesta, ma che note danno, oggigiorno, a scuola? Voi le prendevate? E i vostri figli? E per cosa?
Peso che segna la schiena, ti incurvi e ti stanchi In queste mie ore di abbandono e distanza genitoriale Pupo&Pupa si sono convinti a vicenda di potersi tagliare i capelli e di cambiare aspetto come desiderano. «Io domani vado dal parrucchiere e me li faccio rasare a zero con due zeta scolpite sui fianchi e un ciuffetto da pazzo sul davanti», ha detto lui a sua sorella. «Io, io allora li taglio lunghissimi a destra e cortissimi a sinistra, poi me li faccio fare ricci come quelli della mamma», ha risposto lei a lui. 
«Io allora voglio avere i denti grandissimi e gli occhi azzurri», ha alzato la posta il Pupo. «Allora devi mangiare tanto cluoro» (Pupa). 
«Quello della piscina?». 
«No, quello è il cloro. Quello per i denti è il cluoro».
«Mi fa anche gli occhi azzurri?».
Ma è senza quel che peso che arranchi Poiché ho la febbre, la nostra complessa geometria è più intricata che mai. Il mio verduraio santo (e carissimo) mi porta a casa la spesa che gli ordino al telefono. I Papà di cui dispongo - della Pupa da un lato, di Pupo+Piccolissima dall'altro - aiutano come possono. Accompagnano avanti e indietro da scuola figli non sempre di loro pertinenza. S'incasinano un po' ma potrebbe andare peggio. Mike Delfino la notte scorsa ha dormito nella stessa stanza della Piccolissima (io non avrei potuto accudirla) e giura che è filato tutto liscio. Poi stamattina l'ha accompagnata al nido e si è scoperto che le aveva non si sa come lasciato infilato nei vestiti tutto l'aspiratore di plastica per raccogliere il muco nasale. «È che lei si muove quando la preparo. Rotola e raccatta quel che c'è», si è giustificato in seguito. La mia amica che lavora al nido mi ha mandato un messaggio: «Sai, lei mica si lamentava, però poi abbiamo visto che le spuntava questo tubino di plastica da una gamba del pantalone, sembrava un catetere». Mi ha detto che quando hanno capito cos'era hanno riso molto. 

Soundtrack: è una sola canzone ma è bellissima. Si intitola A poche ore, è di Pacifico, ma ci canta anche Ivano Fossati - la sua voce, all'inizio praticamente inudibile, diventa decisiva in un passaggio finale. Ascoltatela cinque volte di fila a volume alto, possibilmente in cuffia, e se per caso non vi è ancora piaciuta vi prego davvero di scrivermi e di spiegarmi perché.

venerdì 6 marzo 2015

Settimane difficili

Ho pensato di postare qui, eccezionalmente, un'immagine che ritrae nonna e nipote. Mi fa molto ridere la Piccolissima che mostra le proprie capacità di a) crearsi una barba di spaghetti in poche semplici mosse e b) in squisita contemporanea, provvedere al nutrimento di sua nonna, cioè mia madre, che ora mi metterà in croce perché ho pubblicato la sua foto. «Mi vuoi fare un dispetto? Sembro una scema mentale», mi dirà (lo dice sempre).
Il cuore rallenta, la testa cammina Qui a Milano è molto famosa la Settimana della Moda ma quasi nessuno conosce la Settimana degli Ostaggi, da cui siamo - fortunosamente - appena usciti, per giunta vivi. La Settimana degli Ostaggi è quella in cui il Collega Olandese di Mike Delfino cala su di noi, sulla mia famiglia cioè, e ci tiene in ostaggio. Il Collega Olandese di nome fa Leander ma il Pupo quando aveva tre anni aveva capito Alessander e da allora, con sua sorella, lo chiama così.
Il punto di vista di Dio Mi spiace molto non avervi mai parlato prima di Alessander e intendo fare ammenda. Alessander è l'equivalente olandese di Chuck Norris. Lo conoscete? Cito da Nonciclopedia: «Lui sa tutto e ha sempre ragione. E anche quando sbaglia, non è lui che sbaglia. È la verità a essere errata». Un esempio recente: il suo bancomat, ci ha spiegato, può prelevare fino a 5.000 euro (!). Purtroppo nei giorni scorsi ha provato a usare i bancomat italiani ma ha scoperto con sommo disdoro che gli sportelli ATM sono tutti guasti, infatti gli davano solo 250 euro.
Porto il nome di tutti i battesimi Alessander ha due figlie e una compagna che gli è estremamente devota. Le bambine hanno 4 e 8 anni e sono le più brave della classe, però lui fa di tutto per trasmettere loro il valore dell'umiltà. Da bambino, siccome era troppo intelligente, aveva adottato questa strategia per non farsi notare: all'orale, interrogato, prendeva 10 (infatti bastava che aprisse bocca perché gli uscissero incontrollate frasi geniali e azzeccatissime, in tutte le materie). Per controbilanciare, consegnava i compiti scritti in bianco e prendeva 0. Media: 5, che in Olanda, ci ha spiegato, equivale alla sufficienza.
Ogni nome è il sigillo di un lasciapassare Nonostante cercasse di non far vedere che era troppo intelligente, Alessander era oggetto delle altrui invidie. Persino sua madre era invidiosa di lui. Da bambino veniva schernito, i fratelli gli facevano un sacco di dispetti e gli nascondevano persino le scarpe per farlo tardare a scuola. Ma lui si stringeva nelle spalle e affrontava a testa alta le difficoltà, arrivando al punto di andare, un giorno, a scuola senza scarpe.
Per un solo dolcissimo umore del sangue Il nostro Alessander conosce un numero variabile tra sei e otto lingue (dipende dalle volte). Se solo volesse, per impararne una nuova gli basterebbero due settimane. L'italiano non lo parla per scelta sua, ma capisce tutto. Fino a due anni fa fumava due pacchetti di sigarette e beveva venti caffè al giorno «ma i suoi esami erano perfetti», e aveva «cuore e polmoni di un olimpionico ventenne». Poi ha avuto un infarto, ha smesso di fumare, ha vissuto a lungo «con tre litri di sangue nel corpo». L'hanno riempito di medicine per guarire ma lui non le ha prese «quasi mai» e si è curato da solo, con alcuni bizzarri integratori vitaminici che ha insistito per far provare anche a me.
Che bella compagnia Prima dell'infarto, Alessander andava a letto alle tre di notte e si svegliava all'alba (per forza, con tutti quei caffè e sigarette). Il suo fisico non risentiva affatto di simili ritmi, ma il nostro sì. Dovete sapere che Alessander negli affari è un drago e guadagna «anche 100mila euro al mese» ma quando viene in Italia preferisce dormire da noi «perché si sente più a casa». La cosa positiva dell'infarto è che ora attorno a mezzanotte è possibile metterlo a letto.
E ogni terra si accende e si arrende la pace Alessander mi dà consigli strategici sul mio libro, sugli articoli, sul mio lavoro in genere. Mi darebbe consigli anche sul blog, se sapesse che esiste. In Olanda ha una casa editrice di successo, un'attività di successo nel campo del design, una moglie di successo che lavora con lui. È un pacifico non violento ma di recente ha dovuto prendere a schiaffi un suo collaboratore che l'aveva esasperato. Siccome il suo collaboratore è alto più di 1.90 e lui solo 1.80, mi ha spiegato che si è trovato meglio a picchiarlo da seduto.
Per la stessa ragione del viaggio, viaggiare Quando me l'ha raccontato gli ho chiesto se il collaboratore l'ha poi denunciato, o qualcosa di simile. «No. Anzi, dopo due giorni di tensione è venuto a chiedermi scusa perché ha capito di avere sbagliato», mi ha spiegato. Ieri Mike Delfino ha provato a convincermi ad accompagnare lui e Alessander a Parma, al Mercante in fiera. «Guarda che quando viaggia in auto si affievolisce, si autoelide, è capace di star zitto per minuti di fila». Io però non gli ho creduto, e ho lasciato che ci andasse da solo. Partiti all'alba, sono tornati a notte fonda perché Alessander aveva fiutato ottimi affari «in ogni angolo della fiera», anche se forse ora, ci ha detto, si sta un po' stufando del design e vorrebbe aprire una serie di gelaterie in tutto il mondo «per sbaragliare Grom».
Mastica e sputa Io non lo so se anche nelle vostre vite c'è un Alessander. Se c'è, vi prego di raccontarmelo perché è molto consolatorio condividere questo genere di esperienze. Ho molte altre cose da dire su di lui ma la più importante è che noi, a conti fatti, gli vogliamo bene. È un buon collega, una persona affidabile e - a parte le gigantesche panzane che spara - a suo modo è pure onesto. Ho molti altri aneddoti e se questo filone vi piace sarò lieta di approfondirlo. Come si dice dalle mie parti: fatemi un fischio.

Soundtrack: il papà della Pupa mi ha spiegato che posso embeddare il link senza stare a raccontarvi ogni volta il percorso che faccio per ascoltare quel che ascolto mentre scrivo. In teoria dovrebbe essere questo, spero funzioni. Comunque è Anime salve di De André. In loop ho sentito Khorakhanè - A forza di essere vento, che contiene alcune delle frasi più belle che siano mai state scritte nella storia (non solo della musica). N'est-ce pas?