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martedì 28 maggio 2013

Otto

Cielo senza nuvole
Esattamente otto anni fa, esattamente a quest'ora, veniva al mondo la Pupa. Ricordo ancora l'sms con cui lo annunciammo agli amici: «È nata Cecilia, 2.850 kg. Straordinaria per garbo e grazia». Cosa potevamo saperne, allora? Eppure, nei fatti, è andata proprio così. Aprendo i suoi regali stamattina, a proposito di ciascuno diceva: «È il mio preferito. L'avevo messo nella mia lista dei desideri». «Quale lista?» le abbiamo chiesto. «La mia lista mentale», ha risposto lei con semplicità.
Il count-down per arrivare a questo 28 maggio è stato il più lungo della storia, come una Quaresima. «Mancano 39 giorni al mio compleanno», ha cominciato ad annunciare poco dopo la metà di aprile. E così via, e così via. «Mancano 2 giorni al mio compleanno». «Manca un giorno e mezzo al mio compleanno». «Manca un giorno». «Sedici ore». «Sei ore».
Gli è che stamani il Pupo le ha detto, con la sua aria fuori dal mondo: «Si può sapere se oggi è il tuo onomastico o il tuo compleanno?». Per un attimo ho temuto che partisse un'altra colluttazione. Poi tutto è rientrato. La Pupa è il mio cielo senza nuvole, e ora vado a casa a festeggiarla.

martedì 21 maggio 2013

Siamo figli delle stelle

Non sono riuscito a centrare il bersaglio
Da sin: Pupo, Laccio (in basso), Mike D., io, Pupa
Gli è che questo cielo d'Irlanda, con tutti i suoi temporali, mi trasmette inquietudine. «La forza accumulata di tante piccole cose sarà la chiave delle tue vittorie», predice il mio ultimo oroscopo de L'internazionale. Mi sforzo di non crederci, agli oroscopi: anche perché da tre anni, la collega astrologa che lavora qui al giornale mi predice costantemente scenari pessimi. Ma quando attraverso un momento di fatica o di tensione mi ci rifugio - tanto non ho niente da perdere, mi dico.
Tanto per cambiare La scuola del Pupo, 4 anni e mezzo suonati, mi chiama ogni due per tre per avvisarmi di un fatto: mio figlio si è fatto la pipì addosso mentre giocava. Stamattina, puntuale, driin, «Ciao Paola, sono Marina, il Pupo si è sporcato di nuovo, sai, facendo la pipì».
«Ah. Nel senso che se l'è fatta addosso?».
«Stavolta no. Era in bagno. Mi ha spiegato: "Ho armato il cannone, ho puntato, ma non sono riuscito a centrare il bersaglio". Il problema è che abbiamo esaurito i suoi cambi, e anche quelli del compagno di armadietto. Puoi venire a portargli qualcosa?»
«Però ci metto mezz'ora. Come fate nel frattempo?»
«Abbiamo trovato un cambio provvisorio. Ma fai in fretta, è da femmina».
Regressioni e avanzamenti Ultimamente si verifica dunque questo curioso evento: il Pupo, in teoria educato all'utilizzo del gabinetto ormai da un paio d'anni, si diletta a farsela addosso. O se anche non si diletta, di certo non se ne preoccupa.
«Pupo, mi spieghi perché lo fai?»
«Pelché sto giocando e mi dimentico».
«Non puoi fare uno sforzo per stare più attento?»
«Quando sono in gialdino licoldalsi è impossibile. Quando sono in bagno, a volte, mi metto a chiacchielale con qualcuno e sbaglio mila».
Il Pupo dunque: peggiora nella minzione, migliora nel disegno (sopra, un esempio della sua più recente espressione artistica) e, soprattutto, dice cose interessanti. Tipo:
«Mi piace il fleddo, ma non l'acqua fledda. Mi piace il fleddo su cui puoi stalci sopla: la neve, il ghiaccio, il vento (?), la bufela (?), il cono, la gelatina e l'acciaio. Hai capito??».
Se doni qualcosa a qualcuno La Pupa dal canto suo cresce lieve, limitandosi ad attraversare qualche crisi di assestamento. Essendo ancora molto Pupa, scoppia a piangere all'improvviso quando è contrariata. Anche lei è un cielo d'Irlanda. Di recente un suo pensierino, mi ha raccontato la maestra, ha fatto il giro della scuola: «Sono generosa perché ho saputo che se doni qualcosa a qualcuno poi rischi che ti torni indietro raddoppiata».
Dietro una porta un po' d'amore La cosa bella della Pupa è che non ha pregiudizi. Le piacciono tutti. Per dire, solo di un bambino in classe con lei una volta le ho sentito dire, «Somiglia un po' a una damigiana» (in effetti). Poi ha aggiunto: «Però è adorabile». Anche suo fratello è come lei: i suoi compagni sono tutti «bravi e buoni». Sabato al Salone del Libro di Torino ho avuto il piacere di intervistare Lilian Thuram, proprio lui, l'ex calciatore, che ha scritto un libro contro il razzismo e giustamente mi diceva: «Razzisti non si nasce, si diventa. È una questione culturale». Bella persona e non privo di cervello, a differenza di una delle mamme che frequentano la nostra scuola. Di mestiere catechista, di recente ha detto a una mia amica:
«Allora, sei capitata nella classe fortunata».
E lei, senza capire: «Sì, in effetti mi trovo benissimo».
(Catechista): «Bene. Non vi è sparito ancora nulla?»
(Mia amica): «???»
«Be', so che avete in classe lo zingarello, Fabio. Non ha rubato nemmeno un astuccio, possibile?»
Era un mondo adulto, si sbagliava da professionisti Purtroppo non ho assistito personalmente al dialogo riportato sopra. Domenica mattina, tornando dal Salone, ho risposto male a un tassista, fino a farmi tremare la voce, per molto meno (aveva fatto un timido accenno alla difficoltà di inserire i bimbi al nido perché "gli extracomunitari ci passano davanti"). Mi arrabbio ancora molto per queste cose. Ho chiesto alla collega che era con me: «Secondo te ho esagerato?». Lei: «No. Però eri borderline». Allora volevo chiedervi, ma sono l'unica a reagire così?

lunedì 6 maggio 2013

Anche tu, mamma, usavi le giraffe?

Ospiti olandesi e copertine
Grazie al cielo sono guarita, anche se siamo reduci da un weekend molto lungo in compagnia di una famigliola olandese: il socio in affari di Mike Delfino è venuto a trovarci con sua moglie e due bimbe di tre e sei anni. Poteva andare peggio. Nei giorni precedenti al loro arrivo si sono susseguiti messaggi inquietanti, tipo:
(Mamma olandese) «È troppo se ci fermiamo per una settimana?»
(Mike Delfino) «...»
Alla fine hanno deciso di restare solo quattro giorni. La Pupa, 7 anni, era molto eccitata e, assieme, un po' preoccupata: «Mamma, ma io conosco solo poche parole in inglese. Cat, dog, le parti del corpo, i giorni della settimana, i numeri da uno a dieci». Invece il Pupo, 4 anni, non ha mostrato alcun segno di interesse, salvo poi cominciare a strapazzare le bambine un minuto dopo il loro ingresso in casa.
Il bello dei luoghi comuni Gli stereotipi esistono per poterli sconfessare. Per esempio, degli olandesi penseresti sulle prime che sono tipi spicci nei modi ed equilibrati nel tirar su i figli, i quali di conseguenza crescono in modo sportivo, senza troppe menate. Invece abbiamo trovato le nostre due piccole ospiti meose, viziatelle e pure fifone. Non si capiva se avessero più paura di Rocco o di Laccio, ma  quel che è certo è che in quattro giorni hanno imparato ad alternare due frasi ricorrenti:
«Rrrrrocco, no!» (arrotando la "erre" in un modo che alla lunga è risultato insopportabile)
oppure
«Laccio, no!».
Alcune cose vere sugli olandesi Sono buone forchette. Solo a colazione, per dire, sono partiti quattro vasetti di marmellata e 21 yogurt. «È tutto talmente buono, qui in Italia», la frase-tipo. «Ci piace mangiare sano, e qui avete prodotti di qualità». Come contraddirli?
Gli olandesi dormono con la luce accesa. Passi le bambine (paura del buio?), ma gli adulti? Io credo che se la dimenticassero così, e basta.
Gli olandesi, come altri popoli del Nord, non soffrono il freddo e non usano il phon. Girano in canottiera anche quando fuori piove (cioè sempre). Giurano che da noi il clima è mite, specie se confrontato ai 7-8 gradi che hanno loro in questi giorni. Le bambine girano livide e intirizzite, a mio parere perdendo progressivamente il contatto con la realtà, e sgridando a casaccio il cane oppure il Pupo.
Gli olandesi mangiano molto (l'ho già detto, vero?). Dopo qualche ora di permanenza si auto-definiscono «gli svuota-frigo». Dopo aver spazzolato i loro piatti azzardano qualche timida forchettata in direzione dei nostri. I Pupi cominciano a guardarli con sospetto.
Per sfogare lo stress da sovraffollamento Ieri sera il Pupo mi comunica: «Mi voglio rilassare». Pretende un bagno caldo serale e poi che gli dia "la copeltina".
«Mamma, anche tu da piccola usavi la copeltina pel fale le tue cose?»
«Ehm... vediamo... mi pare di no».
«Ma anche tu facevi le tue cose, vero?»
«Ehm... sinceramente non mi ricordo». Poi, temendo di farlo sentire a disagio: «Ma forse sì. Sì, sì, certo, le facevo anch'io».
«Io mi stlofino, mi stlofino finché mi viene il pisello glasso. Poi uso le gilaffe e i leoni».
«In che senso usi le giraffe e i leoni?»
«Immagino i leoni che inseguono le gilaffe. E le inseguono... e le inseguono... finché mi viene il pisello glasso».
«Va bene Pupo, ti lascio tranquillo a fare le tue cose. Buonanotte.»
(Dall'altra parte della porta chiusa mi arriva ancora la sua voce attutita) «Anche tu usavi le gilaffe?».
La domanda della settimana è se anche i vostri figli usano le giraffe.

giovedì 2 maggio 2013

Malanni

Il post più breve della storia
È per dire che sono malata. Lo specifico per rassicurare chi mi ha scritto in privato chiedendomi lumi. Niente di che, solo uno stupido virus che al momento mi dà febbre e mal di gola e che mi trascino da un po'. Tornerò a scrivere quando ne esco (ora non sarei brillante). Baci a tutti