Ho traslocato su erounabravamamma.it

Vi aspetto!

mercoledì 26 settembre 2012

Non riesco più neanche a ridere

Dev'essere così. Per forza
Lo scopo di questo post, a carattere squisitamente scientifico, è scoprire se notate differenze nell'atteggiamento di maschi e femmine quando si tratta di salute.
La Pupa, a 7 anni, ormai è proprio in gamba: se non sta bene ha imparato a languire nel suo letto con garbo e discrezione, in armonioso silenzio, anche di notte. La mattina dopo, semmai, fa un rapido resumé: «Mamma, ho avuto la malattia. Sentivo tutto caldo e tutto freddo e poi un gran dolore fino in fondo alle ossa. Mi si è gonfiata la gola, ho starnutito, ho bevuto un po' d'acqua in bagno e già che c'ero ho fatto anche la pipì. Ora sono un po' stanchina, posso stare a casa oggi?»
Il Pupo, più piccolo e soprattutto maschio, è un disastro. Secondo i suoi parametri un raffreddore equivale a una glaciazione, un mal di pancia come minimo alla deriva dei continenti. Di notte, se appena non si sente bene, esprime stentoreo proclami a intervalli regolari.
Più o meno l'ultima volta è andata così
Ore 2.15: «Caccùno (qualcuno, ndr) deve venile! Ci ho un ploblema!»
(Io, barcollando fuori dalla mia stanza al buio, a tentoni, con i tappi di cera che indosso invano «per non sentire» ancora infilati nelle orecchie, e andando a sbattere vi giuro fortissimo contro la parete di fronte): «Porcocane, adesso chi ha messo qui questo muro?»
(Lui, come se non mi vedesse da 40 giorni) «Mamma? Mamma! Sei tu! Vieni, ci ho un ploblema!»
«Cosa c'è, amorino mio bello? Dillo alla mamma, tesoro amoroso».
«Ci ho mal di pancia! Devo fale la cacca!»
«Adesso, amorino? Sono le 2.15, è notte, sei proprio sicuro?»
(Segue la seduta al gabinetto più lunga della storia)
...
Ore 3.20, circa sei secondi dopo che mi ero riaddormentata: «Papà! Mamma! Dovete venile! Ci ho la tosse!»
(Mike Delfino, che dormendo prono aveva nel frattempo sbavato tutto il cuscino e ora ha una striscia di saliva a lato del volto e sulla tempia sinistra): «Aaaagggrr. Arrivo».
(Io, dopo cinque minuti, visto che i lamenti del Pupo non cessano ma anzi sembrano in aumento, raggiungendoli): «Ma scusate, qual è il problema?»
(Mike Delfino): «Dice che vuole lo sciroppo. Sai se in questa casa per caso abbiamo dello sciroppo?»
...
Ore 4.40: «Caccùno deve venile! Ci ho un ploblema! Ci ho la tosse!»
(Io, a Mike Delfino): «Stavolta non ci vado. Sparami, se ci vado. Che diventi pure rauco a furia di tossire, domani devo andare a Napoli in giornata, adesso ho bisogno dormire mezz'ora altrimenti non sto in piedi. Valuta tu se raggiungerlo».
(Mike Delfino, voltandosi dall'altra parte, un nanosecondo prima di ricominciare a russare): «Aaaagggrr».
In effetti la mattina dopo Il Pupo era diventato rauco a furia di tossire e aveva gli occhi gonfi tipo batrace. Strofinandosi la faccia, ci ha sgridato severo:
«Dov'elano i miei genitoli mentle io piangevo?».
In seguito, durante una sessione di solletico, nel tentativo di farci sentire in colpa:
«Sto così male che non liesco più neanche a lidele (ridere, ndr)».

La domanda è: i vostri piccoli uomini, quando non stanno bene, si comportano come i loro papà? E le femmine, che fanno? Siate generosi, vi prego, nei contributi. Mi piacerebbe capire, se possibile, dove sbagliamo.



venerdì 21 settembre 2012

Post per nulla bimbesco e molto femminile

Dopo il quale potete manifestare solidarietà, o spararmi
Questa mia amica con cui parlavo stamattina le chiama «le Appese».
Definizione di «Appesa» Qualunque ex del vostro attuale compagno torni da un passato, lontano o recente, a inzigarlo, rompendo - a cascata - le scatole pure a voi.
L'Appesa spunta dal nulla, e può manifestarsi in vari modi. È una ex, ma non è mai stata un'amica, e nemmeno una collega del vostro compagno. Quasi mai si fa viva di persona o tenta la telefonata diretta, invasiva e compromettente (senza contare la potenziale umiliazione se lui preme il tasto «ignora»). Più facile un sms: la mia amica ha trovato sul telefono del suo compagno un messaggio in cui l'Appesa proponeva, in cambio di un favore, «un pagamento in natura». Ma così, per i miei gusti, è fin troppo facile, troppo esplicito. L'Appesa professionista preferisce mandare due righe via mail, magari con un oggetto accattivante ed ellittico, sospeso: tipo Mi ritorni in mente o Ma non vorrei che tu
Il vostro compagno, quel caro orsacchiottolone tontolone, è ovviamente attirato dal fascino criptico dell'oggetto della mail. Come resistere alla tentazione di aprirla? Infatti non resiste, e comincia un carteggio con l'Appesa. A questo punto, più d'uno scenario possibile: 1. Restate completamente all'oscuro del carteggio. Peccato che sia uno scenario infrequente, perché il vecchio detto «occhio non vede, cuore non duole» funziona ancora piuttosto bene. 2. Incappate casualmente nel carteggio e v'inferocite. 3. Siete persone empatiche e anche un po' telepatiche. La vostra dea interiore percepisce la presenza dell'Appesa nell'aria. Allora fate un po' di pesca a strascico, buttando lì un: «C'è un'altra?», tentando contemporaneamente di piegare il vostro compagno con lo sguardo come Uri Geller fa con i cucchiaini.
Una volta accertato l'inopportuno orbitare dell'Appesa nel vostro microcosmo emotivo - l'orsacchiottolone tontolone, non abituato a delinquere, crolla quasi subito sotto il fuoco di fila delle vostre spietate domande - una parte di voi vorrebbe nobilmente ignorarLa, ma questa parte è in netta minoranza. Non siete ancora diventate così brave, e dunque non resistete alla tentazione di trapanare diligentemente il vostro compagno, il quale ben presto si stufa. Segue aspra discussione in cui lui rivendica libertà, maturità e parità di diritti; voi gli fate presente che, se di lui potete anche fidarvi, dall'Appesa non comprereste mai un'auto usata.
L'obiettivo dell'Appesa, peraltro, è immediatamente chiaro a tutte le amiche femmine con cui vi siete confidate. L'unico maschio con cui ne avete parlato dice che invece capisce perfettamente le ragioni del vostro compagno, il che, considerato che l'Appesa porta la quarta abbondante di reggiseno e voi una seconda insolentita dalle maternità, non fa che accrescere il vostro nervosismo.
Il vostro compagno insiste nello sgranare gli occhi e nel non trovare niente di male in un potenziale incontro con l'Appesa, con cui peraltro si è già messo d'accordo per un pranzo in centro al più presto. Perché, ripete l'orsacchiottolone tontolone, l'Appesa che non si faceva viva da mesi - anzi, da anni! - dovrebbe ora all'improvviso provare un interesse per me? Forse perché l'hai scaricata da un giorno all'altro quando hai conosciuto me. E se non te ne fossi accorto, l'Appesa si fa viva ciclicamente, a intervalli regolari: probabilmente quando «rompe» con il fidanzato di turno, e allora viene a far la ronda da te, anzi da noi. Per tastare il terreno, capire che aria tira, vedere se c'è margine.
Una parte di voi sogna di incontrarla e di trasformarsi in Chuck Norris. A quel punto - riflettete con autocompiacimento un po' infantile - non le uscirebbero più di bocca stupidi titoli di canzoni, ma unicamente il vostro pugno.

giovedì 13 settembre 2012

Quando sarò grande

Purché Tu non me la faccia diventare così
(Pupa) «Mamma, da grande voglio avere i capelli come i tuoi e la voce come la tua. Voglio essere edentica a te. Sei bellissima. Stupenda. Perfetta».
Quando la Pupa mi fa queste dichiarazioni una parte di me è orgogliosa e felice, un'altra la trova francamente eccessiva. Per dire: non ricordo di aver mai detto a mia madre che volevo avere i capelli come i suoi (tutto può essere - magari invece l'ho fatto).
Purtuttavia durante una trasferta Milano-Napoli, a/r in treno in giornata giusto per non farci mancare nulla, a Bologna mi si siede davanti - è ancora davanti a me nell'esatto istante in cui scrivo questo post - una eeeeh, una cosa, cioè una specie, una... non saprei come dire, forse se proprio dovessi paragonarla a qualcuno direi che sembra la versione femminile di Pete Doherty, avete presente quello che stava con Kate Moss e forse per un po' di tempo anche con Amy Winehouse e nonostante tutta la droga che si è iniettato ancora campa e diffonde per il mondo Grandi Verità; dunque questa cosa, cioè questa ragazza dai capelli scuri che mi è seduta davanti, meno tossica di Pete Doherty, lo ricorda però nel look; tira ogni tanto su col naso (ehm) e porta pure un cappello nero da uomo tipo bombetta, che ora ha poggiato davanti a sé.
Se non che al vostro ritratto mentale Ora dovete aggiungere un iPhone con la cover rosa a forma di coniglietta di PlayBoy che la ragazza trova «troppo fico» e con cui continua a giocherellare; due tatuaggi sulle dita delle mani con la scritta "Give" a sinistra e "Take" a destra, una lettera per ogni dito esclusi i pollici; una giacca di pelle rossa troppo grande; una cosa blu avvolta attorno al collo che lei chiama «capuccio»; una minigonna di pelle marrone troppo stretta, su gambe non perfettamente depilate e un po' borderline tipo «volevo essere una fotomodella ma poi non ci sono riuscita»; anfibi slacciati che vi giuro ha appena definito «stracomodi per dormire»; unghie laccate marrone scuro e soprattutto un profumo dolciastro fortissimo e insopportabile.
Quel che più m'infastidisce della Padrona di Coniglietta Tra l'altro, a giudicare dalle rughette qua e là, avrà di sicuro più di trent'anni. È accompagnata da un assistente/manager che per la prima mezz'ora di viaggio, fin quando cioè cominciano le gallerie e le conversazioni al cellulare diventano impossibili, s'impegna assai a «chiudere date» al telefono, per lei. A un certo punto della conversazione intuisco che potrebbe essere una deejay. Appartiene al tipo umano a cui piace molto prendere in giro le persone che la circondano. Fa commenti ad alta voce sui vicini di posto; io che le sto davanti rappresento assieme enigma e sfida, non riesce a inquadrarmi, però mi sbircia, bisbiglia e ridacchia oscure freddure all'orecchio dell'assistente, che sghignazza di rimando. A un certo punto per attirare l'attenzione fa un rutto. Partono risatine. L'assistente si finge schifato. Io valuto l'espressione sonora paragonandola ai boati d'abitudine prodotti dai Pupi: l'exploit della Padrona di Coniglietta, in confronto, è un impercettibile bisbiglio.
Potrei alzare un sopracciglio, sollevare un angolo della bocca, abbozzare complicità. Poi opto per l'indifferenza totale. Nel frattempo davanti a me scorrono senza soluzione di continuità discorsi del seguente tenore:
(Lui, cioè l'assistente): «Ho 200 canali e mi costa meno di 10 euro al mese. Diciamo 9 euro, una vera bazza».
(Lei): «Hai anche, come cazzo si chiama, Discovery Channel e i Simpson tutto il giorno? Troppo fico».
(Lui): «Cioè mi hanno proposto questa cosa da maggio a ottobre, hotel 5 stelle a St. Moritz, ti danno vitto e alloggio e 2000 euro al mese. Certo sei inchiodato lassù, però poi non è che ti chiedano tante serate».
(Lei): «Tu l'unica che mi dovevi fissare non me l'hai fissata. Questa serata è l'evento top dell'anno e tu non sei riuscito a fissarmela».
(Lui): «Mi ha chiamato quella ragazza di colore che hai sentito al B Club, quella un po' scema che cantava tutto il tempo Olelele, olelele, olelele. Mi ha chiesto se andavi a suonare al suo compleanno. Le ho chiesto 2000 euro».
(Lei): «E che ti ha detto?»
(Lui): «Più sentita. Che zoccola».
Bologna-Roma sola andata Per due ore, salvo brevissima pausa-pisolino, i due chiacchierano ininterrottamente o si mandano sms a vicenda, ridendo di continuo perché è Veramente Molto Buffo scambiarti messaggi con qualcuno che se ne sta seduto a cinquanta centimetri da te. Ogni tanto lui parla al telefono con una donna che chiama «amore» ma poi piazza casualmente la mano sulla coscia della Padrona di Coniglietta. Pure la cover dell'iPhone, di fatto, è oggetto di discussione.
(Lei, dominante): «A quei due del locale possiamo pure regalargli una bella cover dell'iPhone».
(Lui, sottomesso): «E se poi non gli piace? E se poi già ce l'hanno?»
(Lei, risolutiva): «È sempre un bel gadget da 40 euro. Al limite a Natale la regalano a qualcun altro».
A un certo punto, a lei suona il telefono. «Nooo, sei tu? Che sbatti! Guarda non sai lo sbattimento che dobbiamo fare nel weekend. Lavoriamo sabato sera, poi alle 6 dalla disco andiamo direttamente a Bergamo e via! Alle 8 siamo già sull'aereo per Fiumicino. Guarda, è uno sbatti assurdo!».
Per fortuna, a Roma L'ineffabile coppia scende. Accanto a me resta un tenero signore americano che, dizionario alla mano, ripassa ad alta voce l'italiano che, ne è convinto, lo aiuterà a sopravvivere a Napoli. «Schiusa. Schiusa. Schiusate. Può indikòarmi la via per la pizeriaah?».
Vi capita mai di immaginare come saranno i vostri figli da grandi? Di riflettere sulle aspettative, di sperare qualcosa per loro? Io per esempio da questo momento in poi pregherò con costanza che la Pupa  faccia quel che vuole della sua vita, tranne diventare come la tizia che mi è stata seduta davanti per tutto questo tempo.

mercoledì 5 settembre 2012

I bambini sono stati ritrovati intatti

Vantaggi e svantaggi dei campus sportivi
Non sapendo bene che fare dei Pupi nella settimana di interregno che separa il rientro dalle vacanze alla riapertura delle scuole, abbiamo pensato di iscriverli a un campus sportivo che costa una fucilata che ci hanno descritto come molto ben organizzato, per evitare che passassero troppo tempo a casa, con la tata torpida e lenta non proprio brillante. Lunedì, essendo io in trasferta a Parigi, è toccato a Mike Delfino portarceli.
(Io, al telefono): «Allora, come è andata stamattina?»
(Mike): «Non so, ho avuto la sensazione di abbandonarli a Guantanamo».
«Perché?»
«Erano lì, dietro la rete che circonda il campo di calcio, l'aria smarrita e nessuno che se li filava di pezza, seduti in cerchio a gambe incrociate, lo sguardo smarrito. Ciascuno con un braccialettino colorato al polso che mi ha fatto venire in mente i detenuti agli arresti domiciliari».
«È bello parlare con te, Mike, soprattutto a distanza di 1.000 km. Ora perché non provi a dirmi qualcosa di rassicurante?».
«Pensi che oggi pomeriggio possiamo ritirarli in anticipo?»
Sono rimasta tutto il giorno con il cellulare incollato all'orecchio, temendo di ricevere una chiamata con ferali notizie sul destino dei miei figli. A un certo punto ho chiamato mia madre:
«Ciao, puoi andare a prendere i bambini alle 17.15? Prima non li rilasciano. In questo modo puoi mandarmi subito un sms in cui mi rassicuri e mi dici che stanno bene. Decollo alle 17.25».
(Ore 17.23, dall'aereo): «Mamma, e allora? Non mi è arrivato nessun messaggio».
(Lei): «Mi sono persa sul cavalcavia. Del resto è la prima volta che vengo in questo posto».
(Vicina ansiosa, interrompendo): «Signora, deve spegnere subito il cellulare. Steward, questa signora ha il telefono acceso».
Non sempre bere è la soluzione Ma a volte aiuta. Irritata con la mia vicina e in preda all'ansia - Come staranno i miei figli? Saranno sopravvissuti? Perché mia madre si perde sempre? - ho ordinato del vino bianco e delle olive. Per la precisione: 30 grammi di olive e 375 ml di vino, capaci di indurre nel fruitore (in questo caso, io), se non alcolista, uno stato di piacevole torpore e ottundimento (cui segue mal di testa feroce).
Alla fine è andato tutto bene I bambini sono stati ritrovati intatti. Hanno dichiarato di essersi divertiti. Nel dettaglio:
(Pupo): «Ho giocato a calcio, calcetto, caltoni animati, giochi».
 (Io): «Quali giochi?»
(Pupo): «Eeeh. Sono mimmo mommo. Ahahahahah».
La conversazione con la Pupa, invece È stata gratificante, oserei dire appagante.
(Pupa): «Sono andata in piscina, poi ho giocato a sabbia, poi ho giocato ad aria, e poi a giochi».
(Io): «Anche tu hai giocato a "giochi". Fantastico. Cosa sono invece sabbia e aria?»
(Pupa, guardandomi come se fossi demente): «Sabbia è una buca di sabbia. Aria è una cosa che spara l'aria. Ci abbiamo messo un foglio sopra e quello è volato via. Allora ci abbiamo messo una maglietta ed è volata via anche lei. Poi una felpa. Poi volevamo metterci un bambino di quasi quattro anni, ma Oleg ci ha detto che non potevamo».
«Chi è Oleg?»
«Un abbattitore».
«Vuoi dire un educatore?»
«Ecco».
«Sono bravi i vostri educatori?»
«Abbastanza. Tranne al mattino».
«In che senso?»
«Al mattino, quando arriviamo, ci lasciano lì un po' confusi».
Promesse non mantenute Secondo il depliant informativo, al campus i bambini avrebbero dovuto fare badminton, nuoto, calcio, beach volley, hockey, danza e non so quanti altri sport (tra i quali non erano elencati "aria", "sabbia", "giochi" e "caltoni animati"). Non credo che l'anno prossimo li iscriverò ancora. Avete avuto esperienze simili? E voi, come vi siete organizzati con i vostri figli?