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venerdì 29 marzo 2013

Sopravvissuti e sopravviventi

E venne il giorno
Party in casa con Pupi.
Nelle ultime ore non sono stata quasi mai connessa e mi sono persa, nel post precedente, il commento agghiacciante della povera Matilde (con cui mi scuso per non essere stata pronta a raccogliere il suo sfogo; se ti fa piacere, Matilde, riscrivimi in privato). Va detto che ieri è stato il mio compleanno e ho dovuto festeggiarlo degnamente - a dire la verità non ho ancora finito.
Altri accadimenti
Laccio su poltrona Sacco.
Va anche detto che Laccio, il nostro cane, è abbastanza impegnativo. Già al primo incontro, l'addestratrice ha messo le mani avanti. «È un cane di carattere». Se buono o cattivo, non l'ha specificato. Nel frattempo i giochi preferiti di Laccio, che ha compiuto quattro mesi sabato scorso, sono Mangia il Peluche» e Mangia il Libro», che consiste nel cercare e scovare i giochi e i libri dei Pupi per quanto accuratamente nascosti, mimarne lo smembramento, sorridere soddisfatto (giuro che sorride), a fine carneficina addormentarsi sfinito per lo sforzo. Grazie al cielo, il cancelletto Ikea che un tempo serviva a impedire capitomboli del Pupo fa ancora il suo porco dovere e impedisce alla bestia (scusate il gioco di parole) di venire di sopra a mangiarci anche i piedi del letto.


Invece sappiamo tutti che le liste Vanno molto di moda e soprattutto fanno sentire meglio, in fondo è fico tenere un elenco delle cose che dovremmo o vorremmo fare e poi cancellare una voce alla volta, sentendoci eroici perché siamo riusciti a compiere imprese titaniche tipo «fare doccia» o «comprare latte». Voi che ne pensate delle liste? Ne fate? Come le usate? Io come in tutte le cose della vita vado a momenti, un po' sì e un po' no. Mi ha invece stupito molto la Pupa, che ha quasi 8 anni, e poco prima dello scorso weekend - poco prima, in effetti, che Laccio irrompesse nelle nostre vite - ha compilato con puntiglio questa:


La Pupa è un curioso mix Di alto e basso, poesia e scienza, costruzione e distruzione. Ti incanta con le parole e un minuto dopo manda tutto in vacca. Ieri chiacchieravamo mentre lei era nella vasca da bagno:
«Mamma, vorrei tantissimo un fratellino».
«Te l'ho già detto, non dipende da me. Mi piacerebbe tanto e lo sai. Ma il fratellino viene solo se vuole venire».
«Cioè più che altro se Gesù ce lo vuole mandare, lui arriva?»
«Potremmo anche vederla così, sì».
«Allora propongo a Gesù: se mi mandi il fratellino io ti regalo tutta la mia collezione di gomme. Sai mamma, sono quasi 108».
«Wow!».
«Ma secondo te a Gesù può servire, una collezione di gomme? La farà anche lui in Paradiso? Ce l'avrà, una gomma a forma di Gesù?»
«Non lo so. È possibile. Ma se arrivasse un altro fratellino tu lo meneresti come meni quello che hai già?»
«Sì. Però all'inizio, quando è piccolo, pochissimo».

martedì 19 marzo 2013

Cani e padroni di cani

Quel che si dice un acquisto d'impulso
Venerdì mattina, in un pigro automatismo, ho inoltrato a Mike Delfino un'email ricevuta dalla mia collega Sara. Diceva il testo, più o meno: «Regalo cuccioli di golden retriever. È urgente: se non trovano un padrone, i cuccioli verranno abbattuti la prossima settimana». Seguiva foto strappalacrime di meravigliosi cagnolini, che fissavano l'obbiettivo con l'inequivocabile espressione «Adottami-adottami».
Cinque minuti dopo Mi ha chiamato Mike Delfino, insolitamente sospiroso.
(Io): «Che c'è, Mike?»
(Lui): «Eeeh... è cheeeeh... i caaani...»
«Non mi starai dicendo che ne vuoi uno, vero?»
«Ma cosa succede se nessuno li prende? E se li uccidono?»
«Figurati se li uccidono, qualcun altro li adotterà».
«E se ne prendessimo uno da portare stasera a Treviso, a mia madre, come regalo di compleanno?»
«Non sarebbe meglio una borsetta o un profumo? Che cosa facciamo, poi, se non lo vuole?»
«Ma figurati se non lo vuole. Lei è sempre andata pazza per i cani. Se vuoi fare felice mia madre, regalale un cane».
Bufale In Rete, si sa, girano tante bufale. L'email sui golden retriever era una di queste - a quanto pare circola dal 2002, tipo una catena di Sant'Antonio. Mike Delfino, da sospiroso che era, è diventato sospirosissimo.
(Io): «E adesso cos'hai?»
(Lui): «Mi ero quasi abituato all'idea di un cane. Adesso provo a googlare "Regalo cucciolo a Milano"».
In 30 secondi di ricerche sono venute fuori centinaia di risultati.
«E se prendessimo questo? Dice: "Regalo per problemi familiari incrocio tra pastore tedesco e cane corso, microchippato e vaccinato, quattro mesi».
«Mi sembra tagliandatissimo. Ma quanto cresce?»
«Ah, boh. Qui dice che il cane corso da adulto pesa 50 chili».
«Perfetto».
Una reazione tiepida E così, alle 19 di un gelido venerdì sera, Mike Delfino è andato a ritirare il cane.
«Appena mi ha visto mi è saltato addosso, mi ha fatto un sacco di feste, quelli con cui viveva non li ha neanche degnati di uno sguardo», ha detto poco dopo, entrando in casa e rovesciandoci addosso un adorabile batuffolo di pelo (invero, il pelo è raso. Ma l'espressione "batuffolo di pelo" ha sempre il suo perché). I bambini l'hanno amato da subito: nella foto sopra vedete la Pupa impegnata a contorcersi dal ridere. La macchia sfocata sulla destra, invece, è il Pupo che fa un balletto per la gioia.
A Treviso, tre ore più tardi, nel vedere il cane la mamma di Mike Delfino si è emozionata come se le avessimo messo in mano un libro di statistica. Zero.
Siamo tornati a Milano Domenica sera, col nostro nuovo, inatteso canino nel bagagliaio. Appena messo piede in casa, Egli ha eletto a sua cuccia la rossa poltrona Sacco di Zanotta, peraltro un grande classico del design. Ora non la molla più e tende a ringhiare se gli dici di scendere. «Lo vedi? È molto intelligente, una bestia di gran gusto», ha commentato Mike Delfino.
Ora. Io non ho mai avuto cani. Sono sicura che siamo in grado di farlo sopravvivere, ma di qui al diventare dei padroni esperti ce ne corre. Stamattina Mike Delfino mi ha tempestato di telefonate (ma io ero in riunione e non me ne sono accorta) tra le 9.30 e le 10, lasciandomi anche un sacco di messaggi disperati: «Quando arriva Malù?» (la nostra tata, ndr). «Ma si può sapere perché Malù è in ritardo?». Un'ora dopo, finalmente, l'ho richiamato.
«Ma si può sapere perché eri così preoccupato per Malù? È stato male il Pupo?».
(Lui, con tono stizzito) «Secondo te con chi lo lasciavo, il cane? Secondo te esco e lui resta in casa da solo, poverino?»
(Io, ridendo come una pazza) «Ma non è un bambino! Gli animali possono anche badare a se stessi per un po'».
«Sicura?»
Stasera alle 18.30 viene da noi un'addestratrice, per il primo di una serie di cinque incontri. Diciamo che non vedo l'ora. Il mio obiettivo principale sarebbe insegnare al cane come fare la pipì fuori e non dentro casa, per esempio (accetto consigli).



venerdì 8 marzo 2013

Se le donne potessero parlare

Preparati per tempo alla battaglia più grande
Pippa Bacca nel marzo 2008, mentre lava i piedi all’ostetrica Iljana a Sofia (Bulgaria)
La settimana scorsa ho pranzato a Roma con Serena Dandini. Aveva una grande urgenza di raccontarmi: «Sai, sono rimasta per mesi come ossessionata da un pensiero. Devo fare qualcosa devo fare qualcosa devo fare qualcosa, continuavo a ripetermi».
«Perché vedi, con la giusta rete di solidarietà molte donne avrebbero potuto salvarsi. Potrebbero salvarsi», mi ha ricordato. «Invece ancora facciamo finta di non vedere. In uno dei miei monologhi la madre di una delle vittime si giustifica, smarrita: "Avevamo il mostro in casa, e proprio non ce ne siamo accorti"».
Il fatto è che quel che dice questa madre non è mica vero. Perché di solito, chi sta attorno - alla donna abusata, al suo carnefice - se ne accorge. Benissimo. «Ma allora, se tutti sapevano, perché nessuno ha parlato?» si chiede (a ragione) una delle protagoniste dello spettacolo teatrale della Dandini, Ferite a morte, tentativo riuscito di ri-dare la parola alle vittime, e alle loro storie, attraverso il contributo volontario di attrici, cantanti, show-girl: da Paola Cortellesi a Lella Costa, da Geppi Cucciari a Ilaria D'Amico, da Ambra Angiolini a Elisa. Donne diverse in diverse città, un tour che si prolunga a grande richiesta, con teatri gremiti (anche) di uomini: «Poi spesso a fine spettacolo li trovi piegati in due al bar: mi dicono che hanno bisogno di bere qualcosa "per riprendersi". Loro», mi ha spiegato ridendo la Dandini.

Se in Italia, ogni due-tre giorni, una donna muore per mano di un uomo - spesso un marito, un padre, un amante, un ex compagno - è anche perché di fronte a un tentativo di denuncia c’è ancora chi dice: «Su, fai la brava, torna a casa». E l'epilogo drammatico è solo la punta di un iceberg fatto di violenze quotidiane, fisiche e psicologiche; di minacce e botte, che non è detto debbano sfociare in assassinio, ma davanti alle quali troppo spesso (quasi sempre?) noi che siamo nei paraggi tendiamo a voltare la testa dall'altra parte.
Quante ne conoscete, che potrebbero essere state abusate? Voi che siete donne, quante altre donne avete finto, per imbarazzo o perché non sapevate come affrontare l'argomento, di non vedere soffrire? Voi che siete uomini, quante di loro avete cercato di aiutare? Lo chiedo a voi e un po' anche a me stessa. Ieri sera avevo comprato cinque biglietti per lo spettacolo (il ricavato va in beneficenza), poi - sfiga - sono rimasta a casa per via della dannata influenza. Ma chi ci è andato al posto mio mi ha raccontato: le attrici sul palco avevano tutte abiti neri e le scarpe, solo le scarpe, rosse, un'immagine che ho trovato bellissima. Poi mi han detto che c'era pure il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia; ha patrocinato lo spettacolo e firmato una convenzione per mettere in rete le risorse del territorio contro la violenza sulle donne. Lo possiamo dire, che è un inizio? Solo un inizio, eh.
Spose in viaggio Una lettrice di questo blog si chiama Giulia e mi ha ricordato proprio stamattina la storia di Pippa Bacca, che avevo dimenticato.  Pippa è morta in Turchia proprio cinque anni fa, violentata e strangolata dal camionista a cui aveva chiesto un passaggio, mentre attraversava in autostop undici Paesi colpiti da conflitti bellici, sempre con indosso un abito bianco. Il suo era un messaggio di pace e di innocenza, anche se all'epoca ricordo di aver pensato: «Poverina. Però, era un po' fuori di testa». Ora invece provo ad andare oltre. E mi chiedo: se tra qualche anno la Pupa venisse a raccontarmi di voler fare lo stesso, cosa le risponderei?

Ps: Ferite a morte, ora, è anche un libro. Dopo averlo letto ho detto alla Dandini: se avessi un'amica in difficoltà. Se non sapessi come aiutarla a trovare il coraggio. Se non riuscissi a farla parlare, ecco, io comincerei col regalarglielo.