Ancora 5 minuti
Dialogo tipo tra la Pupa e un adulto attorno alle ore 20.45.
Adulto: "Non prendere altri giochi che si va a nanna"
Pupa: "Va bene, ma giochiamo ancora un po'."
"Sì, ma tra poco preparo il latte."
"Sì, fra un attimino." (nessuno in casa dice "un attimino", n.d.r.)
"Ora vado a scaldare il latte."
"Non puoi alzarti. Le tue gambe fanno da recinto e gli animali scapperebbero."
"Puoi usare il recinto rosso."
"Non si tirano fuori altri giochi prima della nanna".
(...)
"Pupa, ora vai a letto con le buone o... con le buone."
"Hai detto due cose uguali."
"E' che non voglio darti le totò sul culetto per così poco."
"Cosa sono le totò sul culetto?"
"Le totò... Eh... Le sculacciate."
"Voglio le sculacciate. Non le ho mai avute. Tu da quattro anni avevi le sculacciate?"
"Uhm, forse sì."
"E anche la zia Bubu e lo zio Matteo?"
"Penso di sì."
"Allora le voglio anch'io."
(...)
"Pupa, ora dormi, spegniamo."
"No afpetta, ti leggo una storia."
"No, Pupa, sono io che ti leggo le storie. E te ne ho già lette tre."
"La nonna Mao me ne legge mille. Anzi, quaqquo. Anzi, cincio."
"Pupa! Adesso spegniamo."
"Perché voi genitori siete esafperati?"
(Nel buio, qualche minuto dopo)
"Compriamo qualche dinosauro in caso il fatellino crescendo ne volesse alcuni?"
"Pupa, ora basta. Sono le ventordici e novattanta. Devi dormire. Fai la nanna."
"Ma il buio è un rapinatore."
"Ah, sì? E cosa rapina?"
"Dinosauri".
(...)
"Ciuc, ciuc, ciuc"
"Pupa, basta. E questo cos'è?"
"Siccome mi avete tolto il ciuccio, lo faccio io con la bocca".
Sul sonno il Pupo e la Pupa sono diversi da sempre. Con lei avevo anche provato il controverso Fate la nanna, esafperata da lotte estenuanti ogni sera prima di farla addormentare. Se Estivill diceva, "Il bambino la prima sera potrebbe piangere anche un'ora", lei piangeva tre ore. Quello consigliava di entrare nella stanza e consolare il bambino senza prenderlo in braccio, lei lasciava intendere che se non l'avessi presa mi avrebbe denunciato appena cresciuta abbastanza da chiamare il 113. Per cercare di sopportare lo strazio mi facevo un paio di birre, ma sono andata avanti cinque sere e poi ho mollato il colpo. Oggi in qualche modo entro le 21 si addormenta, ma ragazzi, che roba.
Il Pupo si lancia letteralmente nel sonno alle 20 - cade riverso, bocconi, appena tocca il letto, e si capisce che vorrebbe protestare ma semplicemente non ce la fa. Del resto nelle sue otto ore totali di attività quotidiana (sedici, infatti, le passa privo di coscienza) lui semplicemente termina tutto quel che incontra. Non c'è cosa pericolosa che gli sfugga: mangia i pennarelli, la terra delle piante, in dispensa ruba i tetrapak dagli scaffali e li azzanna. Ha studiato il modo di fregarsi il cibo e di nasconderlo in pattumiera; nella sua testa probabilmente c'è che lo mangerà in un secondo momento, quando nessuno lo guarda. A 14 mesi pesa 12 chili e mezzo, è alto come un bambino di 2 anni, porta il 23 di scarpe, ha i dorsali di un nuotatore. Fa tre colazioni: latte e biscotti dal biberon assieme a sua sorella, yogurt con me 30 minuti dopo, frutta con la tata verso le 9.30. Quando vede un mandarino pianta i denti nella buccia e urla se qualcuno cerca di fargli capire che si mangiano solo gli spicchi. La sua ultima passione è prendere l'acqua dal biberon e rovesciarla tutta per terra, premendo la tettarella con quelle sue manine precise e implacabili. Quando ha fatto un lago ci si sdraia a pancia in giù e comincia a leccare. E' convinto che si debba bere così. Evidentemente memore di una scottatura, nella sua vita di tutti i giorni adotta un'unica forma di prudenza: soffia su tutto il cibo, "fff, fff, fff", prima di metterlo in bocca, comprese le mele e i pomodori.
Per il resto, crede di esser grande, e si comporta di conseguenza. Corre come un matto per le stanze e nella casa-cantiere dove viviamo non c'è scalino, spigolo, porta che gli sfugga. Non articola una parola tranne "mamma" e una curiosa imitazione dei rutti di sua sorella, che somiglia allo sfiato stanco di un anziano. Quando lo chiamo affettuosamente "piscione" fa "no-no" con la testa, poi ride e mi fa una pernacchia.
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