Se me l'avessero detto che finivo proprio in tivùL'altro giorno mi hanno invitato a
Deejay chiama Italia a parlare del mio libro. La trasmissione, per tutta la scorsa settimana, ha dedicato (davvero encomiabile) spazio, tempo e attenzione a
Dynamo Camp, una onlus che organizza campi estivi per bambini affetti da patologie gravi, e quindi cercava ospiti "in tema".
(Il mio ufficio stampa): "Paola, vuoi andare a Radio Diggei?"
(Io): "Certo. Bengentili a invitarmi. Grazie mille".
(Ufficio stampa): "Bene. Ha detto R. che poi ti guarda in replica, la sera, su Rete A."
(Io, pensando a una battuta - La radio non si guarda, si ascolta!): "Ah, ahah!".
Due premesse sono necessarie. La prima: dopo anni trascorsi a fare la giornalista, alla radio più o meno mi sono abituata. La seconda: la tivù mi mette un'ansia tale che in casa non ce l'ho nemmeno. Cioè, ce l'ho ma l'antenna non è collegata, la usiamo solo per guardare i dvd. Perciò non avevo capito - okay, non avevo
voluto capire - che
Deejay chiama Italia viene trasmessa anche in video, sia in diretta che in replica (la sera, appunto).
Visto che ormai la figuraccia l'ho fatta se vi va potete anche andare a vedermi
qui così vi rendete conto meglio di com'ero conciata.
Mi sono presentata in radio subito dopo essere uscita dalla piscina, dove il Pupo aveva appena affrontato una delle sue fantomatiche lezioni di acquaticità. Avevo le gambe molli, i capelli da deficiente (lavati con il bagnetto Primi mesi della Fissan mentre tenevo in braccio il Pupo. Sciacquati anche malissimo), non un filo di trucco. Al posto della crema idratante mi ero passata un filo di Penaten, nota crema tedesca per il cambio del pannolino (ricordate che siamo appena stati a Berlino).
Sono arrivata in radio trafelata. Mike Delfino mi aspettava sotto gli studi di Diggei, gli ho lasciato il Pupo in passeggino e l'ho pregato di passeggiare (appunto) per quarantacinque minuti nei dintorni: il tempo della diretta. Il buon vecchio Mike aveva dimenticato il lucchetto della bici così è stato costretto a fare su e giù per venti metri avanti e indietro, avanti e indietro, come un cane col guinzaglio troppo corto, per evitare che gli zanzassero il velocipede. Con questo pensiero (
povero Mike, povero Mike) sono salita in studio.
(Accoglitrice di ospiti di Diggei): "Ciao cara Paola M., benvenuta. Allora guarda quelle sono le telecamere, vedi, questo è ciò che sta andando in onda ora, tra poco tocca a te, preparati cara che ti chiamiamo. Ah! Linus, che negli ultimi trentacinque anni è mancato dalla radio solo quando sono nati i suoi figli, oggi non può esserci. Fa niente vero?"
(Io): "Ah sì certo. Benissimo. Certo certo perfetto grazie mille okay" (in realtà, quando l'accoglitrice di ospiti ha pronunciato la parola "telecamere", non ho più capito nulla).
(Accoglitrice di ospiti): "Allora vai in onda con Nicola Savino e con Vic, che sostituisce Linus".
(Io): "Blurp".
Sono corsa in bagno e ho frugato nella borsetta alla ricerca disperata di un campione gratuito di mascara, di un lipstick giocattolo, di una pinzillacchera qualunque per rimettermi un po' in sesto. In borsa ho trovato: tre Hello Kitty piccoline, una molletta di Hello Kitty, un pannolino del Pupo (pulito), un dischetto di cotone per struccarsi con sopra un disegno della Pupa, un giochino in legno del Pupo, due ciucci, tre/quattro Saila Menta fuori dalla scatola (inghiottite subito), e tutta una serie di altri oggetti che non possono mai mancare nella borsa di una mamma tipo la soluzione fisiologica per il naso del bambino ma
santiddio, nessun trucco, né tantomeno parrucco, e io stavo per andare in tivvù!
Allora ho ripensato agli esercizi di respirazione per il travaglio. E poi mi son detta: che diamine, ho partorito due volte senza epidurale. A me la tivù mi fa un baffo! E così sono entrata, e loro sono stati molto gentili, e all'inizio mi tremava la voce ma per fortuna l'esordio dell'intervista è stato più o meno questo (non uso le parole esatte ma è lo stesso):
(Io): "Allora, la mia primogenita, la Pupa, ha quasi quattro anni; il secondogenito, il Pupo, invece ha sei mesi".
(Vic): "Bene, benissimo. E quanti anni hanno i tuoi figli?"
(...)
Poi lui si è giustificato dicendo che stava pensando già a un'altra domanda, ma a quel punto a me e Nicola è venuta la ridarola, e anche a Vic, un po' come quando a scuola o a messa sai che non puoi, che non
devi assolutamente ridere ma non riesci a farne a meno, e così ci siamo sciolti e insomma tutto sommato ce l'ho fatta senza nemmeno impappinarmi troppo. Le telecamere non le abbiamo guardate mai, ma il regista alla fine ci ha detto che andava bene così, e sono stata contenta per me, per il libro e anche per Dynamo Camp.
Nel pomeriggio per non farmi mancare nulla sono andata con il Pupo a una mostra sofisticatissima di oggetti di design, in un negozio posh di Milano. Su uno scaffale esponevano anche dei vibratori (proprio così), sempre di design s'intende, e il Pupo che a sei mesi sta mettendo a punto la coordinazione e la prensione fine ne ha afferrato uno rosa al volo, e se l'è messo in bocca in un istante, e ha cominciato a ciucciarlo.
Io sono rimasta senza parole e con me gli astanti - l'effetto complessivo era grottesco ed esilarante; comunque dopo un paio di secondi, il tempo di riprendermi dallo choc, gliel'ho sottratto restituendolo alla curatrice della mostra. Lei, tra l'inorridito e l'attonito, mi ha detto d'un fiato: "Signora non si preoccupi, è in silicone medicale sterilizzatissimo", e io le ho risposto: "Non è certo questa la mia preoccupazione, sa?" e ho portato via il Pupo guardandolo un po' male e pensando a quanto mi farà dannare quando sarà grande.
Tornando a casa sempre con i capelli da pazza ho pensato a quelle mamme, e ce ne sono, che hanno tempo e modo di truccarsi gli occhi con cura e che in tivù farebbero un figurone. Poi ho pensato che io non sarò mai così ma che in fondo mi diverto un sacco.