Ditemi, dunque
Vorrei sapere chi ha inventato l'espressione «mali di stagione». I mali di stagione sono come la frutta di stagione? Ad ogni buon conto a Milano fino all'altro ieri c'erano 25 gradi e nonostante questo la Piccolissima si è beccata tre forme virali in un mese (tra cui la sesta malattia).
«Paola, è il caldo. C'è troppo caldo» mi ripete sempre un mio amico, maestro di yoga.
«È il nido. Sai, questi bambini che vengono al nido e si sputazzano addosso... mangiano gli stessi giochi...» (state attenti: questo mi fa molto ridere. La frase non è, chessò, «bevono dallo stesso bicchiere», ma «mangiano gli stessi giochi». Che in effetti è vero). Segue considerazione finale: «Cosa vuoi, Mamma, non puoi aspettarti nulla di diverso» (questo me l'ha detto la maestra dell'asilo. Solo le maestre e gli operatori sanitari ti chiamano «mamma». Io ogni volta resto sconcertata per qualche istante, e mi viene il dubbio di avere avuto altri figli senza accorgermene).
Tous le mêmes La mia pediatra di riferimento, la dottoressa ZiaBubu, è tanto brava da essere sempre impegnata. L'ultima volta, due settimane fa, quando l'ho chiamata mi ha detto che aveva posto a novembre. «Ma mia figlia è malata adesso». Naturalmente la Piccolissima si ammala sempre di venerdì. Il nostro pediatra di base, ex chitarrista degli Stormy Six, ex aspirante cohouser, appassionato velista, è uno di cui mi fido. Però per avere un suo parere bisogna chiamarlo la mattina tra le 8 e le 9, prima che vada in studio. Spesso lo trovo occupato, poi a quell'ora sto portando bambini a scuola e cani in giro e perdo l'occasione. Anche quando lo becco sono sempre un po' a disagio perché ho la sensazione che mi stia rispondendo dal cesso. Comunque l'ultima volta non sono riuscita a parlargli e con la ZiaBubu irraggiungibile e il weekend che incombeva mi sono sentita in dovere di procurarmi un nuovo medico. Un simile gesto sa sempre di tradimento, ma comunque ne avevo proprio bisogno. La mia amica C. nel parlarmi di lui mi ha spiegato che è il dottore di riferimento della Comunità ebraica di Milano. Ho detto solo «ah» perché non sapevo come commentare la notizia. Lei mi ha visto incerta e allora ha specificato: «Sai, gli ebrei sono gente seria. Sanno quel che fanno. E poi, hanno un sacco di figli. Dunque il loro medico dev'essere per forza bravo». Ho detto ancora: «ah».
Et que j'aime trop les blablablas
Il dottore in questione mi ha ricevuto la sera stessa di venerdì, alle 19.30. «Oggi finisco presto», ha precisato quando, un'oretta più tardi, ci siamo salutati. «Ma le mie figlie sono grandi, non hanno più tanto bisogno di me». È un uomo preciso, coscienzioso e non mi ha chiamato «mamma». La Piccolissima aveva la solita inutile forma virale ma niente alle orecchie e niente nei polmoni. Il dottore mi ha consigliato di farle osservare dopo ogni malanno un periodo di convalescenza e di lavarle il naso sì, ma con acqua tiepida. Ecco due cose su cui non avevo mai riflettuto, a testimonianza del fatto che anche una mamma-pro ha sempre qualcosa da imparare.
Dis-moi merci Dovete sapere che il sistema immunitario dei miei Pupi grandi è molto wow. Sarà l'omeopatia? L'alimentazione? La vita attiva? Il riposo adeguato? Una gran botta di c...? Sta di fatto che l'anno scorso non hanno perso un giorno di scuola. Tuttavia l'altro giorno il Pupo, proprio lui! ci ha tradito. «Buongiorno, qui è l'elementare XY. Dovete venire a prendere... il bambino. O la bambina. Cos'è, maschio o femmina? Ha la febbre». «Ho un maschio e una femmina. Dev'essere lei a dirmi quale dei due». «Eeeh, aspett... È il Pupo. È il Pupo». «Cos...?». «Clic». Benedicendo l'usuale accuratezza ed empatia di cui sono capaci le commesse della nostra scuola, Mike Delfino è partito in quarta per andare a salvare la sua adorata progenie. Stavo giusto finendo di dire alla mia collega: «Oh, per fortuna che per una volta ci è andato lui», quando mi è squillato il telefono. (Mike Delfino, con voce grave): «Sono io. Sono qui con il bambino. Ora che si fa?». «Non so, intanto magari puoi dirmi come sta». «Eeeh... gli provo la febbre?». «Magari. E poi mi richiami». (Due minuti dopo, con voce catacombale): «Sono sempre io. Ha 37.8. È alta. E ora che si fa?». «Se ha anche, tiro a indovinare, mal di gola e brividi, e se la temperatura sale, ma soprattutto: se lui si lamenta, tra un po' puoi dargli della tachipirina». «Eh, già. Ma dove la vado a pescare la tachipirina?».
Vous les hommes êtes tous les mêmes Nel breve istante di esitazione intercorso tra quella domanda e la mia risposta, mi è venuta in mente una pubblicità di qualche anno fa, di cui però ho solo un vago ricordo. Magari voi potete aiutarmi. «Ehi, mi hai sentito? Si può sapere dove la trovo, questa tachipirina?».
«In freezer. Devi guardare in freezer. È lì che teniamo i medicinali. E non, come qualcuno potrebbe pensare, nell'armadietto in bagno».
Soundtrack: Tous le mêmes
Il fascino della rosa: un fiore senza tempo
3 settimane fa