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Vi aspetto!

lunedì 29 novembre 2010

Lessico famigliare

Per partecipare al concorso che segue, vi chiedo di:
1. Indovinare perché il Pupo dice quel che dice (vedi domanda alla fine del post)
e 2. Postare a vostra volta qualche esempio di dialogo surreale tra voi e i vostri Pupi, e/o di parole buffe coniate da loro.

Premio in palio
Un libro per bambini! Il titolo non ve lo posso ancora dire perché dipende da quanti mesi/anni ha il Pupo/a della vincitrice.

Pronti? Via...

Esempio di conversazione col Pupo, che ha compiuto due anni l'11 novembre:
"Amore, cos'è questo bel pupazzino?".
"Ca-don-do".
"No, cammello".
"Ca-gon-go".
"Bravo, amorino".

Anche la Pupa ha avuto la partenza lenta. A un anno esatto di età, la sua amica Ginevra gorgheggiava consapevole davanti ai Mondiali di calcio 2006: "Ta-ja, Ta-ja" (="Italia"). La Pupa, zitta.
A due anni, giusto qualche verso di animale e i classici "Mamma, papà, nonno, nonna" che non si negano a nessuno.
A due anni e due mesi aveva aggiunto al suo lessico una parola:
"Apàppa". Voleva dire tre cose: scarpa, palla e pappa.
A due anni e tre mesi ricordo che Mike Delfino venne da me: "Non mi dire che ti stai preoccupando". E io: "No-no". In effetti non mi stavo preoccupando: più che altro ero rassegnata all'idea che la bambina non avrebbe parlato mai più.
Qualche giorno dopo io e lei andammo alla Fnac. Tornando a casa in tram stavamo sfogliando un librino nuovo sui suoi amati personaggi Disney, quando all'improvviso la Pupa aprì bocca.
(Guardandomi intensamente): "Mamma."
"Dimmi, bella Pupa".
"Se Pippo è pilota, Topolino è copilota. Se Topolino è pilota, Pippo è copilota. Qualcuno lo deve guidare, l'aerìo".
Aerìo. L'unica sbavatura in una frase altrimenti perfetta.
Da allora non si è più fermata. Peraltro in tutto il tempo trascorso in silenzio - due anni e tre mesi, appunto - aveva accumulato quelle che (me l'hanno spiegato poi) si chiamano "competenze linguistiche passive", quindi una volta rotti gli indugi sembrava una professoressa d'italiano (adesso che è un po' più grande fa meno effetto).
Il Pupo va un po' nella direzione della sorella, ma al maschile. Quindi caciarone, tamarro e impreciso. Il suo non è un silenzio totale ma un borbottio incomprensibile costellato di sporadiche assurdità tipo "cadondo", "cagongo" o "chicchija".
"Pupo, dì conchiglia".
"chicchija".
"Dì nonna".
"Mamma".
"No, nonna."
"Mam-ma."
"No amore, nonna."
"Bleah".
"Questo l'hai imparato all'asilo. E adesso non sputare".
"Bleah".
"Pupo, e questo cos'è?"
(Mettendosi una mano sul petto, con voce stentorea): "Là-là-làààà!".

Ci siete arrivate?
Cos'è l'animale del disegno?
Perché il Pupo, quando lo vede, reagisce così?









mercoledì 24 novembre 2010

Lezioni di nuoto - prima puntata

Non c'è come il nuoto, signora, per farli crescere sani e forti
Ma anche da voi, nel posto in cui abitate, è tutto così difficile? Io fatico a raggiungere il lavoro, a fare la spesa, a tornare a casa a un'ora decente la sera. Dopo un paio di mesi di tentennamento-da-stanchezza-cronica mi sono decisa a iscrivere Pupo e Pupa al corso di nuoto. Piscina comunale, sabato mattina.
Già l'iscrizione in sé non è una cosa banale. Per prima cosa ci vuole il certificato medico. Per fortuna io sono zeppa di certificati. La mia pediatra, la Dottoressa Zia Bubu, è una santa donna: tutte le volte che le porto un Pupo per un motivo o per l'altro la prima domanda che mi fa è: "Hai mica bisogno di certificati?". Ogni tanto le rispondo sì anche se non è vero. Non voglio deluderla. E poi non si sa mai. Come dice lei, "Un certificato non si nega a nessuno".
Quindi, lo scorso venerdì mattina mi sono presentata davanti al bancone della piscina Mùrat (si leggerebbe Murà, ma a Milano diciamo proprio così: Mùrat. Diciamo anche "Piazza Bòlivar" al posto di "Bolivàr". E "Còin", al posto di "Coìn", "Bénetton" al posto di Benettòn. Una volta ho sentito una signora dire "Benétton". Ok, la smetto).
Ore 10 del mattino, appena aperta. Clima sub-tropicale, 35 gradi con l'umidità del 90%.
(Ragazzo che ha indossato la t-shirt di Milano Sport al contrario, con tatuaggio a forma di farfalla sul dorso della mano): "Dimmi, cara."
(Io, grata perché mi ha dato del tu - sembro giovane, sembro giovane!): "Ciao, vorrei iscrivere i bambini a nuoto".
(Lui, passando al "lei" dopo avermi immediatamente s-qualificato come "non appetibile"): "Ok signora, comeleisacisonoicorsidellunedìmartedìmercoledìgiovedìvenerdìpomeriggio, oppure"
(Io): "Un attimo un attimo! Vai più piano ti prego".
(Lui): "Cara, in soldoni: i bambini li vuole mandare durante la settimana o al sabato? Chi li porta, lei, la nonna, la baby sitter o suo marito? Quanti anni hanno? In vasca ci entrano da soli?"
(Io, precisa&veloce): "Sabato. Io. La grande 5, il piccolo 2. Sì e no".
(Lui, spietato): "Quella di 5 ha già fatto nuoto con noi? Se sì, con che maestra? Per il corso genitore-bambino è grande, per il nuoto baby chissà, che ne dice se la mettiamo direttamente nel nuoto ragazzi, cara? Però devo chiederle: nuoto ragazzi principianti o avanzati? È un 2005 o un 2006? Si tuffa? Andava con o senza braccioli? E il piccolo, ha fatto il 'cuccioli in acqua' oppure il "nuoto neonatale'? Io comunque lo metterei in un classico genitore-bambino, dai 2 ai 4 anni, lui ci rientra appieno, va bene cara?"
(Io): "Bleurgh".
(Lui, comprensivo): "Adesso le spiego tutto, cara, non si preoccupi. Se non ha i pannolini contenitivi glieli vendiamo noi a 1 euro l'uno, il corso costerebbe 193 ma siccome ha perso le prime lezioni noi le scaliamo la tariffa e così scendiamo a 160, in più per il piccolo le applico la scontistica del secondo figlio che è pari al 5%, la maggiore invece è a prezzo pieno ma del resto il suo corso costa meno perché il genitore non entra in acqua, allora dunque sarebbero 189, tolte le prime lezioni perse scendiamo a 154, va bene cara? Se invece lei signora mia ha la certificazione ISEE inferiore a 27.000 euro, ecco che posso applicarle la scontistica del 16%, però si calcola sul reddito del nucleo famigliare, non del singolo, va bene cara? Mi dica lei, poi si ricordi che per la maggiore lo sport dai 5 ai 18 anni va in detrazione fiscale e fosse anche solo una pizza gratis io dico: meglio una pizza gratis che niente, vero cara? Allora che faccio? Li metto una alle 10.30, l'altro alle 11 del sabato? Tanto il corso del piccolo dura meno, quindi escono quasi assieme, la prima alle 11.15 e il secondo alle 11.30, poi la grande se vuole mentre aspetta che il fratellino finisca si butta nella vaschetta calda, quella alta 80 centimetri, a 34 gradi, e si diverte un po' mentre vi aspetta, non si potrebbe ma lo fanno tutti, che dice, va bene cara? Viene lei da sola o col marito? Non sembra ma portare i bambini a nuoto stanca, è un po' un sacrificio. Però fa bene, eh. A proposito: ce li ha i certificati medici?".
A questo punto mi girava la testa. Un po' per il caldo, un po' per quel flusso ininterrotto e rapidissimo di informazioni. Mentre il ragazzo tatuato parlava a macchinetta una curiosa associazione di idee mi ha condotto a pensare al cantante Elio quando dice, "Ho fatto due etti e mezzo, lascio?". Alla fine non ero più in grado di domandare alcunché, né di controproporre, di cercare soluzioni diverse. Ho accettato supinamente, ho ringraziato, ho pagato. Ho tentato un sorriso obliquo, poi ho sussurrato: "Ok, ciao".
Lui: "Signora comunque complimenti per l'impegno. Non c'è come il nuoto per farli crescere sani e forti, sa".

(Tra un paio di giorni vi posto la prossima puntata).

mercoledì 17 novembre 2010

Chissà da chi ha preso mio figlio

Il Pupo è il ras della fossa dell'asilo (come dice una mia lettrice). Ma...
Oggi, ore 12.30, mi squilla il cellulare.
"Pronto, Paola? Qui la maestra Alice dall'Asilo dei Girasoli".
"Gulp. Che c'è?".
"Nontipreoccuparenontipreoccuparenontipreoccuparenonèsuccessoniente".
"Fiuu".
"Ti chiamo solo per dirti che il Pupo oggi ha digiunato".
"Ah. E come cavol... cioè, come mai?"
"Vedi, voleva a tutti i costi portarsi a tavola il topo".
("Il topo" è un pupazzo buffo, invero somigliante più che altro a un ratto, alto circa 80 centimetri, dal quale il Pupo tende a non separarsi mai. Ci dorme assieme, ci gioca, lo porta sempre con sé - di recente, anche al nido.)
"Immagino che farlo sia contro le regole".
"Assolutamente. Tu capisci che se 20 bambini si portassero a tavola i loro pupazzi sarebbe un delirio. Non che non lo sia comunque, per carità... Be' forse questo non dovrei dirlo".
"Capisco. E che ne fate dei pupazzi, di solito?"
"Li mettiamo a nanna. Poi i bambini dopo aver finito di mangiare possono svegliarli e riprenderseli".
"Certo, è perfettamente ragionevole. E il Pupo proprio non voleva metterlo a nanna, il topo?"
"Macché. Poi tu lo sai com'è testardo, quando si mette in mente una cosa è difficilissimo fargli cambiare idea".
"Eh, già. Sai che mi chiedo da chi abbia preso in famiglia? Proprio non riesco a capirlo".
"Be', pensa che si è buttato a terra con la bava alla bocca. Piangeva, scuoteva la testa e urlava 'No, no, no!'. Per calmarlo l'ho preso in braccio, ma non ha voluto mangiare niente".
"Neanche il pane?"
"Neanche il pane".
"Mi rendo conto. È un problema serio. Volete che d'ora in poi lasciamo a casa il topo?"
"No, no, per carità! È il suo oggetto transizionale, eliminarlo avrebbe conseguenze nefaste".
"Ah. E allora che fare?"
"Pensavamo, col tempo, di convincere gradualmente il Pupo a lasciarlo sulla balaustra che separa l'area gioco dall'area pranzo. In modo che lo possa guardare, capisci? Tenerlo sotto controllo, e rassicurarsi, ma senza portarselo a tavola".
"Capisco. Un topo-watching. E questa soluzione non avrebbe conseguenze nefaste?".
"No, a meno che il topo non cada dalla balaustra. Sai, noi qui comprendiamo che il Pupo ha delle esigenze tutte sue, e lo rispettiamo. Però anche lui deve imparare a rispettare noi".
"E nella pratica cosa facciamo? Se digiuna, dico. Gli diamo da mangiare a casa?"
"Sarebbe meglio di no, o vanificherete il nostro lavoro psicologico. Se riusciste, chessò, ad aspettare le due o le tre del pomeriggio..."
Ah, ah, ah.

giovedì 11 novembre 2010

Buon compleanno, Pupo

Il gattino piccolo compie 2 anni, e

Per festeggiare degnamente, stamani all'alba (6.50 - non so quale sia il vostro concetto di "alba", ma comunque credo che ci capiamo) era in piedi. Oggi sarebbe toccato a Mike Delfino alzarsi (facciamo a turno per non stramazzare), ma al primo "Mammaaaaaaaa!" del pulcino caramellato mi ha svegliato carezzandomi la schiena e bofonchiando "Gfffs, porfmssare tu?"
(Io, togliendomi dalle orecchie i tappi di cera con cui tento invano, nottetempo, di isolarmi dal mondo): "Eh?Chec'è?Cosac'è?Oddio"
(Mike): "Gatto, per piacere, ti puoi alzare tu? Mi gioco il bonus".
Mike Delfino è convinto che viviamo in un Bingo.
Ora, io lo so che quando dice "Mi gioco il bonus" in realtà intende: "Ti prego, alzati tu questa mattina, anche se toccherebbe a me. Usami questa cortesia, proprio come io faccio con te nei giorni in cui quella stanca sei tu. In tali casi, luce dei miei occhi, non faticherai a ricordare che sono pronto a sollevarti amorevolmente, prodigo come sono di buoni sentimenti nei tuoi confronti, dalle tue incombenze. E mi offro volontario per qualsivoglia compito, compreso il levarmi da questo letto tiepido alle prime luci del mattino, per concedere a te, che sei la mia preponderante ragione di vita, una manciata di preziosi minuti di riposo in più".
Però stamattina ero un po' seccata, perché ieri sera sono andata a letto tardi, dopo una riunione di cohousing (che è il posto in cui vivo) e stanotte Mike è andato due volte in Stella Marina.
È da un po' che voglio raccontarvi della posizione della Stella Marina. Significa dormire supini, con gli arti estesi: gambe divaricate, braccia verso l'alto (sopra la testa) o di lato (in faccia a me). Come potete vedere da questo sito, chi assume nel sonno questa posizione è una persona serena, sicura di sé. Sono felice che Mike lo sia, soprattutto negli ultimi tempi: prima tendeva a dormire sul fianco - come fa la gente normale, diciamocelo. La Stella Marina, posizione degli eccentrici soddisfatti della propria vita, è una posizione rispettabile ma purtroppo aumenta la predisposizione a russare.
E così è. Mike diventa una segheria. Se non mi sveglia con una manata in faccia, mi trapana le orecchie al punto che mi sveglio nonostante i tappi. Stanotte poi era ostinato: cercavo di farlo rotolare sul fianco e lui restava fermo come un piombo, fisso, inchiodato al materasso. Ho dovuto spingere come una dannata per girarlo.
Secondo la credenza popolare, alcune donne usavano cucire una pallina da tennis nel retro del pigiama o della maglietta indossata dai mariti per dormire, in modo che se per sbaglio nel sonno questi si voltavano sulla schiena, trovandosi subito scomodi, tornavano immediatamente sul fianco. Mi sembra una roba perversa e cattivella, però.
In un film che mi ha fatto molto ridere (Un marito di troppo. Sarà nelle sale tra una settimana esatta) una donna indiana dice a un'amica: "Io per farlo smetterle gli dò un colpo secco con la mano, di taglio").
Io per ora non ho soluzioni. La Stella Marina a raccontarla di giorno mi diverte molto, ma di notte la detesto. In ogni caso oggi il Pupo piccolo ha effettivamente compiuto due anni e stasera lo festeggiamo rovinandolo di baci.

(Nella foto, io guardo con espressione demente/adorante il Pupo, qualche mese fa, a Minitalia)

martedì 9 novembre 2010

La fine del mondo come lo conoscevamo

Succedono cose. Alcune sono divertenti

Spero di essere uscita dall'emergenza lavorativa di cui al post precedente, che mi ha tenuto lontana da voi per quasi due settimane (ma i commenti li leggevo! E vi ringrazio).

Il Pupo giovedì compie 2 anni. Per prendergli un regalo, con la Pupa e con mia madre sono andata in un bellissimo negozio di giocattoli. Specifico che non mi darà un centesimo né farà sconti di alcun tipo a voi lettori di questo blog, ma intendo ugualmente citarne il nome: si chiama Daelli giocattoli e somiglia alla casa di Geppetto, affollato com'è di meravigliosi cianfrini in legno di ogni prezzo, colore e misura. Se siete a Milano e se vi capita, fateci un salto. Va detto che in tutto quel putiferio di giochi può risultare difficile muoversi, e le cose sono affastellate in equilibrio precario, perciò vi consiglio di rimandare la visita se avete due gemelli iperattivi di età inferiore ai tre anni. O una mamma come la mia, che
a) ha insistito per comprare un regalo anche alla Pupa ("povera bambina non vuoi prenderle niente?"), un vassoio di galline di legno che becchettano impazzite se fai ruotare la cordicella/pendolo sottostante (avete in mente?)
b) dopo averle pagate, mentre la signora Daelli mi mostrava sollecita le possibili alternative per il regalo del Pupo, ha cercato di rapire le galline dal bancone, vicino alla cassa. Nel farlo ha rovesciato a terra: 1. un contenitore di costosissime matite in legno (circa 500) 2. altrettante cartoline augurali 3. una torre di legno alta un metro, sui cui lati erano appese tutte le lettere dell'alfabeto comprese J, K, W, X, Y (totalino lettere: circa 150).
c) fatta la frittata, voleva a tutti i costi "dare una mano a riordinare", mentre la Pupa calpestava lettere e rideva, e nuovi clienti entravano chiedendosi cosa facessero tre donne accovacciate (appunto, come galline) a raccogliere pirlatine per tutto il negozio.
Alla fine sono riuscita a convincerla a uscire di lì.
(Io): "Mamma, ti prego, vai a comprare il latte con la Pupa".
(Lei): "Ok".
(Lei, dopo due minuti, da dietro la vetrina del negozio che la Pupa nel frattempo ha cominciato a leccare): "Quanti litri?"
(Io): "Due, o 14, o 26. Fai tu, basta che ve ne andiate".
(Lei, urlando): "Pupa, NON LECCARE IL VETRO della signora".
(Signora Daelli, accovacciata): "..."
(Io): "..."
(Daelli): "Be', come si dice, l'importante è che non si sia fatto male nessuno".
(Io): "Eh..."
(Daelli, cercando di cambiare argomento): "È una K quella che ha in mano? Se mi dà la K posso metterla a posto. Son lettere che non vanno molto, sa. Tutti prendono le M, le P..."
(Io): "Mi spiace. Per mia madre, dico".
(Daelli): "Tra l'altro non ho capito perché l'ha fatto. Le galline gliele avrei date io un minuto dopo. Invece lei ha infilato il braccio dietro il bancone e..."
(Io): "Lo so, è sempre stata così. Anche da ragazza. Molto curiosa, trattenerla è difficile..."
(Daelli): "Ah, non è una cosa degli ultimi anni."
(Io): "Macché! È una vita che va in giro a far danni. Me la ricordo così da sempre".
(Daelli, partecipativa): "Però quando esce non la sgridi, signora. Altrimenti la mortifica".

Mi sono voltata dall'altra parte e ho cominciato a impilare freneticamente W, X e Y per non far capire alla Daelli che stavo ridendo. Perché in realtà il disastro cosmico mi ha molto divertito. L'immagine perfetta del paese dei balocchi che, sfilata per sbaglio una piccola, insignificante tessera, comincia a crollare e ti travolge inesorabile. Una frazione di secondo, un gesto minuscolo, l'istantaneo svanire del mondo per come lo conoscevamo.

(Ps. Ci perdoni, signora Daelli. E sappia che quei regali costosissimi per il Pupo, alla fine, li ho presi anche per scusarmi con lei)