Ho traslocato su erounabravamamma.it

Vi aspetto!

venerdì 21 dicembre 2012

Che poi, il mondo non è finito

Forse a questo punto è il caso di svegliare i bambini
(Mike Delfino, l'altra sera a letto, attorno alle 23.30): «Ehi, lo senti anche tu questo tremore?»
(Io): «In effetti, sì. È come un movimento ondulatorio/sussultorio, vero?»
«Proprio così. Lo senti? In fondo, sui piedi. Parte dal basso e poi va su».
«Come nella canzone di Jovanotti?»
«Non scherzare, questo è il terremoto! Senti, è inconfondibile. Una vibrazione sorda e costante. Che si fa?»
«Lasciami capire che cos'è. Restiamo in ascolto».
«Ma in che senso, capire cos'è? È chiaramente il terremoto. Oddio. Vuoi dire che i Maya avevano ragione?»
«Non so. Fuori mi sembra tutto tranquillo. I nostri vicini si sarebbero preoccupati, ci sarebbe qualcuno in strada».
«E invece no! Perché stanno tutti dormendo. Ed è in questo momento che il terremoto fa più vittime! Ma tu guarda sul telefonino, vedi se il popolo di Twitter, sempre vigile, ha postato qualcosa».
(Io, smanettando furiosamente): «Niente. Nessuna notizia. Strano».
(Lui, con voce cupa): «Eppure la scossa continua. Forse è il caso di svegliare i bambini».
(Io, alzandomi dal letto): «Mi fai fare una prova? Puoi toglierti da lì?»
«Come togliermi? Cos'hai in mente?»
«Vorrei tentare di spostare il nostro instabilissimo, da te amatissimo letto di design, contro il muro. Mi pare sia scostato di qualche centimetro, vedi? Da cui il terremoto. Se invece io lo spingo contro la parete... nnngh... ecco. Prova a sdraiarti di nuovo. La terra non trema più, vero?»
Del resto Mike Delfino è molto popolare e ben noto per i suoi falsi allarmi. Quando d'estate vede un incendio sul fianco della montagna dall'altra parte della valle chiama sempre il 118, ottenendo invariabilmente due tipi di risposte: «Sì, grazie, ce l'hanno già segnalato in quattrocento», oppure «Guardi che quello è un contadino che brucia le stoppie».
Un'altra sua prerogativa è avvisare la polizia per la presenza di valigie o borse sospette in luoghi pubblici. In genere poi resta sul luogo del delitto fino all'arrivo delle forze dell'ordine e si fa volentieri interrogare, pur sapendo che rischia la vita. Vero esempio di cittadino ligio al dovere e strabordante di senso civico, tra i suoi avvistamenti più famosi figurano un trolley della spesa lasciato da una signora al parco giochi e (giusto l'altroieri) una valigetta portacomputer dimenticata da un genitore alla scuola materna del Pupo.
Peraltro, a Dio piacendo La mia amica Cristina mi ha detto: «Stamattina Sofia si è svegliata e la sua prima frase è stata: "Oh, no. Il mondo non è finito. Quindi devo fare i compiti di matematica"». In effetti siamo ancora tutti qua. Ma voi (siate sinceri) eravate preoccupati?
E ora, un consiglio last minute La Pupa ha chiesto a Babbo Natale sette gomme da cancellare, il Pupo quarantasette diversi costosissimi giocattoli dal nome incomprensibile. Come faccio a riportare un po' di equità? Cosa regalereste a un maschio di 4 e una femmina di 7? A chi mi dà l'idea migliore spedisco a casa un libro che ho scritto (anche) io, proprio in tema profezie/fine del mondo. E tanti auguri a tutti...




venerdì 14 dicembre 2012

Chiuso per neve

Non è un Paese normale
(Ieri, alla scuola materna del Pupo, la maestra): «Allora, cara mamma del Pupo, domani se nevica forse non veniamo».
(Io): «Ma in che senso, forse non venite? E se la scuola è chiusa, io che faccio? Mica posso chiamare al lavoro per dire "Scusate, visto che nevica me ne sto a casa"».
«Sai, il Grande Problema è che molte colleghe sono di Fuorimilano, e da lì se nevica è Veramente Molto Difficile raggiungere La Città. Del resto, considera pure che io l'anno scorso ci ho messo 26 ore ad arrivare a scuola: 26 ore per percorrere due chilometri».
«Ma scusa, la festa di Natale in programma per domani? E i bambini vestiti da angioletti, le decorazioni preparate con il pepe misto in grani e la cannella, i pandori, i coccòrn
«Eeeh, la festa di Natale... la festa di Natale magari la spostiamo a gennaio. Guarda, tu fai così: domattina se nevica chiami la scuola, e senti se siamo aperti. Però la festa in ogni caso te la escludo. Te la escludo perché è un vero caos, molte colleghe sono di Fuorimilano... insomma, hai capito.»
«...»
E così stamattina ci siamo armati di natalizia pazienza E abbiamo cominciato a chiamare a intervalli regolari la scuola del Pupo.
Ore 8.00: «Materna XY, buongiorno?»
«Vorremmo sapere se siete aperti.»
«Veramente non ci hanno ancora detto niente. Le educatrici non sono arrivate e la funzionaria non c'è. Provi a richiamare tra un po'».
Ore 8.15 (dopo svariati tentativi, perché il telefono era sempre occupato): «Materna XY, buongiorno?»
«Vorremmo sapere se siete aperti».
«Veramente non ci hanno ancora detto niente. Sono arrivate solo due educatrici e la funzionaria sta cercando di capire. Provi a richiamare tra un po'».
Ore 8.25: «Materna XY, buongiorno?»
«Vorremmo sapere se siete aperti».
«Veramente non ci hanno ancora detto niente...»
«Mi faccia indovinare: provo a richiamare tra un po'?»
Ore 8.34, aka il verdetto «Vorremmo sapere se siete aperti».
«Abbiamo organizzato una classe, sì, ma abbiamo disposizione di accogliere solo i bambini del prescuola. Il suo lo frequenta?»
«Certo che sì! Posso portarlo?»
«Sì ma deve arrivare entro le 8.45, orario limite del prescuola».
«Non ce la farò mai, c'è neve ovunque, siamo a piedi, non siamo così vicini».
«Se non altro ci provi».
(Ore 8.51, io e Mike Delfino, con Pupo in spalla e infarto in corso) «È permesso?»
«Niente da fare. Abbiamo organizzato una classe, sì, ma abbiamo disposizione di accogliere solo i bambini del prescuola. L'orario limite è scaduto».
«Ma voi ci avete dato il permesso di venire solo alle 8.34! Non avevamo il tempo fisico di arrivare prima!».
È seguito dibattito Al termine del quale, dopo aver parlato con la segretaria della funzionaria, tutte le educatrici (tre) presenti, le commesse, lo spazzino che buttava il sale sul marciapiede, altre mamme, alle ore 9.16 la responsabile scolastica ha pronunciato la seguente frase:
«Signora, abbiamo mandato indietro altri genitori. Lei ha ragione, siamo stati noi a darle il permesso di venire solo alle 8.34. Però se lei abita troppo lontano per essere qui in 11 minuti non è neanche colpa mia.»
«Ma lo capisce che è un paradosso?»
«Perfettamente».
«E dunque, visto che ho ragione e questo è un paradosso, il Pupo può fermarsi?»
«Ho dovuto mandare via altri genitori».
«Non voglio passare davanti a nessuno, solo ricordarle che è stata lei a dirmi di venire».
«Ha ragione, però ho avuto delle disposizioni».
«Ma come fa a dirmi contemporaneamente che ho ragione e che devo andarmene?».
«Ha ragione».
«Aaagh! Ho ragione in che senso? Lascio il Pupo oppure no?»
(Voltandosi dall'altra parte, a capo chino) «Ok, lo lasci».



giovedì 6 dicembre 2012

Domani nella battaglia pensa a me

Paola Maraone con una promessa del pop.
Peccato per la faccia da scema mentale
Che siano tempi difficili lo sappiamo tutti e per carità, ci mancherebbe, guai a fare storie, saresti un ingrato. Vi confesso però che domenica sera, terza domenica di fila lavorata, l'idea di attraversare Milano per spingermi fino a un triste studio tv nella parte della città in cui la nebbia è più fitta - anziché starmene a casa a pirlare con i miei figli e con Mike Delfino, a preparare i coccorn caldi, eccetera - mi ha depresso non poco. Anche se dall'altra parte c'era lui, neopapà non so decidere se più improbabile o adorabile, che mi ha fatto ridere tutto il tempo e alla fine dell'intervista (la trovate lunedì su Gioia) mi ha detto: «Ehi, ce la facciamo una fotina assieme?»
Il piccolo di casa, frattanto Ha preso a tossire con un curioso ihn, ihn. La lieve malattia lo rende oltremodo nervoso e irriverente. Ieri sera io e Mike Delfino siamo andati a un concerto lasciando i bambini nelle sapienti mani di due figlie della maestra della Pupa (= meglio di così non si può). Dopo averle palpugnate e rese psicologicamente schiave per un paio d'ore, egli non si capacitava del fatto di dover andare a letto.
(Io, al ritorno) «Allora, com'è andata?»
(Figlia 1) «La Pupa, bravissima».
(Figlia 2) «Ma il Pupo proprio non voleva saperne di dormire».
«Abbiamo insistito un po', lui allora si è messo a fare il gioco della capra e dei cavoli con sé stesso e col Ma: si spostava dal suo letto al vostro, ma poi diceva "ho dimenticato il pupazzo nell'altra stanza", tornava a prenderlo, e ricominciava».
«Alla fine si è chetato, non prima di avermi detto: te sei blutta. Te, non vieni più a falmi da baby sittel».
«Era furibondo. Tanto più che sua sorella gli ha dato subito contro: "Non si dice te, si dice tu"».
Adda passà a nuttata Da giorni il folle tossitore si presenta ondeggiando a un lato del letto - che è sempre il mio lato del letto. Io in genere sto facendo sogni bellissimi che prevedono la presenza contemporanea mia e di Robbie Williams o Jovanotti o simili (deformazione professionale). Ogni volta mi viene un mezzo infarto perché questa creatura alta un metro e dieci mi si spalma contro e all'improvviso mi alita all'orecchio frasi romantiche come: «Mi sono fatto la pipì addosso».
A proposito della pipì - ve lo chiedo perché so di essere nel luogo giusto - secondo voi come devo comportarmi con il Pupo? Di giorno vive senza pannolino da quando aveva due anni, di notte invece se non glielo metto si bagna. Se glielo metto, al mattino lo trovo asciutto. In buona sostanza, di notte non ha ancora (o non vuole avere) il pieno controllo della vescica. Oltre a ciò si diverte a prendermi in giro. Che fare, dunque? Lasciare che si bagni finché non impara? Aspettare che passi l'inverno, poi agire? Grazie per un consiglio.
Ps: per non salutarvi su un argomento poco elegante come la pipì, vorrei segnalarvi questo libro dedicato a un altro annoso tema. Si intitola Alice e il ciuccio, secondo me è delizioso - nel vero senso della parola - e se vi interessa, potete trovarlo qui.