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giovedì 28 novembre 2013

38esima settimana (o forse dovrei dire 39)

Il parto ideale
Ieri mattina il Pupo si è svegliato con «40 di tosse. Non mandarmi a scuola», ha subito pregato. Poiché in effetti un paio di coff, coff appena alzato dal letto li aveva emessi e fuori c'erano due gradi sottozero, ho preferito tenerlo a casa - hai visto mai che mi nasca la Piccolissima mentre quest'altro è malato, è stato il mio rapido ragionamento - dove mi ha sfibrato per tutto il giorno.
Ti amo, nonostante la malattia Pur in precarie condizioni di salute l'eroico Pupo riusciva a preparare numerose pozioni coi gessetti colorati, istoriando finemente di macchie alla Pollock il bidet e le pareti del bagno, usato come laboratorio, e a soffiare intere pentole di bolle di sapone (nella foto, un esempio) rovesciandone una a terra subito prima del pranzo. Alle mie velate quanto garbate proteste rispondeva con il suo accattivante sguardo verde chiaro, sbattendo ritmicamente le lunghe ciglia: «Perché mi tratti così? Io ti amo, nonostante la malattia».
La scuola degli abbracci Il countdown della Pupa procede inesorabile e snervante, un tic-tac ideale che non cessa mai. Grazie a lei, per esempio, so che alla fatidica DPP mancano in questo momento - in teoria - 11 giorni. Assieme al countdown continua anche la sua bizzarra avversione ai congiuntivi: «Voglio che la sorellina nasce oggi», mi ha detto stamani sulla soglia della scuola. Poi ha aggiunto: «Cento per cento positivo». Anche lei, come tutti, un po' di agitazione addosso in questo momento ce la deve pur avere. «Mi fa male il braccio della vaccinazione, voglio rimanere a casa anch'io», ripete da due giorni. «Ma male quanto, Pupa? Male al punto che non riesci a piegarlo?». «No, solo quando mi abbracciano». «Allora non è gravissimo, mi pare». «Ma a scuola mi abbracciano sempre, dove vado io è una scuola di abbracci».
Intanto, l'ineffabile Mike Si diverte a immaginare il parto ideale. Che dovrebbe avvenire nelle seguenti condizioni e modalità:
- È una bella mattinata di sole, tipo oggi, ma con temperatura vagamente più elevata
- Abbiamo dormito molto bene, il Pupo non si è fatto vivo per tutta la notte
- Non è il giorno in cui i camion della spazzatura intasano il quartiere
- Laccio, di recente ribattezzato «il cane che non è malaccio», è a casa con la nostra tata/colf, ha mangiato e ha già fatto una lunga passeggiata
- I pesci hanno mangiato, anche lo psicotico dei tre, quello che ultimamente passa il tempo in un angolo
- Abbiamo appena lasciato entrambi i bambini a scuola, per una volta più che puntuali e senza affanni
- Per sbaglio, scambiandola per una sua borsa di lavoro, Mike ha infilato in macchina la valigia dell'ospedale
- Un appuntamento urgente che aveva gli salta improvvisamente, al che mi propone: «E se andassimo con calma a fare colazione al bar?»
- Siamo in auto, quando la mia amica anestesista mi telefona e mi dice: «Ciao, tutto bene? È un po' che non ci vediamo. Sono in ospedale ma curiosamente ho un po' di tempo libero, che ne dici di raggiungermi per un caffè, magari assieme a quel simpaticone del tuo fidanzato?».
- In auto comincio a provare qualche lieve fitta tipo mal di pancia. Arrivata all'ospedale la mia amica mi guarda in faccia e mi dice: «Sarei più tranquilla se ti facessi visitare. Ora che abbiamo bevuto quest'ottimo caffè seguimi, te ne prego, il mio collega gentile e bravissimo entra in turno proprio ora».
- Cinque minuti dopo, in sala visite, collega gentile e bravissimo: «Signora, ma voleva farla per la strada, questa bambina? Lei è dilatata di otto centimetri, possibile che non si sia accorta di nulla? Subito in sala parto».
- Due minuti dopo, in sala parto, amica anestesista: «Ci tengo a farti provare l'epidurale anche se solo per le quattro spinte che saranno necessarie a far nascere la tua bambina. Respira, rilassati... zac
- Dieci minuti dopo, ostetrica vincitrice del recente contest Levatrice dell'Anno, poggiandomi la Piccolissima sulla pancia: «Signora, la sua bambina è perfetta
- Un minuto dopo, sulla soglia della sala parto, mia sorella tornata in questo istante dalla Bosnia: «Paola, lo vuoi finalmente, dopo nove mesi di privazioni, un buonissimo, freschissimo, croccante panino riempito con il salame del contadino?»
Ciò detto In realtà mi è giunta notizia che i travagli dei terzi figli possono anche essere più lenti e complicati di quelli dei secondi, tra le altre cose perché i tessuti dell'utero sono più morbidi e le contrazioni meno efficaci. Urgono parole di conforto (vostre).

martedì 19 novembre 2013

Settimana 37

Dovreste almeno pettinarlo
Ieri guardavo La prima cosa bella in dvd e ho pianto in almeno otto punti. Imputo queste iper-reazioni alla gravidanza ormai avanzatissima e al numero eccessivo di caramelle Selz soda arancio/limone (l'equivalente psichedelico delle storiche Rossana) consumate. In questi giorni continuo a fare cose di cui poi mi pento: tipo mangiare una tavoletta di cioccolato intera, oppure otto marrons glacés uno dopo l'altro, o persino bere Sprite che tra l'altro non mi è mai piaciuta; oppure pirlare la sera, leggendo fino a tardi prima di spegnere la luce, per poi passare le ore i minuti i secondi seguenti a girarmi e rigirarmi nel letto, prima di addormentarmi, rimproverando me stessa per la mia imprudenza (la domanda di fondo essendo: «E se mi parte il travaglio tra poco? Sarò stanchissima, come faccio a partorire in queste condizioni?»).
Tutti dicono cose Quando sei incinta tutti si sentono autorizzati a dirti cose. Non necessariamente sulla gravidanza, ma proprio su qualunque argomento. Ok, in genere si parte dalla pancia: «Quando nasce?» (classico rompighiaccio). «È un maschio, vero?» (saggezza popolare mal riposta). «È il primo, vero?» (eggià). «Cosa? Il terzoooh? Ma che coraggio, signora!» (con tono tra l'ammirato e il giudicante, della serie: ma cosa le viene in mente di mettere al mondo tre figli oggi come oggi?).
In piscina Bagnino 1: «Ehi, non mi dire che vai nella vasca grande».  Bagnino 2: «Se vai nella vasca grande, almeno vai in prima corsia». Bagnino 1: «No che poi le vanno addosso ed è peggio. In prima corsia ci sono solo i catamarani». Bagnino 2: «L'importante è che non le prendano a calci la pancia». Bagnino 1: «Non ti tuffare di testa, però». Bagnino 1: «Ce la fai poi a uscire da sola?». In coda davanti alla cassa, inserviente: «Fate passare la gravida».
Passanti «Cos'ha il suo cane? Sembra una lampada». «Abbiamo dovuto mettergli il collare di Elisabetta, al parco un altro cane gli ha morso l'orecchio e gliene ha staccato un pezzo, lui se lo gratta di continuo e la ferita si riapre, il collare serve a impedirgli di farsi del male». «Beh, sembra proprio una lampada. Se ha pazienza le dico anche il modello... credo si chiami Costanzina, di Luceplan».
Passanti/2 «Con quel pancione, le ci voleva solo il cane». «Pensi che ho anche due bambini a casa». «Non può farlo sopprimere? Il cane, intendo».
Passanti/3 (Signora anziana): «Dove lo fa uscire, il bambino?». «Come, scusi?». (Lei, scandendo bene le parole come se fossi sorda): «Intendo in. Che. Ospedale. Fa. Uscire. Il. Bambino!»
Passanti/4 «Cos'ha il suo cane?». «Abbiamo dovuto mettergli il collare di Elisabetta, al parco un altro cane gli ha morso l'orecchio...». «No, intendo dire: cos'ha il suo cane? Sembra pazzo. Gli avete fatto la permanente? L'avete rasato? Gli avete fatto i colpi di sole? Non capisco. Non ho mai visto un pelo così assurdo, è... mi scusi ma fa un po' schifo, la mattina dovreste almeno pettinarlo».
Countdown La Pupa, che non lascia nulla al caso, conta persino le mezz'ore che (secondo i suoi calcoli) ci separano dall'arrivo della Piccolissima. Il Pupo invece, caotico e disorientato come sempre, è già contento di aver attraversato indenne la sua festa di compleanno. La sua maggior preoccupazione era evidentemente che la sorellina gli cascasse tra capo e collo mentre soffiava sulle candeline. Mi pare che in questi giorni si stia tranquillizzando, dorme di più e ha quasi imparato a infilarsi nel letto della sorella senza svegliare né noi né lei (ho scritto «quasi» perché ogni tanto per farlo le cammina sul torace, al che nel cuore della notte parte il classico urlo della Pupa: «Demente! Lagna!»). A proposito, qualcuno mi ha detto che siccome sono alla settimana 37+1 dovrei già scrivere «trentottesima», vi risulta che sia vero? Possibile che al terzo figlio io abbia ancora questi dubbi?

lunedì 11 novembre 2013

Settimana 36

Tanti auguri, Pupino
Post destinato a essere brevissimo a causa di
a) una certa agitazione della Piccolissima che, al solito, mi illude di voler nascere ma poi non è vero
b) l'ingresso contemporaneo in casa dei miei genitori, mia cugina e in questo momento anche del Pupo, il quale oggi compie 5 anni.
Dubbi Stanotte il Pupo mi ha fatto venire un dubbio. Come di consueto a un'ora X (tipo 2.18) ha fatto La Chiamata. Mi sono alzata per far pipì e ho visto che Mike Delfino si era stoccafissizzato accanto a lui, seduto sul bordo del letto, a fargli coccole per riaddormentarlo. L'ho pregato di andarsene e lasciare che il Pupo ci provasse da solo, a riprendere sonno - non possiamo fare un passo avanti e due indietro ogni volta, ho detto - e il Pupo ha cominciato a caragnare. Allora mi sono chinata su di lui per dargli un bacio veloce e, allo stesso tempo, rassicurarlo. E lui che ha fatto? Mi ha tirato un cartone nell'occhio destro, uno schandfleck come dicono i tedeschi, dritto preciso e dolorosissimo. Per lo choc e il dolore mi sono messa a piangere e gli ho sibilato: «Mi hai sfinito. Non ti voglio più vedere né sentire fino a domattina. Stai zitto o cambia famiglia». E lui, sapete che ha fatto dopo settimane di preghiere, lagne, pianti e insistenze? Mi ha guardato con aria noncurante, si è voltato sul fianco e si è messo tranquillo a dormire. A un certo punto dev'essersi infilato da solo nel letto di sua sorella, perché è lì che l'abbiamo trovato stamani alle 7.20.
Se ci è o ci fa Posto che il pugno nell'occhio non era esattamente intenzionale - era più una mossa alla Ben Ten che rotea le braccia alla cieca contro i mostri, nel buio - a colpirmi è stata la sua reazione quando ha capito di averla fatta grossa. Come dire: mamma, ho capito che qui non c'è margine e che sei davvero arrabbiata, quindi ora ti lascio in pace.
Se ci è o ci fa/2 Tanti auguri allora amato Pupino frignone, e tanti auguri anche al tuo papà, quel sant'uomo che si appresta ad avere per casa il terzo bambino e l'altro giorno mi ha detto: «So che la Piccolissima ha tutto perché è terza di tre fratelli, ma mi piacerebbe chessò prenderle un regalino simbolico, una tutina o un body o entrambi, qualcosa di nuovo e di carino che sia solo per lei». Ora va detto che in questi anni Mike Delfino non ha mai capito la differenza tra tutina e body - anzi dovendo scegliere tende a invertirli - ma insomma siamo entrati assieme in un negozio, gli ho indicato l'area in cui cercare quel che aveva in mente per sua figlia, poi mi sono persa beatamente tra gli scaffali. Cinque minuti dopo lo vedo già soddisfatto alla cassa a pagare, andiamo andiamo andiamo che devo tornare al lavoro; solo poco più tardi, in auto, gli chiedo «Che hai preso?», e lui, sicuro: «Due tutine e un body».
(Io, sbirciando) «In effetti sono due body e una tutina».
«Sì, vabbè».
«Ma perché hai preso una tutina da 0 mesi, una da 3 mesi e... un body da 18 mesi?»
«In che senso, scusa? Credevo fossero taglia unica».



giovedì 7 novembre 2013

Settimana 35

L'unica via di comunicazione è il pianto
Mentre la Pupa piccolissima è ben piazzata con la sua testina in basso, quasi pronta al decollo, io lo sono un po' meno. Da una settimana ho smesso di lavorare (nella foto, festa di arrivederci in redazione, con ghirlanda luminosa sul pancione) e in teoria avrei più tempo per fare tutto, ma il grave handicap della mancanza di sonno mi stordisce.
Di giorno il Pupo, che lunedì compie 5 anni, è un tenero batuffolo; di notte un bambino di Satana che sfugge a ogni controllo. L'ansia per l'Arrivo della Sorellina, da lui verbalizzata in modo piuttosto diretto («Mamma, ho sognato che avevi nella pancia un bebé di nome George come Curious George, era molto arrabbiato con me») trova sfogo nelle paure di mostri acquattati nel buio in ogni angolo di casa.
Confronto, confronto, confronto Io e Mike Delfino ci scervelliamo tra noi e, all'esterno, condividiamo il problema urbi et orbi. Anche i trasportatori della DHL e la primaria di Ostetricia dell'Ospedale Sacco sono a conoscenza del problema: nostro figlio non dorme. Mike Delfino per la stanchezza degenera e lancia minacce destinate a restare inevase: «Lo chiudo in camera sua e butto la chiave, lo faccio dormire in giardino, chiamo la polizia», io tengo botta con dispendiose e inutili alternative tipo Fiori di Bach. Stanotte è andata un po' meglio del solito: preliminarmente col Pupo abbiamo costruito una trappola per E.T., il suo principale nemico, con un campanello, un nastro, delle «puntite» (puntine) una trombetta e una biglia «per farlo scivolare dalle scale». Poi abbiamo disseminato tutto il piano di sopra di abat-jour e lucine anti-mostri, sembrava un camposanto ma mi sono ben guardata dal dirglielo.
The Call La prima chiamata è arrivata alle due di notte, un po' in ritardo sulla consueta tabella. La Pupa dormiva fuori casa e io sono andata a parlamentare col Pupo. Dopo 44 minuti di trattative («No, non vieni nel lettone. Ce la puoi fare da solo. Ognuno dorme nel suo letto. No, non ti posso fare mille coccole. Sì, cento sì, ma mille no. Se dormi ti regalo una... no, facciamo cinque macchinine nuove») lui, sfinito quanto me, mi ha chiesto: «Ma non potresti dormire almeno in questa stanza, nel letto della sorellina?». «Ti basterebbe a tranquillizzarti?». «Sì, mi basterebbe. Mi basta non essere in camera da solo». «Ma perché allora quando c'è la sorellina fai tanti capricci?». «Perché a volte il mio cervello non funziona».
Domani è un altro giorno E così abbiamo ronfato sereni fino alle otto del mattino. Naturalmente non posso prevedere come si evolverà la situazione e comincio a preoccuparmi un po': cosa succede se entro in travaglio dopo una notte insonne? Come al solito, accetto volentieri consigli e un po' mi rammarico perché, in tutto ciò, la mia attenzione nei confronti della Pupa piccolissima è ai minimi storici. Ogni tanto mi ricordo di lei perché mi prende a calci, stanotte deve averlo fatto con forza inconsueta perché mi sono svegliata sognando che all'improvviso fosse diventata podalica. Nelle ore diurne, in compenso, i Pupi sono amabili: giocano tantissimo a «scuola», Pupa insegnante e Pupo + compagni immaginari allievi, e poi con la pista dei treni, scagliando con forza vagoni di legno contro improvvisi ostacoli. «C'è un gorgoglio di auto da questa parte», sento commentare la Pupa. Credo voglia dire «ingorgo», ma mi godo la quiete e mi guardo bene dal correggerla.