Ovvero, corso espresso di trenino autocico (notare il delicato gioco di parole)Ancora stamattina mi ha scritto Nives (nome di fantasia) per confidarmi disperata che le occorrono più di due ore ogni sera per addormentare sua figlia Porzia (nome di fantasia), 4 anni.
Poiché dunque da più parti mi giunge, sempre garbatissima, la richiesta di rivelare su questo blog tutti i segreti del "trenino autocico" - che è il modo in cui la Pupa chiama il training autogeno - eccomi a voi con qualche rapido consiglio.
Piccola premessa necessaria: il
training autogeno è una nota tecnica di rilassamento che serve a controllare gli stati d'ansia (quindi, è utile anche durante la vita diurna) e pure l'insonnia. Stiamo parlando di una tecnica applicata agli adulti, che per essere appresa necessita dell'aiuto e della guida di un terapeuta serio, anche se alla fine il soggetto/paziente diventa autonomo.
Ma nella nostra versione redux e un po' tamarra, io e Mike Delfino, ovvero i titolari del marchio, ci sentiamo di condividere con voi alcuni consigli volti principalmente a:
- ridurre sensibilmente i tempi dell'addormentamento del bambino
- rilassarsi un po' a fine giornata
- eccetera.
Materiale necessario:
- un bambino difficile da addormentare, di almeno 3 anni (prima è difficile che apprezzi le sfumature del trenino autocico. Ma potete provarci, non ci sono controindicazioni)
- un letto grande, in cui accanto al pupo si possa sdraiare anche un genitore
- un genitore (appunto)
- una stanza buia o semibuia (spegnete quelle abat-jour! Sono ammesse le lucine di cortesia)
Per spiegarvi lo svolgimento vi racconto paro-paro quel che diciamo alla Pupa.
"Pupa, dove vuoi andare stasera, sul prato, nel boschetto o sulla spiaggia?"
"Sulla
fpiaggia".
(Voce suadentissima e dolcissima, tipo maestro Zen): "Benissimo, Pupa. Allora sdraiati da brava, supina".
"Qui non c'è ne
ffuna Pina" (battuta vecchiotta ma lei la fa sempre volentieri).
"Ok Pupa, volevo dire sulla schiena. Guarda il soffitto, rilassati, stai immobile. Ora chiudi gli occhi. Non strizzarli: fai riposare le palpebre.
Rilassa le palpebre.
Adesso, Pupa, andiamo sulla spiaggia.
Vieni con me su quella bella spiaggia di Cagliari, dove la sabbia è morbida morbida. Immagina che la sabbia sia calda, come sono caldi i raggi del sole. Sono caldi ma non scottano. Sei sdraiata sulla sabbia vicino a me, e attorno a noi non c'è nessuno.
Non si sente nessun rumore, solo quello delle onde, che sono piccole piccole e arrivano piano, piano, sul bagnasciuga.
Tu sei ferma su questa bella spiaggia, sdraiata, con gli occhi chiusi. Senti i granelli di sabbia che ti accarezzano la schiena.
Ora cominciamo con il rilassare i piedi. Senti come pesano? Sembra che vogliano affondare nella sabbia. Piano, piano, stanno sprofondando. Sono pesanti. Pesanti.
Rilassa tutte le dita dei piedi. Respira profondamente e rilassa le dita.
Una a una, le devi rilassare. La sabbia è calda, tu sei tranquilla, la tua mamma è vicino a te e ti fa le coccole con la voce.
Ora saliamo verso le gambe. Rilassiamo i polpacci, che sono la parte inferiore delle gambe" (se il bambino non capisce si può toccare la parte interessata, via via).
"È come se i tuoi polpacci stessero scomparendo nella sabbia. È una vacanza bellissima, fa caldo e siamo sulla tua spiaggia preferita. Ci rilassiamo, i tuoi piedi sono immobili, la parte inferiore delle gambe è immobile e pesante. E tu. Respiri. Profondamente."
Salendo molto lentamente e invitando periodicamente il bambino a respirare profondamente, rilassarsi e godersi la bellezza del luogo, si arriva (se necessario) fino alla testa. Dopo la parte superiore delle gambe si rilassa la pancia, poi le braccia con ciascuna mano, una alla volta, e tutte le dita, nominandole e rilassandole una a una, facendole inghiottire dalla sabbia (o dal prato, o dall'erba) con tutta calma. La Pupa si addormenta, di solito, alla fine delle gambe (tempo necessario: 8/10 minuti).
Per fare rilassare tutto il corpo potrebbero volerci 15/20 minuti al massimo, ma è proprio raro che si arrivi fin lì. Qualche consiglio lampo:
- La voce dev'essere davvero suadente, il tono un po' strascicato
- I concetti vanno ripetuti: uno dei punti di forza dell'esercizio è proprio la ripetizione
- Anche le parole vanno ripetute: caldo, comodo, morbido, pesante, sprofondare...
- Non dite mai nulla in tono minaccioso: si tratta di uno sprofondare dolcissimo e avvolgente, come un abbraccio della terra (o del prato)
- Parlate lentamente
- Mai fare domande a cui il bambino debba rispondere (non dire: "Ti ricordi la spiaggia di Cagliari?" ma "Andiamo sulla nostra bella spiaggia di Cagliari)
- Se vi accorgete che il bambino tiene gli occhi aperti, invitatelo dolcemente a richiuderli
- Credeteci.
Se anche il bambino non dovesse prender sonno, perlomeno sarà più rilassato di prima (e quindi sarà più facile e più veloce mettere in atto le altre strategie tradizionali per addormentarlo). L'esercizio potrebbe non riuscire la prima sera: se non avete mai fatto cose di questo tipo, magari avrete bisogno di qualche giorno per prendere un po' di dimestichezza con la pratica.
Il trenino autocico non presenta controindicazioni, e tra l'altro, ve lo prometto, rilasserà anche voi.
Mentre vi scrivevo ho mangiato due barrette di cioccolato con la mou prese alla macchinetta e ora mi sento orribilmente in colpa.
Scatenatevi nei commenti se avete dubbi o curiosità (non sul cioccolato). Spero che questo post sia utile!