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martedì 20 dicembre 2011

Riunione di redazione

Come vanno veramente le cose nei giornali
Non so quanti di voi leggano su Grazia la rubrica chiamata "riunione di redazione", in cui appunto si racconta cosa succede durante le riunioni. A noi di Gioia fa sorridere perché è altamente improbabile, senza nulla togliere ai cari colleghi che lavorano lì (alcuni li conosciamo personalmente e gli vogliamo anche bene). Ecco un sunto di quel che si dice da noi un mercoledì pomeriggio qualunque (in questo caso, l'ultimo).
(Collega S, l'unico maschio tra i giornalisti, rivolto a tre di noi casualmente vestite di nero): "Cominciamo la riunione con le vedove nere. Qui sembra di essere a Orgosolo"
(Collega E) "Comunque, in Shame Fassbender che interpreta il malato di sesso è un grande. Vedrete che intervista"
(Collega F) "Mi han detto che non è messo male lì sotto, vero? E soprattutto che in certe scene si vede tutto"
(Vicedir) "È molto magro e questo aiuta l'illusione ottica"
(Collega F) "È pure bassino, vero? Credo che anche questo conti"
(Collega E) "Che ne dite se portiamo qualche personaggio al cinema a vedere Shame, e gli chiediamo di commentarlo per noi? Tipo Pierfrancesco Favino, è uno che ha sempre cose interessanti da dire"
(Collega S) "E poi Favino è un nome perfetto, in un caso come questo"

(Collega G) "Questo non è un radiatore, questo è un soffione boracifero"

(Collega E) "E se ci portassimo uno come lo scrittore C, al cinema a vedere Shame?"
(Io) "Lo scrittore C tacchina la collega L da quando lei l'ha intervistato e, per salutarlo, gli ha dato un bacino sulla guancia. A quello gli è partito l'embolo e da allora non la molla"
(Collega L) "Vorrei mantenere l'amicizia con lo scrittore C possibilmente senza darla via"

(Direttore) "Si può sapere perché non abbiamo intervistato la Fornero quando ha pianto?"
(Collega S) "Sapete se per caso la Ferilli vuole adottare un figlio da sola?"
(Collega F) "Non sono propriamente la biografa della Ferilli"
(Collega I) "Nessuno vuole intervistare la povera Caprioli? La povera Caprioli sta finalmente prendendo spazio in Tutti pazzi per amore"
(Direttore) "Io sono impazzita per la serie tv Trono di spade. È quella fatta meglio".
(Collega I) "Sangue, elfi e sodomia a go go. Mio figlio di 11 anni ne ha viste due scene e si è messo a piangere"
(Direttore) "Però è fatta benissimo, ti dico"

(Collega F) "Come si chiama quell'attrice? Perché non mi ricordo mai le cose?"
(Collega I) "Perché hai il cervello troppo grosso. Secondo studi americani recenti, le cose rimbalzano contro le pareti del cervello"

(Io) "Allora lo intervistiamo Tiziano Ferro, oppure no?"
(Direttore) "Sì ma dopo che ha fatto Vanity Fair ci deve dire qualcosa di grosso, un vero scoop. Tipo che ha lasciato il suo compagno, o che è incinto".
(Collega I, leggendo un sms appena ricevuto) "Questi mi invitano da Giletti. Io in tv da Giletti non ci vado. Mando una controfigura, come Penelope Cruz che usa la sorella"

(Direttore, buttando l'occhio su un'email) "Mi scrive un lettore di Capo d'Orlando per farci i complimenti e per lamentarsi che nella sua edicola espongono male Gioia. Segnatevelo: mazzo di rose rosse al lettore di Capo d'Orlando"
(Vicedir) "Sempre meglio di quello che ci scriveva per chiederci se gli mandavamo le foto in alta risoluzione delle modelle in intimo o con gonne alte max 4 centimetri"
(Direttore) "Non gli abbiamo mai risposto, vero?"

(Collega F) "Secondo me il problema è che ultimamente in questa redazione ridiamo poco"

martedì 13 dicembre 2011

Una vita senza cervello

A volte, cioè spesso, confondo persino il nome dei Pupi
"Maraons, hai il cappello al contrario, ti si vede l'etichetta" (collega). "Maraone, se dimentica il badge un altro giorno non la faccio più entrare in azienda" (custode della Hearst). "Mamma del Pupo, di chi sono queste chiavi della macchina? Cerchiamo di non fare come l'altra volta che poi un bambino se le mette in tasca e le troviamo nel suo letto all'ora della nanna" (bidella). "Paola, come fai a vivere senza cervello?" (madre).
Questo nasce come un post di servizio per insegnare a me stessa- e possibilmente pure a voi - come fare a non dimenticare più le cose. Ho appena finito di leggere un libro che in questo senso è estremamente motivante: si intitola Checklist, l'autore è un chirurgo illuminato che mi piace moltissimo. In breve Atul Gawande - si chiama così - spiega che "per fare andare meglio le cose" la condizione necessaria e sufficiente è quella di fare liste attente e meditate di tutti gli impegni/obiettivi/procedure da adottare durante lo svolgimento degli incarichi quotidiani. Secondo Gawande le liste sono fon-da-men-ta-li anche per evitare disastri aerei ed errori che, in sala operatoria, portano alla morte del paziente.
A me, per esempio, basterebbe ricordare dove ho messo le fotocopie che dovevo fare per la classe della Pupa. Ho appena finito di scrivere un messaggio alla maestra dicendo che mi cospargo il capo di cenere e che di solito non perdo le cose. Le ho scritto: "Mi dia per punizione da fare cinquecento fotocopie in ogni formato possibile, anche a colori".
Poi ieri ho perso una medicina che dovevo prendere assolutamente e ho dovuto discutere con il farmacista che non voleva ridarmela uguale perché la ricetta era già timbrata. La settimana scorsa non so più dove ho cacciato il carnet dei biglietti, sono salita sul tram senza (prima volta in un anno) e ovviamente ho preso la multa. Sono solo 51,50 euro se pago entro 60 giorni, ma probabilmente dimenticherò di farlo.
Nel ponte dell'Immacolata siamo stati a Venezia con i Pupi, grazie allo scambio casa. Siamo finiti nell'appartamento delizioso di una famiglia deliziosa che nel frattempo è venuta a Milano a stare a casa nostra. Ha funzionato tutto benissimo, tranne che quando siamo tornati sul fondo dell'acquario c'erano due dita di cibo decomposto, e i pesci erano torpidi e quasi immobili per l'indigestione. Altro piccolo dettaglio è che io ho dimenticato di lasciare le chiavi di questa famiglia sotto lo zerbino - come mi avevano chiesto - e le ho date invece alla proprietaria di un locale lì vicino, da cui le avevo recuperate all'arrivo. Peccato che quando poi loro sono arrivati a casa il locale fosse chiuso.
Venezia con i bambini è meravigliosa e massacrante. Temevamo che il Pupo, vista la sua vivacità, finisse "a canale". Si è invece limitato a cadere in una fontana nell'elegante negozio Olivetti di piazza San Marco, un bene del FAI. La signora all'ingresso ci aveva avvertito: "Ah, sapeste quanti bambini sono finiti lì dentro!" (mentre lo diceva ho pensato: ma taci un po', menasfiga). Per una volta, tra l'altro, il Pupo non è neanche caduto apposta facendo il giullare. Si era semplicemente distratto ascoltando rapito l'audioguida (la intravedete nella foto) che spiegava nel dettaglio come il grande progettista Carlo Scarpa avesse immaginato spazi, luci, marmi e legni di altissima qualità architettonica. Per un bambino di tre anni, evidentemente un racconto irresistibile.
PS vi sarei molto grata se mi raccontaste le vostre strategie per non dimenticare. Oppure qualche aneddoto consolante/solidale su cose che avete dimenticato.

martedì 6 dicembre 2011

L'uomo più forte del mondo



















Panem et circenses

Ieri sera i Pupi hanno fatto il tagliando dalla dottoressa ZiaBubu. È emerso che stanno entrambi molto bene. Hanno risposto a tutte le domande con competenza e creatività, per esempio il Pupo ha detto che si lava i denti con il frentifricio e che per strada, in macchina, c'era molto fraffico; che i suoi piatti preferiti sono arance e insalata e che lo svago che più ama è correre come una lippa sul suo uovopattino.
"Tuo figlio, nel parlare, ha una sciatteria straordinaria: da un lato c'è la ricchezza di vocaboli, e pensa che gli ho sentito pure usare un congiuntivo, dall'altro questa pronuncia assolutamente casuale", mi ha detto la dottoressa. "È come se avesse messo la lingua in uno shaker o fosse appena immigrato dall'Armenia", ho risposto io, e lei: "Vuoi sapere una cosa? Non sentirai mai una femmina di tre anni parlare così, questa è proprio una roba da maschi. La perdono crescendo, quando cominciano a competere con altri maschi per ottenere la supremazia nel branco e stritolare l'avversario".
Bene. Per il resto la Pupa ha dichiarato di aver perso il terzo dentino, di divertirsi a scuola anche se non ricordava nemmeno il nome di un compagno, di adorare il maestro Enzo e il laboratorio di sicomotricità. All'esame obiettivo è risultata di altezza normale e peso un po' più basso della media, mentre il Pupo sfonda verso l'alto entrambe le tabelle. Del resto, da domenica è convinto di essere l'uomo più forte del mondo. Ebbene, lo confesso, siamo andati al circo: non lo facevo da quand'ero bambina e credo che non ripeterò l'esperienza per un altro trentennio, ma domenica mattina il fascino decadente e un po' perverso di quel mondo di finti gladiatori e pagliacci tristi ci ha attirato in maniera irresistibile. Un po' come quando mangi quei biscotti troppo dolci, ricoperti di cioccolato scadente, e dici "Ok, questo è l'ultimo, ora la smetto, poi per una settimana solo semi di lino, quinoa e seitan" e intanto te ne cacci in bocca un altro.
L'attrazione principale era l'uomo "più forte del mondo", un tizio alto, sulla sessantina, che sotto la ciccia conservava qualche traccia dei muscoli di un tempo, e a un certo punto si è messo una catena attorno al torace mostrando al pubblico che riusciva a spezzarla con la sola forza dei pettorali. Posto che per tutti i presenti di età superiore ai 4 anni è parso subito chiaro che la catena in questione fosse di liquirizia, sono due notti che il Pupo si sveglia a intervalli regolari e ci chiama per farci assistere al suo spettacolo. "Sssono l'uomo più forte del mondo!", ridacchia contento. Poi si rimette subito a dormire - noi, non proprio.

P.s. L'illustrazione qui sopra è di una mia amica che secondo me fa lavori molto belli. Se vi va, date un'occhiata al suo sito.

venerdì 2 dicembre 2011

Indirizzi sbagliati

A volte pensi che. E invece poi
Mi scuso con i lettori per aver rimosso il post precedente - quello sulla scuola del Pupo - ma il tema è delicato, oltre che in continua evoluzione. Stamani una maestra allarmata ha fermato Mike Delfino - noi è da inizio settimana che chiediamo un colloquio - per dirgli che avevano bisogno di parlarci urgentemente. Mi sono scapicollata da loro e ci sono rimasta un'ora. Loro sono sconvolte perché qualche buontempone è andato a spifferare che noi stavamo "indagando" su di loro. Ho risposto che noi siamo sconvolti perché qualcuno è venuto a raccontarci cose non belle su come gestiscono i bambini. All'inizio è stato tutto un ping-pong di "Siamo sconvolte", "No, noi siamo sconvolti", poi abbiamo cominciato a parlarci davvero e a capire di più. Non entro qui nei dettagli, mi prendo ancora del tempo, ma in estrema sintesi questa vicenda mi ha ricordato che contestualizzare è importante. Anzi fondamentale.
Per esempio venendo al lavoro, quand'ero già sul tram, mi sono accorta che Mike Delfino mi aveva elegantemente sfilato dal portafoglio il carnet di biglietti, senza avvisarmi. Tempo due fermate e c'erano già i controllori, "Prego: 51 euro e 50 se paga entro 60 giorni", mi ha detto con un mezzo ghigno uno di loro, al che gli ho risposto: "Prego di che? E io cosa dovrei fare, dirle grazie?". Be', lui se n'è rimasto zitto. Questo mi ha consolato, assieme al fatto che sul verbale il tizio ha scritto un indirizzo clamorosamente sbagliato. La parte teenager di me sogna che per questo motivo la multa, a casa, non arrivi mai. La mia parte razionale ripete come un mantra: nella vita ci sono cose molto più gravi, ricordati di contestualizzare.
Una sera, un paio di settimane fa, sono stata anche raggirata su internet da un gruppo di criminali che gestiscono una società chiamata Italia Programmi. Volevo guardare in streaming una puntata di Casalinghe disperate e mi hanno mandato su un sito dove si diceva: scarica Adobe Acrobat Reader gratuitamente per vedere il telefilm. Come una polla ho compilato diligentemente il modulo in cui non si faceva alcun riferimento a denaro, poi ho cominciato ricevere email da questi signori che pretendono di avere da me 8 euro al mese, pagamento in anticipo, per due anni. Ho scoperto che 4.000 persone si sono rivolte all'Aduc per denunciare la truffa e che la Procura della Repubblica ha aperto un'inchiesta. All'inizio ci sono rimasta malissimo, poi ho aperto la fattura con la richiesta di soldi che mi hanno mandato e mi sono messa a ridere. In un impeto di creatività quella sera sul modulo avevo scritto, letteralmente: Paola Maraone, via Sassssaaa 111, 21212 Roma. Mi mandassero pure raccomandate con ingiunzioni di pagamento a quell'indirizzo, e vediamo chi gli risponde.

mercoledì 23 novembre 2011

Sono una cucù sono una cucù sono una cucù

In questo caso veramente mi interesserebbe un parere spassionato
Il Pupo ieri alla scuola materna giocando ha spinto un bambino - il povero Lorenfo - il quale è scivolato e si è spaccato un labbro. È stato sgridato, ha pianto, ci ha pure raccontato che a pranzo le maestre gli avevano negato "l'acqua, perché ero stato brutto con Lorenfo". Oddio, la privazione dell'acqua più che un castigo è una forma di tortura, abbiamo pensato. Stamani Mike Delfino col capo cosparso di cenere ha chiesto chiarimenti e la verità è venuta a galla: a tavola, sovreccitato e adrenalinico per l'incidente con il suo amichetto, come sempre accade ha dato il peggio di sé e ha cominciato a voler bere da tutti i bicchieri dei suoi compagni fin quando le maestre han detto stop. In tutto ciò mi fa ridere Mike Delfino che prima del colloquio era agitatissimo: se ai tre anni del Pupo siamo messi così, chissà a quindici.
Mi fa meno ridere invece la mia mamacita, la tata peruviana con noi da sei anni, quella che ho assunto - regolarizzato - aiutato a ricongiungersi con i quattro figli - seguito in ogni necessità. Mamacita ha fatto venire dal Perù, quindici giorni fa, una giovane nipote del tutto inetta, che mi ha portato in casa per mostrarle come si lavora e che, oltre a non parlare una parola di italiano, ha in più modi evidenziato la sua incapacità a fare alcunché. Per esempio cercava di pulire il piano della cucina con uno Scottex asciutto, e vi assicuro che non sto scherzando. Ebbene ieri incontro mamacita che mi dice:
"Pensavo di andarmene. Ho trovato lavoro da una signora, quattro ore al giorno" (da me ne fa sei). "In cambio, ti lascio mia nipote, così tu l'assumi".
"Ma, mamacita, io conosco te, i bambini ti sono affezionati, ti ho lasciato la mia casa, ci troviamo bene, tua nipote non sa fare niente e non parla neanche l'italiano".
"Lo so, è un po' lenta, infatti l'altra signora non la vuole".
"Ah, bene, certo, ho capito, e quindi perché dovrei prenderla io?"
"Perché tu ci aiuti".
Ora, a quel punto mi sono cadute le braccia. Perché mamacita mi considera così gonza? Perché dovrei prendere in casa una che l'altro giorno si è messa ad accarezzare i cuscini del divano - immagino credesse di pulirli - con un fazzoletto di seta? Ovviamente non manca il risvolto-psicodramma: la nipote inetta ha lasciato in Perù una figlia di due anni, che spera di far venire in Italia al più presto, cioè quando avrà trovato lavoro e sarà in grado di mantenerla. Ma io dico: uno per trovare lavoro non dovrebbe prima imparare a lavorare? Cosa devo fare? Nella mia infinita gonzaggine mi è venuto in mente di dire a mamacita: ok, ora tu fai un addestramento di un mese (tutto dicembre) alla tua nipotina, poi da gennaio me la molli - anche se io, ricordiamolo, non la voglio - e vai dall'altra signora. La quale nel frattempo dovrebbe essere così gentile da aspettare.
E ora suggeritemi, vi prego, una strategia.

lunedì 21 novembre 2011

Settimana di molti malanni, pochi balocchi, pensieri sparsi

Come Quando Fuori Piove
Vi ricordate quel trucchetto che si insegnava ai bambini per tenere a mente i semi delle carte da gioco, Cuori Quadri Fiori Picche? Mi è venuto in mente stamattina, mentre nuotavo. A ogni bracciata è un po' come quando sei in auto e fai andare il tergicristalli, un attimo dopo il vetro è di nuovo bagnato: lo stesso avviene ogni volta che immergi la mano in acqua, ruoti la spalla, fai forza coi bicipiti, sfrutti lo scivolo e ti sposti in avanti di qualche centimetro. Il nuoto è uno sport rassicurante perché sempre uguale a se stesso, almeno per me, e infatti mi rifiuto pure di comprarmi quegli aggeggi per sentire la musica in acqua, preferisco annoiarmi. Che poi prima di entrare ci metto ogni volta almeno cinque minuti, mi accoccolo sul bordo della vasca con le gambe incrociate, penso che vorrei essere già dentro ma esito, mi dò della smidollata e della vigliacca, mi rammarico di non essere mia figlia che si butta senza esitazioni, poi mi rammarico di non essermi iscritta ad acquagym ché l'acqua di quella vasca è più calda, poi mi ricordo che l'acquagym mi fa schifo ed è questo il motivo per cui non mi sono iscritta, infine mi chiedo perché gli altri ci riescano, a buttarsi, e io invece no, allora immergo le dita dei piedi, inutile e stupida mossa di transizione, rabbrividisco, disprezzo i nuotatori aggressivi che schiaffeggiano l'acqua schizzandomi e formulo pensieri cattivi nei loro confronti, poi dico a me stessa: dai, buttati, dopo la prima vasca sarà tutto finito, sarai già oltre, libera da questa orribile esitazione. E in effetti è così: nei metri che seguono il tuffo mi sento come se stessi strisciando sul ghiaccio, allora vado veloce veloce e quando tocco la sponda dall'altra parte il Grande Freddo è già passato. Anche se le prime dieci vasche sono un tedio insopportabile, durante le successive tutto acquista un senso, arrivo a quaranta che vorrei farne ancora ma l'orologio mi dice che è ora di andare.
Mentre nuoto penso: al lavoro che mi aspetta, agli amici che non ci sono più, ai progetti ancora da realizzare, ai sogni interrotti, a mia nonna e alle imprecazioni in pugliese, alle prossime vacanze, all'iscrizione al sito di Scambiocasa che non ho mai usato e chissà se prima o poi ce la faccio, a una tizia che mi ha mandato una mail sull'homeschooling, mica in Germania ma dalle parti di Trento; a Fabio Volo che mi propone un'intervista al telefono, dannazione, mentre vorrei incontrarlo di persona; al fatto che uscita di qui avrò fame, alla Pupa che la settimana scorsa ha avuto la gastroenterite e alle notti di sonno interrotto, al Pupo che stamattina mentre mi cambiavo si è messo a ridacchiare compiaciuto perché è riuscito a sbirciarmi senza reggiseno e io mi chiedo: possibile che i maschi già a tre anni pensino a queste cose? E la risposta è, evidentemente sì.
Mi sento fortunata ad avere quest'area di decompressione e mi è venuta la curiosità di sapere qual è la vostra, e che pensieri ci infilate.

venerdì 11 novembre 2011

Scuola: primo colloquio

Gli ittici si comportano bene, mia figlia a quanto pare, non sempre
A casa, nell'acquario, mi pare ci sia ormai un certo equilibrio. I pesci chiamati Sofia e Mosè sono grassi proprio come i gatti di mia madre (che si chiamano anch'essi Sofia e Mosè). Il pesce cieco è piccolo perché mangia meno degli altri, però sopravvive. Uno dei sei è particolarmente molesto, dà piccoli colpi con le labbra - avranno le labbra, i pesci? - agli altri con l'unico scopo di dare fastidio, ma al momento non si segnalano incidenti di rilievo.
A scuola, primo colloquio con gli insegnanti: mia figlia è stata benevolmente declassata da "bambina straordinaria", come appariva nei primissimi giorni, a "bambina positiva". A inficiare la valutazione non già il rendimento scolastico, che come dimostrano i voti è perfetto, quanto il comportamento.
(Maestra Rosanna) "Signora, sua figlia è simpaticissima, si prodiga con tutti, sta bene con i maschi e con le femmine, coi cinesi e con gli arabi..."
(Io) "Però?"
(Lei) "Però cosa?"
(Io) "A una tale sequenza di elogi di solito segue la mazzata".
(Lei) "Nooo, è che..."
(Io) "Coraggio".
(Lei) "Ok. A proprio voler sottolineare una cosa, c'è che non sta mai zitta".
"Ah".
"A me piacciono le bambine chiacchierone, non mi fraintenda. È che lei parte a macchinetta e ha sempre una storia da raccontare su tutto, perciò a volte mi diventa difficile occuparmi degli altri 18 bambini".
"Beh..."
"Poi ha sempre mille iniziative".
"Carino, no?"
"Sì. Diciamo che non riesce a finire un'attività, e subito ne vuol cominciare un'altra. Funziona così: di solito raduna un manipolo di seguaci, cinque o sei bambini disposti a seguire le sue orme, e li coinvolge".
"Una trascinatrice".
"Per esempio ieri all'intervallo si è messa in testa che doveva creare un calendario. Con tutti i giorni e i mesi dell'anno. Si è messa a frantumare il maestro Enzo chiedendogli di continuo: 'Ma dopo febbraio cosa c'è? Quanti mesi ha gennaio? Dopo il sabato viene la domenica?', cose così".
"Riesco a immaginare la scena".
"I suoi schiavi, cioè, i suoi scribi si erano presi un mese a testa ed erano chini sui fogli a riempirli di numeri del Demonio, ha presente? Tutti scritti al contrario e infarciti di strani simboli. Ma dopo un po'... sua figlia..."
"Non mi tenga sulle spine. Che ha fatto?"
"Si è rotta le scatole, ha mollato tutto ed è andata a fare un puzzle. E i discepoli erano lì smarriti, in attesa di istruzioni".
"Capisco".
"Poi dopo l'intervallo la vedo con la testa accasciata sul banco. 'Pupa', le dico, 'ora che c'è?'. E lei mi risponde: 'sono distrutta. Quel calendario mi ha ucciso'."
P.S. Oggi, invece, il Pupo compie 3 anni.

lunedì 7 novembre 2011

Ma come fa a far tutto?

Settimana in salita
In effetti il libro mi era piaciuto un sacco, mentre il film con Sarah Jessica Parker non l'ho ancora visto, e voi? Comunque, mai come in questi giorni mi sento affine alla protagonista - descrizione in sintesi: madre incasinata di due nani piccoli, donna si fa per dire in carriera, fatica bestiale a conciliare lavoro e famiglia. Venerdì 11.11.11 è il terzo compleanno del Pupo ed esattamente quel giorno io parto per un viaggio di lavoro irrimandabile a Londra, per tornare a Milano domenica mattina, in tempo per la sua festa che si terrà al pomeriggio.
In questo momento la madre di tutte le domande è: e se ci fosse qualche problema con l'aereo? Mi si affollano in testa scenari apocalittici, tipo
1. A causa di uno sciopero a singhiozzo dei controllori di volo riesco finalmente ad atterrare a Orio al Serio, dopo 6 scali, solo alle 21.40 di domenica sera. Mike Delfino non riesce a perdonarmi e non mi viene nemmeno a prendere. Vittima dei sensi di colpa, ricomincio a fumare, mi mangio le unghie fino all'osso e prendo in lacrime l'orrido e lentissimo shuttle che, a mezzanotte, mi ricondurrà finalmente a casa, dove nel frattempo Mike Delfino ha cambiato la serratura. Dormo in garage.
2. Non chiudo occhio per tutta la notte tra sabato e domenica per il terrore di non sentire la sveglia. Verso mattina, esausta, cado addormentata e in effetti non sento la sveglia. Perdo l'aereo. Vedi scenario 1.
3. L'aereo ha un guasto. Mentre precipitiamo, mi assale la fulminea ma schiacciante consapevolezza che la festa di mio figlio andrà comunque a carte quarantotto.
4. (Un po' meno grave) L'aereo è in ritardo ma riesco ad essere a casa per le 18. In aeroporto mi hanno perso il bagaglio con il classico orsetto Paddington, costosissimo regalo last minute per il Pupo che comunque non l'avrebbe degnato di uno sguardo. Mio figlio ha già soffiato sulle candeline, appena mi vede si mette a piangere. A Mike Delfino nel frattempo la situazione è sfuggita di mano: i bambini hanno spalmato tutti i muri di cioccolato, infilato muffins sotto i cuscini del divano e Didò nel bidet, alcuni minorenni bevono alcolici, altri succhiano con la cannuccia l'acqua della vasca dei pesci. Mia suocera, che per il lieto evento ha appositamente affrontato il lungo viaggio da Treviso, ha due sparachiodi al posto degli occhi e mi appiccica al muro appena entro. Nelle foto del compleanno, io non compaio.

A tutto ciò aggiungete che, in ordine sparso: a) mi si è rotta la macchina b) oggi c'è lo sciopero dei mezzi c) piove, governo ladro, non solo fuori ma anche in casa, da un lucernario d) ho dimenticato di dare da mangiare ai pesci e) i genitori dei compagni di classe di mia figlia faticano a darmi i 10 euro che, in qualità di rappresentante di classe, sto cercando di raccogliere per l'assicurazione infortuni f) devo ancora comprare i vaccini per l'antinfluenzale che i Pupi faranno domani g) Mike Delfino va ad Amsterdam e sta via tre giorni h) ieri sera ho visto un film dell'orrore, poi ho lasciato per sbaglio la luce accesa in una camera, poi mi sono convinta che la casa fosse infestata e ho coinvolto Mike Delfino in improbabili esplorazioni notturne in cerca di Poltergeist.
In questo momento, a ben pensarci, quel che più mi preoccupa sono i pesci.

mercoledì 2 novembre 2011

Invertiamo la rotta

Ecco il ritratto della fiducia
Bene, credo sia la prima volta (e magari sarà anche l'ultima) che scrivo due volte in un giorno. Però il post precedente è troppo triste, così ho pensato di distrarmi/vi un po' con una foto del Pupo su un trattore. Il Pupo va pazzo per escavatori, ruspe, e altri aggeggi agricolo/industriali. Quando siamo per strada è tutto un enfatico declamare: "Uàdda! Una luspa, una betoniela, un tlattole". Ieri siamo andati in gita al lago d'Orta e sul ciglio di una strada c'era questo, e... hop! lui ci è balzato sopra. La sua espressione è quanto di più vicino al concetto di felicità mi venga in mente in questo momento. Mi ha fatto ridere anche la Pupa: siamo andati a vedere una casina di sassi, due stanze più cucina senza riscaldamento in mezzo ai boschi, che ci piacerebbe prendere in affitto per qualche weekend primaverile o estivo di fuga dalla città. Lei a un certo punto è scoppiata a piangere come un bebé (e ha sei anni e mezzo). Piangeva rumorosamente, senza spiegare perché. Dopo un po' sono riuscita a calmarla e le ho chiesto: "Pupa, ma che cos'hai?". Lei mi ha risposto: "Ma perché cambiamo casa, così, senza avvertimento? Dove andrò a scuola? E poi: qui farà sempre così freddo?". Che tenerezza.

Nell'acquario c'è un pesce cieco

Vorrei dirne di cose, se qualcuno dall'altra parte ascoltasse
Da settimane non parlo con mio fratello. Mio fratello ha una gemella, cioè mia sorella, con cui invece per fortuna parlo - e che a sua volta non gli parla. Al momento quel che hanno in comune è, direi, una certa quantità di patrimonio genetico e l'iscrizione al Registro Nazionale dei Gemelli, roba per cui l'Istituto Superiore della Sanità chiede periodicamente a entrambi di sputare in una provetta e di mandarla a un certo indirizzo per studiare le ramificazioni della saliva - affrancatura a carico del destinatario.
Mio fratello voi non lo conoscete, ma in famiglia è universalmente noto per la erre moscia e per i ravioli fatti a mano a Natale - eredità raccolta dalla nonna pugliese che quando è mancata gli ha lasciato lo stampo e quella scomoda macchinetta da agganciare a un lato di un tavolone tutto infarinato.
È anche noto, uhm, vediamo... perché novanta su cento salta le feste di compleanno dei miei figli. Perché se non lo chiami tu puoi anche crepare, mentre aspetti una sua telefonata. Perché è fondamentalmente un nichilista e il massimo del buonumore per lui è dire "Bof, è un periodo bigio, che vuoi farci". Una volta suonava musica balcanica in un gruppo ma poi si è stufato e allora non lo fa più.
Ogni tanto mio fratello viene a casa mia. Succede quando lo invito tre, quattro volte di fila: ecco che il suo nichilismo s'incrina e allora dice ok, passo, perché quella sera lì alle 21 ho un impegno proprio in zona tua e allora posso stare da te diciamo dalle 19.50 alle 20.55. Cose così.
Mio fratello, il nichilista, è anche un tipo buonissimo. Si commuove per niente. Quando mia nonna moriva lui l'ha accudita cullandola come fosse sua figlia. Ora, è successo che un nostro amico si è rotto il femore cadendo in moto. Stamani sono passata a portargli una brioche e il giornale e mi ha detto: "Tuo fratello mi chiama spessissimo e viene a trovarmi appena può. Prima invece, quando non stavo male, non rispondeva neanche al telefono". Cosa vuol dire questo? Forse che, per esserci, deve avvertire un senso d'urgenza?
(Sempre il mio amico del femore rotto mi ha fatto ridere: "Quando mi han ricoverato in ospedale spiegandomi che dovevo essere operato, ho chiesto subito due cose: 1) potrò ancora avere figli e 2) mi dareste della morfina?". E poi ha aggiunto: "Mentre mi operavano ero sveglio, sotto anestesia spinale, e sentivo tutto. Nessun dolore, però i colpi sì, e poi tutto quel ravanare. Mi sembrava di essere un letto Ikea quando viene montato").
Tornando a mio fratello, invece. Ci siamo scritti un paio di mail di recente, poi più nulla. Gli ho fatto qualche precisa domanda ma non mi ha più risposto. So da mia madre che parte venerdì per il Brasile e quindi anche quest'anno salta il compleanno del Pupo. Quand'eravamo piccoli era un bambino affettuosissimo e mi chiamava "Paolincia". Ogni tanto guardo i miei figli giocare e mi viene una fitta allo stomaco perché penso che magari, quando saranno grandi, uno di loro si comporterà come mio fratello e l'altro starà male come un cane. Al momento nulla mi rende più triste di questo, nemmeno il pesce cieco che abita il mio acquario assieme agli altri cinque ed è più piccolo e più magro di tutti perché poverino non vede il cibo, e si becca solo le briciole.

Post scriptum (martedì 3 novembre, mattina). Mio fratello mi ha chiamato ieri sera, probabilmente sfinito da mia madre. Forse - ma non posso giurarci - di sua iniziativa.

venerdì 28 ottobre 2011

Le cose, in effetti, vanno sempre peggio

Gli uomini sono un po' ruvidi, ma il punto non è solo questo
Da una settimana circa la scuola materna del Pupo annuncia la "possibilità di uno sciopero" per oggi. Ieri pomeriggio chiamo per avere aggiornamenti:
"Sono la mamma di un Pupo. Mi dice se domani lo mando a scuola o no?"
"Non lo sappiamo ancora".
"In che senso, scusi?"
"Bisogna vedere. Suo figlio in che classe è?"
"Nella classe arancione."
"Classe arancione, classe arancione, mi faccia controllare..." (rumori in sottofondo)
(Dopo tre minuti) "Mi spiace, non sappiamo ancora. Deve chiamare domattina alle otto e mezza e glielo diciamo".
"Allora io secondo lei, tipo, dico qui al lavoro che forse vengo, forse no? Forse mi prendo le ferie, forse no?"
"Eh, in effetti. Non ha qualcuno che anche avvisato all'ultimo può venire a prendersi cura del Pupo?"
"Guardi, migliaia di persone che fanno la fila davanti a casa mia per occuparsene".
(Lei, non cogliendo l'ironia) "Vede? Allora non c'è problema".

Stamattina alle 8.35, dopo decine di tentativi (ovviamente era sempre occupato) riusciamo a telefonare scoprendo che la scuola è aperta. Complice l'incendio di un camion nei pressi di casa nostra - non è male come scusa, se ci pensate: sono in ritardo perché si è incendiato un camion - arriviamo alle 9.21. Io, che proseguirò il percorso verso il lavoro con Mike Delfino, resto fuori ad aspettare in macchina. Lui porta dentro il bambino, poi esce e mi fa:
"Ho messo la maestra al suo posto".
"In che senso, scusa?"
"Mi ha fatto gli occhiacci perché ero in ritardo di un minuto e io le ho detto che non era mattina da fare occhiacci, e che i loro modi sono vergognosi. Che nulla togliendo al sacrosanto diritto dello sciopero, dirlo così all'ultimo è un'infamia".
"Urca."
"Perché urca?"
"Uhm, niente. E lei cos'ha detto?"
"Ha detto 'non commento', poi ha aggiunto: 'mi piacerebbe che aveste rispetto per chi accoglie i vostri figli e se ne prende cura con amore'."
"E tu?"
"Ehm... ho detto che mi pare che il rispetto ci sia".
"Sì però quella parola, infamia, usata per i picciotti di mafia..."
"In effetti le tremava un po' il labbro. Mi ha detto 'Guardi che sono mamma anch'io', e io: 'peggio mi sento'.".
"Devi considerare che in fondo loro hanno in mano i nostri bambini".
"Maddai, cosa vuoi che faccia? Che si metta a menare il Pupo perché ce l'ha con me?"
"No, però..."
"Però cosa?"
"Io se fossi al posto suo non riuscirei a essere tanto armoniosa e carina con il bimbo, un istante dopo che suo padre mi ha svergognato davanti a venti nani. E poi, davvero, infamia..."
"Ho esagerato?"
"Eh."

Tre ore dopo Mike Delfino mi manda il seguente sms: "Chiamato maestra per scusarmi. Mi ha fatto mille moine, era tutta giuggiolona. Mi ha spiegato che con i tagli continui alla scuola le cose vanno sempre peggio, e che loro si sentono meno che un numero. Credo proprio che sia innamorata di me".
Ora, teoria dell'innamorata delusa a parte, l'episodio è istruttivo. Le cose, a scuola, vanno sempre peggio. Alle elementari della Pupa per esempio la segretaria - bravissima - non riceve lo stipendio da quattro mesi. Il Ministero sostiene che, poiché lei è un'ex insegnante, non stia svolgendo il suo ruolo: vogliono riassorbirla e spostarla non si sa dove. Lei ribatte che lì c'è tanto da fare e che ormai è segretaria da dieci anni. Loro per ripicca non la pagano, e comunque la segreteria chiuderà: per qualunque esigenza, ci hanno spiegato, andremo nella scuola gemella. A tre chilometri di distanza. La maestra della Pupa l'altro giorno mi si avvicina circospetta e mi bisbiglia: "Signora, quando esaurisco la mia quota fotocopie posso chiederle se me ne fa qualcuna in ufficio?". Nel frattempo, avrete letto sui giornali che la scuola privata della moglie di Bossi ha ricevuto 800.000 euro di finanziamenti.

sabato 22 ottobre 2011

La vita è un codice a barre

Pongo e altri animali
Il Pupo è troppo piccolo per trapanarmi il cervello con domande insistenti tipo "Mamma, andiamo in edicola a prendere gli Sciocchibenz?" o "Mamma, mi hai portato un regalo?". Però l'altroieri mi fa: "Mamma, vorresti il Pongo".
Piccola parentesi: il Pupo ha qualche difficoltà nella coniugazione dei verbi e nell'uso dei pronomi, proprio come i vostri bambini bilingue con la differenza che non è bilingue. Per esempio dice: "Non gli piace" al posto di "Non mi piace", come Napoleone. E "vorresti" al posto di "vorrei".
Quindi, tradotto: il Pupo vuole il Pongo. Vagamente commossa - era la sua prima richiesta in assoluto - mi fiondo nella cartoleria di zona, gestita da due ottantenni che finora non mi erano mai parsi troppo strani. Ma stamattina si sono scatenati.
(Io): "Buongiorno, vorrei del Pongo".
Il Lui della coppia tira fuori il Didò. "Quanto ne vuole, signora?"
"Veramente volevo il Pongo. Sa, quello che non secca se lo lasci aperto più di cinque minuti".
Lei: "Ma come non secca! Nella vita tutto secca, signora! Pure il Pongo".
"Vabbe', se lo dice lei. Comunque quello là dietro sarebbe perfetto".
Lui, tirando fuori una confezione da VENTI mattonelle arancioni di Pongo tutte uguali: "Ecco signora, pronti!"
"No, intendevo quelle mattonelle singole, di colori diversi, da 45 centesimi l'una".
Interviene lei, piccata: "Signora io gliele dò, ma non potrei dargliele".
"In che senso, scusi?"
"Ho fatto un favore ai ragazzi che me le han chieste e ho aperto le confezioni, ma sfuse non potrei venderle. Le prenda, che poi le faccio sparire. Queste sono le ultime che vedrà in vita sua. In altri posti non le trova".
"Bene, allora la ringrazio".
"No, lei non mi deve ringraziare per nulla. Facciamo finta di niente che se ci beccano qui fioccano le multe. Tutto deve avere un codice a barre, sa? Nella vita tutto, ormai, è un codice a barre. Che poi vengono a farmi i controlli. Anzi: son già venuti e mi han pure multato. E non le dico che multa! Io rischio grosso, sa? A venderle questo Pongo".
Nel frattempo me l'aveva già impacchettato e mi aveva pure battuto lo scontrino. Io me lo sono infilata in borsa sentendomi colpevole manco avessi comprato una cassa di whisky durante il Proibizionismo.
"Scusi, non lo sapevo. Vabbe' comunque ormai l'ho messo in borsa, stia tranquilla, per questa volta andrà tutto bene".
"Quelli sono capaci di sbirciarla dalla vetrina. Ormai l'hanno visto, che ha il Pongo."
"Vuole che glielo restituisca?"
"A me? No. Macchè. La parola data è data, quello che è fatto è fatto, indietro non si torna. Lei comunque prenda lo scontrino."
"Ah certo, lo faccio sempre".
"Brava. Un giorno un bambino ha comprato delle figurine e volevano dargli 300 euro di multa perché aveva lasciato lo scontrino sul bancone. Ha dovuto insistere, mio marito: non multatelo che noi siamo sempre in regola, questo bambino è un poverocristo, lasciatelo perdere."
"Ma davvero?"
"Che fa, non mi crede? Mi ridia il Pongo."
"..."
"No scherzo, ormai se lo tiene. Sono due euro e settanta, se la ferma qualcuno noi non ci conosciamo".
"D'accordo. Grazie ancora per l'atto coraggioso".
"Di niente, di niente. No perché sa, a noi ci controllano di continuo. E una volta è l'Esastri, e una volta è la ".
"La ?"
"Sì, quella dell'Europa. Vengono a vedere se i giochi hanno le viti al posto giusto, se la fotocopiatrice ha le viti. Tutto deve avere le viti, ormai".
Stava per partire con un altro flusso di coscienza, ma in quel momento è entrato un altro cliente e io sono uscita circospetta, con le mie sei mattonelline di Pongo ben strette sottobraccio.

mercoledì 19 ottobre 2011

Le cinque domande di Erounabravamamma

A volte penso che abbiamo ancora margini di miglioramento
1. Puoi affermare con certezza che tuo figlio di quasi tre anni sia una mente criminale, la sera che al posto di usare il vasino o il water decide all'improvviso di fare pipì in un secchiello da spiaggia, e poi - guardandoti con l'angelico sorriso stampato in faccia - cerca di svuotarlo nel bidet mancandolo?
2. Quando è lecito/opportuno cominciare a correggere gli strafalcioni dei propri bambini? Ieri io e il Pupo siamo rimasti a casa da soli, lui con la finta tosse e io altrimenti indisposta. Frequentandolo per qualche ora di fila mi sono goduta appieno alcune sue perle, tra cui "Mamma, mi aiuti a togliere i mantaloni?" (ha detto proprio così. Mantaloni. Non era una "p" pronunciata male) e "Mamma, mi passi quel quinguino?" riferendosi peraltro a un buffo pupazzo che ha poco a che vedere con i graziosi bipedi dell'Artico (o Antartico? Vabbe'). Del resto la Pupa, sei anni e mezzo, non infila un congiuntivo manco per caso e dice ancora "carta egenica", edentico al posto di identico, quaqque al posto di qualche. Che tenerezza.
3. Da madre, devi preoccuparti se torni a casa e trovi tuo figlio (maschio), classe 2008, non solo in tutù rosa e calzamaglia lilla - vedi foto - ma anche concentratissimo a seguire le istruzioni della sorella maggiore di lui di tre anni, la quale per due ore lo costringe a svariati e sfiancanti esercizi posturali e soprattutto pretende che lui impari alla perfezione il punta-fez ("punta-flex")?
4. Devi preoccuparti/2 se scopri che alla materna di tuo figlio la maestra accoglie i bimbi in un'aula in penombra e li tiene seduti, in silenzio, su un tappeto di tre metri per tre per una mezz'ora buona prima di cominciare qualsivoglia attività?
5. Quando i miei figli, da grandi, leggeranno questo blog, mi odieranno?
Seguono altre domande. Le vostre quali sono?

martedì 11 ottobre 2011

Il Pupo e i villani

Che poi, vorrei sapere se esiste l'Ordine dei Tassisti
Per presentare un reclamo formale. Stamattina ero in bici e sono partita un po' lentamente dal semaforo. Nel senso: sono partita con i tempi della bicicletta. Allora il tizio su un taxi dietro di me mi ha suonato e poi mi ha urlato: "Vaffanc..., tr..a, putt...a". Ha pronunciato le parole complete, non con i puntini di sospensione che mi ostino a riportare in questa sede pensando che siate ragazzi garbati.
Purtroppo lui ha girato a destra, mentre io proseguivo dritto, quindi non ho potuto prendere la targa. In effetti non so nemmeno se esiste qualcosa di simile a un Gran Giurì dei Tassisti, o il Moige dei Tassisti, un organo super partes a cui denunciare i villani.
Mentre proseguivo verso il supermercato un po' sentivo i lucciconi premere agli angoli degli occhi e un po' pensavo: tanto ci sono abituata. Ho letto di una città che forse è Zurigo, ma non sono sicurissima, in cui non esistono piste ciclabili e ci sono pure pochi marciapiedi perché auto, pedoni e biciclette convivono in pace senza incidenti e senza inutili strombazzate o insulti. Vabbe'. Per fortuna quando sono arrivata all'EsseBrutta ho trovato sul fondo di un carrello questa lista della spesa:
- insalata
- mozarela x 15
- salsarosa
- Sprait 6 lattine
- Birra Bex 1 scatola piccola
- Coca Lihete 4 bottile piccole

Mi son detta: forse qualcuno dall'alto ha assistito alla scena pietosa e mi ha fatto trovare la lista per farmi sorridere.

Le Grandi Domande Esistenziali 
A casa, il Pupo ha coniato una nuova espressione: "Opples!", con zeppola finale accentuatissima, che usa come per dire "Ecco fatto!", con compiacimento e soddisfazione. In questo periodo è alle prese con le Grandi Domande Esistenziali e con gli ormoni.
"C'è caccuno nella mia pancia?"
"No, Pupo".
"Non posso essere una mamma?"
"No, gattino. Se vuoi, quando sarai grande potrai essere un papà."
"Tu hai il pisello?"
"No, amore. Il pisello ce l'hanno i maschietti".
"Allora tu hai la pisella. Me la fai vedere?"
"No, non ne ho voglia".
(Cercando di tirarmi giù i pantaloni) "Allora almeno le chiappe".
La sera, nel suo lettino, si mette a pancia in giù e al buio, prima di addormentarsi, fa una serie di movimenti inequivocabili. Poi dice: "Che fatica". "Perché fatica, Pupo?". "Questo robo... sai, il robo". (È molto difficile non ridere). "Ma scusa, Pupo, cosa stai facendo?". "La ginnastica, mamma. Opples!"

mercoledì 5 ottobre 2011

Corse a ostacoli

Di cosa parliamo quando parliamo di musica
L'altra sera ho incontrato Ivano Fossati, che non sarà come i R.E.M. che si sciolgono ma a me sapere che smetterà di comporre ha fatto effetto. Ivano Fossati è una persona gentile come ce ne sono poche. Alla fine dell'intervista gli ho chiesto, ma noi come faremo senza le tue canzoni, e lui mi ha buttato lì un sorrisetto un po' storto e mi ha detto forse più per consolare se stesso, in fondo ne avete 460, potete sempre riascoltare quelle.
A me le cose che finiscono fanno una certa impressione. Detesto le ultime volte: l'ultima lezione del corso pre-parto, l'ultima volta che accompagni tua figlia all'asilo, l'ultima volta che fai l'amore con un uomo che poi lascerai.
Un'altra cosa che mi fa una certa impressione sono i pazzi. Mi attraggono e mi spaventano al tempo stesso. Due giorni fa in treno un tizio obeso seduto di fronte a me continuava a guardarmi, a scuotere il capo e ripetere: "È ottobre, è ottobre, è ottobre", come se fosse una cosa brutta, un dolore da condividere, una minaccia di cui noi viaggiatori presenti su quel treno dovevamo in qualche modo farci carico.
Ci sono anche i pazzi socialmente accettati, che mi piacciono molto meno. Tipo la mia collega schizoide e bipolare, oppure la maestra-strega che accompagna i bambini dal pulmino della scuola fin dentro l'edificio. Non lo prendono tutti i bambini questo pulmino; solo quelli che i genitori non riescono ad accompagnare. Io ero nel cortile a chiacchierare con una mamma (ho conosciuto una mamma!) e accanto a me avevo appoggiato la bici. Passa la maestra-strega e urla: "Ma roba da matti!". Lì per lì non ho mica capito che ce l'aveva con me. Poi quella aggiunge: "Bambini, spostatevi che se no la bici vi viene addosso", come se la bici fosse un mostro grifagno pronto ad animarsi di vita propria e a balzare, schiacciandoli, sugli sventurati pargoli. Faccio una mezza torsione del busto e ci appoggio la mano sopra dicendo "Signora non si preoccupi, sono qui" (a 20 centimetri). Lei, sempre urlando: "Non sa che le bici si lasciano fuori?" e io: "Veramente c'è un cartello che dice 'bici a mano nel cortile'." Poi lei è sparita inghiottita dal flusso e io sono rimasta lì, sentendomi comunque un po' cretina. Penso sempre alla frase che mi dice mia madre: "Chi pecora si fa, il lupo se la mangia", ma non riesco a non restarci male. Così ho pedalato attraverso il parco canticchiando la canzone di Fossati che dice "la costruzione di un amore spezza le vene delle mani" e ho cercato di concentrarmi sul momento in cui finalmente con la mia amica Francesca andrò a vedere il nuovo film di Sarah Jessica Parker. Poi sono entrata in piscina e ho cercato di affondare definitivamente l'immagine della maestra-strega o di dissolverla nel cloro. Poi ho pedalato ancora un po' fino al lavoro e adesso sono qui che vi scrivo, ma quella sensazione sgradevole non è ancora svanita.

giovedì 29 settembre 2011

I pesci non chiudono gli occhi/2

E nemmeno il Pupo, a quanto pare
Sono lì che ascolto
distrattamente la Pupa e la sua amichetta Ginevra cinguettare allegramente sotto la doccia dopo un bagno in piscina. "Quando vedi il sangue non ti devi spaventare", dice la Pupa. "È segno che sei cresciuta, non è una cosa brutta. È solo l'inizio di una nuova, grande avventura". Gulp! Mi si stringe lo stomaco. Ma come, già parlano di quella cosa? È vero che secondo le ultime ricerche la pubertà è sempre più precoce, ma 6 anni mi sembra un po' troppo precoce. E poi, chi gliel'ha spiegata questa storia alla Pupa? Mi risultava fosse cosa da mamme, ed essendo io la mamma... Sospiro e scuoto la testa, quando sento Ginevra: "Ma da te è venuta la fatina o il topolino?". E la Pupa: "Al primo dentino è venuta la fatina e mi ha portato due monete, non una. E al secondo invece è venuto il topolino e mi ha portato un soldo di carta! Comunque ti prometto che di sangue ne esce pochissimo, solo qualche goccia all'inizio".
Fiuuu.
Il Pupo, invece, non è nel suo periodo migliore. Dopo una settimana di scuola materna gli è subito venuta l'otite, con contorno di raffreddore (che ci ha subito attaccato) e tosse.
Colto dallo sconforto, mentre la tata - aka Mamacita - era voltata dall'altra parte, ha afferrato e rovesciato un'intera confezione di cibo per pesci (in scaglie) nell'acquario. Pare incredibile ma Mamacita,
per paura che la sgridassimo, non ci ha detto nulla. Siamo tornati a casa la sera e abbiamo trovato i quattro pesci rossi tutti gonfi, imbolsiti e quasi immobili. L'acqua sembrava melma di stagno. Pieno di spirito d'iniziativa (=dopo mie preghiere miste a minacce) Mike Delfino li ha tirati fuori uno a uno e li ha parcheggiati temporaneamente nel lavandino della cucina. Poi, ancorché vagamente irritato (=imprecando in dialetto veneto stretto) ha svuotato tutto il contenuto dell'acquario. In parte il guano è finito sulle mie rose, che guardacaso ero appena riuscita a far guarire dagli afidi. Io comunque, senza perdere il sorriso (=rivolgendogli insulti pesanti però a bassissima voce, in modo che non mi sentisse) ho pulito la vasca e l'ho riempita di nuovo, poi ci ho ripiazzato quei disgraziati dei pesci.
Nel dubbio, siccome li stavo già curando per una batteriosi, gli ho sbriciolato in acqua una compressa di Bactrim. (A proposito, sapete come si fa a sbriciolare il Bactrim? Nel tempo ho acquisito una tecnica quasi perfetta). Tornando ai pesci e - finalmente - al titolo di questo post che è anche un bel romanzo di Erri De Luca, indovinate un po': quel giorno e per tutto il giorno successivo sono andati di corpo come se avessero fatto l'idrocolonterapia, ma ora sono in forma perfetta. Lindi e luccicanti fuori, e pure dentro.

lunedì 26 settembre 2011

I pesci non chiudono gli occhi

Possibile che nessuno mi sente?
Il Pupo con la zeppola è uno spasso. Lui direbbe "uno spasso". Parla in modo così buffo che arrabbiarsi con lui è impossibile (almeno, per me). In questo periodo la sera fa un po' di capricci per andare a letto: gloriosa conquista dei suoi (quasi) tre anni, visto che fino ad ora spedirlo a dormire è sempre stato facilissimo.
Diciamo che ti lavora ai fianchi con l'obiettivo di prenderti per sfinimento. In questo, e lo dico con una certa fierezza, ha preso da me. Dopo i classici riti dentini lavati-favola della buonanotte-bacini bacini, all'inizio tenta un approccio suadente, il tipico cinguettio con variazioni sul tema "Mi fai le coccole?", facilmente ignorabile. Poi, immerso nella quiete e nella penombra della sua stanzetta, comincia ad affastellare improbabili lamenti. Un suo pezzo forte sono "i mostri del giardino", tra cui un temibile galletto ruspante che verrebbe a trovarlo tutte le notti. Io e Mike Delfino, che nel frattempo siamo svenuti sul divano due (2!) piani più sotto - ok, sì, lo so, qualcuno dirà hai voluto la casa grande, ora non rompere i c... - finché è possibile tendiamo a fingere di non sentirlo. Normalmente a quel punto entra in casa, come in una sit-com, uno dei vicini della casa-cantiere: "Ma scusate, voi non lo sentite mica, il Pupo?". "Chi, noi? Noooo". "È lì che strilla e vi chiama come un disperato, poveretto". "Aaah. Ma vedrai che adesso smette". "Avrà qualcosa". "No, non avrà niente". "Volete che vada io?". Di solito a questo punto io e Mike alziamo gli occhi al cielo.
(Nel frattempo, da sopra, a 80 decibel) "Mamma! Sono io!". "Papà, mamma! Mi fate le coccole?". (Rivolto a Mike Delfino). "Daniele! Daniele Lorenzon! Sono tuo figlio!". E per finire: "Possibile che nessuno mi sente?". A quest'ultimo richiamo, ieri sera, non ho saputo resistere. Sono salita e l'ho trovato con uno strofinaccio (!) in mano, seduto nel lettino: "Mamma, hai dimenticato qui il tuo pigiama".
Ora, io dico: va bene che mi vesto un po' ad minchiam, ma indossare uno strofinaccio al posto del pigiama è eccessivo perfino per me.
In tutto ciò resta un mistero come la Pupa, nella stanza accanto, non si svegli. Ma di lei vi scriverò presto, e per ora vi saluto.

lunedì 19 settembre 2011

Pregiudizi e superchiappe

Ah, li ha adottati? Mi scusi, non lo sapevo

Mentre i Pupi sguazzano felici godendosi gli ultimi scampoli d'estate a casa della nonna e io combatto con la feroce tentazione di reinserire la moderazione dei commenti in questo blog, nell'acquario di casa due pesci rossi su quattro hanno un'orribile malattia della pelle. Temo finirà malissimo.
Cerco di non pensarci e di distrarmi con altro. Tipo che Gioia, il giornale per cui scrivo, ha deciso di ospitare una nuova rubrica. Esce tutte le settimane e la tiene una mamma adottiva che si fa chiamare Amaltea. Dovreste leggerla; è istruttiva. Nella prima puntata, Amaltea racconta di un incontro al parco con una signora "abbastanza giovane, madre di due bambini". Ecco la trascrizione del dialogo:
"Carini i bambini, lei è italiana?"
"Sì."
"No, glielo chiedevo perché i suoi figli mi sembravano stranieri".
"Sì, infatti sono russi, li abbiamo adottati da poco tempo".
"Oddio, mi scusi non lo sapevo".
"Beh, comunque non c'è niente di male, direi."
"No, infatti, anzi, pensi che anch'io e mio marito volevamo adottare dei bambini".
"Ah, e poi?"
"Lui mi fa: ma scusa, visto che a noi i figli ci vengono perché li dobbiamo adottare?"
"In effetti".
"Ma sa, mica tanto. la fa facile lui, poi nove mesi di gravidanza me li faccio io: e non puoi mangiare il prosciutto, e finiti tutti gli aperitivi... e poi i bambini piccoli, le nottate, le poppate che ti rovinano. Lei almeno se li è trovati fatti, e guardi pure come sono carini".

Ps le superchiappe del titolo sono quelle dei miei figli, ovvio.

lunedì 12 settembre 2011

Primo giorno di scuola

Fin qui tutto bene
Ingresso glorioso a scuola per il Pupo (3 anni a novembre), e per la Pupa, entrati rispettivamente alla materna, e in prima elementare (anzi: prima classe delle primarie - ma vi avviso che mi rifiuto di abituarmi a usare quest'espressione).
Ne avevo già scritto, ma prima dell'iscrizione siamo stati un po' indecisi: mandarli nella scuola di bacino, con altissimo tasso di bambini stranieri, o in quella del bacino adiacente, un po' più pettinata e fichetta? Dopo lieve tentennamento, ha vinto la scuola di bacino.
Quali erano i dubbi? Semplicemente che con tutta quella babele di culture e lingue diverse un certo, chiamiamolo, ehm, caos organizzativo potesse avere il sopravvento.
Due numeri per capire di cosa stiamo parlando Nella classe del Pupo i bimbi stranieri sono il 70-80%, in quella della Pupa più del 50%.
La sensazione per ora/1 Alla materna - a tre giorni dall'inizio - l'impressione è che tutto funzioni abbastanza. La struttura è bella (un grande classicone inizio 900 con superfinestre e gran giardino sgarrupo sul retro) ma devo dire che quei povericristi hanno pochissimi giochi, persino secondo i miei criteri esistenziali di tipo "minimal". Per una classe intera ci saranno una decina di libri, una scatola (piccola) di Lego, poche costruzioni in legno, qualche macchinina scassata, il famoso Angolo del Gioco Simbolico (con due Cicciobello neri, nudi, e uno bianco, nudo anch'esso), e poco altro. Stamani ho portato un paio di sacchettoni pieni di libri e giochi tipo puzzle e le maestre mi hanno (non esagero) applaudito commentando: "È arrivata la Giocheria!". Per dire.
Un'altra cosa che mi hanno detto le maestre È che fanno lavoro doppio per spiegare cose che a noi sembrano scontate e per altri non lo sono. Tipo che un papà egiziano si è rifiutato di firmare i moduli per le gite extra-scolastiche (anche quelle in quartiere) con la seguente motivazione: "Se viene a scuola bene, ma in gita con voi non ce lo mando". Letterale. Beeene, ho pensato. "Ma il bambino parla italiano?" gli hanno chiesto allora le maestre. E lui ha risposto: "Non serve. Tanto tra 5/6 anni torniamo in Egitto". Tentativo di replica: "Ma scusi, dovrà pur andare a scuola, comunicare con gli altri bambini". Risposta: "Non importa". Calcio di rigore finale: "Guardi che questo modulo deve firmarlo sua moglie". Parata: "Mia moglie non firma niente, firmo io per lei".
Peraltro, l'inserimento del Pupo È cominciato mercoledì scorso ed è durato 15 minuti in tutto. Noi siamo stati cacciati quasi subito. Il suo ingresso-tipo è entrare in aula come un tifone, sfilarsi le scarpe e lanciarle in un angolo (prima o poi gli faranno capire che deve metterle nell'armadietto). Poi si sfrega le mani compiaciuto e si mette a giocare con gli altri in modo compulsivo senza nemmeno voltarsi per salutarci. I suoi compagni si chiamano Cutt, Bendon, Afif, Nirlu e Lorenfo. L'ultimo nome credo proprio di aver capito quale sia, gli altri, esotici, sono più difficili. Vi aggiorno appena ne decifro qualcuno.
La sensazione per ora/2 Alle elementari abbiamo avuto un Primo Vero Grande Inizio emozionante. Pupa scortata da ambi i genitori, con zaino rosso della Seven (son certa che lo ricordate - ce l'avevamo anche noi) scelto da lei, unica in mezzo a un oceano di Winx, Spiderman e Ben Ten Forza Aliena. Entriamo in palestra e troviamo la tipica formazione a semicerchio, bambini in prima fila e genitori alle spalle, discorsino del vicepreside e assegnazione delle classi. Mia velocissima lite con una madre-Barbie che è riuscita ad arrivare alle 9.50 anziché alle 9.30 (il primo giorno!), piazzandosi in tutto il suo metro e 70 coi tacchi davanti ai bambini. Le ho chiesto un paio di volte con garbo (giuro) se poteva spostarsi. Lei niente: continuava a far la splendida e a salutare conoscenti a voce alta. Del discorso e di sua figlia, chissene. A un certo punto le ho detto: "Guardi, non è difficile. Il concetto è che i bambini stanno davanti, i genitori dietro". Lei si è inviperita: "Sono abbastanza intelligente per capire le cose, sa?". Quando l'hanno chiamata, sua figlia recalcitrava, le si attaccava alle gambe come una pupa piccola. E lei le ha urlato: "Ma che fai, sei impazzita?" spingendola via da sé, al punto che le insegnanti le hanno detto: "Signora, adesso si rilassi e lasci tranquilla la bambina". Poi li abbiamo accompagnati in classe. Lei si è attaccata al cellulare e quando è uscita stava ancora parlando.
La Pupa, in compenso Era super tenera, tutta seria, nel suo abito color glicine e i codini che subito si sono disfatti. Si è seduta in primo banco accanto a un bambino di nome Mario, che non abbiamo ancora stabilito se è rumeno. All'uscita le ho chiesto: "Ti sei fatta degli amici?". E lei: "Mario. È bello e molto spiritoso. E pensa che fortuna: è proprio il mio compagno di banco, esatto esatto".
Il bilancio (provvisorio) Alla domanda "Allora, com'è la scuola" i miei figli hanno risposto: "È bellissima" (Pupa). "È belliffima" (Pupo).

mercoledì 7 settembre 2011

In viaggio con mia figlia

Venite con me?





Come è come non è, sono passati otto giorni dall'ultimo post pubblicato. Voi siete come quelle amiche di cui mi ricordo ogni sera prima di addormentarmi: le penso sempre e poi, durante il giorno, non riesco mai a chiamarle. Ma prima di raccontarvi di a) il mio viaggio a Londra da Chris Martin (!) e b) il primo giorno di scuola materna del Pupo (!!) e c) il tavolo che ho provato a trasformare con il decoupage accorgendomi solo alla fine di averlo decoupato al contrario (con tutte le immagini che guardano il muro - vi spiegherò) volevo farvi una proposta pazza che però magari chissà.
I have a dream.
Da tempo immemorabile:
fare un viaggio con mia figlia. Io e lei, fuori stagione, lontano da tutto (e da tutti).
Mi sono iscritta a una mailing list di gente strana. Viaggiatori balsamici, si chiamano. E mi hanno mandato questa proposta: una settimana sul Mar Rosso, a Berenice che è la parte meno turistica (e, mi dicono, più bella), per mamme e pupi. Dal programma leggo che il viaggio è:
"in una cornice naturalistica straordinaria, il deserto orientale egiziano e la parte più preservata della barriera corallina del Mar Rosso. È organizzato da Balsamic People e Hotelplan con residenza al Lahami Bay Resort di Berenice e, come tutti i Balsamic Breaks, è stato disegnato per essere un’esperienza di vita memorabile, piacevole e benefica per il corpo e per lo spirito tra persone interessate a respirare la vita.












COSA POTRETE CONDIVIDERE CON I VOSTRI FIGLI
Innanzitutto tre esperienze esclusive e speciali di questa settimana, alla scoperta della sua storia millenaria, della cultura delle popolazione beduina e di un ecosistema, sopra e sotto l’acqua, tra i più interessanti del mondo:
ASTROTOUR (dalle 18,30 alle 21.30). Uno straordinario viaggio tra stelle e costellazioni complici il buio del deserto e un raggio laser di 3 km e un telescopio. Il "maestro" è Thomas; natali austriaci, egiziano per adozione e astrologo per passione. La cena sarà preceduta da una osservazione del deserto in silenzio.
SNORKELING SAFARI (mezza giornata). Per tutti, grandi e bambini, la ‘’sessione di laurea’’ in barriere corallina a mare aperto dopo tre giorni di snorkeling dalla spiaggia con il biologo marino che insegna a riconoscere i coralli e i pesci e il funzionamento di uno degli ecosistemi più belli del mondo. In una parola, lo splendore in technicolor di una natura di commovente bellezza in un reef a mare aperto (e nuotando tra le tartarughe).
WADI GEMAL CAMP (dalle 15 alle 21.30). La straordinaria esperienza di partecipare al Festival delle Tribù beduine di Wadi Gemal. Un festival loro (si chiama "The Characters of Egypt’’) a cui pochi stranieri sono invitati. I vostri figli potranno giocare con i bambini del deserto, vedere le gare di cammelli e tiro alla fune, camminare sui trampoli, ballare con voi la loro musica, mangiare per una sera in tenda, alla loro maniera. Un’esperienza memorabile a cui i bambini arriveranno preparati da un dopocena di introduzione ad una cultura vecchia di 8.000 anni.
Oltre a questo condividerete con i vostri bambini:
Una cucina sana e di qualità
Una spiaggia ampia con facili ingressi a mare in uno dei momenti migliori dell’anno per andare in Egitto
Due serate di presentazioni naturalistiche (sul deserto e la barriera corallina)
Le uscite in canoa e windsurfing (se praticate questi sport)."

Eccetera, eccetera (compreso la dieta vegetariana, il corso di massaggi e la meditazione coi bimbi per chi la vuol provare). Le settimane possibili sono due: dal 22 al 29 ottobre e dal 29 ottobre al 4 novembre. Là in quel periodo la temperatura è perfetta e l'acqua del mare calda.
Una pazzia? Forse, ma mi piacerebbe tanto provarci. E magari condividerla con voi. Il link per maggiori dettagli è www.balsamicpeople.com, lo copio e incollo per intero perché quell'altro non funzionava. Tra l'altro vi consiglio di farci un giro perché è proprio carino, al di là di questo specifico viaggio! E c'è anche un indirizzo email: info@balsamicpeople.com.
Ok, adesso siete libere di dirmi che sono fuori di testa, ma cavolo, quanto bello sarebbe?
Ps se avete delle curiosità, scrivete. Io mi sono già un po' documentata.
Pps qualcuno me l'ha chiesto in privato ma rispondo pubblicamente perché è un'info utile: il viaggio 1 adulto + 1 bambino costa sui 1800 euro tutto compreso (voli, pensione completa, attività). Poi ci sono tutte le altre combinazioni: 1 adulto + 2 bambini, 2 adulti + un bambino, 2 cavalli + 1 ghepardo, eccetera.

martedì 30 agosto 2011

Mangiare i vermi fa male?

Post non adatto per palati sensibili, poi non dite che non vi avevo avvisato
Siamo tornati. Sono tornati. Prima noi, poi loro: io e Mike a Milano dal 16 agosto, a scomporre e ricomporre casa, comprare e spostare divani usati, appendere i quadri da mesi impilati nello sgabuzzino, dare i famigerati "ritocchi del bianco" che poi lo sappiamo tutti come vanno a finire queste cose (devi ridipingere mezza parete).
I Pupi invece sono qui da domenica. Come regalo di benvenuto abbiamo allestito per loro un acquario, un serissimo catafalco che porta 80 litri d'acqua. Dentro ci abbiamo messo due pesci-pilota: della serie, visto che siamo dei novellini, potrebbe succedere che qualcosa non funziona e il filtro diventa melma o la pompa fa cortocircuito o li nutriamo troppo ed esplodono come le povere anatre cibate a forza per ottenere il foie-gras. Così abbiam comprato due pesci rossi comuni e anche un po' disgraziatelli: uno sembrava che l'avessero preso a schiaffi sulle scaglie per quant'era storto e screziato di strie rossastre, mentre l'altro, minuscolo, se ne stava timidissimo sempre in un angolo; li abbiamo pagati 1,50 euro cadauno e li abbiam battezzati Sofia e Mosè, che è poi lo stesso identico nome dei gatti di mia madre.
Così ora attorno alla nostra famiglia gravitano due coppie di Sofia e Mosè. E potrebbe pure essere che un giorno per sbaglio Sofia e Mosè mangino Sofia e Mosè, ma speriamo di no, perché nel frattempo i due pesciolini si sono ben ambientati, son vispi e vivaci, l'acqua è limpida, la dose di cibo giusta, e i bambini estasiati continuano a dire con le loro effe alla Jovanotti che in fondo è meravigliofo avere un acquario.
In effetti è facile perdersi dietro ai pesci. L'altra sera abbiamo pure messo le sedie davanti all'acquario e siamo rimasti lì a guardarli per un po', come fossimo al cinema, chiedendoci soprattutto:
- Ma come diavolo dormono i pesci? In piedi come i cavalli? È una cosa che qualcuno di voi sa?
Poi ho anche un'altra domanda:
- Mangiare i vermi (della frutta, delle noci) fa male?
Due sere fa abbiamo avuto ospite una mia amica che ha sposato un americano e ha un figlio di tre anni e mezzo il quale a fine cena si è messo ad aprir noci con il Pupo. Poiché le noci risalivano allo scorso inverno si è scoperto che dentro c'erano quei piccoli vermini bianchi, che razzolavano tutti allegri tra il guscio e il gheriglio (questa parola mi piace molto ma è difficile trovare l'occasione giusta per usarla, ne approfitto).
(Amichetto): "Look! Un verme teeny-weeny".
(Pupo): "Uaddàate! Un bemme tiniuini, che bello, adesso me lo mangio, gnam! Buono!". E via! Si è mangiato almeno tre vermi in un secondo, e poi si è applaudito da solo.

P.S. Micol, non posso scrivere le parolacce sul mio blog. Ma tu, se vuoi, nei commenti sì.


venerdì 29 luglio 2011

Tutto quel che nella vita non ho ancora imparato

Sul filo di lana della partenza per le vacanze, io confesso
Che ci sono un sacco di errori che continuo a fare, e rifare, e rifare. Dunque il detto popolare secondo cui dagli errori si impara è, almeno nel mio caso, una solenne vaccata. Per esempio
- Perché ogni volta mi sento in colpa quando mia madre mi dice cose come "Per fortuna, Paola, che stasera arrivi. Sai, i bambini hanno sentito tanto la tua nostalgia"?
- Perché non esco da casa 10 minuti prima, qualunque sia la mia meta - stazione, aeroporto, luogo di lavoro, appuntamento con un'amica o col mio bello? Perché devo sempre arrivare in ritardo, oppure con un infarto in corso?
- Perché sono ancora schiava del dubbio - si scriverà aeroporto o aereoporto? Esattamente quale parte del mio cervello si rifiuta di impararlo?
- Perché, quando so che devo partire per qualcosa di più lungo di un weekend - come adesso - mi riduco a fare le valigie la mattina stessa?
- Perché lascio sempre il cellulare spento sepolto in qualche angolo della casa, cosicché rintracciarlo diventa impossibile?
- Perché metto le scarpe prematuramente, zoccolando poi ovunque, gettando fango in giro e maledicendomi ("potevo rimanere a piedi nudi altri 5 minuti?")
- Perché 9 volte su 10 perdo il tagliandino del parcheggio dell'EsseBrutta anche se ogni volta mi riprometto di starci più attenta? In alternativa, perdo il carrello oppure prendo per sbaglio quello di qualcun altro o mi faccio rimproverare perché non ho messo il guanto di plastica per prelevare la frutta o, per finire, sbaglio cassa e vado per sbaglio nella fila "Max 10 pezzi", me ne accorgo solo alla fine e devo ricominciare daccapo.
- Perché mi dimentico di controllare se nella caffettiera del giorno prima c'è ancora caffè e me lo rovescio addosso?
- Perché faccio liste di compiti da portare a termine e poi non le leggo, o le perdo?
- Cosa diavolo mi spinge ad accettare le offerte commerciali di compagnie telefoniche scadenti?
Sarebbe carino se voleste condividere elenchi anche brevi dei vostri personali fallimenti. Ciò detto, vi abbraccio e mi dirigo - per una volta, quasi in orario - al treno che mi porterà a riabbracciare quei morbidi Pupi. Appuntamento alla fine di agosto!

mercoledì 27 luglio 2011

Grosso, grasso matrimonio greco















Nozze ateniesi
Lo scorso weekend si sono sposati un amico italiano e una ragazza ateniese. Prima di tutto devo dirvi che in Grecia, come intravedete dalla foto sopra, il lancio del riso è più che altro un tiro al piattello. I chicchi, ingannevolmente colorati in tinte pastello per farli sembrare gradevoli e innocui, vengono poi scagliati con furia selvaggia contro gli sposi e soprattutto contro il sacerdote. Devo dirvi però che ho letto su internet una storia orribile per cui un prete ortodosso avrebbe annegato (per sbaglio) un neonato durante la tradizionale immersione del battesimo; è probabile che dopo questo episodio i fedeli ortodossi di tutto il mondo ce l'abbiano a morte con i sacerdoti e che il lancio del riso sia un modo per punirli.
Per il resto: il grasso, grosso matrimonio greco mitizzato dal film è, per l'appunto, un mito. Almeno nella mia esperienza, e se qualcuno vorrà contraddirmi ne sarò felice. Gli ospiti erano 200 di cui 25 italiani, cioè noi, ma vi assicuro che abbiamo fatto più casino di tutti i greci messi assieme. Il più arzillo tra loro era un vecchietto di almeno 80 anni che - non scherzo - è andato avanti a ballare per ore. La mia preoccupazione era che cadesse in piscina, ma per fortuna questo non è successo.
Bilancio dei caduti in acqua a fine nottata
- Completamente vestiti: un amico dello sposo e lo sposo (che è stato spinto).
- I loro due iPhone
- In boxer: Mike Delfino, che si è buttato di proposito. Io ero tornata in albergo ma mi hanno riferito che i soliti buontemponi un po' avanti coi lavori, mentre si stava cambiando, gli hanno rubato i boxer e i pantaloni, così è rimasto in camicia col pipino e le chiappe al vento fin quando un barista pietoso non gli ha detto dov'erano nascosti gli indumenti. La camicia, per fortuna, era un po' lunga.
Cose belle
Il cibo era buonissimo. Sia alle nozze - immaginate un gigantesco buffet con carni, insalate, patate, melanzane, gyros, suvlaki e baklava - che in giro per la città. Inoltre, nonostante la crisi, i greci conservano quello spirito affabile e rilassato che li contraddistingue da migliaia di anni. Non sto ragionando in termini assoluti ma semplicemente facendo un paragone con l'Italia.
Ah! Dopo decenni trascorsi a pensare di essere una pippa nel ballo, ho imparato in pochi minuti le mosse-base del sirtaki e sono diventata la reginetta della pista. Purtroppo dopo mezz'ora di balli greci il deejay è passato alle solite hit occidentali e sono ripiombata all'istante nella mia assurda inettitudine danzereccia.
Cose brutte
Lo scorso weekend, evidentemente, non sono potuta andare al mare dai Pupi. Due settimane senza vederli sono troppe (in questo caso sto ragionando in termini assoluti). Il Pupo in particolare si è risentito e non vuole parlarmi nemmeno al telefono. Gli dicono: "Rorino, vuoi salutare la mamma?" e lo sento strillare e piangere in sottofondo: "Noo, noo, datemi il cucchio!" (=il ciuccio). Me lo immagino, lì che ciuccia come un disperato in un atto di compensazione, e mi si stringe il cuore. Ma tutto questo, come diceva Saffo e per restare in area greca, si deve sopportare.


martedì 19 luglio 2011

Il mio cortile è vietato ai bambini

Ho visto cose che voi umani
Con un mucchio selvaggio di colleghi siamo stati in Sardegna, ospiti di un resort di lusso, a intervistare uno chef di lusso. Lui è Gordon Ramsay: se vi piace il genere "uomo vissuto" direi che è decisamente un bel, ehm, bocconcino su cui posare gli occhi. In effetti, secondo un'indagine effettuata su un campione di 1300 donne, il cuoco di Hell's Kitchen in questo momento è quarto in classifica tra gli uomini più desiderati dall'italica femmina.
Come sempre accade, quando giro per lavoro incontro un'umanità frastagliata che magari nella routine quotidiana non avrei occasione di sfiorare. Dal punto di vista antropologico è interessantissimo. Come quella sera al ristorante un paio d'anni fa, quando mi è capitato di origliare i discorsi di una coppia seduta al tavolo accanto al mio.
Lei (evidentemente, alterata): "Mi devi dare la ricetta per gli psicofarmaci".
Lui (evidentemente, medico): "Ti ho detto di no! Ne hai già presi troppi".
Lei: "E allora sai che faccio? Mi bevo il tuo Viagra col whisky!".
Ogni volta mi chiedo se davvero è possibile che esistano persone così. E ogni volta la risposta è sì.
Perle di saggezza di una circa-40enne conosciuta in trasferta (elargite senza soluzione di continuità e soprattutto senza che nessuno gliel'avesse chiesto)
"Piacere, mi chiamo Spandicacca Atuttandare. Sapete, sono una critica d'arte per il noto gruppo editoriale DeMerdis".
"Sapete, io alla DeMerdis ci posso andare a piedi. Vivo infatti all'ombra del Duomo, e anche la DeMerdis è in centro. Attraverso il parco e traaac! sono lì".
"L'unico problema nel vivere all'ombra del Duomo è che non so dove parcheggiare la Porsche. Del resto, avere una Porsche mi suscita imbarazzo. Sapete com'è: l'invidia dei colleghi, eccetera. Non sapete quante volte ho ripetuto: che colpa ne ho se mi è stato fatto un regalo?" (Che poi non ho capito chi gliel'ha regalata: il signor Porsche? Un fidanzato ricco e rimbambito?)
A un collega fotografo che ci aveva appena spiegato, tutto felice, di essersi trasferito a Berlino: "Berlino è una città inquietante. Fa schifo. Non so come fai a vivere a Berlino. Prima della caduta del Muro ancora ancora, ma adesso è una cloaca che non la puoi guardare".
Mai più senza gli allegati del Corriere "Certo che questo per essere un 5 stelle, insomma. Qui ci saranno anche 11 piscine con l'acqua di mare, ma io gli hotel li giudico dalla presenza o meno di una biblioteca. A maggio ero in un hotel di Bagno Vignoni: un 3 stelle, ma ci va Montezemolo. Be', sai che c'è: ha una biblioteca fantastica. In più ti fanno avere in camera ogni mattina il Corriere, Repubblica e tutti gli allegati!"
Basta tonno (a tavola) "Certo che il pesce è sopravvalutato. Tutti questi gamberoni, questi scampi grigliati, questa pasta all'astice/al granchio/all'aragosta. Saranno anche freschissimi, ma che noia. E questo tonno: tenero è tenero, per carità, ma basta. Nel 2011 siamo ancora qui a mangiare tonno fresco. E il turbante di branzino? Vogliamo dire qualcosa del turbante di branzino?"
Alla Spa: "Sì, qui si sta... come dire, benino. Però il centro di talassoterapia dove sono appena stata, in Giordania, è un'altra cosa".
A una collega giovane che ha incautamente introdotto l'argomento "figli": "Dove abito io", (se l'aveste dimenticato: all'ombra del Duomo) "c'è un bellissimo cortile, ma è vietato ai bambini. I bambini non possono neanche metterci piede. No, dico, sapete il casino che fanno quelli? Io come faccio se ho gente? Io se vedo un bambino gli strillo che se-ne-deve-andare." E dove se ne deve andare, scusa? "A giocare-a-casa-sua!". Ma come, d'estate? "Se proprio vogliono, mettano l'erba finta in soggiorno".
Non so voi ma io, in questi casi, non so mai se intervenire o restare ad ascoltare.



lunedì 11 luglio 2011

A letto coi miei figli. Gratis

Scusate, ma non riesco a resistere
Ogni tanto vado a sbirciare su Google l'elenco delle ricerche che la gente ha fatto per arrivare al mio blog. Ne avevo parlato anche in un altro post che forse vi ricordate, un paio di mesi fa, ma ora ho visto che c'è un sacco di materiale nuovo così ho deciso di aggiornare un po' l'elenco:
1. Qualcuno mi ha cercato (e trovato, che è la cosa più strana) digitando "Paola MaRRaone", con due "emme". Marrani!
2. Ben 13 persone hanno inserito come chiave di ricerca "Cercasi tata", il che significa che sono ufficialmente un'agenzia di collocamento. Sparsi, ci sono anche dei "Ragazza alla pari Francia", "Come scegliere la ragazza alla pari" e un solitario "Ragazza alla pari piacente marito maiale".
3. Non uno, ma TRE persone hanno cercato "Conigli per lo svezzamento". Mi immagino dei Roger Rabbit o Bugs Bunny da mettere in mano ai bebé per distrarli mentre si tentano i primi approcci con le pappe.
4. Due persone hanno inserito "Neonato strabuzza". Così, nudo e crudo, senza ulteriori spiegazioni.
5. Vorrei conoscere la persona che ha cercato (letteralmente): "Convivo con duroni+piedi ossei+Venezia" per arrivare fino da me.
6. "A chi piacerebbe essere preso a tettate?" ha generato una visita.
7. "A letto con i miei figli. Gratis. Video", una visita. È una cosa che abbiamo fatto tutte, no?
8. Una persona si chiede: "A che ora avere il secondo figlio?". E qui francamente non so cosa rispondere. Per sicurezza direi: tra le 17 e le 19. Ma solo nei giorni dispari.
9. "Bambini scoordinati nel camminare a 21 mesi" ha generato 2 visite. Ai genitori preoccupati rispondo che mio figlio, che di mesi ne ha... vediamo... 32, cammina ancora come un robottino della Roomba!, per intenderci quello che cambia direzione quando sbatte il muso contro gli ostacoli e in teoria non cade giù dalle scale perché sa riconoscere un gradino, ma solo in teoria.
10. "Bebé 6 mesi sbuffi di saliva" ha generato una visita. Qui mi sono immaginata questo bebé-geyser che spruzza bava in tutti i punti cardinali.
11. "Blocca scopino gabinetto per bambini", 6 visite. Questa è una mamma disperata perché i suoi figli con quello scopino ne fanno di ogni. Tipo il grande classico di usarlo come spazzolino da denti.
12. Last but not least: "Camere per un pomeriggio di follia a Follonica", una visita. Cara signora, bastava che venisse a trovarci in vacanza nella baracchina sulla spiaggia e io le avrei offerto non un giorno, ma una settimana intera di follia a Follonica.

lunedì 4 luglio 2011

Vita senza figli e la paura di soffiare un soffione

Ma voi come organizzate le vostre estati?
"No, è che a tuo figlio piace picchiare le onde con un bastone", mi spiega rassegnata mia madre al telefono.
"Come, scusa?"
"È riuscito a scovare l'unico ramoscello di tutta la spiaggia e con quello è andato a frustare le onde. Dice anche 'Pum!' e 'Ahi!', che poi sarebbe la risposta delle onde, a ritmo. Quindi va seguito: c'è bisogno di un assistente che gli stia vicino per la durata dell'intera operazione."
"Ah. E quanto va avanti?"
"Può essere 5 minuti come 20, dipende".
Mentre io me la spasso (ehm) a Milano, i miei genitori sono ufficialmente schiavi dei Pupi in Liguria. Con loro c'è B., figlia 18enne di J., la mia tata principale che non può muoversi dalla città.
Piccola parentesi: in pratica dò uno stipendio a B. perché stia al mare coi miei figli e un altro stipendio, pieno, a J. perché venga tutti i giorni nella mia casa child-free a smacchiare i leopardi, far ballare le scimmie e pettinare le bambole.
"Cosa devo fare oggi, mamacita?" è la sua domanda, sempre più perplessa, ogni mattina.
"Ehm, che ne dici di... pulire gli stipiti delle porte?"
"Già fatto la scorsa settimana".
"Gli scaffali inferiori della dispensa?"
"Fatto."
"Il forno?"
"El horno, fatto. Due volte".
"Il frig..."
"Fatto. Ho anche sbrinato il congelador".
Le ho chiesto persino di mettermi le t-shirt ordinate per colore, ma da qui a fine luglio non so cosa inventarmi. Questo è però - letteralmente - il prezzo da pagare perché noialtri restiamo con animo sereno a far pazzie in città, sapendo che i bambini sono al sicuro e i nonni, ancorché schiavi, relativamente tranquilli.
Ogni anno alla partenza dei Pupi io e Mike Delfino prepariamo un lungo elenco di buoni propositi, tra cui:
- dare i ritocchi del bianco alle pareti
- arrampicarsi sul dannato trabattello per liberare i tiranti delle tende esterne aggrediti dal glicine
- cogliere le innumerevoli occasioni culturali offerte dalla nostra città (Mike)
- imparare a fare la giardiniera e le melanzane+peperoni in agrodolce in casa (io)
In pratica, invece:
- la sera, sfatti dal caldo, ci schiantiamo davanti a un dvd
- poiché il frigo è vuoto usciamo a cena controvoglia, o ingolliamo i deprimenti ma rassicuranti instant noodles gusto pollo, curry o gamberetti
- di giorno pirliamo al lavoro pensando: "tanto la giornata è lunga, non sono costretto/a a correre a casa, perché i bimbi non ci sono" e poi ci ritroviamo come adesso, che sono le 17.52, con novattanta cose da fare una in fila all'altra
- a casa troviamo mille scuse per entrare ogni dieci minuti nella camera dei Pupi a sbirciare i loro giochi e le loro cose e cadere preda di attacchi di nostalgia grotteschi e fuori misura.
Certo i bambini sanno rendersi indispensabili. Cinque minuti fa la Pupa al telefono, col suo miglior vocino:
"Mamma, sai quel parchetto piccolino piccolino dove andiamo sempre?"
"Sì, Pupa. Ebbene?"
"Sono qui col nonno e col fratellino, ma lui ha paura di tutto."
"In che senso ha paura di tutto?"
"È un fifone. Ha paura se cerco di spingerlo su, su, lungo la corteccia dell'albero. Ha paura di fare il finto giro della morte in altalena. Ha paura di tutto. Persino di soffiare un soffione".
Per fortuna ogni venerdì sera partiamo per raggiungerli.

lunedì 27 giugno 2011

L'estate sta iniziando

E così abbiamo affittato una "baracchina"
Siamo stati una settimana a Follonica, in una casina piccina picciò direttamente sulla spiaggia. Genere da evitare se siete sabbia-fobici, ma ideale se amate le stelle e la ninna nanna delle onde del mare. In un posto così i bambini, ovviamente, sbiellano dalla felicità.
La routine famigliare è sempre la stessa. Si comincia con la sveglia del Pupo, tutte le mattine alle 7, con lo stesso vocino-vocione che avete sentito nell'audio del post precedente: "Mi sono svegliatoooo!".
3 secondi dopo, imperioso: "Scéndereeee!". 6 secondi dopo, se nessuno si presenta al suo cospetto, a 130 decibel: "Mi sono magnato i pantaloni!" ("Magnato" sta per bagnato. Sappiate che non è mai vero. È la classica balla del Pupo per attirare l'attenzione).
9 secondi dopo, in ginocchio da lui, che ha ogni volta l'aria sorpresa come se non mi avesse mai visto prima: "Aaaah! Ciao, mamma. Posso andare a giocare con la sabbia?".
Alcuni numeri della settimana
1 il dentino perso dalla Pupa (era il primo). 2 gli euro arrivati in dono dalla Fatina dei denti (1 ce l'ho messo io, 1 Mike Delfino che non ha resistito alla tentazione di fare il raddoppio).
900 grammi l'aumento di peso della Pupa (misurata prima e dopo - in effetti mi sembrava mangiasse come un vitello, nonostante il dente, etc)
500 grammi l'aumento di peso del Pupo (già un toro di suo)
almeno 50 le mappine tirate senza motivo dal Pupo alla Pupa (che sta lì a prenderle perché è troppo buona)
4 i pisolini pomeridiani miei
5 le volte che sono andata a correre
26 circa i bagni in mare
5 i libri letti (tutti thriller/noir, uno più bello dell'altro)
21 (considerando una media di 3 al giorno) le volte che ho spazzato il pavimento
8 i gettoni delle macchinine acquistati per i Pupi
2 i barattoli di Nutella (grandi) spazzolati.
Un piccolo ricordo della mia nonna
Di mia nonna pugliese forse vi ho parlato in un post in cui vi raccontavo della parola "aggigghio" (una sorta di follia improvvisa che colpisce a volte i miei figli e non solo loro, sospetto) e di altri pittoreschi epiteti che usava rivolgerci.
La nonna era del 1913; è morta nel 2004, di Alzheimer, dopo anni di doloroso tormento suo e nostro. L'aspetto folcloristico era che col passare del tempo e con la perdita dei freni inibitori i suoi insulti si facevano via via più vivaci, inaspettati e gratuiti. Le passavi davanti e lei all'improvviso ti urlava "Carnevale!" (giullare, buffone) oppure "Svituprato!" (senza spina dorsale), "Va à scàzze le rìzze c'ù cùle" (vai a schiacciare i ricci di mare col sedere), "Lampasciuni!" (bambascione) e, da ultimo, un bel Vaffangule.
Poi si fissava con alcune persone, senza motivo. Una mia amica, Leonora (che lei insisteva a chiamare "Leonice") era "la figlia della fattucchiera". Un altro amico, Stefano detto Jimmy, "un barbone che vive nelle scatole dietro la Stazione Centrale".
A raccontarlo oggi fa ridere. In effetti riuscivamo a riderne anche allora.
Negli ultimi anni, d'estate, durante il giorno portavamo la nonna in un hospice per anziani dove abbiamo la nostra casa in Liguria. La lasciavamo lì al mattino - come all'asilo - e la riprendevamo al pomeriggio, tornati dalla spiaggia che lei non sopportava più. Villa Rosa, così si chiama, è un bel posto e mia nonna aveva pure un corteggiatore. Un altro signore, in Alzheimer come lei, con cui passava ore a girare in tondo in giardino, a braccetto. Erano molto teneri, tutti e due eleganti e ben pettinati e completamente fuori di testa.
Un giorno andiamo a prenderla e la troviamo senza dentiera. Tipico suo: amava togliersela e tenersela in mano. So che alcuni diranno "bleah" ma vi assicuro che questo è uno dei risvolti meno schifosi dell'Alzheimer. Così andiamo a casa, lei con la dentiera stretta tra le nocche. Insistiamo un po' perché la molli e la rimetta in bocca, altrimenti come farà a cenare? Lei resiste più del solito (immaginatevi i capricci di un bambino). Proviamo a metterle la dentiera. Non entra. Non calza. Accidenti, com'è possibile?
Mistero svelato la mattina dopo: era del suo corteggiatore. Era un pegno d'amore. C'è chi si scambia gli anelli e chi le dentiere. Abbiamo riso molto, e anche un po' pianto. Ci penso tutte le volte che, come ieri sera tornando dalla Liguria dove ho lasciato i Pupi, passo davanti a Villa Rosa.


venerdì 17 giugno 2011

I pupi registrati di nascosto

Ce l'ho fatta! Sono una mamma tecnologica pur'io
Non riesco a dirvi quanto sono fiera di me: sono riuscita a caricare su Youtube un file audio con le voci dei Pupi.
Piccola premessa necessaria: quella che spero vivamente ascolterete (non foss'altro perché ci ho messo un pomeriggio a capire come si faceva l'upload) è una registrazione fatta di nascosto. Dovete sapere che i Pupi la sera si buttano nel lettone per farsi leggere una storia da noi, ma prima, spesso, la Pupa si diletta a illustrare a suo modo il libro al fratellino. Lei indica i disegni e dice cosa rappresentano, e lui ripete tutto - parola per parola, come sentirete.

Istruzioni per l'uso - svariati motivi per cui questo file fa ridere
1. la pronuncia. Il Pupo sembra il solito gentleman inglese, ma anche la Pupa non scherza. Vedi all'inizio quando dice "coccorn" al posto di popcorn (e lui risponde qualcosa tipo "noncorn"). Oppure "dejidije" ("devi dire")
2. a un certo punto la Pupa, tra le lenzuola, non capisce di chi sono le gambe che spuntano, se sue o del fratello
3. la ripetitività. Se nella pagina del libro ci sono 20 coniglietti con altrettanti nasi, lei dirà 20 volte "naso", indicandolo col ditino. E lui ripeterà altrettante volte (salvo ogni tanto, come sentirete, spazientirsi).
4. Perché certe parole non esistono. Secondo la Pupa, il coniglietto mamma ha i dentoni, e il coniglietto bimbo ha i "dentonini".
Be', che dire: a. divertitevi - dura un minuto e 49, mica troppo. b. Sono felice di avercela fatta. c. Sto andando in vacanza, torno lunedì 27. Eccovi il link. Come sempre, tengo molto alla vostra opinione.

lunedì 13 giugno 2011

Quel che si può imparare da un bambino di due anni/2

La sera che al Pupo cadde la mano
Il Pupo ha una pronuncia bizzarra, come e più di altri suoi coetanei: sembra un gentleman inglese a cui ogni tanto scappa qualche parolaccia.
Fiino a ieri non apriva bocca, oggi chiacchiera come un pazzo alternando racconti di risse a osservazioni da sofisticato etologo ("Quetta è una beccaccia. Ah no: un beccaccino"), racconti apocalittici che cominciano sempre con la frase "C'è paura" ("C'è paura: è il babbagianni!". O: "C'è paura: sono gli occhi del gufo!"), confessioni non richieste.

"Ti coddi?"
"Che cosa mi dovrei ricordare, amore mio puposo?"
"Quando ho picchiato Mattìno".
"Martino il tuo migliore amico dell'asilo? E perché l'avresti picchiato, amore gattino?"
"Pecché mi ha mosso. Qui" (indica il classico segno da "morso a orologio" sul braccio).
"Be', se non altro ha cominciato lui. E tu cosa gli hai fatto?"
"Yo dato botta in tetta. Fottissimo!"
(...)
"Alice è allabbiata con me" (Alice è la sua maestra, ndr).
"Perché mai, dolcissimo amore?"
"Pecché le ho tilato una tettata".
"Le hai fatto male?"
"Le ho fatto un male gigantone!" (allargando le braccia e facendo il vocione).
(...)
Soprattutto, cambia la grammatica italiana.
"Non gli piace!" dice, scuotendo la testa e restituendomi un biberon bevuto a metà.
"Cosa non gli piace, bel gattino?"
"Il latte!"
"A chi non piace, amore? Non capisco."
"A io!"
Oppure: "Vojo acqua".
"Non si dice voglio, Pupo. Si dice vorrei!"
"Vollesti acqua".
(...)
Il Pupo le tenta tutte per attirare la nostra attenzione. Ieri sera in macchina, tornavamo da Treviso a Milano, è rimasto sveglio per l'80% del viaggio. Sparava una cartuccia dietro l'altra, sempre con voce stentorea, come se facesse un proclama: "Ho fame!", "Ho sete!", "Ho mal di pancia!". Vicino a Bergamo, non avendo raggiunto il suo obiettivo (=farsi slegare dal seggiolino e vagare libero per tutta la macchina), ha giocato l'ultima carta: "Mi è caduta la mano!"