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giovedì 25 luglio 2013

Genitori da weekend

Rivive l'anima mia assetata
Laccio, il cane straccio.
Non ha fatto in tempo a cominciare che già sta per finire, quella parte dell'estate che in genere scorre al ralenti beatamente sospesa in terra di nessuno, in cui i bambini sono al mare con i nonni (e una tata di cui non riesco a imparare il nome perché cambia ogni anno), e noialtri due in città. In genere approfittando per recuperare, almeno in parte, gli arretrati: amici da incontrare, film da vedere, pareti da imbiancare, e molte (moltissime) lampadine da cambiare.
Ma quest'anno Siamo per qualche motivo sopraffatti. Mi ha fatto notare qualcuno  (quel genere di "qualcuno" che ha sempre una risposta per tutto): ti ci mancava solo il cane. Non saprei se attribuire a lui la responsabilità della nostra débâcle. Sono scettica. Certo è che dimentico le scadenze, fatico a compiere operazioni semplici tipo fare la spesa, confondo i volti delle persone - e chiedo scusa alle due ragazze che (la scorsa settimana al concerto di Thom Yorke, ieri mattina alla fermata della 70) mi hanno salutato calorosamente e non ho riconosciuto.
A nostra parziale discolpa Mike Delfino, va detto, è rimasto per quasi una settimana ostaggio del suo socio in affari olandese che per giunta quando viene in Italia mangia e dorme da noi, una specie di Chuck Norris, avete presente? Tra le sue frasi ricorrenti: «Mia figlia, 6 anni, parla quattro lingue». «Prima di avere un infarto correvo circa 22 km al giorno e facevo 80 vasche in piscina, adesso momentaneamente ho dovuto dimezzare». «Avrei potuto ma proprio non ho voluto, con la mia attività, diventare una multinazionale perché sono troppo onesto per certi giochetti». «C'è stato un periodo, prima che io scegliessi definitivamente la mia compagna di vita, in cui le ragazze mi si buttavano letteralmente addosso, faticavo a tenerle a distanza, ero costretto a inventarmi palle sgradevolissime, tipo che di lavoro facevo il masturbatore di gorilla».
La speranza è la nostra compagna Capisci che Mike Delfino è molto stanco, oppure in difficoltà - o entrambe le cose assieme - quando comincia a perdere oggetti. Lo fa solo con oggetti preziosi o utilissimi. Nelle ultime due settimane, complice la presenza di Chuck Norris, ha smarrito le chiavi di casa, le chiavi del lavoro, poi l'intero portafoglio. Quando ritrova un oggetto, immediatamente perde il successivo. Dopo aver rinvenuto il portafoglio che si era abilmente nascosto sotto una scatola vuota di lampadine, ha tirato fuori la patente ("per metterla al sicuro") e il giorno dopo l'ha persa da sola.
Non bisogna arrabbiarsi, però Quando Mike Delfino perde un oggetto tipo la patente, anche se sei giorni dopo devi partire per la Loira con uno scambio casa e non è pensabile che tu, incinta di 21 settimane, guidi da sola per tutto il viaggio, la strategia giusta non è arrabbiarsi ma riderci sopra. Se ti arrabbi Mike Delfino va in loop e comincia a ripetere «Non ti scaldare, non ti scaldare». Essendo monotasking non riesce a più a concentrarsi sul ritrovamento dell'oggetto.
Su spinosi ricci di castagne Dei Pupi, nel frattempo, si sente più che mai la mancanza. Quest'anno in particolare sono molto seccati e la domenica sera, quando li lasciamo al mare, manifestano a gran voce disappunto. Pupa: «Non è giusto che nostra sorella torni a Milano con te mentre noi dobbiamo stare qui». Pupo, piagnucolando e parlando di noi al passato: «Io ci tenevo tanto, di voi». 
Cartoline dalle vacanze E ora, le domande. Riconoscete le citazioni musicali che infilo qua e là, soprattutto nei titoletti dei post? Siete già in vacanza? Dove andate quest'estate? Domani pomeriggio tornano finalmente i Pupi e poi, sabato mattina (spero presto) partiamo per la Francia. Qui si suda da pazzi. Da voi quanti gradi ci sono? Se qualcuno è a Livigno o simili non si vergogni e lo scriva, non ci arrabbieremo ma penseremo felici che qualcuno è messo meglio di noi. Tipo la piccolissima bambina Stella che mentre scrivo queste righe mi dà qualche calcetto. Lei sì che non soffre il caldo.




mercoledì 10 luglio 2013

Abbiamo i maschi che ci meritiamo

Allevatrici di "poverini"
Al mare i Pupi catturano gamberetti col retino e poi, seppur recalcitranti, sono costretti dalla nonna a rimetterli in libertà. Quando chiedo di loro mi viene risposto che non è possibile parlarci, «perché sono troppo impegnati a pescare». Allora in città mi godo le grandinate improvvise, gli orari rilassati figli dell'assenza dei figli; ho tempo (pure troppo) per riflettere su Quella Piccola che nascerà, più in generale penso più a lungo del solito alle cose, e alle persone. Nello specifico, mi capita purtroppo di continuo di sentire le donne - le madri e le mogli, soprattutto - dire immonde cacat notevoli sciocchezze riguardanti il genere maschile. Tipo: «Eh cosa vuoi poverino, il mio Jacopo ai fornelli per quanto si sforzi proprio non ci sa fare; allora cosa vuoi che ti dica, quando viaggio per lavoro preferisco lasciargli pronto in frigo qualcosa di buono che ho cucinato io, così sono sicura che almeno mentre non ci sono mangia sano, poverino (bis)». Devo dirvi che il povero Jacopo ha 25 anni, mica 15.
Un'altra  giusto ieri mi fa, «Ho Gregorio completamente fuori controllo, non sa cosa fare della sua vita, vegeta in camera sua tutto il tempo e dice che non è sicuro di voler finire l'università, non si rifà nemmeno il letto, ha invertito i ritmi sonno-veglia e va avanti a pirlare su Facebook fino alle quattro del mattino. Poverino non sta niente bene, non ha neanche 30 anni e soffre tanto, sai io quando lo guardo lo capisco, lo vedo come soffre».
Colpisce in questi due esempi soprattutto il ricorrere dell'aggettivo "poverino" Evidente insopprimibile retaggio di certa cultura, che riesce a essere femminile e maschilista assieme, il che mi porta a un'ulteriore breve riflessione e a una domanda per voi: diremmo mai "poverina" di una ragazza molto più che ventenne che si trovasse nelle stesse identiche condizioni dei Gregori e degli Jacopi qui sopra citati?
Mi spiega la mia collega mamma scafatissima di figli maschi ormai preadolescenti: «Più che sfinirlo di discorsetti, o costringere il Pupo» (che peraltro ha 4 anni, ndr) «a imparare a stirare, ti consiglio di convincerlo con l'esempio, con il modo in cui vivi, come individuo e nella coppia».
L'obbiettivo finale non è dunque che tutti i maschi adulti del mondo padroneggino alla perfezione la Vaporella. Ma che sappiano ascoltare il punto di vista femminile su qualsivoglia argomento (come le femmine quello maschile), questo sì. E poi, pazienza se non sanno occuparsi del lievito madre e fare il pane con le proprie manine; ma quando la mamma (o la compagna) è via, è perfetto se vanno a comprarsi e poi trangugiano una batteria di Quattro salti in padella, non moriranno per questo.
Eppure, ancora spopolano i blog che inneggiano alla sottomissione della donna (conseguenza diretta del «Maschio e femmina Dio li creò»). Eppure, ancora sui giornali femminili qualcuno viene pagato per scrivere che il più grande aiuto cui una donna possa ambire è una brava baby sitter (e non il suo compagno, per esempio). Eppure, ancora la mia amica insidiata dall'ex coniuge in odor di stalking recalcitra all'idea di andar dall'avvocato, a denunciarlo: «Non pensi che possa farcela a cambiare; non pensi che possa capirlo da solo, che dovrebbe lasciarmi in pace?». E in questo caso non serve che il "poverino" sia pronunciato ad alta voce; se ne resta lì, a mezza via, sospeso nella breve distanza tra gli occhioni sgranati della mia amica e la mia espressione incredula. No, non penso, sarebbe la mia risposta. E comunque, nel dubbio, meglio agire.  Domanda a bruciapelo: vi sentite anche voi, almeno ogni tanto, allevatrici di "poverini"? (Se maschi: siete stati cresciuti come prìncipi indomiti o come Gregorio, o come Jacopo?)