Si sta come d'autunno sugli alberi le foglie
Stamattina ho fatto la spesa.
(Riuscite a immaginare un attacco più banale per un post?).
Poi sono uscita dal supermercato, ripetutamente benedicendo l'inventore della consegna a domicilio, e mi sono avviata in macchina verso il posto in cui lavoro.
Poi ho pensato: sono stanca. Sono triste. E non c'è motivo: in fondo non sono neanche le 11, e poi stanotte ho dormito almeno otto ore, e in più è il 27 del mese, mi pagano lo stipendio, i bambini sono belli e feroci, Mike Delfino è fico e mi ha pure regalato l'abbonamento alla palestra con l'area benessere, io sono sana, porto la taglia 42, non ho nemmeno un capello bianco (ok, il mese scorso me n'è spuntato uno ma l'ho strappato subito), ho una casa calda e accogliente, eccetera.
Forse mi sento così (stanca e triste) perché non riesco mai a far tutto. Per dire: non riesco nemmeno a sfogliare il nuovo catalogo premi del supermercato. Non riesco a rispettare le scadenze perché ho troppo lavoro. Non riesco a mettere via un centesimo. Non riesco a vedere le persone che amo, famigliari stretti a parte. Le mie migliori amiche sono emigrate all'estero. Non riesco nemmeno a comprare scarpe online: ne ho ordinate un paio su un noto sito di shopping che le vendeva al 40 percento in meno rispetto al negozio, però me le hanno mandate difettose (cerniera rotta). Ho avviato la procedura "resi e rimborsi", che non ha funzionato. Cioè: per qualche misterioso motivo, non si è avviata. Ho spedito 25 email di lamentele, alla 26esima finalmente è arrivato il corriere a ritirare le scarpe rotte, le ha perse - nel senso che non sono mai arrivate a destinazione - e quelli del sito non ne sapevano niente ("Ciao Paola, il tuo pacco risulta irrintracciabile"). Così ho spedito altre 25 mail di lamentele, l'ultima delle quali recitava testualmente: "Siete disastrosi". Ieri il servizio clienti mi ha finalmente risposto che anche se le scarpe si sono perse hanno deciso di restituirmi i soldi. Bontà loro. Ma chissà quando, e intanto sono senza scarpe. A casa, naturalmente, ogni settimana si rompe qualcosa. Prima il parabrezza dell'auto (308 euro perché per la prima volta in vita mia avevo deciso di fare a meno della polizza cristalli), poi la lavastoviglie (qualcuno sa come si fa a entrare in contatto con il centro di assistenza Ikea?).
Incidentalmente (a parte il mio lavoro a tempo pieno), devo consegnare una traduzione. E pure un lavoro di editing. Devo lavorare al progetto che spero un giorno mi permetterà di cambiare lavoro. Devo pensare al mio romanzo. Devo scrivere una cartella stampa per un'azienda che produce borse e accessori. Devo (e voglio) incontrare alcune di voi. Devo portare i bambini dal pediatra, organizzare le vaccinazioni antinfluenzali, la prima visita oculistica del Pupo, la prima visita dentistica della Pupa, la festa del Pupo che l'11 novembre compie due anni e l'altro giorno ha detto "cammello".
Non so come spiegarlo, ma sento che non ce la faccio. Forse non posso farcela. Forse ho deciso di non farcela. Secondo voi, già che ero al supermercato avrei dovuto comprarlo, l'iperico, ovvero "l'antidepressivo naturale che riequilibra l'umore"? Voi ne avete esperienza? In subordine: mi raccontate come fate a sopravvivere?
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