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lunedì 23 marzo 2009

Fare la spesa con un bambino

Mamme isteriche
Fare la spesa con un bambino, come tante altre operazioni tutto sommato semplici, è un'impresa. Prima di avere un figlio non ci avevate mai pensato, ma le corsie di un supermercato, se affrontate con un Pupo nel carrello, sono gironi danteschi da cui è difficile uscire senza brusche impennate di adrenalina. La mamma-tipo però è allenata come e meglio che per la Maratona di New York, e di solito porta a termine il gravoso incarico senza danni cerebrali importanti.
Di solito.
Ci sono penose eccezioni.
L'altro giorno stavo godendomi la mia ora d'aria all'interno di uno dei templi della grande distribuzione - nemmeno troppo grande nel mio caso specifico - avendo affidato entrambi i Pupi alle amorevoli cure congiunte di tata + nonna. La vita mi sorrideva. Passavo lieve tra il banco della frutta e quello dei salumi, soppesando con gioia offerte specialissime, ingannevoli prodotti sottocosto, cibi in scadenza che normalmente non avrei degnato di uno sguardo ma che, avvolti dall'irresistibile aura del 3x2, guardavo con occhi da innamorata. Stavo godendomi la vista di orate e branzini periodicamente annaffiati di vapore acqueo da uno spruzzatore automatico (anche il pescivendolo era periodicamente annaffiato. A dire il vero non sembrava troppo contento) quando ho cominciato a sentire un coro di voci:
- (Bambina di circa 4 anni, piagnucolosa): "Mamma, perché mi dici di stare zitta?"
- (Madre isterica grave): "Perché non ti sopporto più".
- (Bambina): "Ma io non ho fatto niente".
- (Madre): "Non è vero che non hai fatto niente. Non ti sopporto più. Ora sparisci".
- (Bambina, tentando di far ragionare la madre): "Ma dove sparisco? Non posso sparire".
- (Madre non degna di alcuna compassione): "Sparisci nel carrello".
(...)
Cinque minuti più tardi, in un'altra corsia:
- (Madre-kapò): "Adesso basta, Alessandra. Ti detesto. Se non la pianti..."
- (Bambina, tremebonda): "Se non la pianto cosa?"
- (Madre): "Ti fracasso in faccia questa scatola di biscotti".

Ora. Istintivamente ho cominciato a parteggiare per la bambina. Qualunque cosa avesse fatto, non meritava quel trattamento. Che diamine, era pur sempre una bambina!
Essendo il supermercato piuttosto vuoto, presto tutti gli astanti hanno cominciato a seguire la vicenda. Ognuno tentava blandamente di intervenire, ben sapendo che è assai rischioso mettersi in mezzo in casi come questo. Il cassiere: "Ehi, piccola, vuoi una caramella?" (Grugniti della madre in risposta). La signora anziana: "Eh, sarà stanca, povera piccola". Una ragazza di passaggio le faceva smorfiette e sorrisi per distrarla. Il pescivendolo le ha mostrato un'aragosta viva. Ma la bambina, inconsolabile, continuava a piagnucolare, e la madre a sgridarla orribilmente. A me si stringeva il cuore, e per reagire a tanta ingiustizia compensavo gettando nel mio carrello regali per la Pupa. "Alessandra, ti tiro un ceffone che ti giro la faccia!": dentro una scatola di pennarelli giganti. "Alessandra, regalo tutti i tuoi giochi all'orfanotrofio!": dentro un album da colorare. "Alessandra, ne prendi tante che te le ricordi per sempre!": dentro i biscottini con gli animali della fattoria.
In coda alle casse, osservata ormai da tutto il supermercato impotente, la madre degenere cercava di giustificarsi. "Questa disgraziata si è messa in mente che non ha abbastanza giocattoli, e me ne ha chiesto un altro".
Tutto qui? E' stato il pensiero collettivo dei presenti. Una signora ha commentato: "Le ho incontrate prima, dal parrucchiere. Poverina, la bambina era esausta. Le cadeva la testina dal sonno, ma è stata buona e zitta per tutto il tempo".
Avrei voluto prendere la piccola Alessandra e abbracciarla. Al banco del servizio a domicilio mi sono trovata la pazza di fronte e le ho fatto un sorriso di finta solidarietà. Mi ha sibilato: "Eh, tu non hai figli, non sai cosa vuol dire". Le ho detto: "Ne ho due, più un terzo adottivo, il figlio della mia tata che aiuto tutti i giorni nei compiti perché non perda l'anno. Quando la Pupa pianta un capriccio penso sempre che sia stanca, e che voglia provocarmi per vedere dove può arrivare. L'unico modo per risolvere la cosa" - mi sono sforzata ancora di sorridere - "è distrarla. Le canto una canzone, le racconto una storiella. Il capriccio passa e ricominciamo a parlare normalmente".
Mi ha fulminato con lo sguardo e ha trascinato via Alessandra. Mi piace pensare che a casa abbia un padre affettuoso che l'abbraccia anziché sgridarla sempre.

6 commenti:

  1. Ciao Paola.
    Come mi piace dare il primo benvenuto ad una nuova mamma blogger!

    Buon inizio!
    Silvia

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  2. Ma tu sei una mamma modello, mi ricordi tanto la mia. E ho deciso che da questo momento rincomincerò a seguire i blog, per la precisone solo il tuo.
    Sara

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  3. grazie Silvia! e grazie Sara. mi hai fatto un complimento bellissimo!

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  4. Abitando di fronte a un iper-store Esselunga ne vedo di ogni e confermo! La cosa più inquietante è che spesso le mamme più spietate sono anche le più eleganti, chic, griffate e alfabetizzate. Insomma, quelle che "ah, no io delle baby-sitter non mi fido, di quelle straniere poi!". Per la serie: il figlio è mio e me lo rovino io!
    Evviva le colf, le badanti, le baby-sitter, le portinaie cingalesi! Magari insegneranno ai nostri pupi a dire 'gracias' o 'pinestra' ma almeno gli risparmieranno 10 anni di analista.

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  5. A tale proposito, vorrei citare una fantomatica pubblicita' super linkata che sta andando in giro su You Tube e Facebook: http://www.youtube.com/watch?v=nojWJ6-XmeQ
    Ovviamente, non e' mai passata in TV. La scena si apre con un padre e un figlio al supermercato. Il bambino vuole le caramelle, il papa' senza dire una parola le rimette a posto. Il bambino, con una minacciosa espressione imbronciata, le riprende. Una, due volte...alla terza il bambino inizia ad urlare "VOGLIO LE CARAMELLE!" E il padre sempre zitto. Il bambino inizia, sotto gli occhi attoniti degli astanti, a gettare per aria formaggi, prodotti per la casa e qualsiasi oggetto gli capiti a tiro. E il padre sempre zitto, ma con una certa espressione di disappunto mentre tenta di raccogliere gli oggetti lanciati dal figlio. Gran finale: il bambino si rotola per terra e gli strilli si fanno sempre piu' acuti. E' in quell'istante, con un primo piano della faccia rassegnata del padre (sempre zitto), che appare la scritta: USATE IL PRESERVATIVO.
    Direi che, per una pubblicita' del genere, ci si potrebbe tranquillamente ricollegare al discorso delle mamme griffate. Io non ho figli e non posso ancora dire che cosa avrei fatto al posto di quell'ipotetico padre perche' sicuramente finirei per fare tutto il contrario...Una cosa e' certa: probabilmente non avrei usato il preservativo ma la frusta.

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  6. Se avessi fatto io tutte quelle storie mia madre o mia nonna o mio padre mi avcrebbero ammollato uno schiaffone davanti a tutti, e ridicolizzato.
    Sará per questo che sono dubbiosa sull´idea di avere dei figli? E se diventassi come mia madre?!?! Adesso che sono via da casa tutta amore e coccole, e da bimba era tutto un "Non ti alzare da tavola; non parlare; stai zitta; non ti intromettere; nonn te lo compro; ti riempio di botte;non correre, sennó sudi; non sai giocare quel gioco, non puoi andare a giocare... ecc ecc" fino al piú recente "Dove vai a studiare all´estero? Non ci sono riuscite tante persone piú intelligenti di te, pensi di farcela tu?"
    Lei dice che lo fa apposta per spronarmi, come se ne avessi bisogno!!! Lo fa per il mio bene, sono io che non capisco!

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