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giovedì 19 marzo 2009

Il secondo figlio è più facile. Decisamente

Di tutti i dolori, quello del parto è il più felice
Il martedì mattina, grazie al mio talento affabulatorio, ho convinto il ginecologo di turno a indurmi il parto, che abbiamo programmato per la sera stessa. Verso l’ora di pranzo, nel tentativo di evitare il ricorso alla chimica, un’ostetrica pietosa mi ha fatto una manovra che si chiama “scollamento delle membrane”. Niente di traumatico. Volgarmente, è una “smanacciata” che può servire a fare partire il travaglio, se effettivamente il bambino è pronto a nascere.
E il Pupo, perdirindina, era finalmente pronto. Un’ora dopo la smanacciata sono cominciate le contrazioni, quelle vere.
Per lo stress dell’attesa il mio compagno si era fatto venire trentotto e mezzo di febbre. Le ostetriche e le infermiere passavano a confortarlo: “Come ti senti, poverino?”. “Vuoi una tachipirina?”. “Scusami caro, se sposti i riccioli dalla fronte ti misuro la febbre con il termometro per neonati”. “Poverino, guarda com’è pallido”. È colpa nostra se gli uomini sono viziati, riflettevo io contorcendomi nel solito corridoio.
Pensavo: tra poco si ricomincia a ballare. Probabilmente stavolta morirò.
E invece no.
Sono entrata in sala travaglio alle tre del pomeriggio. Dove ho partorito io ci saranno trenta ostetriche. Miracolosamente ho ritrovato la stessa della nascita della Pupa. “Giuliana!”, l’ho salutata illuminandomi. Mi ha guardato con aria interrogativa. “Tu mi hai fatto nascere la Pupa”. Mi ha sorriso, probabilmente pensando che fossi pazza.
Quel pomeriggio le sale travaglio erano tutte piene, e il personale appena sufficiente. Giuliana se n’è andata lasciandoci soli. Io deliravo con dignità, rivolta al mio compagno. “Il prossimo lo partorite voi, tu e mia sorella”, “Voglio un gatto”, “Fumerei una sigaretta”, “Vai via. No, resta qua!”, e altre innocue follie. E poi, non so perché, ho cominciato ad accompagnare le contrazioni con la voce. “A, E, I, O, U”, scandivo. Così, per passare il tempo. Presto mi sono accorta che, facendolo, riuscivo a sopportare meglio il dolore. Ma è stata un’intuizione che veniva dalla pancia e dal cuore, una cosa che nessun corso avrebbe potuto insegnarmi.
Giuliana è passata a controllare come ce la cavavamo. Mi ha consigliato di alzarmi in piedi. Ho abbracciato il mio compagno e abbiamo iniziato una lenta danza. Spostavo il peso da un piede all’altro, oscillando lentamente, sorretta da lui. Restavo in silenzio per la maggior parte del tempo, e quando il dolore era forte ripartivo con le vocali. “Aaa, eee, iii”. Dopo venti minuti Giuliana mi ha visitato. Sei centimetri. L’ho guardata negli occhi e le ho detto, “Dai, fammelo nascere”. Mi ha fatto salire sul lettino del parto, mi ha rotto le acque. Mi sono rimessa in piedi e ho ricominciato la danza. Dopo cinque minuti le ho detto che volevo spingere. “Di già?”, mi ha chiesto lei scettica. Poi mi ha visitato, ha annuito e mi ha chiesto se me la sentivo di accovacciarmi. Perché no, ho pensato. Le novità non mi spaventano. Sotto di me, sul pavimento, Giuliana ha piazzato un telino blu. “Bastano quattro spinte?”, le ho chiesto buttando lì un numero a caso. “Se proprio ti impegni molto”, ha risposto lei. Il mio compagno mi teneva la mano. Io sudavo per lo sforzo, lui per la febbre. L’ho guardato e ho pensato: okay. Posso farlo. non ho più paura. Rispetto all’altra volta, la differenza è tutta qui.
Contrazione, spinta. Contrazione, spinta. Contrazione, spinta. Giuliana, involontariamente comica: “Non ti sedere ora. C’è fuori la testa. Ripeto, è molto importante: non ti se-de-re.” Mi è venuto da ridere, all’idea che avrei potuto schiacciare mio figlio nato solo a metà. Ho spinto per l’ultima volta – la quarta, chissà perché avevo indovinato – pianissimo, seguendo con precisione millimetrica le istruzioni di Giuliana.
E così ho deposto il Pupo, come una chioccia il suo ovetto . L’ho visto scivolare piano su quel telino blu. Ho pensato: che bel colore per nascere. Che giornata fantastica. E che orario meraviglioso. Erano le quattro e quarantaquattro del pomeriggio quando, per la seconda volta, sono nata mamma.

9 commenti:

  1. Questo pezzo pa, è stupendo!!
    già ridevo solo a ripensare quando me lo hai raccontato
    ora che l'ho letto....è da morire proprio!
    bellissimo questo punto :
    'Le ostetriche e le infermiere passavano a confortarlo: “Come ti senti, poverino?”. “Vuoi una tachipirina?”. “Scusami caro, se sposti i riccioli dalla fronte ti misuro la febbre con il termometro per neonati”. “Poverino, guarda com’è pallido”

    ro

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  2. Ciao Paola, piacere!
    bello e originale il telino blu e anche l'ostetrica che te l'ha proposto .. solo una cosa non ho capito: la prima volta non hai fatto l'epidurale, e la seconda sì? oppure niente? io ho avuto due parti naturali molto sereni grazie all'epidurale e in assenza di problemi particolari la consiglierei sempre.. ovviamente, dovrebbe essere gratuita, ma siamo in italia...

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  3. ciao Flavia, felice di leggerti!
    niente epidurale nemmeno la seconda volta. In entrambi i casi sono stata troppo veloce (il Pupo è nato in un'ora e mezza), ma l'avrei fatta senz'altro, soprattutto la prima volta. Rapidità a parte, l'ospedale in cui ho partorito (il Buzzi, a Milano) la garantisce a tutte. Per quel che riguarda la gratuità, so che paga soltanto chi prenota l'anestesista privato. Tu dove hai partorito?
    Ps grazie Ro! Torna a trovarmi!

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  4. Arrivo un po' in ritardo rispetto al post ma sono partita dai 4 D-Day e ora sono qui. Mi piace leggere le esperienze di altre donne, soprattutto quando ben scritte, mi confronto.
    Nella drammaticità del momento (ci sono passata con un primo parto naturale e con un cesareo d'urgenza per il secondo) hai pure la forza di ricordarli facendomi ridere. Fantastico.

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  5. A me invece hai rubato una lacrima (o qualcuna in più...)
    Grazie

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  6. Che bello leggere che ci sono anche altri mariti oltre al mio che si sono fatti venire la febbre nel momento più bello della loro (e nostra) vita! Mio marito ha fatto in tempo ad assistere al parto e poi è corso a casa con 40 di febbre e, purtroppo, si è perso i primi 3 giorni di vita della sua piccola Francesca!

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  7. Cara Paola, le tue parole mi confortano!
    Col primo parto ho sofferto moltissimo, per tante ore, alla faccia dell'epidurale che anziché la pancia mi ha addormentato la gamba e il piede destro!
    :-(
    Col prossimo spero tanto di andare meglio!!!

    Elena

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  8. mi fai commuovere, riesci sempre a rendere così bene l'idea.

    lory&gaia

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  9. WOW... Mi sono messa a ridere ma mi sono anche commossa... Desidero tanto un secondo figlio, ma il parto è la parte che mi preoccupa di più... Con mia figlia facevo le vocali quando mi hanno dato l'ossitocina... Era l'unico modo per sopportarle!

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