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giovedì 7 maggio 2009

I bambini, la vita, il tempo che passa

Noi siamo figli delle stelle non ci fermeremo mai per niente al mondo
Leggo sul blog di Desian che suo figlio, cinque anni, riflette sul senso profondo dei concetti di perdita, abbandono, passaggio. I bambini hanno questa cosa speciale: ti stupiscono sempre. Pensi che siano "troppo piccoli" per certe cose e invece non lo sono. Quasi mai.
La Pupa, quasi quattro anni, affronta la questione a suo modo. Tra i tanti personaggi immaginari che popolano il nostro zoo familiare c'è il Sindaco. Che non è la Moratti (noi viviamo a Milano) ma un signore misterioso che osserva le prodezze della Pupa e le fa trovare dei regalini quando si comporta particolarmente bene. Un deus ex machina che non punisce ma, quando è il caso, premia. Ieri la Pupa mi ha guardato e mi ha detto, sospirando: "Mamma, ma tu non diventi mai vecchia, vero?"
(Io, non sapendo cosa rispondere): "Ehm... perché? Non vuoi?".
(Lei, con lo sguardo liquido): "No, mamma, non voglio. Tu resti sempre giovane. Adesso dico al Sindaco che prenda la sua bacchetta magica e faccia quaqque magia perché tu rimanga sempre la bruttamammina più bella del mondo".
Ho pensato alla mia, di bruttamammina più bella del mondo. Mi sono venuti in mente i suoi occhi buoni, gli occhiali spessi, i dolori di schiena di cui si lamenta perché ha portato troppi pesi.
Sostanzialmente, ha tenuto troppo in braccio noi figli.
Allora mi si è stretta la gola, ho guardato la Pupa, le ho dato un bacione, poi l'ho abbracciata stretta e le ho sussurrato all'orecchio che no, non invecchierò mai. Terribile bugia ma in quel momento l'ho sentita necessaria.

8 commenti:

  1. Mi hai fatto venire in mente un episodio di qualche giorno fa:
    http://www.dueminutiotre.com/2009/04/ma-se-tu-e-papa-andate-in-cielo.html

    stessa bugia insomma!

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  2. assolutamente necessaria ... ! e anche un po' scaramantica, no???

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  3. Mi figlia invece ieri mi ha chiesto:
    ma da grande verranno anche a me le rughe come a te e dovrò spalmarmi di crema tutti i giorni?
    Quando si dice cuore di figlia
    Isabella

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  4. @renata, @paolafrancy, ciao! vi ho messo tra i miei link. mentre @isa... i bambini a volte sono disarmanti... e tu cosa le hai risposto? (io le avrei detto: "Rughe? Quali rughe?")

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  5. Cara Paola, "perdita, abbondono, passaggio”: hai toccato un nervo – sciatico- scoperto, mi hai fatto commuovere.
    Mio figlio Giorgio adora contare, e all’asilo ha un gruppetto di amici. All’inizio erano 4: Pier, Riccardo, Gabriele e Andrea. Poi si è aggiunta una femmina, Chiara, e sono diventati 5. Poi Pier si è trasferito a Bari, e sono diventati 4, ma poi in rapida successione si sono aggiunti: un’altra femmina, Martina, quindi 5, e poi addirittura un “verde” (un “grande”), Michele, e quindi adesso sono 6.
    Pensavo che avresti a stento notato l’assenza di Pier, siete così piccoli. Non ti ricordi nemmeno uno dei bimbi del nido. Invece è passato più di un mese e mi racconti “Pier aveva la voce piccola (trad.: acuta) e mi chiamava “zoggio”. Pier aveva un bel gioco che si chiamava l’acchiappafarfalle di WinniePooh. Pier ti voleva sempre dare un pezzo della sua merenda all’uscita dell’asilo, tu che sei un noto schizzinoso la respingevi e lui ci restava male. Poi ti chiedeva vieni a giocare a casa mia zoggio. Io e la mamma di Pier stavamo timidamente gettando le basi di un’amicizia: mentre voi pasticciavate con i colori a dito e sperimentavate il volo a pesce sul divano, noi ci confidavano e ci scambiavamo consigli. Vedi per i grandi non è facile aggiungere un nuovo amico ai pochi che gli anni e le scadenze quotidiane ci lasciano, né basta un giorno per poter dire di avere un amico in più in lista. E sicuramente pensavi a Pier che aveva appena avuto un fratellino quando l'altro giorno mi hai detto “mamma vorrei anch’io un fratellino”. Io – apprezzando il vorrei – con un minuscolo magone ancora presente chissà dove ho provato a spiegarti che i bimbi prima di essere bimbi sono desideri nel nostro cuore, e che i fratellini li manda il cielo, noi li possiamo desiderare, a volte arrivano e volte no, noi non possiamo sapere cosa succederà. “Mamma adesso ti spiego una cosa: sai perchè Pier ha cambiato scuola? Perché il suo armadietto non ha più il nome scritto sopra, ma la coccinella gialla c’è ancora”. Hai un po’ invertito il nesso causa effetto, ma il concetto ti è chiaro. Il nome non c’è. E la tua mamma si sente un pelettino (tua nuova espressione) più sola. Tu non sei più un neonato. E io non sono più una neomamma senza età, immersa in una fragile bolla ovattata di sonno, che gioca ad accudire la sua bambola più preziosa. Sei un bambino, e cominci a riflettere, a ragionare e a scoprire insieme alla tua mamma non più tanto giovane, dotata di un odiosissimo nervo sciatico, che le cose sono, o potrebbero essere, poi qualcosa cambia, e non sono più.

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  6. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  7. Bugia che nasconde un grande fondo di verità: anche le cose che prima o poi non sono più, nei nostri sentimenti invece sono ancora. Allora cerchiamo di insegnare ai nostri pargoli che noi saremo con loro ogni volta che ne avranno bisogno, sperando di "insegnargli" l'autonomia necessaria ad aver sempre meno "bisogno degli altri" e a cominciare invece a relazionarsi CON gli altri. Forse sono stato un po' contorto nello spiegarmi? Ah, e grazie per il link.
    E grandioso il commento di Irene!

    p.s. scusa ma ho cancellato il commento precedente perché era ancora meno chiaro di questo... :-)

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  8. Ciao Paola,
    questo mi ha fatto pensare a un ricordo ancora vivo della mia infanzia. Non essendo ancora mamma, leggo e faccio tesoro dei vostri blog, perche' oltre a parlare di figli parlano di vita vissuta. Tornando al ricordo d'infanzia: difficile capire cosa scatta nei bambini, ma per quanto mi riguarda ci sono stati diversi periodi in cui, come bambina, avevo paura della morte. Non della mia, di quella della mia mamma. Tanto da piangere tutte le sere, dopo che lei mi aveva messa a letto e dato la buonanotte, per la paura di addormentarmi e non ritrovarla il giorno dopo. Avevo otto anni! E non finisce qui: a dodici, quando i miei uscivano di casa, rimanevo preoccupata per ore finche' non tornavano. Per cui, penso di capire che cosa stanno passando i vostri figli. Ci siamo passati tutti, solo che forse non ce lo ricordiamo.

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